mercoledì 2 agosto 2017

Malaysia 46 - L'addio a Kuala Lumpur


Lasciado il Borneo - Foto T.Sofi


Mercatini della frutta a KL
Diciamo che ormai è praticamente finita. Bisogna lasciare la grande isola selvaggia, che poi così selvaggia non è più, tornare all'aeroportino diTawau, tra distese infinite delle aborrite palme da olio (che hanno preso il posto delle precedenti aborrite piantagioni di alberidella gomma), fermandosi qua e là per gli ingorghi provocati dalla costruzione della nuovissima autostrada a sei corsie, che collegherà tutta la zona del Borneo malese dal Sarawak al Sabah, per oltre 2000 chilometri (tempo stimato 4 anni, ma probabilmente si fanno aiutare dai cinesi) e tornare nella penisola per l'ultimo saluto. Bisogna dirlo, non sarà certo quel mondo selvatico che sognavo da bambino, quando sul Novissimo Vocabolario Melzi, regalatomi a Natale quando avevo sette anni, guardavo con stupore le terre inesplorate dall'uomo e rimanevo a sognare vedendo la macchia nera che, oltre al centro dell'Antartide e del Congo, occupava solo più le parti centrali del Borneo e della Papuasia, però mantiene ancora questo suo fascino di terra in cui la natura ha il sopravvento sull'uomo e dove molta gente vive una vita dallo stile antico e condizionato dal mondo ostile che la circonda. Il contrasto poi, tra le foreste dell'interno solcate da fiumi imponenti, le uniche strade che ne permettono la penetrazione, e quel mondo marino che parla di un continente d'acqua dai confini ignoti, che uomini coraggiosi solcarono con legni di fortuna popolandone la poca terra che ne emergeva, rimane il punto focale che ne rileva l'impatto, molto forte indubbiamente. 

Un supermercato a KL  - Foto T.Sofi
Kuala Lumpur invece, ti aspetta con le sue promesse di modernità, per rimetterti in contatto con il resto del mondo. Rivedere le sagome imponenti dei suoi grattacieli, ti dà subito l'impressione di essere ritornato a casa, tra i tuoi insomma, anche se sei circondato da donne e bambine col capo infagottato in un hijab colorato. In linea di massima avevo previsto questo passaggio finale come polmone di sicurezza, in caso di imprevisti e le cose da vedere erano già state tutte inserite nel carnet nei due passaggi precedenti, così questo ultimo giorno serve a muoversi senza affanni per la città, cercando di assaporarne l'aria di islam orientale in salsa cinese, che la fa apparire così diversa da quei sentori di medio oriente a cui forse vorrebbe ufficialmente assimilarsi. Girando così senza l'affanno di dover vedere tutte le cose che hai messo in scaletta, avendole già spuntate tutte, hai il tempo per guardare le cose con occhio svagato, nutrirti più di particolari che di luoghi e monumenti, cercare di assimilare il ritmo della città, che pur ambendo a divertare a tutti gli effetti, parte integrante delle tigri asiatiche lanciate verso un benessere materiale, che solo qualche decennio fa poteva sembrave del tutto impossibile, mantiene un certo andamento di fondo che ancora la lega ad un passato recente di tranquilla provincia di un Commonwelt dai modi affettati e british. 

Quartiere cinese  - Foto T.Sofi
Comunque se proprio volete vedere un quartiere tranquillo e che presenta ancora molti richiami al passato, potreste fare un salto a Kampong Bharu, non lontano da Chinatown, una zona tranquilla e verde, dove potrete vedere come si svolgeva la tradizionale vita di villaggio, tra belle case tradizionali, sulle basse palafitte e le grandi verande e i bei giardini dove potrete trovare un momento di riposo alla calura cittadina al profumo dei frangipane e dei tantissimi alberi fioriti. Nelle vie, le tante bancarelle di street food offrono una ulteriore possibilità di avvicinarsi alla vita di tutti i giorni. La sera invece bisogna spenderla nelle coloratissime vie di Batu Bintang, piene di insegne sgargianti e dal movimento più frenetico. Le tante vetrine ricche di ogni prodotto internazionale, le griffe famose, mescolate ai negozietti di cianfrusaglia locale renderanno il cammino lento e spezzettato. Se poi ti infili in una dei tanti centri commerciali con centinaia di locali e negozietti, il tempo passa in fretta. Io sono sempre attirato morbosamente dalla paccottiglia e il grasso cinese che presidiava il suo strambugio strapieno di chincaglieria orientale, statue e statuette, finti gioielli e altri oggetti difficili da interpretare non muoveva occhio fino a quando ho cominciato a prendere in mano la sua varia oggettistica commentandola con i miei accompagnatori. 

