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mercoledì 14 febbraio 2024

Cronache di Surakhis 105 - Il nuoovo corso

dal web
 


La grande sala della residenza di piacere era immersa nella penombra. Dopo il movimento della sera precedente, Paularius aveva riposato per qualche ora, sfinito dal lavorio incessante in cui le multivulvate di Riegel, fatte appositamente arrivare attraverso conoscenze in ambasciata, senza aver passato le forche caudine dell'immigrazione, che era diventata sempre più severa, da quando era iniziato il nuovo corso. si erano prodigate. Da qualche mese infatti era stato inaugurato il nuovo sistema di riconoscimento facciale, con il quale, un accurato sistema di droni individuava automaticamente chiunque sbarcasse sul pianeta e, non riconoscendolo lo inceneriva all'istante. Certo poi, nella realtà il sistema non funzionava ancora benissimo e gli ingressi clandestini erano raddoppiati, nell'ultimo anno, ma che ci vogliamo fare, nessuno è perfetto e tra gli annunci e la realtà, la distanza è sempre grande e poi si sa che son cose che servono soprattutto ad aumentare il consenso, anche se Paularius era sempre stato convinto che un bell'inceneritore automatico in cabina elettorale che agisse in conseguenza del cosiddetto voto "sbagliato", era sempre stata la soluzione più efficace. In fondo era piuttosto sereno e poteva permettersi di ammirare nel dolce deliquio postcoitale, le sfumature di verde che dipingevano con tocchi pastello le nuvole di cloro, che si mischiavano piano a quelle color nocciola che salivano lente, dietro le immense vetrate del salone, dalle ciminiere delle ecologiche centrali a merda di ultima generazione, costruite dentro le mura della capitale. 

Gli venne un moto di riso a pensare al grande successo avuto dal partito ecologista nazionale, quando erano riusciti a convincere il popolo della svolta green che aveva portato alla costruzione di quelle nuove centrali ad energia circolare, dove gli abitanti fornivano tutte le loro deiezioni giornaliere, ogni mancanza era punita con la deportazione alla stazione espianto organi, e queste producevano l'energia necessaria alla città prima di essere trasformate in ottimo cibo, che gli abitanti stessi ricevevano in cambio del loro lavoro nelle miniere di pietra di Baum che intanto, avevano ripreso a funzionare a pieno regime. Certo c'era il problemino dei fumi, ma si era superato con una certa facilità puntando sulla bellezza delle sfumature di colore degli stessi che riempivano il cielo del pianeta formando una nebbiolina leggera e delicata, anche se dal profumo discutibile, ma la classe dirigente disponeva di purificatori automatici in tutte le residenze ed i lavoratori erano abituati all'atmosfera densa delle miniere, dove stavano per 23 ore al giorno, quindi si poteva parlare addirittura di un miglioramento delle condizioni. Certo l'introduzione della schiavitù obbligatoria per tutti aveva rappresentato un bel passo avanti per i lavoratori. A lungo richiesta dai sindacati, sempre negata, era stata finalmente introdotta, assicurando quantomeno il nutrimento ai lavoratori, al contrario di prima, quando si forniva il cosiddetto salario, una cifra sempre insufficiente anche a questa necessità, certo in cambio dell'introduzione delle catene fisse, ma, quante pretese; e poi, quanto mangiano questi scansafatiche! Però, cosa non si fa per aiutare la classe lavoratrice! In fondo è questa la democrazia. Avevano lavorato a lungo e con grande lungimiranza quando avevano convinto l'opposizione a fare una magnifica legge elettorale secondo la quale avrebbe governato chi raccoglieva meno voti, cosa del resto che ci veniva richiesto anche dall'Unione Galattica, dove questo sistema era ormai seguito in utti i pianeti e con successo, dunque adesso cosa si lamentano. 

Mai contenti davvero! E poi giù a protestare se non potevano dire la loro. Grazie al cielo. Il sistema dell'intelligenza artificiale, che opportunamente era stata calibrata alla fonte, inceneriva automaticamente tutti coloro che dall'esame delle espressioni facciali facevano presagire di stare per esprimere dissenso, così tutti i dibattiti olografici nei vari media di Surakhis, filavano via lisci senza grane residue, a parte dover spazzare via quel poco di cenere che rimaneva sulle sedie delle teste calde, gentaglia che voleva continuamente aprire gli orifizi e dare fiato, anche se erano proctolali Capelliani. Il pianeta non era mai andato così bene, i risultati economici erano tutti col segno più, dal mumero di schiavi in esercizio a quello degli smaltiti per cattiva produttività, i cui corpi venivano poi passati alle centrali a merda aumentandone così egregiamente il rendimento. Tutto insomma funzionava alla perfezione. Le guerre planetarie erano in fondo lontane e andavano avanti come accadeva da secoli e al di là delle rassicuranti e doverose dichiarazioni di sdegno, qualche miliardo di cadaveri in più o in meno, poco spostava nell'equilibrio naturale, altro combustibile per gli smaltitoi. Sì, qua e là, c'era ancora qualche pianeta riottoso che si permetteva forme di governo antiche ed inefficienti, in qualcuno addirittura permettevano all'opposizione di dichiarare il loro pensiero prima delle votazioni, ma era solo questione di tempo, le bandiere quadriuncinate stavano ormai sventolando su tutta la galassia, alla faccia degli Andromediani, quei saltafossi cercagrane che cercavano solamente di infilare pensieri deleteri nelle zucche delle brave persone, che avevano richiesto così tanto tempo per essere ben controllate. 

C'era da essere ben soddisfatti. Così Paularius si distese meglio, affondando nei cuscini di piume foderati di tricodermi vulvari e suonò un campanello per richiamare le massaggiatrici Riegheliane. Tremila metri più in basso, in uno dei tunnel di scavo più profondi, Haevner, un aracnide di Betelgeuse, deportato su Surakhis per debiti, cercò di tamponarsi la linfa verdastra che stava perdendo abbondantemente dall'arto mozzato dalla scavatrice, cercando di resistere fino all'abbozzo di ricrescita, mentre i compagni attorno a lui tentavano di aiutarlo. Lo portarono fino all'anfratto che era stato scavato a mani nude, per non incorrere nei controlli, in una galleria laterale, dove da qualche mese, con infinita pazienza stavano nascondento le armi per la rivolta imminente. "Tranquillo Haev, resisti, che il  momento del riscatto è vicino, per te, le  tue 24 mogli e i tuoi 12.000 figli" gli diceva Staub sfregandogli i peli addominali per attutigli il dolore. I suoi otto ocelli avevano uno sguardo carezzevole in sintonia con le empatiche relazioni dei Betelgeusiani del IV pianeta. Soffrire insieme era una dei loro insopprimibili bisogni. Così non sentì neppure arrivare i Sarkis coi visori crepuscolari accesi al massimo. Avvertirono solamente il bianco intenso delle fiammate degli inceneritori che in pochi secondi ripulirono tutta l'area. Finito il lavoro, il graduato che guidava la pattuglia si mise subito in contatto con la base di superficie. " Cercate di mandar giù al più presto, un'altra squadra di operai, se non volete perdere ancora produzione", gracchiò nel suo pesante accento Denebiano. Poi spense il phone, masticando un dito di ragno essiccato.


