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domenica 15 gennaio 2012

Carnevale della matematica n.45.



Ecco un nuovo appuntamento del carnevale della matematica. La 45esima puntata è questa volta appannaggio di Matem@ticaMente di Annarita Ruberto che, fin dall'introduzione, dà del tema proposto: Computazione, storia del PC e dintorni, una interpretazione davvero interessante. I contributi ricchissimi, sono poi tutti da degustare per gli appassionati. Non mancate di dare un'occhiata. Ci sono anch'io con: Calcolare non stanca di qualche giorno fa. D'accordo sono un abusivo, ma mi è sempre piaciuto imbucarmi alle feste e questa, vale davvero la pena.


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domenica 15 maggio 2011

Recensione: Marco F. Barozzi (Popinga) - Giovanni Keplero aveva un gatto nero.

Mica deve essere vero che la gente non legge più. A giudicare dalla ressa che c'era ieri al salone del libro di Torino, con una bella mezz'ora di coda alle casse (almeno una decina) direi che la gente si ammazza per comprarli 'sti libri. Voi direte che questo non prova che poi vengano letti. Si dice che il 90% degli acquirenti del Cimitero di Praga poi non l'abbia neppure sfogliato, infatti. Ma tant'è, che piacere passeggiare tra torme di assatanati consultatori delle montagne di libri che emergevano dagli stand e mamme e bambini incuriositi qua e là, attente pusher per nuovi consumatori. I molti spazi con autori che presentavano i loro lavori, erano costantemente gremiti di gente e non solo quelli importanti. Però, in fondo lo scopo della mia scampagnata, oltre a quello di andare a dare un'occhiata alla Boopen, l'editrice virtuale del mio libro, che invece è reale, guarda un po', arrivando addirittura a parlare con chi del mio volume aveva seguito la stampa (che emozione!), era proprio quello di andare ad assistere alla presentazione del libro Giovanni Keplero aveva un gatto nero, del mitico Popinga, oltre che conoscerlo di persona, ottenendo, cosa non secondaria, di arraffarne una copia ad ufo, alla faccia dell'"aiutare l'arte".

A mia parziale scusante, va detto però che ho contribuito a piazzarne una ulteriore copia al mio accompagnatore. Gran bel lavoro quello di Marco, che, noto a chi già lo conosce ed apprezza, non mancherà di affascinare i suoi nuovi lettori. Presentare gli argomenti scientifici, matematica e fisica, nei loro aspetti più complessi con uno stilema poetico scherzoso e divertente era tratto comune anche di scienziati del passato e Popinga, nel suo volume ne riprende i metri più classici, il limerick o il clerihew, senza trascurare l'haiku o altre forme di strutture assai adatte all'argomento come il fib, che usa versi con un numero di sillabe corrispondente alla serie di Fibonacci o il verso malthusiano, gradito ai futuristi, riuscendo tra nonsense e scienza a strappare sempre un sorriso quando non una risata, a riprova che non è vero che gli ingegneri non sono spiritosi. Potrebbero addirittura essere adatti alla politica. Ve ne riporto qui solo un trio per non togliervi la voglia di avere il libro nelle mani, un tenero haiku e due limericks, il primo matematical-politico, l'altro di ordinaria lotta tra i sessi.

Ormai tra di noi
forze di Van der Wall.
Stanco amore.

L'autoritario

Un > dall'aria marziale
dava ordini al povero =
"Con la democrazia
solo licenza e anarchia!"
"Da un -1 sarai capovolto, maiale!"

Lite coniugale

Il lato del quadrato alla diagonale:
"Sei sempre la solita irrazionale"
"Caro, ciascuno ha le sue
e se tu valessi radice di due?
Il maschilismo in geometria non vale!"

La presentazione poi, e qui lo dico ad appannaggio di tutti gli amici del web che lo seguono, troppo pigri o distanti per partecipare, ma che vogliono una relazione puntuale, è stata simpatica e coinvolgente come ha dimostrato una platea attenta e numerosa (posti in piedi) e tra l'altro composta quasi completamente di giovani, probabilmente affascinati dall'argomento accattivante. Fossi in voi il deca glielo darei e vi dà anche il resto!