Quartiere Indiano  - Foto T.Sofi
L'uomo, che anni di piccolo commercio avevano sicuramente forgiato ad ogni genere di trattativa si è subito fatto incontro al probabile cliente, illustrando al meglio e magnificando la sua merce soprattutto a gesti e quando improvvidamente ho spiaccicato quei pochi vocaboli cinesi che conosco, mostrado di comprendere le cifre che sciorinava, è partito in quarta convinto di avere un ascoltatore attento in grado di capire quello che mi stava dicendo. Anche se mi schernivo disperatamente dichiarando la mia completa ignoranza nella lingua del celeste impero, lui ha continuato a lungo a propormi affari mirabolanti di merce preziosa appena arrivatagli dalla Birmania a prezzo di assoluto favore, mostrandomi le relative fatture per convincermi che solo a me l'avrebbe ceduta a quel prezzo così basso. Insomma una bella trattativa che mi ha permesso pagare quella che di solito è la tassa del turista a non più del doppio del suo reale valore, almeno spero. O forse no, vedendo la soddisfazione dei suoi occhi nell'intascare le banconote e nel continuare a propormi altri formidabili affari mentre cercavamo di lasciare il negozio. L'aria calda della sera ti coglie violenta quando esci dagli esercizi commerciali dove l'aria condizionata a palla si incarica di minare la tua salute in maniera permanente. Bisogna resistere a questo dentro e fuori, caso mai se devi cadere malato aspetta ancora un giorno poi sarai finalmente a casa. 

Fontane di KL  - Foto T.Sofi
Rimane tempo per un boccone e qui hai tutte le possibilità a tua scelta, dagli italiani più sofisticati con le finte trattorie dalle tovaglie a quadrettoni rosse e il tricolore sull'insegna, ai pub irlandesi verde trifoglio fino al midollo, alle steak house dalle griglie fumanti, ogni tipo di pizzeria, per non parlare dei vietnamiti, dei cinesi di ogni regione del regno di mezzo e di ogni altra cucina conosciuta del mondo. Particolarmente numerosi sono i ristoranti mediorientali, in linea con la tendenza ufficiale del paese e nelle vie principali puoi vederti una sfilata di locali libanesi con tanto di buttadentro e dehors popolati di gente che fuma beatamente, con aria sibaritica, narghilé colorati, con sbuffi di fumo dai profumi di rosa e di ciliegio. Quella libanese, assieme a quella turca, è una delle cucine più ricche e nominate del mondo, così fa gioco andare a vedere come viene declinata in salsa malese. La serie di ricchi mezzé, gli antipasti della tradizione, vengono seguiti da un magnifico pollo con contorno di riso dai profumi davvero deliziosi. Al tavolo vicino una coppietta di evidenti turisti, forse sposini, hanno mangiato guardandosi negli occhi per tutta la sera, quelli di lei, longilinea e altera, sono l'unica cosa visibile essendo il resto del viso completamente ricoperto da un niqab castigatissimo che prosegue nel vestito nero fino ai piedi, che si vede comunque di stoffa preziosa, da cui spunta solo la punta di una scarpetta ricoperta di strass e brillantini. 

Le Petronas
Quelli di lui, incorniciati da una barbetta elegante, neri e penetranti e come direbbe la Nannini dal sapor mediorientale. Hanno appena finito di gustare un caffé servito alla turca nei contenitori di rame dal lungo manico e versato poi negli eleganti bicchieri decorati. Commentiamo a lungo tra noi, inventandoci storie sulla coppia di vicini. Dopo un po' il cameriere arriva con un vassoio con i caffé per noie che risulta poi essere gentilmente offerto dai nostri vicini. Meraviglia e scambio di convenevoli con la coppia che dichiara di essere libica e quindi con ogni probabilità ben comprendente il nostro italiano caciarone. Per fortuna mi sembra che la chiacchiera più compromettente abbia avuto molte componenti dialettali alessandrine, lingua ostica anche ai marziani, perché i nostri due continuano con i convenevoli e con le foto di rito, anche se al mio posizionarmi al fianco della ragazza, il principe arabo me l'ha destramente sottratta spostandola all'altro suo lato, dove stazionavano pigolando le nostre signore. Insomma gentili sì, ma fino ad un certo punto. Si esce di nuovo nella notte e a questo punto non puoi esimerti da quello che veramente deve essere l'ultimo saluto a questa città. Il giardinetto di fronte alle Petronas Towers, dove puoi rimanere quanto vuoi a bocca aperta e a testa in su ad ammirare questo disegno geniale e magnifico. Le profilature argentee delle due frecce puntate verso il cielo nero, simbolo e bellezza assoluta della città. Poi comincia a piovere per darti un ultimo segno, per ricordarti dove sei e puoi riguardare in su per un ultima volta, poi è venuta l'ora davvero di tornare a casa.

La foto di addio
SURVIVAL  KIT

Kampong Bharu - Si tratta del vecchio quartiere malese, molto tranquillo e che ha conservato lo stile originale della città con moltissime case dell'epoca. Si arriva facilmente dal cenro anche a piedi prendendo la Jalan Sultan Ismail e poi girando sul ponte, oppure coi mezzi pubblici della metro alla stazione di Kampong Bharu. Col taxi ancor più semplice. Possibilità di mangiare alle bancarelle o nei localini della zona come fanno molti abitanti del posto, in quanto è molto più economico che nella zona centrale di KLCC o di Batu Bintang. Di giorno, giardini e tranquillità.

Da Tawau a Kuala Lumpur - Volo di ore 2:45 - Air Asia delle 15:40 - 190 Myr incluso bagaglio in stiva e panino.

Fiori di KL  - Foto T.Sofi

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Arrivo

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