venerdì 29 ottobre 2021

Foglie secche



Un senso di tenera consuetudine, una carezza così leggera sulla guancia da non essere neppure certi se ci sia stata o solamente immaginata. Fare il giro dei cimiteri in una giornata di sole, con le foglie secche che crocchiano sotto i piedi e gli aceri rossi lungo la strada. L'aria frizzante, ma non ancora il freddo che offende e che ti fa tirare su il bavero, anzi ti lascia respirare appieno. Suoni gentili, nessuno grida al camposanto; anche i bambini guardano le tombe attorno e buttano l'occhio appena più in là lungo i vialetti di ghiaia e non corrono anche se ne avrebbero voglia. Senso di pace, di serena tranquillità; non ci può essere inferno neppure per i reprobi, dai che è così, anche se la voglia di vendetta ti farebbe desiderare che ci fosse, per gli altri naturalmente. 

Tanti piccoli visi che ti guardano dalle lapidi bianche; sorridono quasi tutti. Nessuno sollecita loro bollette da pagare, aumenti difficili da sostenere, problemi da risolvere. Stanno lì ad aspettare, a sognare. Quel fiore bianco che attende la prima gelata, foglie verdi di plastica che neppure quello temono. Quasi vogliono dire: ci sono sempre per te, non ti preoccupare, ti sei già messo la maglia più pesante? guarda che fa freddo, non correre troppo che sudi, la bambina come sta? Solo qualcosa cambia, ma sono sfumature perché in fondo tutto rimanga come prima. Non c'è più, fuori del portone del cimitero, il banco che vendeva il torrone che la mia nonna mi comprava appena usciti, dopo aver lasciato un fiore al marito e al figlio morto appena tornato dal campo in Germania. Io lo mordicchiavo contento, mentre lei mi stringeva la mano, tornando a casa. 


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