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mercoledì 15 dicembre 2010

Carnevale della Matematica n.32

Vi ricordo il consueto appuntamento di metà mese con il carnevale della matematica. Questa interessantissima 32esima puntata è stata ospitata da La nostra matematica, il bellissimo blog tematico di Annarita Ruberto, che vi esorto a visitare anche oltre il post dedicato. L'argomento trattato questa volta riguarda un aspetto molto intrigante di questo mondo, la matofobia, che rappresenta per molti una scusa più inventata che reale per tenersi lontano da un mondo che può essere anche divertente e piacevolissimo. Annarita ne ricerca cause e motivazioni psicologiche con interessante approfondimento. La serie dei contributi è davvero grande e vi potrà deliziare per un po'. Addirittura ci sono entrato di striscio anch'io con Matofobia o matofilia, che sembra un titolo inquietante ma alla fine è di contenuto leggero.



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venerdì 26 novembre 2010

Matofobia o matofilia?

Il prossimo Carnevale della Matematica si terrà il 14 dicembre su Matem@ticaMente di Annarita. Il tema è interessante, soprattutto quando senti da parte di molti su questo argomento, un chiamarsi fuori sdegnato. Ah io, il cassetto dei numeri ce l'ho sempre avuto chiuso! Eppure se andiamo a dare un occhiata nei nostri ricordi, si trova sempre qualche cosa che giustifichi un andamento ondivago tra i due estremi, fino a che, non si sa bene quando, è scattato qualche cosa che ha fatto saltare definitivamente il fosso verso una delle due trincee, in cui barricarsi per il resto della vita. Anche a me credo sia successa la stessa cosa. E' cominciato tutto alle Medie, dove ero caduto nelle mani di una professoressa di altri tempi: la famigerata Signorina Trucco. Era costei una vecchina (così almeno mi sembrava) piccolissima e minuta, direi alta come noi ragazzini. Sempre vestita di nero arrivava, temutissima, davanti alla porta come un fantasma ed immediatamente il chiacchiericcio fanciullesco si chetava. Un vento gelido attraversava l'aula mentre noi, in piedi (almeno mi sembra, ma il tempo può essere bugiardo) attendevamo che scalasse la cattedra da dove ci dominava dall'alto con occhio indagatore. Parlava a voce bassa in un silenzio perfetto, riempiendo la lavagna velocemente con un cancellino nella sinistra ed il gessetto che strideva.

Era rigorosissima e ci impartiva (questo è proprio il verbo adatto) lezioni perfette e precise, pretendendo l'esecuzione puntuale di montagne di espressioni che ci facevano riempire pacchi di quaderni e che dovevano essere risolte in modo ordinato e combaciare sempre col risultato con il libro. Non c'è dubbio, in quel periodo temevo la materia come non mai, però la terribile Signorina (che in realtà era poi buonissima e alla fine dell'anno anche generosa nei voti e che, tanto per dire, in tutto il suo tempo libero si occupava a tempo pieno dell'ultimo orfanotrofio rimasto in provincia) mi aveva inoculato un qualche tipo di germe misterioso che dentro di me si moltiplicava invadendo irrimediabilmente i miei pochi e deboli neuroni e insinuandomi quella sottile voglia di trovare la soluzione dei problemi, che ti fa isolare dal mondo quando a tutti i costi vuoi finire un Sudoku difficile e niente riesce a farti posare quella maledetta matita fino a che non sei arrivato in fondo. Infatti col tempo direi che ho a poco a poco abbandonato la parte oscura della forza e mi sono appassionato, sempre con moderazione naturalmente come si confà a noi tuttologi.

L'ultimo combattimento con Dart Fenner per risucchiarmi nel vortice della fobia, avvenne nel mio tentativo di diventare ingegnere. Lo scontro con il capitolo I Rotori di Analisi 1 e il mio esame di Geometria 1 col prof. Longo che si puliva l'interno dell'orecchio con un pezzo di carta arrotolato, strappato con disprezzo (o commiserazione) dal mio scritto, mi furono quasi fatali e per poco l'odio definitivo non prevalse. Il 30 e lode di analisi dell'anno successivo a Scienze Agrarie (di altro livello ovviamente) mi riappacificò con la materia, ma il salto della quaglia definitivo lo diede, credo, la rubrica di giochi matematici di Martin Gardner su Le scienze, che girava come una Bibbia nel nostro alloggio di studenti assieme al Mondo di Pannunzio. Eh sì, possiamo dire che da allora mi sono iscritto definivamente alla congregazione dei Matofili (con moderazione, naturalmente).