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mercoledì 14 giugno 2023

Cronache di Surakhis 104: Funerali



Paularius stava coricato su di una sedia di riposo in pelo vulvare di Rigel, il più pregiato della galassia naturalmente, ormai che stava diventando vecchio voleva solo il meglio per se stesso e per i suoi seguaci. Pensava, ragionava, la sua mente vagava tra il vuoto della meditazione trascendentale e la ricerca del senso dlela vita, ormai queste erano le cose che lo interessavano di più; finito il tempo dei desideri folli, della pretesa del potere, quando voleva il mondo ai suoi piedi e anche quando aveva capito che bastava poterlo guidare da dietro le quinte lasciando davanti al popolo le marionette osannate da manovrare con cura e divertimento. Così la morte dell'ultimo grande imperatore, Silvanus Bruscus I, anche se da un po' aveva lasciato il palcoscenico principale della recita, gli aveva lasciato l'amaro in bocca e la voglia di fare dei bilanci; in fondo era lui che con attento lavoro lo aveva scelto e ne aveva fatto quello che era diventato. Così, come gli piaceva fare in questi casi, solo coi suoi pensieri, si guardava sullo schermo olografico uno dei lavori di quello Scuotilancia, l'antico poeta di un passato così lontano di cui si erano quasi completamente perdute le tracce, ma ancora famoso per le verità universali che aveva sottolineato: "Io vengo a seppellire Cesare, non a lodarlo. Il male che l’uomo fa vive oltre di lui. Il bene sovente, rimane sepolto con le sue ossa… e sia così di Cesare". Le parole immortali scorrevano fluendo attraverso il recitare di un grande attore di secoli successivi e sempre più vivo era il pensiero nella sua mente, di fronte alla morte tutto prende sfumature diverse, l'avversione di chi lo aveva avuto nemico, l'adorazione dei clienti che aveva beneficato, l'ammirazione di chi ne vedeva capacità presunte, le speranze di chi credeva nei suoi proclami, un bailamme di sentimenti contrastanti che la grande livella come sempre aveva provveduto ad azzerare. 

Certamente il personaggio era stato una delle sue creazioni migliori, splendido, munifico, buon parlatore, gaffeur quanto necessario per poter meglio far parlare di lui, aveva conquistato una popolarità rara per un regnante, pur circondandosi di una canea abbastanza indecente di mestatori, faccendieri, nani e ballerine che tanto male avevano fatto all'impero, conducendolo fino all'orlo del precipizio, cosa che ne avev;, il tempo poi, è galantuomo e riesce a far dimenticare tante cose, anzi rimestandole, a cambiarne senso e apparenza, così che figure di merda per le quali tutto l'universo conosciuto dalle Magellaniche minori, fino alle galassie più lontane si prendevano gioco del pianeta Surakhis mettendolo nelle barzellette più salaci, erano diventate addirittura lustro e credibilità date al pianeta. Certo le porcherie più grosse, in tutti i campi, da quelle fiscali, alle corruzioni, per non parlare di quel difettuccio, erano state bloccate nelle maniere più fantasiose e anche per quello che era arrivato alla fine si poteva edulcorare e cambiare la vergogna in orgoglio, per chi comunque lo avrebbero osannato. Il popolo è anche questo più porcherie fa l'imperatore e più, volendole fare anche lui, si sentirà giustificato a farle. Ma certo, in fondo, quanti altri imperatori anche meno grandi e importanti ne avevano fatte pure di peggio, in fondo è una debolezza dei governanti, approfittare, subornare, corrompere, indulgere al sesso facile, ma di norma questo si cerca di nascondorlo. Qui forse stava il difetto fondamentale, che in questo caso, vergogna e insabbiamento al contrario, era diventato orgoglio e certezza del giusto anzi del divino, che alla divinità tutto è concesso e pazienza, il fatto che ogni suddito si immedesima e ne diventa convinto che sia giusto farlo, così anche al suo infimo livello di schiavo era stato considerato giusto anzi un diritto evadere le tasse, trovare le scorciatoie per schivare i giudizi della legge, farsi leggi personali per autocancellarsi i delitti e così via. 

Insomma il male dell'imperatore non era stato quello che aveva fatto (come tanti altri del resto), ma l'avere convinto il popolo che era giusto farlo, anzi che era un bene farlo. Per fortuna, ragionò Paularius, tutto questo si dimentica con facilità, basta una bella canonizzazione definitiva, d'altra parte non è un imperatore esso stesso un Dio, sotto ogni aspetto e civiltà, a cui tutto è concesso, dalle pulsioni postribolari, che anzi possono appositamente essere santificate, chi non ricorda i templi dedicati a Venus Fellatrix, al controllo delle leggi e dei tribunali, da bypassare con semplicità, il modo si è sempre trovato. E quindi aveva fatto bene in ultima analisi a trasformare le esequie dell'imperatore in un grande colossale spettacolo, uno show che sarebbe durato settimane, con l'esibizione dei suoi artisti, dei suoi atleti, altro campo dove lo si sarebbe ricordato a lungo e un anno completo di lutto planetario, mentre si sarebbe provveduto alla imbalsamazione in una speciale guaina di oro zecchino che lo avrebbe eternamente reso rigido soprattutto in quella parte del corpo, largamente usata e mitizzata e forse più volte sostituita con trapianti continui di organi che gli avevano consentito di ritenersi immortale, ahimé quasi. Dunque avanti coi festeggiamenti, tutti si univano al festoso cordoglio generale, arrivavano messaggi da tutte le galassie, anche le più lontane, mentre le maestranze aveva cominciato la costruzione della gigantesca piramide alta più di mille cubiti, che avrebbe ospitato l'urna delle ceneri, mentre il simulacro degli organi mummificati sarebbero rimasti alla publica adorazione nel tempo. Gli stuoli delle femmine che lo avevano allietato per decenni, dalle multivulvate di Arcturus, alle succhiatrici di Deneb IV, alle plurimammate di Aldebaran, quelle da lui preferite, intonavano cori di ogni tipo dai fescennini scatenati ai severi funus publici, per accompagnare il passaggio del feretro e tutto era puntualmente ripreso da ogni punto di vista affinchè ogni cosa rimanesse agli atti. Ma sì, concluse tra sé e sé Paularius, va bene così, adesso che aveva messo tutto il potere in mano ad Angurioni e alle sue Ciornie rubachki, l'importante era che si creasse un mito positivo, i danni si potevano tranquillamente far pagare al paese, le colpe si potevano distribuire a tanti altri padri che comunque le loro le avevano a prescindere. Spense lo schermo e chiamò un paio di Allietatrici, di quelle appena arrivate da Capella VI, delle quali lo stesso imperatore diceva un gran bene e si sa che di queste cose Lui se ne intendeva.



