domenica 5 febbraio 2012

La piana delle giare.

L'aria sottile che ti fa capire che, anche se ai tropici, sei in montagna; la temperatura piu' frizzantina, le montagne intorno, inusuali e coperte di vegetazione fitta e rigogliosa. La strada tortuosa percorre a volte i crinali, altre si getta a capofitto verso il fondovalle, qualche capanna di legno col tetto di paglia, non appena un piccolo slargo permette le balze ordinate di una risaia. La piana delle Giare, un nome vecchio che molti avranno dimenticato, e' un luogo di memorie, un luogo ambiguo popolato di fantasmi, lontani e vicini. La presenza dell'uomo e' cosi' scarsa da rendere sospettosi. Poi su qualche dosso un po' pelato che attira l'occhio per la sua diversita' ecco apparire a centinaia, gruppi di grandi pietre rozzamente lavorate testimoni muti di un antico mistero. Solo mostrano al cielo le bocche aperte e scoperchiate, come a gridare l'orrore a cui questo luogo di pace e' legato, dove morti antichi volevano soltanto riposare ed invece sono state aperte e violate senza vergogna dalle esplosioni infinite, senza pieta', per anni da una grandine di bombe che hanno aggiunto morti ai morti e ancora adesso dopo quaranta anni, chiedono ancora vittime, quando qualche bambino meno accorto degli altri, dietro l'argine della risaia, trova una dei milioni di cluster bomb che giacciono sparse qua e la', sgraditi regali della bestialita' dell'uomo, in attesa che qualcuno le raccolga.

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