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domenica 16 maggio 2010

Il carnevale della matematica n.25

Un'altra segnalazione di servizio.
Non dimenticate di dare un'occhiata alla stupenda edizione del Carnevale della matematica, sul sito di Annarita Ruberto, MatematicaMente, dedicato alla bellezza, di cui abbiamo tanto bisogno, che segnala una serie di post interessantissimi e anche curiosi, che sapranno affascinare anche chi della materia non è un cultore e magari, avendola mal sopportata a scuola a causa di certo solo di cattivi insegnanti, l'ha un po' in uggia. Godeteveli, centellinandoveli ad uno ad uno.
Tra l'altro, indegnamente, Annarita ha voluto segnalare anche il mio Diamo i Numeri, che mi sembra abbassare un po' la media dei contributi, anche se la cosa mi inorgoglisce comunque assai.
Dunque appuntamento al prossimo mese.

lunedì 15 marzo 2010

Carnevale della Matematica n. 23


Vi segnalo il Carnevale della matematica n. 23, questo mese veramente eccezionale, dall'ottimo Popinga. Tra l'altro io sono nato il 23...quindi!

mercoledì 3 febbraio 2010

Cronache di Surakis 25: Il Convento Silenzioso.

Era stanco, molto stanco. Gli impegni istituzionali, gli affari che languivano anche se bisognava dire che tutto andava bene e la crisi era ormai alle spalle, neanche più le professioniste meglio attrezzate ed esperte gli davano la soddisfazione di una volta. Da quando avevano chiuso la scuola pubblica, eliminandola per legge, c'erano anche delle sporadiche manifestazioni di maestri e pedagoghi per le strade, ma le retate e la successiva opera degli espiantatori di organi, le avevano considerevolmente ridotte negli ultimi tempi. E poi che motivo c'era di fare tutto quel baccano, in fondo la scuola non era mai servita ad un fico secco, a lui almeno, eppure ne aveva fatta di strada anche senza aver studiato. E poi come aveva detto una volta un sapiente del passato, quando sentiva nominare la parola cultura, la mano gli correva automaticamente verso la pistola vaporizzatrice che penzolava sempre al suo fianco. Almeno ci sarebbero meno problemi a trovare schiavi per le miniere e gli altri lavori meno graditi. Finalmente non sarebbero più andati deserti i bandi per gli spalatori di merda alle centrali energetiche; eh sì, volevano fare tutti i cerusici, anche i figli degli Andromediani, invece di lavorare, che il cielo li stramaledicesse. Per fortuna lo aveva convocato la Gilda per un mese di ritiro spirituale ed addestramento alle Ronde nel Convento del Silenzio. Era un posto straordinario dove per trenta giorni, nessuno poteva parlare, la consegna del silenzio era rigida e le regole ancor di più, mentre si imparava, solitari, l'arte di bastonare. Però c'era quel maledetto problema dell'inversione psicologica residuale. Capitava infatti che, forse per la particolare atmosfera di Surakhis o per l'aria stagnante del Convento, non appena cominciavano gli esercizi spirituali, qualcuno dei Gildisti veniva colpito da una malattia fatale ed incurabile, la temuta Buonite che li rendeva inadatti a qualunque Ronda, diventando i malati incapaci di bastonare e di consegnare alla Milizia i corpi, non dico degli oppositori, ma anche degli Andromediani puzzolenti che si aggiravano nelle periferie in cerca di immondizie da smaltire nei loro stomaci senza fondo. Ma la consegna era rigidissima, chi si trovava affetto dalla malattia, evidentissima per il colorito vermiglio che ricopriva parte della fronte del malato, si doveva togliere la vita nella notte stessa per non inquinare la purezza della razza. Nessuno aveva mai mancato a quella consegna. Eppure nessuno poteva vedersi la fronte; nel Convento non c'erano specchi né superfici riflettenti per vedersi e nessuno poteva né parlare né indicare i malati. Ci si riuniva ogni sera nel refettorio e tutti scrutavano, silenziosi ed immobili le fronti degli astanti per individuare i colpiti dal morbo. Quella prima sera, tutti si sedettero in silenzio, guardandosi attorno. Distintamente spiccavano sette fronti rosso vermiglio, quasi viola per l'intensità del colore. Ma nessuno di loro ne aveva la cognizione. Vedeva solo le fronti degli altri sei malati, ma non poteva avere la certezza di essere malato a sua volta. Come avrebbero fatto a capire a loro volta di essere malati? Eppure dopo un certo numero di cene, seguendo un preciso ragionamento logico, tutti e sette i colpiti, capirono e alla cena successiva nel refettorio le loro sette sedie erano vuote. Trovarono i loro corpi nel fossato dove si erano gettati durante la notte, fedeli al giuramento. La purezza della Gilda era salva anche questa volta. Ma, ci chiediamo noi, dopo quante notti avvenne il suicidio e quale fu il ragionamento che condusse i bravi Rondisti a capire che loro e solo loro erano stati infettati dalla Buonite?