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martedì 30 maggio 2023

Cronache di Surakhis 103: Convalescenza

immagine dal web

 

Oggi mi sembra di nuovo una magnifica giornata. E incredibile come quando le cose girano nel verso giusto, per lo meno per alcuni aspetti fondamentali, alla fine tutto ti sembri positivo, migliore, anche se nella realtà, in fondo le cose girano nello stesso verso. Basta poco insomma per far girare il sentiment. In fondo l'animo umano è così, per carità empatico e influenzabile da quello che lo circonda, ma poi alla fine il personale è quello che domina sul resto e chi se ne frega se ne avremo ancora per un ventennio, saranno cavoli altrui e perché poi devi farti angosciare da quello che accade nel resto del mondo, se verrà l'apocalisse nucleare e i droni bionici, probabilmente neanche ce ne accorgeremo e la galassia in un milioncino di anni di nostra assenza, neanche più porterà con sé il segno del nostro passaggio, cacatine di mosca sull'asse dell'evoluzione. Comincia di nuovo a prevalere il desiderio di vedere qualche cosa delle meraviglie che ci circondano in giro per il mondo, di aggiungere qualche figurina all'album, di fare il possibile per dare spazio a qualche desiderio da vivere a poi da raccontare, prima di tirare giù definitivamente il sipario. Certo se guardi la spirale dei prezzi ti spaventi e pensare che gli idioti si battevano con tanto ardore contro le indicazioni della cosiddetta politica di austerità, unica soluzione, difficilissima per carità, contro l'inflazione mangiatutto, la livella che spiana risparmi, stipendi e pensioni. Ce l'avevano con i vari Mountains, Ovenfull e la stessa Unione Continentale, che altro non facevano che difenderli da questo mostro orribile e devastante che spazza via il potere di acquisto della maggior parete della popolazione, specialmente la più povera, che al contrario, invece di apprezzarne il lavoro, li malediceva. Certo la colpa non è delle menti fragili, dei pluritesticolati di Rigel o dei piglianculi di Aldebaran, ma di chi consapevole e interessato li aizza in questo senso e oggi se ne vedono i risultati, ma non bisogna dolersene più di tanto, così è sempre andato il mondo e l'acqua scende sempre verso il basso, non facciamoci illusioni. 

Così ragionava Paularius che, dopo la rigenerazione corporea appena compiuta, in cui gli avevano sotituito un considerevole numero di organi e gliene avevano tolto definitivamente altri ormai inutili, si sentiva pronto nuovamente ad affrontare la vita di tutti i giorni. Ma sì, un po' di vacanza era tutto quello di cui aveva bisogno. Avrebbe continuato ad osservare dall'alto la canea che si scatenava per i vicoli della Suburra, tra cani e schiavi che si disputavano gli ultimi ossi rimasti, sarebbe rimasto ad una quota più alta di quella in cui arrivavano gli effluvi sempre più densi delle centrali a merda che fornivano la poca energia necessaria, ridendo di quei velleitari attivisti che si battevano per risparmiare quella utile a far funzionare gli interruttori, mentre la richiesta energetica raddoppiava ogni anno. Certo aveva in parte rinunciato ai media completamente occupati dal nuovo corso, ma i notiziari trasformati in spettacoli comici, lo divertivano comunque. Non gli restava che richiamare le ancelle per finire la giornata in bellezza. 

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martedì 27 settembre 2022

Cronache di Surakhis 101 : Elezioni

dal web

 

C'era una volta in una galassia lontana lontana, un piccolo pianeta di infima specie, popolato da molte razze diverse arrivate laggiù dai quattro cantoni dell'universo, reietti, banditi, ladri e assassini che erano  legati tra di loro solamente dalla voglia di fregarsi l'un l'altro, ma che proprio grazie a questa caratteristica, avevano generato una sorta di accordo che consentiva un minimo di autogoverno e di convivenza civile. Naturalmente tutta l'economia del pianeta, a causa della litigiosità portata all'estremo termine, era fortemente sofferente ed il debito in cui versava il pianeta verso l'unità centrale della congrega delle galassie, non avrebbe mai più potuto essere ripagato. Prima o poi sarebbero arrivati i riscossori imperiali direttamente da Rigel e avrebbero prelevato tutti gli organi sani e disponibili tra la popolazione per la banca centrale dove sarebbero stati a disposizione di chi ne avesse bisogno e che ovviamente potesse pagarli. Ma di questo su quel pianeta non importava a nessuno, anzi tutti chiedevano a gran voce di fare nuovi debiti o di instaurare nuove leggi che avrebbero provocato solo altra spesa improduttiva. Il sistema di governo che si erano liberamente scelti, cambiava metodologia nel conteggio dei voti di tanto in tanto, a seconda di chi aveva il potere tra le mani. Una volta il vantaggio era toccato a chi avesse un maggior numero di arti prensili per poter votare più schede contemporaneamente e gli octopodi Magellanici ne avevano subito approfittato, un'altra volta a chi donava un maggior numero di figlie ai postriboli pubblici, aveva diritto ad un numero maggiore di preferenze, insomma un vero guazzabuglio. 

