giovedì 9 gennaio 2014

Un'ultima pennellata

Dice Ommar Khayyam nel primo distico delle sue quartine: -Se fosse dipeso da me il mio venire, forse non sarei mai venuto e se da me dipendesse l'andarmene, quando mai me ne andrei?- Scusate se sono monocorde in questi giorni, ma certe perdite ti colpiscono più di quanto ritenevi possibile anche se un poco ti dovrebbe rincuorare la naturalità dei tempi e il corretto corso degli eventi. Però far colazione al mattino, aspettare inconsciamente i lievi rumori al di là della porta, alzare gli occhi ed invece vedere sempre buio, sentire che non arriva nessuno ancora e sapere che non arriverà più, ti lascia un senso di vuoto, una deprivazione sorda e carica di malinconia. Lo abbiamo lasciato là, in quel piccolo cimiterino di montagna dai sentieri coperti di neve fresca che scricchiola sotto le scarpe e che il sole rende lucida. Quando te ne vieni via e chiudi il cancelletto, tutto si acquieta e lascia fuori le convulsioni della vita, la frenesia delle aspettative, perché ormai tutto è compiuto. Quanti rivolgimenti in quasi un secolo e tutto interamente vissuto, eppure quando te ne vai, pare sempre che ti manchi ancora qualche piccola cosa per terminare il quadro, un'ultima pennellata che forse vorresti dare per lasciare la tua opera davvero compiuta, mentre la tragedia del divenire non è di per se stessa concludibile. Tuttavia il nostro Giuseppino si è portato con sé un bilancio che non può che almanaccare come positivo. Quantomeno ha avuto la soddisfazione di ripensare sempre a quanto aveva sentenziato il medico, chiamato al suo capezzale di bambino esile e malaticcio. "Non mandatelo ancora a scuola, tanto non arriverà ai sei anni". Così, invece di crescere con gli altri fratelli, fu mandato dagli zii, in un piccolo paesino di mare a terminare la sua infanzia correndo e giocando a piedi nudi sulla spiaggia. Era il 1922.

Cuore, quando il tempo ti porta tristezza
e va via d'improvviso dal corpo l'anima pura,
siedi sulla neve e vivi felice ancora un momento
prima che l'erba spunti dalla tua cenere.

Ommar Kayyam (Quartine)



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4 commenti:

Nidia ha detto...

bellissimo ricordo

Unknown ha detto...

Hai le parole giuste per ogni occasione, fortunato chi ti è accanto e gode della tua sensibilità.
Cristiana

Unknown ha detto...

Ti mando questa cosa fatta di poche virgole e dolore; un diluire quello che resta intero

Gianpiero
mercoledì 23 maggio 2012

Solo pochi suoni di voce, in quest'adesso
Piano, sottovoce, trai voi-noi, tra i tu-me
Con gli occhiali
Occhiali e gli occhi sempre buoni che riempiono il poi che ci sta dietro

Cade un qualunque non accade oggi
Oggi un non oggi che si accade un dentro ovunque chiuso a cubo
S'inserra grigia l'aria pesa e il lume non riesce a tenere il suo buio


Una eco un dolore d'anima tronca vien su da un suo che pare altrove e porta addosso pena sgretolandosi

Credo Gianpiero voglia e preferisca un silenzio che lo tenga racconti e dica quell'intero che è ficcato dentro a un accadere che a molti sta a commedia quando ad altri condanna e a chi come un passare distratto per caso

Un lui che porta invece il suo quell'esserci piano come un lì da sempre che non pena non bisogna commedie e porta il tutto-nulla leggero e che appaia come il mare che alla commedia che lo fa curioso di toccarla manca

C'è sempre il posto dove ci s'incontra; c'è sempre e sa che si muore con me come con ogni altro me per non smarrirsi a diventar ricordo
La memoria che non appartiene e ama esser di tutti si ricorda del parlarci quel poco che fu quel tutto che ognuno sa dire

Enrico Bo ha detto...

Grazie ancora a tutti, è un momento un po' così...

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