Ricapitolando sappiamo che:

1- Nessuno può parlare o comunicare con gli altri
2- Nessuno può vedere o capire di essere malato se non con il ragionamento logico
3- Ci si incontra con gli altri una sola volta al giorno a cena nel refettorio
4- Appena capito di essere contagiati ci si suicida nella notte
5- Chi si ammala, lo è fin dal primo giorno e i segni rossi compaiono sempre subito fin dalla prima cena, dal secondo giorno non ci sono nuovi malati
6- Tutti sanno che c'è sempre qualcuno, almeno uno come minimo, che si ammala.

Aiutino: Il ragionamento è indipendente dal numero degli altri adepti non contagiati ed è estensibile invece per un numero n di malati.
Aspetto con ansia i vostri ragionamenti, perchè io ho trovato la soluzione piuttosto complessa, se devo essere sincero. Con preghiera di astenersi a chi già conosce la soluzione, diversamente il suo Nick verrà segnalato alla Gilda che, in questo momento ha molto bisogno di fegati e di pancreas di ricambio. Il povero Paularius non l'ha mai capita bene, ma gliela avevano spiegata prima di entrare nel Convento.

sabato 16 gennaio 2010

Carnevale della matematica n.21

Questo mese, il ventunesimo Carnevale della Matematica è ospitato da Chartitalia, blog di classifiche, politica e scienze. Vi invito ad andarci a dare un'occhiata perchè è una vera miniera di divertenti post a soggetto.

Inopinatamente e di certo per abbassare la media della qualità degli inyterventi, (non bisogna volare troppo alti) è stato citato anche il giochino del mio post: http://ilventodellest.blogspot.com/2010/01/cronache-di-surakhis-25-antiche-fonti.html

martedì 5 gennaio 2010

Soluzioni.

Oggi mi corre l’obbligo di dare le soluzioni ai due interrogativi che vi ho lanciato negli scorsi giorni. Intanto per quanto riguarda l’oggetto misterioso 1, bravi a Diego ed Ettore che hanno individuato perfettamente che la figurina è proprio quella che in molte regioni della Francia si cuoce dentro una sorta di ciambellina o di una focaccia dolce, particolarmente a Pasqua. Chi trova la figurina avrà la fortuna, specialmente se uomo trova la Dame o donna trova l’Homme, sempre che come Ettore non si rompa un dente. Ma la gente lo sa e ci sta attenta.

Invece su Surakhis l’affare si è ingrossato e non ho capito se per scarso interesse o perché troppo facile, non mi è giunto nessun tentativo di soluzione. Persino quella vecchia lenza di Paularius, che per la verità è rotto alle peggiori nequizie si aspettava tanto. È lì che rimugina, nel suo idromassaggio di bolle gassose di G-Runz, che deve essere una vera delizia, a quanto dice lui, anche se senza le massaggiatrici incorporate, non deve essere poi tutto sto granché; ma il farabutto non mi ha voluto dare paro paro la soluzione, dato che dalla relazione dell’altro giorno, non avevamo dato la risposta corretta. Quindi, tanto per riassumere e come definitivo aiuto, vi riporto le tabelle delle parole d’ordine e delle relative controparole, compresa l’ultima, che bisognava dare per poter entrare alla Imperial Universitat di Surakhis, ed in forma tale da agevolare ancor meglio la soluzione.