L'ultima volta si erano accordati secondo un sistema complicatissimo e quasi unico nell'universo, tanto era insensato, e cioè che una parte considerevole dei voti avrebbe eletto solo chi ne avesse presi di più in un certo territorio, mentre tutti gli altri andavano perduti. Questo meccanismo premiava ovviamente quei gruppi che si fossero uniti il più possibile in modo da far convergere i voti su un unico candidato, anche se tra di loro si odiavano a morte, ma gli abitanti di quel piccolo pianeta avevano una testa strana, governata da una filosofia di un profeta giunto dai mondi del confine, dove tutti erano un po' matti, il Tafazzismo. Dunque, strano a dirsi, proprio quelli che avevano propugnato il nuovo sistema, i Bianchi, si erano subito divisi in centododici partiti diversi, tutti ferocemente in lotta tra di loro, che nel culmine della campagna elettorale avevano subito ulteriori frammentazioni, tanto che erano arrivati sulle schede con centoquarantadue simboli differenti, mentre le forze avversarie, i Neri, composti dai Nerazzurri, che facevano bandiera degli organi sessuali delle loro femmine, dai Neroverdi, che erano unicamente interessati alle Cacce, con cui si sparava liberamente agli Andromediani quando tentavano di sbarcare in spazioporti clandestini e i Nerineri, che volevano ripristinare i ricordi di glorie passate e finite male, si erano riuniti, pur avendo idee completamente opposte tra di loro, in una unica coalizione, che arrivò a prendere il 12% dei voti, mentre i Bianchi che in tutto ebbero l'88% dei voti, li suddivisero in percentuali che andavano dallo 0,2% all'1, 3% per il gruppo più noto. 

Il risultato fu quindi che i Neri ebbero il 100% dei seggi a disposizione ed i Bianchi neanche uno. Ora, che i Bianchi fossero nella generalità dei minus habens era cosa nota, ma che avessero abbracciato così fermamente l'ideologia del tafazzismo, stupì gli osservatori di tutta la galassie e anche di quelle vicine, che non pensavano possibile una simile mancanza di cervello. Qualcuno, che aveva mandato osservatori a vedere come si svolgevano le elezioni, ipotizzò addirittura che i loro neuroni fossero stati azzerati da virus cosiddetti succhiatori, messi in circolo dagli avversari, ma era una delle solite teorie cospirazioniste, messe in giro da Quelli del Pianeta Tondo, che pretendevano di dimostrare che ogni pianeta fosse simile a una sfera. Nella realtà, dalle prime dichiarazioni dei loro esponenti che parlavano di strabiliante vittoria per il loro partito che aveva conquistato lo 0,8%, si capì subito che la tara mentale, aveva ormai compiuto il suo devastante lavoro e quasi tutti i capi partito furono radunati per una specie di congresso e abbandonati al loro destino su una scialuppa spaziale destinata a perdersi nelle tenebre dell'universo, mentre continuavano a dibattere sulla necessità di creare nuovi e più piccoli ma pregnanti partiti partiti. Il pianeta sprofondò quindi nelle tenebre del disastro economico, tra la gioia ed i festeggiamenti di tutti quelli che aspettavano solo di banchettare sui poveri resti di quegli abitanti residuali. Paularius, pensò che era ora di tornare sul pianeta; carico la sua astronave con un drappello di multivaginate di Arcturus IV e fece rotta verso Surakhis dove era certo che potesse risorgere un'era di orgoglio e buoni affari, mentre cominciava il nuovo reich millenario.

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giovedì 22 settembre 2022

Cronache di Surakhis 100 - Armi galattiche


dal web

 Le cose adesso stavano davvero precipitando, Da quando era cominciata la guerra con la galassia M51 ogni giorno tutto andava di male in peggio. L'inflazione era ormai del 3845% e le banconote dei crediti venivano utilizzate al posto della carta igienica che era diventata ormai introvabile in tutti i supermercati. Le derrate alimentari praticamente erano sparite da quando tutti i porti interstellari erano stati chiusi e minati, per cui la razione di sbobba in tutte le miniere di Surakhis era stata dimezzata, la scodella era di uguali dimensioni, è vero, ma veniva fornita una sola volta al giorno invece di due. Questo aveva provocato un ulteriore problema in quanto anche la produzione di combustibile per le centrali a merda, era di conseguenza diminuita e poiché dopo l'applicazione delle sanzioni contro il nemico, l'importazione di merda che arrivava massimamente proprio dalla galassia M51 era stata quasi azzerata; si erano trovati, è vero, altri produttori, principalmente in galassie periferiche, ma è noto che gli abitanti di quei disgraziati ammassi stellari producono pochissima merda a causa di una nutrizione quanto mai contenuta e che potendo mangiano direttamente, senza farsela soffiare dai primi venuti. Pertanto la produzione energetica era discesa al minimo, non c'era più elettricità neppure per illuminare se pur fiocamente i postriboli della città alta, con una conseguente diminuzione di introiti. Insomma un krippol che si mordeva la coda, senza soluzioni da intravedere a breve. 

D'altra parte anche le elezioni incombevano e tutti si stavano preparando al cambio di regime che promettevano i sondaggi. Anche Paularius cominciava a temere che la situazione gli stesse sfuggendo di mano e il nuovo governo da cui si aspettava molto, specialmente in tema di eliminazione delle libertà residue ancora in piedi, quelle di impegnare gli organi dei figli e dei nipoti a pagamento dei debiti, sembravano vacillare e quindi cominciava a domandarsi se non fosse arrivato il momento giusto per lasciare il pianeta sull'orlo di esplodere. Mentre meditava sul da farsi giunse la notizia, su tutti i mezzi di informazione che il Kaesar di M51 aveva deciso di porre in posizione di lancio tutti i siluri spazio temporali caricati con le nuove micidiali testate intronucleotidinarie, che riuscivano ad esplodere alcune settimane prima di essere state lanciate facendo strage di ogni forma di vita dato che deflagravano direttamente nelle pance di tutti gli abitanti del pianeta verso il quale erano lanciate. I Premier di tutti i pianeti della galassia avevano risposto, non solo che erano prontissimi, tanto tutti gli orifizi dei loro sudditi erano già completamente spannati dagli esattori delle tasse galattiche, ma che a loro volta avevano già schierato i loro altrettanto potentissimi strumenti di arma, che esplodevano in automatico in precedenza a quelli del nemico.

