martedì 1 giugno 2010

Il milione 15: Banane di melone.

Dopo essere stati a controllare la situazione sulle coste del mar Arabico, i nostri amici, che non avevano poi molto tempo da perdere, che il Grande Kane non stava mica là a pettinare le bambole, prendono la via verso nord che li porterà con un cammino lungo e difficile, ma che purtroppo era l'unico possibile, fino al Katai. Riattraversano deserti sconfinati per arrivare fino alla Bactriana, l'odierno Afganistan.
Cap.37/39
...e per sette giornate non truova acqua, se non verde, salsa e amara e chi ne bevesse una gocciola, lo farebbe andare 10 volte a sella (e già sappiamo cosa significa) ... ed è tutto deserto, bestie non v'à chè non avrebbero da mangiare, poi per altre 4 giornate non si trovan che belle asine salvatiche... poi v'à un altro gran diserto per otto giornate con grandi secchitadi e bisogna portarsi da bere e di qui si parte una contrada che si chiama Milice ove àe bella gente e le femmine sono belle oltre misura. Quivi abitava il Veglio della montagna che chiamavasi Alooddin.
Come si nota, il buon Marco è sempre sensibile al fascino femminile e non può fare a meno di apprezzare la bellezza delle donne afgane, ma qui fa cenno soprattutto al famoso Alauddin Mohammed che nella prima parte del 1200 dominò l'area tra Afganistan occidentale e Iran, con la sua setta di Hasceisin (da cui "assassino" già usato nei trovatori provenzali per "fedele"), una milizia in cui veniva fatto pesante uso di droghe (hascish appunto) per renderli dipendenti e determinati. Come si vede nulla cambia col passare dei secoli.
Cap. 43
...quando si passa di questa terra , l'uomo cavalca per 12 giornate e non si truova nulla abitazione per paura de la mala gente e dopo altre sette giornate à terra di molti alberi con li migliori poponi del mondo e li tagliano attorno come corregge e fannoli seccare e diventano più dolci che miele.
A questo proposito ho un grande rammarico, perchè ho sempre presente che al termine dei fabulous sixties, era possibile andare, con una certa facilità dall'Italia fino in India, passando appunto per l'Afganistan. Erano i tempi degli esami di gruppo all'università e del sei politico e due amici fecero appunto questo viaggio con una vecchia Fiat 1300, stando via nove mesi. Narra la leggenda che quando tornarono a casa si trovarono laureati, in quanto il loro gruppo di studio aveva dato gli ultimi esami anche per loro, ma ebbero comunque il tempo per raccontare a noi che eravamo rimasti al bar, questo viaggio meraviglioso (che tra l'altro condizionò del tutto positivamente la loro vita). Il fascino afgano, il volo indietro nel tempo erano assolutamente affascinanti ed allora, vi assicuro, viaggiare era più facile di oggi. Così preparai un lungo giro da fare in quella terra fatata che mi attirava moltissimo. L'invasione russa, mise fine a quel progetto e da allora non c'è stato più modo di realizzare il sogno anche oggi, "per paura de la mala gente". Come la puntuale descrizione di Marco Polo, trovi ancora oggi una corrispondente verifica nei fatti e nelle cose, mi è stata costantemente presente quando per lavoro o divertimento ho girato attorno ai confini di questo martoriato paese. Al confine nord con l'Uzbekistan dove ho preparato un progetto per un impianto di essiccazione appunto dei famosi meloni (i più dolci del mondo, come assicurano ancora oggi), tagliati allo stesso modo, striscioline fatte seccare al sole (le famose banane di melone), o in un localaccio nepalese dove ho mangiato il Kabuli nan, una sorta di pizza ricoperta di yogourth, aglio e forse pezzetti di melanzana, perchè ricordo che la crema stesa sopra la pasta (una specie di chapatti), aveva lo stesso aspetto di queste melanzane afgane della nostra vivandiera Acquaviva. La voglia è rimasta ma si vede che non era destino.
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