Alla parola - SEI – la risposta corretta è – TRE

Alla parola - OTTO – la risposta corretta è - QUATTRO

Alla parola - DIECI – la risposta corretta è - CINQUE

Alla parola - DODICI – la risposta corretta è - SEI

Alla parola - QUATTORDICI – la risposta corretta è – UNDICI e non SETTE come erroneamente disse il povero aspirante studente, giustamente giustiziato.

Date quindi una corretta spiegazione, vi prego. Diversamente darò io stesso la corretta interpretazione, nei commenti, facendo finta di essere un appassionato solutore.

mercoledì 30 dicembre 2009

Cronache di Surakhis 24: Pasticci logici.

Che tempi! Tutto cambiava così rapidamente che era difficile abituarsi; le classi più infime della società, inclusi addirittura gli ex-schiavi sfuggiti alle banche degli organi, pretendevano di avere una crescita sociale, molti volevano addirittura che i loro figli frequentassero l’Imperial Università di Surakhis, come un tempo potevano fare solo i membri titolati. I vecchi sistemi dei test di ingresso avevano rivelato i loro punti deboli e negli ultimi tempi bastava disporre un numero sufficiente di crediti per garantire l’accesso alle facoltà più esclusive anche ai Denebiani arricchiti che neanche capivano il dialetto locale con cui erano formulate le domande. Così la nuova Ministra dell’Imperiale Istruzione, aveva imposto un nuovo e decisivo metodo di ammissione. L’aspirante matricola si presentava all’ingresso fortificato del Castello Universitario, presidiato da robusti Sardar armati, che ponevano una parola d’ordine a cui lo studente doveva dare in base alla ferrea logica Surakhiana una controparola confacente. In caso di buon esito i portali avrebbero automaticamente cessato di sparare dardi mortali, mentre in caso di errore, i Guardiani del sapere avrebbero pensato a terminare il questuante buttandolo poi nel sottostante fossato. Paularius si divertiva come un matto ad andare al mattino a prendersi un succo di zuccoide al bar degli studenti, proprio davanti ai sacri portali, dove fin dal mattino si radunava un piccolo gruppo di aspiranti spauriti. Con qualcuno, specialmente i giovani di Mizar II , che erano particolarmente avvenenti, attaccava bottone con fare ammiccante di chi era al corrente delle segrete cose. Quella mattina, la temperatura non era molto fredda, non c’erano più gli inverni di una volta su Surakhis, entrò in particolare intimità con Squasik, un bel ragazzo appena arrivato e che, a suo dire aveva ottenuto una votazione di tutto rispetto in logica –matematica terragna e che voleva a tutti i costi tentare la prova. Paularius gli strizzò l’occhio e gli fece capire che se fosse stato gentile con lui, c’era un modo semplice per sfangarla facile facile. Lo portò in un separé appartato che il gestore, un tripode bavoso, che aveva molti scheletri nell’armadio, in senso reale, perché diversi clienti che avevano mostrato portafogli troppo gonfi, non erano mai più usciti dal locale, teneva sempre a sua disposizione, per meglio spiegargli il sistema. Da una stretta finestra si poteva vedere e sentire perfettamente l’ ologramma dei postulanti che si presentavano all’ingresso per carpire la logica delle parole/controparole, che cambiavano ad ogni studente. Mentre il giovane non badava alle attenzioni morbose di Paularius, arrivò il primo studente. L’armigero lo squadrò un attimo e subito gli gridò in faccia: “6”. Il ragazzo, pensò un attimo poi rispose :”3” . Il portale cessò di ronzare e il primo studente poté entrare senza problemi. Si avvicinò il secondo, un lumacoide di Aldebaran. La parola fu:”8” . Senza esitazioni con le antenne tese, il gasteropode compitò:”4” e anche questa volta le porte si aprirono. Fu il turno di una bella esapode di Capella III, che esibiva un decolleté vertiginoso sulla dozzina di mammelle del suo superbo esatorace, cercando di stornare l’attenzione del Sardar di turno che non la degnò di uno sguardo e disse subito:”10”. La studentessa, una delle migliori del suo corso, pensò a lungo, poi mentre già la guardia aveva appoggiato la mano sull’elsa della spada laser disse:”5” e anche per lei si spalancò l’ingresso. Al monoculo dei Monti Neri che si presentò subito dopo, la guardia gridò:”12” . Ebbe in risposta “6” e senza attendere cenni il trampoliere saltellò sulla sua unica e sottile gamba tra i battenti già spalancati. A questo punto Squasik si liberò delle attenzioni di Paularius quasi con fastidio, si gettò la tunica di broccato ricamato sulla spalla sinistra e disse: “basta, ho capito” e scese verso il ponte con passo sicuro. Paularius lo guardò scendere con un sorriso e pensò: “ vai ragazzo, attento, ragiona prima di parlare”. Il Sardar lo bloccò subito, poi dopo averlo squadrato a lungo disse: “14”. Il ragazzo non ci pensò un attimo e rispose:”7” e si diresse verso il portale. La spada laser si abbatté su di lui con un fruscio appena udibile. La sua testa rotolò lungo il ponte prima di cadere nel fossato. I Sardar presero il corpo affusolato e muscoloso e lo gettarono di sotto senza parlare. Paularius rise. Un altro troppo furbo che non afferrava neanche un minimo problemino di logica. Ai suoi tempi uno così non sarebbe neanche arrivato alla maturità. Se ne tornò a casa scrollando la testa, con una simile gioventù che speranze poteva avere la galassia. Beh credo che per voi non ci sarebbero stati problemi a dare la giusta controparola, ma non so se i corsi dell’Università di Surakhis, vi avrebbero interessato più di tanto, troppa filosofia del condizionamento mentale, tecnica della corruttela e diritto dei fallimenti.

