Leggere scegliere eleggere. Prima di scegliere
chi eleggere devi leggere il programma dei candidati. Il verbo latino eligere deriva da e-
(da) e da lègere (cogliere, estrarre) e ha due traduzioni: 1) strappare,
svellere; 2) scegliere, eleggere, nominare. Eligere aliquem ad imperium voleva dire “eleggere uno imperatore”. Cornelio
Nepote scrisse “Elexit ad dispensandam pecuniam”: lo scelse per
l'amministrazione del denaro. Electio, electionis è la scelta, l'elezione. Al plurale, la parola “elezioni” definisce la
procedura con cui vengono eletti i candidati scelti dagli elettori. Candidati? Anche qui si ritorna al latino: candidatus
era colui che indossava una “toga candida”. Ai tempi della Roma antica,
infatti, coloro che si presentavano alle elezioni dovevano indossare una toga
bianca per distinguersi. Oggi i candidati non devono indossare abiti bianchi.
Certo sarebbero molto eleganti. E “visibili”: cosa ricercata e per la quale si
gareggia in ogni sede. Ad ogni modo, come allora, i nostri candidati
vanno in giro sorridendo, salutando, stringendo mani e distribuendo “santini”
con l'immagine e il motto, meglio conosciuto come slogan. E' un termine
che deriva dal gaelico scozzese sluagh-ghairm,
pronunciato slogorm. È composto da sluagh (nemico) e ghairm (urlo) e originariamente significava “grido di guerra”. Lo slogan è fondamentale nella pubblicità. In
ogni settore. Più del prodotto e più del programma. A volte è proprio un grido
di guerra e viene urlato per sopravanzare gli altri slogan. Cosa significa candidarsi? Significa presentare la
propria persona ad un gruppo di persone che, con il loro voto, scelgono la
persona che vincerà quelle elezioni. Ci si candida per una carica politica, per una
rappresentanza sindacale, per la presidenza di un ente, azienda, associazione.
Cosa bisogna fare per candidarsi? Beh, innanzitutto
per candidarsi bisogna essere “candidi”. Ma candidi in che senso? Candidi nel senso di avere la fedina penale pulita,
senza macchie. O anche candidi nel senso di avere candore. Il candor
animi in Ovidio viene tradotto con schiettezza d'animo, sincerità,
innocenza, lealtà. Tutte qualità positive ed encomiabili. Talvolta però candore è timidezza, timore, paura. Eh no! Bisogna essere “senza macchia e senza paura”.
Proprio un bel motto per un candidatus che voglia essere onesto e anche
intraprendente. Come i cavalieri senza macchia e senza paura della Tavola
Rotonda. Peccato che ogni tanto la candidatura sia in realtà
una “imbiancatura” di facciata. Come quando si dà il bianco in una stanza coi vecchi
muri anneriti dal termosifone, ammuffiti dall'umidità, scrostati dall'incuria. E' l'immagine del candidatus che è “vecchio”
dentro, annerito dalla coscienza sporca, ammuffito dalle frequentazioni
inquinate, scrostato dai vincoli ricattatori. Viceversa l'appartamento magari non moderno, ma ben
ristrutturato, ci dà l'immagine del candidatus con la coscienza a posto,
le frequentazioni pulite, i vincoli solo d'affetto. E qual è il percorso di un potenziale candidato? Per arrivare a candidarsi ci sono diverse strade. La “via maestra”. E' larga (di progettualità),
alberata (di buone intenzioni), ben lastricata (di solide basi culturali). Ma è
anche molto lunga. Lunga da percorrere. Può indurti alla rinuncia, alla resa. Le “vie traverse”. Sono meno larghe, con poco
marciapiede e asfalto accidentato. Ma sono corte. Rapide da percorrere. Possono
indurti in tentazione. Infine, i “vicoli”. Sono stretti, sconnessi, poco
illuminati. Sono molto corti. Li percorri in un attimo, senza fatica, senza
occhi indiscreti, senza scrupoli. E allora? Candidarsi o non candidarsi: that is the
question. Essere corruttibile o non corruttibile? Sia prima del
voto, sia dopo la conseguita elezione. Caro candidato, non ci sono “vie d'uscita”. Tu dovrai
sempre scegliere, eligere. Elezione è “lezione” di vita. Durante la campagna elettorale: lezione di stile, di
buon gusto, di buone maniere. Dopo aver raggiunto la poltrona: lezione di umiltà, di
dedizione, di esemplarità.
