sabato 1 agosto 2009

Ipercinesi gastronomica

Ormai è chiaro e ci sono anche parecchie dimostrazioni scientifiche; se si vuole fare intervenire a qualche evento un numero consistente di persone, non c’è che un modo, dare da mangiare. Arrivano come le mosche, come le cavallette, come le api sul miele, qualunque sia l’occasione, dalla presentazione della prima enciclopedia sulle pantegane, al convegno di psicopatologia suina. Possibilità di nutrimento, come se piovesse e la massa accorre. Ecco il perché del successo di tutta una serie di sagre paesane dove orde di gitanti arrivano spazzolando via tutto quello che gli si propone, dai salamini d’asino, alle rane in umido; tutto quello che come dicono a Canton, si muove o nuota o cresce sopra o sotto terra, si mangia tutto. Fenestrelle è un grazioso paesetto della Val Chisone, quasi spopolato d’inverno, con qualche affezionato di lungo corso nei mesi estivi che si aggira lungo la strada interna del paese guardandosi intorno alla ricerca di un suo simile senziente. Un vero paradiso per chi ama la tranquillità lontana dagli schiamazzi estivi, le passeggiate nei boschi (solitari); ideale per mamme con piccini al seguito da mollare in un prato, per pensionati disgustati dalla calca estiva e dalla opprimente calura della piana. Bene, basta la parola magica, Serata Gastronomica, che la Pro Loco organizza grazie alla buona volontà dei suoi aderenti, qualche manifestino sparso per la valle e il paese diventa una Las Vegas occitana, una Mexico City nell’ora di punta, una Hong Kong sovrappopolata. Già nel tardo pomeriggio code di macchine provenienti dalla lontana pianura e dagli angoli sparsi della valle, intasano la statale alla ricerca di un parcheggio. Già dal giorno prima i preziosi volontari hanno predisposto lunghi gazebi attorno alle aree di produzione dell’offerta culinaria. Verso le 18, le prime avvisaglie di mangiatori, formano code ordinate in prossimità dei punti chiave mangerecci mentre altri famigliari occupano saggiamente le panche predisposte. Le colonne di fumo provenienti dai paioli dove braccia robuste girano grandi bastoni, indicano la strada. In altri punti vengono predisposti vassoi ricolmi di ogni ben di dio, si preparano le casse, si dispongono le offerte. Verso le 19, mentre la folla comincia a rumoreggiare e le code si addensano, si aprono le danze e comincia il sabba. E’ chiaro che la faranno da padrone le specialità della valle. Accanto alla inesauribile polenta e spezzatino (i sacchi di farina gialla accumulati danno certezza agli astanti), ecco un banco che offre acciughe al verde e la glara, una sorta di gateau di patate valligiano; in un attrezzato garage ecco che si sfornano a getto continuo patate salà, altra tipicità della zona, bollite con poca acqua nella pentola con salamino, il cui grasso insaporisce la superficie delle patate stesse rendendole appetitosissime; nella piazzetta formaggi degli alpeggi e “cajette”, sorta di grandi gnocchi di pane e altri ingredienti misteriosi, stillanti burro. Pochi passi ed ecco un altro lungo banco con torte e crostate prodotte dalle operose massaie, infine in fondo al paese la specialità assoluta della valle, i “gofri” o “turtej” , grandi cialde prodotte inserendo una semplice pastella in un apposito strumento bivalve di ghisa quadrettata, arroventata su acconci bracieri, una sorta di antenato del wafer, comune in varie forme in molte zone montane europee, che funge da base per essere opportunamente farcito di pancetta, formaggi o dall’onnipresente Nutella. Nei punti chiave, volenterose orchestrine fornivano la colonna sonora dell’evento. Lungo la strada, chiusa al traffico, solo poche ore prima, completamente deserta, non si riusciva quasi a fendere la folla, che si spostava da un punto all’altro come un onda furiosa, forbendosi i baffi (chi li aveva). Per cacciarli via e farli tornare pieni come otri alle loro case, verso mezzanotte hanno dovuto mostrare che non c’era quasi più niente, che era stato spazzolato tutto il mangiabile. Fuori tutti. Oggi siamo tornati alla normalità. Qualche mamma ai giardinetti, due o tre anziani che a mezzogiorno rientrano al desco, sono sparite anche le tracce del bagordo serotino, forse è stato solo un sogno.

4 commenti:

FEROX ha detto...

Non e' un sogno. Quando vado ai Ricevimenti dell' Ambasciata Italiana, qui a Mosca, succede lo stesso. Se ritardi di 5 minuti ad arrivare al tavolo delle vettovaglie, trovi il tavolo piu' vuoto dello spazio siderale intergalattico (lo sai che il tema mi e' caro....) - e pensare che sono tutti "VIP", gente con 3 lauree (o "laure", come diceva il Grande...), con posti di assoluto rispetto e responsabilita', che mentre ti parlano sganasciano pizzette e pezzi di parmigiano tenendo contemporaneamente in mano 3 bicchieri di vino (italiano, rosso, bianco e almeno un Martini) e 2 piattini stracolmi di dolcetti preparati dallo Chef fatto venire dal Gotha della Ristorazione Italiana di Mosca, da offrire alle gentili Signore presenti (tanto e' gratis, paghiamo noi, le gente che lavura...) ed e' la stessa cosa che accade alle Fiere. Lo sanno tutti. E' l' ancestrale paura di morire di fame. Meglio crepare ingozzati con uno spiedino di montone di traverso, che morire disonorevolmente di fame.... lo sai benissimo...... per esperienza diretta col sottoscritto....che ricorda tutto.......
FEROX PER SEMPER

Marco Fulvio Barozzi ha detto...

Sono incuriosito dalle "volenterose orchestrine". Usano ancora la ghironda da quelle parti? Provai a comprarne una da un liutaio alla Morra, nient'altro che un parallelepipedo da studio, ma la rivendetti poco dopo per la mia incapacità di stringere chiavette e tirare corde. Eppure quella passione m'è rimasta e ogni tanto mi consolo con dischi di musica per vieille à roue francese o delle nostre valli occitane (Lionetta, Prinsi Raimund, ecc.)
L'ipercinesi gastronomica è un classico fantozziano dell'italiota di qualsiasi condizione sociale o culturale: non ho nulla da aggiungere o eccepire alle tue considerazioni o a quelle del mitico Ferox.

Enrico Bo ha detto...

un augurio di buone ferie al caro Ferox, e se vuoi venire a trovarmi , la strada la sai.
@ Pop- qui in Val Chisone sono tutti pazzi per l'Occitania, per la verità si sconfina un po' nel leghismo secondo me, comunque dappertutto balli occitani a gogo, da oggi a pragelato festa della Ghironda (lì c'è un liutaio che le fa -prezzo min. 4000 euri ehheh). Stasera si va lì a ballare. domani a Pinerolo con i Lou Dalfin , da sentire , sono fenomenali, rock occitano metallico!

ParkaDude ha detto...

Confermo anche per l'universita'. Vuoi che la gente accorra al tuo seminario? Metti un buffet. The myth of the Free Food attira gli studenti. Tant'e' che spesso ci si imbosca nei rinfreschi degli altri dipartimenti!

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