lunedì 14 dicembre 2009

Carnevale della Matematica.

Come tradizione oggi 14 dicembre è appena stata postata la 20° edizione del Carnevale della Matematica, che questo mese è ospitato da Matematicamente, il bellissimo blog di Annarita. Come nelle precedenti edizioni, ci si può trovare una ricchissima serie di contributi, direi per tutte le tasche (volevo dire teste naturalmente), da chi ama la matematica seria e si vuole stordire con tutte le ultime novità della ricerca del settore a chi si diverte con i giochini, a volte facili, a volte capziosi e stimolanti. Una vera pacchia insomma per tutti. Invito tutti gli amici ad andare a dare un'occhiata, ce n'è da passare tutte le vacanze di Natale, altro che cinepanettoni! Tra l'altro, (e qui traspare il mio entusiasmo peloso, ma via, consentitemi questo vezzo esibizionistico, altrimenti blogger non sarei, eheheheh) Annarita ha benignamente ospitato anche tre miei piccoli contributi; certo, come direbbe Roberto Zanasi nel suo blog, di pensiero laterale, ma tant'è tutto è passato agli atti e fatevene una ragione. D'altra parte sarebbe bella che un tuttologo non dicesse la sua anche su un fondamentale come la matematica. Chi mi segue, li ha già visti qui, quindi non perda tempo e veda il resto. Quindi buona lettura a tutti e se qualcuno si appassionerà, tanto meglio, ci sono i precedenti diciannove capitoli da andare a sfruculiare.

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venerdì 4 dicembre 2009

Cronache di Surakhis 23: Soluzione finale.

Visto che l'altro giorno, in seguito al divertissement matematico che potrete riguardare qui, non si è scatenata la furia dei commentatori nel tentativo di spiegare la facile spiegazione del problemino, probabilmente perchè era già ben conosciuto o meglio ancora, perchè la soluzione era talmente facile da essere sdegnata dalla quasi totalità dei miei benevoli lettori che non hanno voluto commentare con ignominia, mi corre comunque l'obbligo di dare due righe di commento, vuoi a chi, disinteressato alla materia di Ipazia, guarda con irritazione al pensiero scientifico forse un poco arido, vuoi soprattutto al povero Paularius che a due giorni di distanza non si era ancora ripreso dall'incubo gastroprodotto. Lo avevamo lasciato in un bagno di sudore, nel letto pneumatico a levitazione magnetica, che cercava di discernere il sogno dalla realtà, ma quando giunse, opportunamente convocato, l'esperto di matemagica, un bonobo quadrumane di Zork, che computava sulle dita di mani e piedi con un sistema vigesimale derivato direttamente da una antica cultura Maya, lo trovò seduto sul bordo del letto quasi sgonfio, che osservava, tenendosi la testa tra le mani, la scritta insanguinata sul pavimento, che ricorderete anche voi:

