mercoledì 10 agosto 2016

L'albero della vita

Mura di Timimoun - Algeria - gennaio 1978

Leggendo qualche giorno fa uno dei fantastici articoli di Quirico sulla Stampa, in cui racconta la sua traversata sahariana sopra un camion di dannati da Agadez verso nord, non ho potuto fare a meno di tornare a quel gennaio di quasi 40 anni fa, quando percorrevo quelle strade in senso inverso, sulla pista delle oasi di Tamanrasset, per poi prendere la traversa che porta fino a Timimoun sulla Bidon V. Questa città dalle mura di terra rossa, avamposto sahariano tra dune colossali, stava immobile nel deserto, conscia che sarebbero bastati tre giorni di pioggia forte per scioglierla completamente. Solo che laggiù non è mai piovuto per tre giorni. In quel tempo nessuno tentava di traversare il deserto per raggiungere le terre della speranza, nessuno scappava da guerre e miseria. 

Erano tempi sonnolenti che non facevano presagire un futuro così duro e feroce. Il sogno di allora per noi che arrivavamo da nord era di arrivare a Arbre du Teneré, una acacia contorta e solitaria in mezzo al nulla, un traguardo mitico al confine con il Niger, lo stesso che al contrario vogliono raggiungere gli uomini del sud, non per godere come noi della vittoria in una sfida ad un territorio difficile e misterioso, ma solo per arrivare a percorrere l'ennesima tappa verso altre terre, sognate a lungo e a duro prezzo, cercate a rischio della vita. 

L'albero del Teneré, l'unico ad essere segnato sulle carte 1:4.000.000, unica pianta presente nel raggio di centinaia e centinaia di chilometri di pietra, roccia e sabbia, non c'era già più nel 1978, abbattuto cinque anni prima da un camionista algerino ubriaco, ma come si fa a centrare ed abbattere l'unico albero in centinaia di chilometri! ed era stato sostituito da una sorta di monumento di metallo, che rimane anche oggi il punto spartiacque della traversata. Penso che ormai, per il resto della vita che mi rimane da percorrere, non potrò più tornare su quei sentieri. Gli uomini che allora facevano da guida ai turisti avventurosi, oggi fanno i trasportatori di carne umana, diciamo che si sono adattati alle circostanze. E il mondo che cambia bellezza.

Arbre du Teneré 1973


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