Insomma non sembrava che ci fossero possibilità di scampare, quindi, quando Paularius si diresse sulla navetta di servizio al suo spazioporto privato, non trovò più nessun tipo di controllo, dato che tutti i doganieri di Surakhis, abituati a controllare con cura anche l'interno degli intestini dei viaggiatori che voleva lasciare anche temporaneamente il pianeta, se l'erano filata in qualche posto nascosto speranzosi di salvare la ghirba. La piccola astronave lasciò discretamente lo spazio atmosferico dirigendosi verso la terza luna per aggirare il blocco e infilare una delle porte temporali che forse lo avrebbero protetto anche delle testate ad esplosione anticipata. Che Surakhis andasse a farsi fottere, pensò silenziosamente Paularius, avevano voluto la libertà, debito a volontà e sesso libero, votazioni a ogni pié sospinto e cancellazione generalizzata dell'obbedienza, che adesso ne pagassero le conseguenze. certo sulla galassia periferica alla quale era diretto, non c'erano ancora in vigore tutte quelle belle cose e l'autorità era ancora garantita per fortuna, per lo meno per i Pari come lui. Che rimanessero a scannarsi i vari partiti, le Gilde, i sindacolati e i rappresentanti dei dodici sessi del pianeta, sempre che le radiazioni anali e i gas delle granate biochimiche non risolvessero il problema prima. Controllò dagli elenchi se fosse stato inviato verso la sua stessa meta, il nutrito drappello di Rallegratrici Vegane di cui intendeva servirsi nella sua nuova sistemazione e poi si allungò sul sedile anatomico cullato dolcemente dai massaggiatori automatici.


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lunedì 29 agosto 2022

Cronache di Surakhis 99 - L'inciucio

 

dal web - Scuola e cultura

Su Surakhis l'estate stava finendo e con lei la calura che aveva calcinato per mesi le strade di Novagorad e cominciava ad arrivare la brezza fresca da nord che spingeva verso la città i fumi delle ciminiere delle centrali a merda che avvolgevano così le case di un profumo delicato e ben conosciuto anche se non del tutto gradito dalla popolazione che per la verità aveva ben altri problemi per la testa. Il governo di Drakes, che unico in quanto a credibilità nella galassia, aveva protetto l'economia planetaria dai guai più grossi, era stato fatto inopinatamente cadere dall'azione combinata di tutti i partiti politici, chi per smania di potere che ancora non aveva, ma che sperava di ottenere visti i sondaggi che circolavano da mesi, chi per odio personale, chi per semplice stupidità o ignoranza, visto che le nuove elezioni ne avrebbero decretato la scomparsa. Tuttavia la guerra scoppiata con Andromeda e le inopinate sanzioni emesse contro il duce supremo di quella galassia, avevano fatto salire alle stelle il costo dell'energia prodotta ormai soltanto più con il combustibile base dell'universo, la merda, e anche ovviamente il prezzo del cibo che alla fine era solamente il passaggio per arrivare alla produzione di nuovo combustibile. D'altra parte, quando si era optato per la costruzione di quel tipo di centrali era stata divisata come l'unica scelta sensata possibile, dato che quello era il materiale meno costoso e anche maggiormente disponibile nell'universo. 

Oltretutto i plurianati che essendo presenti in maggioranza su quasi tutti i pianeti della galassia, ne erano i maggiori produttori, vantando una trasformazione del cibo in merda che sfiorava il 100%, avevano fatto valere il loro numero e non c'era stata lotta ai seggi, salvo qualche piccola scaramuccia coi petomani di Rigel V che avrebbero preferito l'utilizzo dei materiali gassosi al posto di quelli solidi, anche se questi ultimi erano più facili da controllare. Comunque sia, il governo era caduto, tutti gridavano al voto, al voto! anche quelli che erano sicuri di perdere. Angurioni, l'amazzone che guidava la coalizione di estrema destra e che era quella che gridava di più, aveva il vento in poppa e la certezza che avrebbe governato almeno il pianeta se non l'intera galassia per il prossimo ventennio e già sognava i fasti del millenario impero precedente, anche quello durato più o meno vent'anni, anche se il suo partito faceva riferimento all'anno del loro pianeta di origine, il lontano D'appiopre VII, dove l'anno durava solo pochi minuti e quindi quell'impero poteva a tutti gli effetti dirsi millenario. Ma l'astuto commissario delle Gilde che aveva da sempre un accordo segreto col Clan dei Matt(e)i, si sentiva sempre più messo all'angolo e brigava per trovare una via di uscita intelligente utile. Dopo una infinita serie di riunioni segretissime alle quali erano invitati solamente un migliaio di giornalisti dei clan Boccalarga, era balenata un'idea balzana all'apparenza ma che avrebbe anche potuto fornire una possibile soluzione. 

Con l'aiuto di Calendula officinalis che si era messo a capo del famoso 25° polo, a cui sarebbero seguiti anche tutti gli altri 24 e con il quale si erano detti peste e corna per tutti gli ultimi cinque anni, uniti e affratellati, avrebbero proposto a Drakes di rimandare le elezioni fino alla primavera successiva, data di scadenza naturale, rinunciando ad anticiparle, dandogli mandato di fare qualunque cosa necessaria a sistemare l'economia del pianeta, fare abbassare il prezzo della merda o quantomeno ridurre i costi delle bollette energetiche rimandandone il pagamento all'espianto degli organi di nipoti e pronipoti e dilazionando così il problema. La sua credibilità galattica avrebbe fatto sicuramente da garanzia a tutte le banche universali che si stavano apprestando a bloccare definitivamente l'uscita da Surakhis a chi non avesse lasciato in pegno almeno un organo pari, occhio, rene, testicolo, posto che ancora ne avessero. Così alle elezioni di primavera, mese tra le altre cose in cui i venti mutavano direzione e gli abitanti non erano più ammorbati dalle esalazioni delle centrali e quindi più favorevoli ad eleggerli con aumento delle prebende, avrebbero potuto avere come si dice la pappa fatta e buttare come avevano sempre fatto tutta la merda (anche in senso reale) su Drakes, affogandolo definitivamente nel liquame e prendersi i meriti del risultato ottenuto. Paularius che osservava la situazione dalla sua villa sulle colline, se la rideva leggendo le relazioni dei suoi Sardar e intanto si provava i nuovi modelli di camicie brune che si riprometteva di indossare nel giorno della sfilata della vittoria.