NO/X0

Il primate, a cui era stata preventivamente fornita la sequenza dei passaggi matematici, cercò di consolarlo, battendogli ritmicamente le manone sulla schiena e offrendogli le sue parti posteriori in segno di sottomissione rituale, come tutti quelli che erano ammessi alla presenza di Paularius. Poi nella sua lingua gutturale, emise alcuni significativi grugniti, indicando i simboli vermigli. -Ma mio illuminato e sapientissimo sire, la spiegazione è scritta qui davanti ai vostri occhi e solo la stanchezza del pesante cibo che ha allietato la vostra cena, i cattivi effetti delle sostanze che avete assunto e tutte le operazioni che avete subito dalle concutrans che hanno allietato la vostra notte, vi impediscono di decifrarla, infatti basta leggerla così come è scritta.- Paularius non aveva voglia di perdere ulteriore tempo, anche perchè il rognone trifolato continuava a rinvenirgli i rivoltandogli lo stomaco e allungato un calcio al bonobo che si trastullava, come d'abitudine e come tra l'altro prescriveva il protocollo e le sue naturali inclinazioni, con le sue parti intime, gli impose di dare subito una spiegazione logica senza perdere altro tempo. Lo scimmione nero, alzò allora l'occhio triste e schiacciandosi un pidocchio impudente che cercava di saltar fuori dalla ormai rada pelliccia, indicò le lettere sul pavimento: - Vedete, o mio Duce, insigne fustigatore dei costumi, amatore della famiglia, protettore del popolo dai clandestini andromediani, rondista duro ma giusto - E non farla lunga - sbottò Paularius irritabile- Guardate la sequenza delle lettere. La scritta recita: NO (quindi una negazione) seguita dal segno della divisione in uso negli antichi calcolatori, il segno PER seguito infine dallo zero. Appare quindi evidente il significato. Non è possibile, benchè a Voi tutto sarebbe possibile naturalmente, oh Immenso, se solo lo voleste, in matematica la divisione per zero. Avrete infatti di certo notato che nel quinto passaggio dello sviluppo dell'eguaglianza si è diviso entrambe le parti per (a-b), ma avendo assunto che a=b=1 nel dato iniziale, questo equivale a dividere per zero, rendendo quindi erronea la conclusione finale. Di certo lo avevate ben compreso ed ora vi fate beffe di me, povero scriba credulone.- E nuovamente si chinò porgendogli le terga. Paularius lo allontanò con un calcio, robaccia da Carnevale della Matematica, si disse e si diresse verso il salone delle colazioni, dove lo aspettava una schiera di ancelle per la toeletta del mattino.

martedì 1 dicembre 2009

Cronache di Surakhis - 22: A nightmare

La festa era finita ormai. Gli ultimi ospiti se ne stavano andando, ma di certo alcuni, che già da un po’ erano crollati sotto i tavoli, completamente ubriachi, non si sarebbero mossi fino al giorno dopo, tranne gli Aldebariani naturalmente, a quelli , la sbronza passava solo dopo una settimana, eppure non resistevano mai alla tentazione del vino della terza luna di Ghost, così dolce e profumato. Paularius si trascinò fino ai suoi appartamenti, dopo aver allontanato con un cenno della mano le quattro concutrans che ancora avevano voglia di muovere i fianchi al ritmo delle percussioni dei musici denebiani. Si gettò nel grande letto e le luci scemarono di intensità automaticamente mentre scivolava in un sonno pesante. Ma, passato poco tempo, almeno così gli parve, un rumore secco in mezzo alla stanza, lo svegliò quasi di colpo ancora intorpidito dal primo sonno. Poco sotto il soffitto debolmente illuminato si materializzò un ologramma, un po’ sfrigolante a dire il vero, con le sembianti oscure di un essere avvolto in un lungo saio a cui non si leggeva il viso. –Sveglia, vecchio mio, un sonno troppo lungo ricorda la morte e tu così preciso ed amante della razionalità non vuoi certo rifuggire alla dimostrazione che il certo e l’incerto spesso si confondono, che i sofismi matematici a te tanto cari non sono certezze, se li sai scavare nel profondo. Voglio convincerti che ciò che ti sembra così certo non lo è affatto, che la tua razionalità è illusione. – Paularius era sempre pronto a queste sfide mentali e si sedette, anche se a fatica, aggiustandosi i morbidi cuscini, come per accettare l’agone. – Certo se ti convincerò, dimostrandoti che cose apparentemente diverse in realtà possono essere matematicamente uguali, dovrai pagare uno scotto, ti vorrò dunque per me, sarai carne per la mia banca degli organi, vecchio mio.- Non seppe ribattere Paularius, incapace di ritrarsi dalla sfida. L’ologramma sfrigolò un poco prima di cominciare a tracciare segni sul grande schermo che si era aperto davanti al letto. – Concorderai con me che posso dare due immagini diverse di qualcosa, come anche nominare in modo diverso una stessa realtà, una stessa quantità, non avrai niente in contrario quindi, se diamo ad “a” e “b” lo stesso valore 1 scrivendo a=b=1.- Paularius, con la gola secca assentì col capo. – Dunque prendiamo come assunto l’uguaglianza:

