domenica 2 ottobre 2022

Uno sguardo alla storia di Saõ Tomé

 

immagine dal web

Nel capitolo dei preparativi, vi ho fatto cenno sul fatto che bisogna comunque passare un certo tempo ad informarsi non soltanto sulla logistica del viaggio e sulle cose da vedere nel luogo di riferimento, ma anche a leggere qualche cosa che racconti la storia della nostra destinazione, perché anche il vedere ha la necessità a monte di un substrato che consenta di capire. Già perché quello che è accaduto in un paese di solito condiziona un po' tutto quello che ti troverai intorno; quello che è accaduto lì nel passato e non necessariamente soltanto recente, assieme alle oggettive condizioni di clima, di posizione geografica e territoriale, ha prodotto un po' tutto quello che potrai vedere e che probabilmente con una storia diversa, avrebbe una situazione completamente differente. Dunque un po' di tempo l'ho passato a cercare qualcosa su questo argomento e vi confesso che non è che ci sia molto, anche perché la storia di questo piccolo paese africano è piuttosto ristretta, direi una delle più brevi in termini di lasso temporale. Infatti, come vi ho già detto, questo arcipelago, che rimane comunque il penultimo stato africano in relazione alle dimensioni, solo le Seichelles sono più piccole, ha visto il primo essere umano solamente alla fine del XV secolo con lo sbarco il 21 dicembre 1570, il giorno appunto di Saõ Tomé, dell'esploratore portoghese Pedro (o Pêro) de Escobar che un mese dopo, nel gennaio del 1471, sbarcò anche a Principe, l'altra isola dell'arcipelago, allora battezzata Saõ Antonio e nella più lontana Annobon oggi assegnata alla Guinea Equatoriale. Era l'epoca d'oro delle esplorazioni portoghesi che miravano a circumnavigare l'Africa per arrivare alle Indie e il nostro non fu certo uno dei meno importanti, visto che queste spedizioni lo portarono ad esplorare a fondo il golfo di Guinea e soprattutto a trovare sul continente la presenza di oro, proprio in quella che poi fu chiamata Costa d'Oro e a riportare la notizia in patria.

Questa cosa galvanizzò alquanto il paese dando adito a molti investimenti nelle successive esplorazioni, tanto che lo stesso partecipò, dopo il trattato di Tordesillas che nel 1494, appena dopo la scoperta delle nuove terre americane, divise il mondo in due con la scelta del meridiano detto raya che passava attraverso il 46° 32' al largo delle isole di Cabo Verde, affidando l'ovest all'esclusiva pertinenza della Spagna e l'est appunto al Portogallo, alla spedizione di Pedro Cabral, che nel 1500 condusse alla scoperta del Brasile, proprio appena ad est del suddetto meridiano. Nel decennio successivo alla scoperta, le isole rimasero sostanzialmente spopolate, utilizzate solamente come base di rifornimento, ma già nel 1483 Joao de Paiva sbarcò con un piccolo gruppo di coloni e negli anni successivi si avviarono grazie al riconoscimento di un clima favorevole, le prime piantagioni, naturalmente con l'introduzione di schiavi catturati sulla costa, che condusse alla fine del XV secolo all'inizio del flusso verso l'Europa dello zucchero. Cominciò qui dunque la storia delle isole fondata sulle piantagioni e sulla tratta degli schiavi che tuttavia non scorse liscia per molto tempo infatti, un secolo dopo alla fine del 1500, una invasione dalla vicina costa angolana di etnia Ngola che mise sottosopra l'isola e nel 1595 l'indigeno Amador di mise a capo di una sanguinosa rivolta, come sempre accade alle rivolte degli schiavi, finita male. Ma le zone, note per la ricchezza delle piantagioni, facevano gola alle nuove potenze navali che si affacciavano alla storia europea e dopo una incursione le isole divennero olandesi dal 1640 al 1644, poi tornarono al Portogallo, salvo brevi periodi a causa di incursioni da parte dei Francesi nel 1779, anche grazie al fatto che l'arcipelago era completamente privo di difese militari. 

Tuttavia la zona perse di importanza e attrattiva, data la concorrenza alle sue produzione da parte dei nuovi territori americani, per cui le isole rimasero in una sorta di tranquillo torpore teorico per i secoli successivi. Infine, dopo essere diventate Territori d'oltremare nel 1951, in seguito alla caduta della dittatura di Salazar nella madrepatria, nel 1975 il nuovo stato di Saõ Tomé e Principe divenne indipendente ottenendo subito un seggio alle Nazioni Unite. In questo periodo in quasi tutti questi nuovi stati che avevano per decenni aspirato all'indipendenza avevano preso quota movimenti di liberazione di stampo marxista. Anche qui dunque andò al potere uno di questi che tuttavia negli anni immediatamente successivi non riuscì ad ottenere risultati economici accettabili ed il paese precipitò in una forte crisi che condusse, ma senza spargimento di sangue, ad una apertura al mercato ed a posizioni più centraliste, restituendo le proprietà delle piantagioni che erano state nazionalizzate, ai vecchi proprietari. L'abbandono ufficiale dell'ideologia marxista avvenne nel 1989 con l'adozione di una nuova costituzione tramite un referendum popolare, mentre il potere fu preso da un partito dal curioso nome di GR (Gruppo di Riflessione) decisamente più liberista e orientato al mercato. Tuttavia l'economia del paese, legata quasi interamente all'agricoltura di esportazione e quindi molto sensibile alle fluttuazioni del mercato, quando fu messa sotto stress dal crollo dei prezzi internazionali del cacao, la principale risorsa nazionale, provocò di nuovo forti tensioni sociali con scioperi e violenze, causate dall'inflazione col conseguente forte aumento dei prezzi dei beni essenziali. 

Si andò avanti così nei decenni successivi tra rivolte popolari e periodi di calma, con un'alternanza al governo di diverse forze democratiche in alternanza tra Movimento di Liberazione e quello del Movimento Democratico delle Forze per il Cambiamento (Mdfc guarda un po') e qualche tentativo di colpo di stato militare che tuttavia non ebbe mai fortuna, risolti generalmente grazie alla mediazione dell'Angola. Dopo una agitata alternanza, costellata da rivolte popolari, cadute di governi, crisi economiche di ogni tipo, indebitamenti con la Banca Mondiale, debiti in parte condonati per 200 milioni di dollari, al governo è ora del Partito delle Liberazione, storico movimento di sinistra, ma da poco è stato eletto presidente della repubblica tale Vila Nova, esponente dell'avversario partito Azione democratica, pur non essendo un politico di professione, che dovrà quindi esercitare il suo mandato contro un parlamento di opposizione. Situazione molto difficile  per un paese poverissimo come questo e foriera di prevedibili futuri contrasti istituzionali, dati i poteri bilanciati tra Presidenza e parlamento, che avrebbe bisogno quantomeno di una certa qual unità nazionale di intenti, anche per governare quelle che potrebbero essere le nuove risorse del paese, il turismo, le licenze di pesca e anche una certa quantità di idrocarburi off shore recentemente scoperte. Insomma tutte situazioni comuni a molti dei paesi più poveri del pianeta e Saõ Tomé si piazza al 152° posto come PIL procapite e non venitemi a raccontare che i soldi non contano, ma che bisogna badare alla felicità lorda.


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