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venerdì 22 luglio 2022

CRonache di Surakhis 98 - Depression

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 Sono talmente depresso che non ho voglia di scrivere proprio niente. Avevamo il meglio su piazza e lo abbiamo buttato nel cesso come carta sporca; di più, avevamo quello che il resto del mondo, a torto o a ragione pensava fosse il meglio, ed è questo quello che poi conta, la credibilità, e lo abbiamo schifato come un cencio vecchio, dimostrando che era solamente sopportato a fatica, perché gli ignoranti, le bestie, i farabutti, mal sopportano chi è tanto, tanto meglio di loro. Questa gente è interessata solamente a carpire il voto dei semplici, con l'offerta di tasse da evitare, privilegi da regalare, nuovi debiti da calare sulla testa dei nipoti, tanto quelli adesso non votano mica. Come sommo spregio si sono anche assicurati il vitalizio perpetuo. Noi invece, quaggiù nelle profondità della terra, in fondo ai cunicoli delle miniere di pietra di Baum che raschiamo con le mani nude fino a farle sanguinare, fino a staccarci gli arti consumati, siamo esasperati, ma quando usciremo fuori, a respirare l'aria pura di Surakhis, certo un poco sfumata dagli effluvi delle centrali a merda che circondano la capitale, piena di ircocinghi feroci che azzannano i passanti che hanno il coraggio di uscir fuori dai cunicoli scavati nelle colline di immondizia e li divorano pezzo a pezzo, ci ricorderemo di quelli che hanno ucciso le nostre speranze e sapremo come votare. Anche noi aracnoidi di Rigel, che tutti disprezzate perché gli arti ci ricrescono facilmente, abbiamo un'anima e quella, purtroppo, non ricresce più, così almeno dice il nostro santo profeta che ci proteggerà per sempre. 

                                                          Azkuardh G. Kayanil - pensatore emerito degli aracnoidi di Rigel.


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giovedì 21 luglio 2022

Cronache di Surakhis 97- Al voto, al voto!

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 Che vergogna! non ci sono altre parole disponibili. Nella palude putrida da cui emergono solo il puzzo dei miasmi purulenti delle coscienze vendute, i coccodrilli asciugano le lacrime con rapidità (cit.) mentre applaudono nella standing ovation della ulteriore vergogna e intanto stappano lo champagne. Anche se tutto il popolo potrebbe vedere con chiarezza che è caduto il velo: la maggioranza più larga della storia, si è rivelata per quello che è, una malmostosa, rabbiosa, silente comunità politica che loda in pubblico il suo capo e complotta dietro le quinte per mangiarselo (cit. da L.A.). Adesso anche il popppolo, quello fatto di spiaggisti, tassisti, evasori grandi e piccoli e tutti i nostalgici del passato del braccio teso, fanno gran festa e incuranti della catastrofe economica che i loro luridi e indecenti rappresentanti (del resto giustamente votati proprio da loro) hanno approntato il servizietto su un piatto d'argento, d'altra parte è sempre stato così, tanto peggio, tanto meglio, ululano nelle piazze: al voto, al voto! Intanto intorno tutto sta per crollare, la borsa affonda, l'inflazione impazza, i soldi in arrivo svaniti come fumo, tra lo sgomento di tutta la galassia. Nessuno si capacita di come Surakhis si sia destinato da solo alla sua distruzione economica. 

Drakes è stato giustiziato pubblicamente e gli stessi vili boia, rendono omaggio al corpo decapitato e debitamente scuoiato ed esposto sulla pubblica piazza, tra la folla urlante. Paularius dall'alto della torre più alta del suo palazzo, sorride, mestamente però, che in fondo Drakes gli era sempre stato simpatico, ma tant'è la volontà popolare va sempre rispettata, soprattutto quando si dà le mazzate da solo sui testicoli. In fondo le cose potevano anche andare bene così. Con una bella svalutazione del 10.000% avrebbe risolto automaticamente il debito dello stato, il problema delle pensioni che si sarebbero quasi azzerate come potere di acquisto e anche gli stipendi che erano già i più bassi della galassia, una scodella di sbobba al giorno, sarebbero stati ancora più bassi se avesse potuto farli pagare in buoni di carta da culo, magari uscendo dall'Unione Galattica e tornando al Credito Surakhiano, unica valuta che valeva meno del rublo transnistriano. E pensare che questi imbecilli erano proprio quelli che festeggiavano di più. In fondo è un bene, il popppolo ha sempre quello che si merita, pensò mentre spediva la comunicazione per indire al più presto le nuove elezioni. Sul suo vecchio impianto stereo di antiquariato usciva una voce gracchiante: "Povera patria, schiacciata dagli abusi del potere di gente infame, che non sa cos'è il pudore. Si credono potenti e gli va bene, quello che fanno e tutto gli appartiene. Tra i governanti quanti perfetti e inutili buffoni...". Che divertimento, quasi quasi non serviva neppure chiamare quella multivulvata Aldebariana che gli aveva dato tanta soddisfazione l'ultima volta, bastava sentire le dichiarazioni dei resuscitati, ex ministri e esponenti politici vari, per arrangiare la serata.


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martedì 19 luglio 2022

Cronache di Surakhis 96 - Dimissioni, dimissioni!

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 Da quasi un mese era calata la notte artica che sarebbe durata per altri cinque su una metà di Surakhis da quando l'asse del pianeta si era inclinato fino ad arrivare quasi all'orizzontale ed era cominciata la notte degli agguati, delle vendette, del regolamento di conti. Da quando agli abitanti, ormai ridotti in schiavitù totale dall'ampliarsi del debito individuale che a poco a poco era diventato familiare con l'opportunità di indebitare direttamente figli, nipoti e pronipoti ancora prima che questi nascessero, con l'obbligo e la convenienza di figliare il più possibile, era stato concesso di votare dei loro rappresentanti per formare una sorta di governo, i partiti si erano moltiplicati come i funghi ed i loro rappresentanti si battevano mani e piedi per promettere le cose più impensate al fine di ottenere il voto, dai minatori, ai contadini, ai produttori di organi per trapianti. La promessa più comune era la riduzione delle tasse, dalla Angurioni messasi a capo dei Cugini di Surakhis, una formazione che si richiamava al mitico dittatore del pianeta che faceva arrivare tutte le astronavi in orario, che proponeva tasse negative per tutti, distribuite casa per casa dalle sue Ciornie Rubachkie, assieme a bicchieri di oli peristaltici, fino al capo delle Gilde che puntava di più sulle mine spaziali per fare esplodere le astronavi carretta che portavano i disperati delle Nubi Magellaniche che tentavano di atterrare nei deserti del sud per andare a raccogliere i cactus veleniferi, mestiere che tutti ormai si rifiutavano di fare, da quando la scodellata di zuppa era stata garantita a tutti quelli che impegnavano i reni dei pronipoti (in linea paterna). 