a = b

e di certo mi seguirai nel ragionamento che moltiplicando i due termini per uno stesso fattore “a” l’uguaglianza non cambia, dunque

a^2 = ab

Lo schermo virtuale evidentemente era di vecchio tipo, perchè non riusciva a mostrare i caratteri "al quadrato" scritti in apice; un impulso telepatico gli suggerì di usare il simbolo ^, ma Paularius capì ugualmente, anche se non riusciva a ribattere alcunché, mentre l’ologramma assumeva un certo tono rosato mentre proseguiva il ragionamento. – Parimenti posso togliere ad entrambi i termini la medesima quantità b al quadrato:

a^2 - b^2 = ab – b^2

A questo punto Paularius sbottò: - Ma non capisco dove vuoi andare a parare, questa è matematichetta elementare, cosa mi vuoi dimostrare?- - Niente, niente, solo posso continuare con il noto sviluppo del binomio e mettendo in evidenza la “b” nella parte destra dell’uguaglianza, non è vero? Così:

(a + b).(a – b) = b (a – b)

-Fin qui niente di nuovo, dove mi stai portando?- - Sto solo seguendo la tua logica e le tue regole perfette, quelle delle quali tu sei tanto certo. Ma ora, come tu mi insegni la semplificazione è la via maestra nella ricerca dei risultati, non solo nella matematica, ma anche nella filosofia e nella soluzione dei problemi della vita, nella ricerca della verità, dunque si impone sempre, quando è possibile di semplificare il tutto. Se elimino (a – b) da entrambi i lati dell’uguaglianza in questo caso otteniamo allora:

a + b = b

e se sostituiamo ai simulacri, alle sembianti, alle fantasie da noi create, mettendo i veri valori al posto delle lettere avremo dunque:

2 = 1

Sei dunque ancora duro nelle tue certezze? Adesso che ti ho dimostrato l’impossibile, voglio la posta in gioco, c’è bisogno dei tuoi organi, anche se li hai sfruttati anche troppo nella tua vita di crapula.- L’ologramma scurì a poco a poco i colori fino quasi a rimanere indistinto con la parete dello sfondo, ma ingrandendo a poco a poco i contorni fino ad avvolgere l’intero letto. Paularius terrorizzato si rannicchiò in un angolo, poi mentre il braccio ricoperto dalla tunica nera si avvicinava al suo corpo, cacciò un urlo selvaggio e si svegliò coperto di sudore freddo. I sardar della guardia personale, armati fino ai denti, piombati nella camera, lo trovarono tremante che guardava una scritta rosso sangue vergata sul pavimento

NO/X0

Mentre arrivava il robomedico per sostituirgli un paio di coronarie e per i controlli di rito, lo sentirono dire forte alle cameriere: - D’ora in poi basta con quel rognone trifolato, non lo digerisco più.-

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Questo post parteciperà indegnamente alla 20° edizione del Carnevale della Matematica, una interessante iniziativa ideata da .mau. sul modello del Carnival of Mathematics, di cui vi invito a prendere visione e che sarà ospitato il 14 dicembre da http://lanostramatematica.splinder.com/post/21763826/Carnevale+Della+Matematica:+As. Vi farò un memo a suo tempo.

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 121 (a seconda dei calcoli) su 250!