Sognare, dormire. Con il caldo tutto diventa un dormiveglia intorpidito che tracima nel sogno. Il sorriso di Rado, il mio traghettatore, quando gli ho dato la mancia dopo aver tirato sul prezzo, e' un piacere. Domani mi attende una lunga strada per un luogo selvaggio, solitario sicuramente, forse un posto ideale per unirsi alla natura, ma non troppo certo, come recita il libro sacro che consulto di continuo. Meglio non inoltrarsi troppo nel bosco, sia che si vogliano penetrare i segreti recessi del tempo per capire come mai la natura ha sempre la meglio sull'opera dell'uomo, bastano pochi decenni e anche la pietra piu' orgogliosa viene sopraffatta, sia che, piu' prosaicamente, si vogliano avvolgere di un pudore ancora presente anche se larvato, le debolezze di un corpo ormai in fase di disfacimento. Ne sono testimonianza inequivocabile le decine di orchestrine composte da gente senza gambe o braccia o ciechi, che raccolgono qualche soldo davanti ad ogni ingresso. Meglio stare attenti, inoltre pare che l'artiglio rovente di Volverine stia a poco a poco mollando la presa sul mio sigma dolente.
(Ancora in diretta; ah, la tecnica!)
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