Già, essere di esempio ai collaboratori e ai concittadini.
Poi, a fine mandato, essere di compiacimento per gli elettori. Cicerone
chiamava i cittadini più ragguardevoli viri electissimi civitatis. Elezione è lezione? Sì, in ogni caso è sempre una
lezione. Eleggere è leggere? Quasi mai. Chi legge il programma del suo candidato? Chi cerca di
leggere nel pensiero dell'uomo o della donna che voterà? Leggere nel pensiero!? Sì, per scoprire le sue vere
intenzioni, le cose che “vorrà” fare e le cose che sa di non “dover” fare. I candidati, per farsi eleggere, dovrebbero farsi
leggere nel pensiero. Come? Sottoponendosi, spontaneamente, alla macchina della
verità. Così, però, sarebbe troppo comodo! Tu, elettore, non
dovresti neanche più eligere, scegliere. La macchina della verità infatti (se non è adulterata,
cioè se dice la verità, tutta la verità, nient'altro che la verità) ti
toglierebbe la fatica della scelta. Attento! Ti toglierebbe la “libera scelta”, tesoro
impagabile dei paesi non totalitari. Eligendi potestas: la facoltà di
scelta. Il libero arbitrio. Sì, la macchina ti direbbe chi è l'onesto, chi il volenteroso, chi il disponibile. E
sceglierebbe al tuo posto. Peccato che sarebbe un'altra delle tante macchine e
macchinazioni programmate e costruite dal Deus ex machina di turno. Meglio rischiare di scegliere, di leggere e di
eleggere chi ti pare. Magari facendo come Cicerone che scriveva minima
malorum eligere, scegliere il male minore. Quindi, corriamolo questo rischio. Ci sono tanti
proverbi che i progenitori ci hanno predisposto, sul rischio. Non mandiamolo in
estinzione, il rischio. Costruiamoci una piccola, personale “riserva” del
rischio. Un angolo della nostra mente dove tenerlo pronto e farlo uscire al
momento opportuno. Nel momento in cui dobbiamo scegliere. Carlo Maria Martini, pastore della diocesi
ambrosiana dal '79 al 2002, ha detto: “Chi non prende decisioni si lascia
sfuggire la vita. In confronto, il rischio di prendere una decisione sbagliata,
che andrà corretta, è inferiore.”
Mi pare comunque che questo invito alla partecipazione come minore dei mali, sia stato colto appieno, a dispetto delle previsioni, magari ne parleremo meglio domani ad urne aperte, dopo aver elaborato anche quanto accaduto in Francia e soprattutto in Grecia.
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3 commenti:
Ma a parte i miei ringraziamenti sinceri per questa ottima lezione ma io mi domando e chiedo, i politici in Italia lo conoscono il latino?
Ed anche gli insegnamenti che ci vengono tramandati dai nostri antenati li capiscono?
Ho dei forti dubbi.
Più vado avanti-con gli anni- e più mi convinco che quello che ci servirebbe,condizionale d'obbligo,è gia scritto,basta saper cercare-
Penso al significato di candidato:ma quando mai chi si propone si preoccupa anche di essere integro,candido schietto pulito...
Una piacevole lezione.Ciao e grazie-
@monty- latino? ma questi non conoscono neanche l'italiano!
@Chicchi - Il candore, ormai lo abbiamo smarrito tutti, si crede santo ormai chi ha la toga un po' meno marrone dei suoi vicini.
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