Tutti si sbracciavano nei comizi, direttamente nelle miniere per non far perdere preziose ore di lavoro, come i rappresentanti delle dodici varianti risultate dalle varie scissioni degli Immobilisti Seven Stars. Cricket il loro ideatore e mentore le benediceva tutte, ricavando una buona prebenda da ognuno di loro, che ovviamente piuttosto che consumarsi nelle miniere di pietra di Baum, preferiva occupare un posto nel parlamento del pianeta, anche se lo stipendio se lo razziava tutto lui. Aveva solo tolto l'appoggio a al ministro Iunii, da quando gli aveva morso la mano, mentre lui gli buttava le ossa del pasto della sera. Al più se il governo resisteva ancora un paio di mesi, tutti avrebbero avuto diritto alla pensione perpetua del minatore, la famosa scodella di zuppone che veniva distribuita a fine turno, poca roba secondo alcuni, ma sempre meglio delle dodici frustate col nervo di kabù, che venivano inferte a chi non raggiungeva la quota di pietra scavata. I partiti minori invece avevano adottato un sistema meno comprensibile ma più astuto, promettevano tutto e anche il suo contrario, cosicché ognuno potesse trovare quello che gli piaceva nella loro proposta politica. Nella pratica, da quanto a capo del governo era stato messo Drakes, li teneva tutti per le palle, inclusi i multitesticolari aldebariani, che ne tenevano sempre qualche paio di riserva o gli aracnoidi di Rigel ai quali ricrescevano in ventiquattro ore anche se gliele strappavi alla radice. Gridavano un po', è vero, ma poi alla fine filavano via mugolando e mantenevano una certa obbedienza. 

Fatto sta che da quando era calata la notte polare, erano cominciate le vendette incrociate e gli agguati, complici le tenebre si erano moltiplicati. In realtà benché ogni formazione fosse ferocemente avversaria di tutte le altre, specie quelle ufficialmente alleate, tutte avevano poi uno stesso fine comune che le univa, quello di far fuori Drakes e togliere i loro zebedei dalla morsa in acciaio inox, leggera e non scomoda, infatti non impediva i movimenti, che il saggio banchiere aveva loro imposto e calzata di persona e che poteva far scattare a piacere con un semplice comando blue tooth, che teneva sempre a portata di mano. Infatti, dopo l'ultimo consiglio dei ministri tutti erano andati via con la coda tra le gambe, anche gli Aldebariani, che neanche ce l'avevano, dopo aver giurato eterna fedeltà, felici quanto meno di avere conservato le appendici riproduttive. Ma non appena usciti dalla sala capitolare, Earl the Loyar, radunati i suoi fedelissimi, aveva mandato una missiva all'antrace direttamente all'ufficio di Drakes annunciando di astenersi dal voto successivo, quando in aula si sarebbe dovuta approvare la costruzione di una nuova centrale a merda, per sfruttare meglio le deiezioni del popolo che diventavano sempre meno ricche man mano che lo zuppone veniva allungato. Anche se si era promesso di posizionarla in periferia e che le emissioni non sarebbero state più sgradevoli di quelle a diossina, la gente tritamarroni come sempre, non gradiva. Schivato il pericolo venefico, Drakes usava un gruppo di assaggiatori di messaggio, che cambiava non appena cadevano avvelenati, ma schifato per la mancanza di fedeltà, lui non sopportava chi si rimangiasse la parola, fece subito sopprimere dai suoi Sardar i primogeniti che i seguaci di Earl gli lasciavano come pegno, ma alla fine fu preso da un senso di sconforto. 

Se addirittura ormai la gente se ne fregava anche dei figli più cari, capisco venderne qualche organo secondario o doppio, occhi, reni, palle, voleva dire proprio che non c'era più la possibilità di fidarsi di qualcuno. Quindi mestamente salì sul colle delle immondizie che dominava la città dal punto più alto dell'acropoli per farsi ricevere da Bastonius (questo era il nome che adesso preferiva usare Paularius da quando aveva formalmente dato il potere al popolo), per rassegnare le sue dimissioni. Forse non aveva considerato, i problemi a catena che questo gesto avrebbe provocato anche in sede galattica, dato che aveva la stima di tutti i tiranni dell'impero e subito dopo che Bastonius gli respinse le dimissioni, rimandandolo a farsi sfiduciare dal popolo, la responsabile delle finanze dell'Impero, Madame La Guardia, un octopus di Arcturus capace di tenere in memoria tutti gli indebitamenti di ogni essere vivente della galassia e forse anche di quelle vicine, aveva fatto trapelare che in caso di rifiuto non avrebbe avallato il meccanismo salva spread che stava per essere varato per Surakhis. In pratica nel caso il debito medio individuale degli abitanti di Surakhis, superasse una certa soglia, sarebbe stato asportato automaticamente ad ognuno un arto a scelta da devolvere alla banca centrale degli organi. La cosa aveva molto infastidito Drakes, desideroso di ritirarsi su qualche luna secondaria di Deneb IV per dedicarsi alla caccia dei vermi mutanti delle paludi di Fobs, cosa che lo divertiva moltissimo, specialmente quando per sfuggire alla cattura accettavano qualunque incremento dei tassi (animaletti pelosi loro nemici naturali e molto crudeli). 

Soprattutto non è che fosse molto desideroso di sottomettersi nuovamente al giudizio di fiducia parlamentare, anche perché col nuovo sistema di democrazia diretta, il premier veniva issato con una catena al centro dell'arengo ed in caso di bocciatura, il gancio veniva aperto e il capo di governo ormai inutile veniva precipitato in un pentolone di olio bollente tra il giubilo della folla convenuta, alla quale non fregava minimamente nulla di quale fosse in quel momento il malcapitato di turno, ma gioiva soprattutto dello sfrigolio delle carni e delle urla del malcapitato, mentre le vecchiette in prima fila, smettevano per un attimo di completare i loro centrini all'uncinetto, per alzarsi ululando: "E vai, uno di meno". Insomma no, non gli andava proprio, ma l'ultima occhiata in tralice di Bastonius Paularius gli fece chiaramente capire che i suoi desideri personali, non avevano molta rilevanza nella decisione. Si trattava di una scelta di responsabilità alla quale nessuno si poteva sottrarre. Appena uscito lui, Paularius, fece uscire anche il quartetto di flauti da culo, che aveva scoppiettato un'aria di sottofondo e arieggiò la stanza, poi chiamò le le multilinguate di Rigel VI, per concedersi qualche momento lieto, cosa che lo rigenerava sempre dopo ogni tediosa seduta politica. Nei cunicoli più profondi delle miniere gli schiavi non si accorsero di nulla, anche se i multi schermi riportavano le novità del giorno a rotazione. Gli occhi abituati all'oscurità, non distinguevano più le variazioni di luce ed i colori, tantomeno i suoni che apparivano tutti desolantemente uguali. ma intanto nel più profondo della terra, la rabbia montava.

