giovedì 5 dicembre 2024

Anche in Corea

dal web (il post)


Guarda un po' leggi la notizia, senti i TG e quasi non ci credi, anche in Corea. Che ci fosse casino a Tbilisi, in un paese da sempre marca di frontiera, problematico di per sé con la sua miriade di gruppi etnici in perenne lotta tra di loro e per di più con un vicino così ingombrante ed ingordo, con la decisa volontà di ricostruire l'impero perduto per lassismo, incapacità e obsolescenza, è perfettamente comprensibile, anzi te lo aspetti da un momento all'altro, ma che cose analoghe capitino in quello che non puoi altrimenti definire che come il paese del sorriso, della gentilezza, della pacata mansuetudine, almeno apparente, non si riesce ad accettare. A me che da poco ci ho trascorso quasi un mese, non appare credibile che gente che non fa altro che prestarti attenzione, darti aiuto non appena ne sospetta la necessità, che parla sempre con voce sommessa, che non fa altro che sorridere in ogni circostanza e sembra davvero felice e serena, sempre circondata da fiori e dal gusto del bello e di cui non puoi non rilevare i modi sempre gentili e misurati, si metta a urlare in piazza slogan barricaderi e si mostri disposta ad un atteggiamento violento verso il potere costituito. E' pur vero che i trascorsi di questo paese hanno mostrato tendenze volte a lasciare spazi a regimi dispotici e corrotti, ovviamente sostenuti dagli onnipresenti Stati Uniti in chiave anticomunista, che d'altra parte non cessa di rappresentare una  minaccia concretissima a pochi chilometri di distanza, ma erano cose che si pensavano superate e che non appena il cicciolone, fosse stato messo da parte dalla vita o dalla circostanze, avrebbe potuto evolvere verso una transizione pacata finalmente indirizzata ad una tranquilla riunione. 

Invece niente di tutto questo, anche lì toni di battaglie e clangor di scudi; folle urlanti e idranti polizieschi, camere barricate e opposte richieste dii arresti. Speriamo finisca bene come uno dei tanti golpe falliti, inclusi quelli da operetta, degli ultimi decenni. Vedremo, certo che bisogna constatare che sarà una combinazione, ma praticamente tutti i paesi in cui metto piede, passato poco tempo, diventano campo di battaglia e non solo in senso politico e di parole. Per nominare solo gli ultimi che mi vengono in mente, a partire da Sao Tomé dove pochi giorni dopo la mia partenza avvenne un tentativo di golpe subito soffocato fortunatamente che ha lasciato sul campo però tre morti, all'Etiopia, al Libano, al Caucaso e adesso alla Corea. Speriamo bene, ma mi aspetterei a questo punto lettere dalle ambasciate dei paesi di cui ancora non ho ancora varcato i confini (e sono ancora molti purtroppo) che mi invitano caldamente a non programmare alcun tipo di viaggio attraverso i loro territori. Che sia proprio io che porto male? Spero proprio di no. Certo che Argentina e Brasile che ho appena lasciato, mi sembrano terreni assai fertili per queste situazioni e non vorrei davvero tirargliela, in particolare guardando alla loro storia recente ed alla attuale precaria loro situazione economica, non che noi stiamo tanto meglio per carità. Ma di questo avremo modo di parlare non appena mi metterò all'opera per raccontarvi di questa mia ultima esperienza. Ma lasciatemi turare il fiato ancora un po', Per adesso incrociamo le dita e facciamo voti che le cose almeno parzialmente, se non è chiedere troppo, si risolvano, che andremmo tutti meglio, salvo i venditori di armi naturalmente.


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