giovedì 30 agosto 2012

Ritorno in città.

Rattazzi indica la strada agli ex-amministratori - dal web


Certo quando si ritorna in città c'è come un senso di finito, come di aver perso qualcosa. Le vacanze (non certo le mie) si sono concluse e il riprendere la vita normale porta sempre con sé un senso di deprivazione, di perdita, di negativo. Sarà tutta quella montagna di roba da mettere a posto, ma come è stato possibile caricarla tutta in macchina? Sarà che ritornando all'ovile ritrovi anche cose che non ricordavi più o che pensavi di esserti lasciato ormai alle spalle. Invece non è così. L'aria è stranamente pesante in città e non è la solita cappa di umido estivo dell'Alessandria tipo. Già perché proprio la mia città, oggi è sulla prima pagina del giornale. Che onore. Saremo la prima città fallita d'Italia. Non che quelle che sono state via via salvate fossero meglio, si sa quando metti la città nelle mani di giunte di un certo tipo, bisogna avere il coraggio di dirlo una buona volta, la destra è davvero negata quando si parla di economia, il risultato è sempre più o meno lo stesso. Il fatto è che adesso si è deciso che basta, si tira la riga e d'ora in poi chi fallisce, fallisce sul serio. Si comincia a non pagare più gli stipendi, l'immondizia rimarrà in mezzo alla strada (come a Napoli? no a Napoli poi la portano via) e così via. Chi ha fatto il puffo invece (100 milioni di euro o più, perché i bilanci pare che siano per così dire, di fantasia) va in giro liberamente a pontificare. Chi è appena arrivato è inseguito dai creditori, le care e vecchie amiche banche e sta cominciando a spremerci come rape e lo farà per i prossimi cinque anni. Siamo messi un po' come la Grecia per fare un paragone che potete capire facilmente. 

La gente per la strada, abituata alle nebbie, che sia umidità che sia calore, non grida neanche, non va a incatenarsi davanti a chi ha così bene amministrato la città. Forse non ne ha neanche la forza, qui l'età media è attorno ai 70, i giovani emigrano e quelli che sono qui, per contrappasso, sono tutti immigrati che non hanno ancora capito l'aria che tira e che presto si troveranno una concorrenza agguerrita. Si borbotta sulle panchine. ma con poca convinzione. L'alessandrino è fatto così, non crede molto a quanto si sente dire in giro, è abituato alle chiacchiere da bar, alza un po' le spalle, fa un ghigno traverso con la bocca e chiosa le questioni con un definitivo "tüti bali" e cambia argomento, anzi è leggermente infastidito da questa attenzione che si comincia a rivolgere alla città. Chissà, se lo viene a sapere la Merkel, va a finire che non si fida più neanche del resto dell'Italia, d'altra parte noi, glielo avevamo già fatto una volta il pacco a quel tedescaccio del Barbarossa che era venuto da queste parti con uno spread micidiale di lanzichenecchi a pretendere che lo si stesse a sentire. La Lega si era messa di traverso già allora (e a quei tempi mica prendeva lauree a Tirana, né mandava soldi in Tanzania) e teneva ancora per le palle la maggioranza dei comuni, quindi il Barba, muto, gira la mula e torna a casa con la coda tra le gambe. Chissà se è andata così o se anche allora l'hanno fatta poi raccontare da qualche giornalista penna fina. Mah, certo che la città è proprio pervasa da una sottile vena di malinconia. Quasi quasi me ne vado al mare.


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