 

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venerdì 22 gennaio 2021

Cronache di Surakhis 95: la fuga

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Lo aveva guardato con attenzione, cercando di spiare nei particolari se riuscisse a scorgere, tra i piccoli cenni secondari un qualche cosa che potesse giustificare, portare alla luce, evidenziare, quel minimo di grandezza che deve comunque esserci negli uomini che arrivano a ricoprire una posizione di potere, e che potere in quel caso. Invece nulla, mentre sul grande schermo olografico, la figura nera si allontanava di spalle, tronfiamente eretta come sempre, nulla traspariva se non l'essenza miserabile di quell'ominicchio che proprio nel finale aveva mostrato tutto il possibile peggio di sé, posto che ci fosse ancora qualcosa altro di pessimo da mostrare. Durante il suo regno aveva fatto il massimo per mostrare la sua perfida incapacità, generando danni consistenti per la nazione che governava, così importante, ma adesso era riuscito davvero ad esprimere tutta la sua miseria umana, anche se lui era un rettiliano di Rigel IV, la sua piccolezza assoluta e solipsistica, quella di un bancarottiere, elusore fiscale seriale, puttaniere della peggior specie e qui Paularius avrebbe volentieri chiuso tutti e due gli occhi, sentendosi sodale sull'argomento. Quello che lo nauseava però, era soprattutto quel non voler accettare la bruciante sconfitta che il popolo gli aveva servito, quel  ridicolo tentativo di colpo di stato da operetta, una cosa decisamente di altri tempi. 

Certo quella di graziare tutti i suoi soci dalle malefatte trascorse, era un classico dei regimi in fuga, ma il vederlo così battuto e bastonato eppur ancora orgogliosamente sprezzante ed in cerca di vendette postume, come quei giocatori incapaci che, persa tutta la posta, cercano, ripensando alle stupidaggini fatte, di come rifarne di nuove e peggiori. Che pena, che mancanza di dignità, vedendolo bofonchiare malignità, mentre la schiera di leccaculi arturiani di cui si era circondato, a poco a poco lo abbandonavano in cerca di nuovi padroni da omaggiare con le loro lingue straordinarie. Una fine davvero miserevole, vederlo scappare dal retro della reggia con l'argenteria che gli spuntava dalle tasche, mentre si stava preparando ad un domani difficile, inseguito dai creditori e dai giudici, in procinto di essere abbandonato anche da moglie e figli come una piattola scomoda ed esangue. Paularius guardò ancora con la coda dell'occhio l'immagine del Tromba se ne andava e poi spense l'olografo. Si sdraiò meditabondo ragionando tra sé e sé sulle miserie umane e formulando un pensiero lubrico sulla nuova Vice che si sarebbe fatta volentieri su uno dei suoi tappeti di pelo pubico aldebariano che ricoprivano il suo grande letto circolare. Poi suonò il campanello per chiamare un paio di Consolatrici.

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sabato 19 dicembre 2020

Cronache di Surakhis 93: Si avvicina il Natale



Che cosa deliziosamente commovente. C'è chi a Natale contravverrà, con codazzo di fotografi e giornalisti, le leggi governative per andare a sfamare poveri bimbi denutriti nelle nostre favelas, mentre altri eluderanno le stesse andando a fare cenoni a San Marino, zona franca o a imboscarsi in ville di campagna debitamente recintate. Chi si lamenta perché questa liberticida chiusura lo costringe a perdere il cappone farcito, ma nello stesso tempo accusa il governo di essere stato troppo morbido a novembre. Tra i responsabili regionali poi (maledetto il giorno in cui questo improvvido e dannosissimo federalismo d'accatto, utile solo a creare nuovi poteri e nuovi sprechi) dopo aver fatto perdere giorni e giorni per dare pareri e concordare un progetto comune, immediatamente dopo, dichiara di discostarsene, l'uno dicendo che è troppo blando e rinforzandolo, l'altro lacrimando che è troppo duro e incitando a svicolare. Lavori in silenzio per liberare pescatori, allora sei un farabutto menefreghista che abbandona i suoi concittadini, invece di invadere coi carri armati la quarta sponda, come appare logico a tutti; li liberi cedendo alle richieste dei tagliagole, sei un farabutto infingardo che piega la schiena al ribaldo beduino. Che spettacolare teatro di burattini! 

Ma perché da noi non c'è una destra che esprima una Merkel, potrei anche votarla, noi invece abbiamo Renzi. Citatemi un paese dove, nel pieno dell'esplosione della pandemia e che ha il record percentuale di morti, si cerchi di far cadere il governo. Anche su Surakhis, me lo comunicato uno stupitissimo Paularius che sento di tanto in tanto, per aggiornarmi sugli eventi della galassia, i Denebiani e gli abitanti di Rigel, notoriamente i peggiori tritamaroni dell'universo conosciuto, danno un appoggio esterno e non contestano il decreto che limita gli uffici delle sacerdotesse dei templi della libidine alle sole prestazioni olografiche virtuali, eppure il popppolo non si lamenta più di tanto, al di là di qualche esecuzione sommaria. Anche gli octopenici aracnoidi di Capella IV, i più attivi frequentatori delle sale fellatorie della capitale hanno deciso per un semestre di meditazione, amputandosi tutti gli otto sessi contemporaneamente in una grande manifestazione pubblica dimostrativa (tanto gli ricrescono in un mesetto, diranno i più attenti). Siamo i soli nell'universo a comportarci così? Questo è il paese purtroppo e c'è poco da fare, siamo così e quando si vedrà, che i vaccini non arriveranno a tempo e non ce ne sarà per tutti, scenderanno in piazza a reclamarli anche i novax (notate che sto cominciando la mia campagna, eheheh). Per il momento pensiamo a farcire il panettone e a fare qualche dozzina di agnolotti in più per salvarci dalla carestia prossima ventura. Un saluto vulcaniano a tutti.


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