Natale è un vero catalizzatore di ricordi. Forse non c'è nulla di uguale. Piano piano tutto ti torna alla mente, i Natali passati e lontani e quelli più vicini. Le cose importanti come le piccole cose, allora spesso si tenta in ogni modo di ricreare atmosfere, di ricostruire situazioni e momenti perduti. Sia la mia mamma che mia suocera a Natale facevano gli agnolotti. Cascasse il mondo alla vigilia, in tutte e due le case, partivano i preparativi, la mia mamma apriva la tavolona di legno e il lungo e pesante mattarello, mentre mia suocera, più tecnologica tirava fuori la macchinetta dal cestino dove aveva poltrito tutto l'anno ed entrambe partivano con la sfoglia.
Un lavorone. Mi sembra ancora di sentire gli schiocchi ritmati della sfoglia che ad ogni stirata del mattarello sbatteva contro la tavola, una specie di sc-iak secco dalla cui intensità e frequenza si capiva quando era giunto il momento di allargarla definitivamente. Poi mio papà prendeva con una forchettita i grumi di ripieno e li depositava in lunga fila sul bordo, un bel risvolto e poi via con la rotella dentellata a formare i quadretti alti di gobba e stretti di ala, come voleva il mio papà, che poi debitamente infarinati venivano allineati su un asse e coperti da un panno umido a riposare fino al giorno dopo. Rigorosamente di stufato all'alessandrina quelli dei miei, mentre gli altri di arrosto alla torinese, due facce uguali e diverse a fronteggiarsi ogni anno.
Mai visto un Natale senza agnolotti. Adesso che se ne sono andate da qualche anno, gli agnolotti si compravano, ma non era la stessa cosa. Così quest'anno Tiziana ha preso in mano la situazione e vai: si fanno gli agnolotti. Per la prima volta. Ieri doppio arrosto, manzo e maiale più salciccia, trita e mescola, spinaci e uova, tutto quello che era previsto dalla ricetta materna lascaita debitamente in eredità. Farina e uova come se piovesse e giù con le mani in pasta come si dice, una schifezza tremenda, ma è toccata al forzuto di casa e poi appena il bolo è diventato morbido e denso, giù a montare la Marisa al tavolo (e mi è andata bene che non abbiamo quello grande di legno se no mi toccava il mattarello!) e poi con sapiente movimento di mano produrre le lunghe striscie di pasta sottile e leggera, dove deposti i malloppini di ripieno sono nati i primi agnolotti della mia vita, con la rotella originale ritrovata e maneggiata con perizia.
Nati o rinati, non so, ma mi pareva di fare un omaggio a quelle due mamme che oggi non erano qui con noi, anche se solo fisicamente. E oggi acqua pronta al bollore, sugo d'arrosto e pomodoro in attesa e parmigiano a pioggia. Lo so, non volevamo dircelo, ma sapevano di poco; non so cosa mancasse, qualche spezia, il sale, la noce moscata, è difficile a dirsi, ma forse lo sapevamo benissimo io e Tiziana e anche la nostra bambina, cosa mancava.
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10 commenti:
che bello. mi sono commossa.
Auguroni.
Ivonne
Che bei ricordi! Auguri di ogni bene, Enrico, a te e Famiglia!
erika
Mi hai fatto tornare indietro di "troppi"(purtroppo) anni.
Ma è stato bello e mi hai donato una bella emozione.
Era proprio così che si faceva, l'hai descritto alla perfezione.
Bravo! E grazie.
Enrico come la mettiamo?
Perché stai chiaramente e indubitabilmente descrivendo una cosa che capitava a casa mia! E anche le foto, non so come fai a averle a colori ma sono proprio loro! E anche la mantila! Il piatto, a dire il vero, non lo ricordo forse perché l'attenzione era tutta rivolta al contenuto.
Allora i casi sono due: 1) o sei un mio gemello e siamo stati separati non alla nascita ma dopo qualche anno e a me sono stati cancellati alcuni banchi di memoria (lavoro devo dire fatto molto bene, rimossi solo i ricordi relativi a te); oppure 2) riuscivi a imboscarti (sei in grado di diventare invisibile o sei un ninja?) e chissà quante ne hai combinato. In quest'ultimo caso avrei da farti alcune domande circa un paio di ragazze, ma sto divagando.
Dai! è natale, io ti perdono ma tu confessa. E se sei mio gemello fatti vivo (tu sai dove), altrimenti un abbraccio mediatico. Mi sto commuovendo, devo chiudere che le lacrime inondano la tastiera.
Buon Natale!
(mia nonna preparava decine e decine di agnolotti ed era un lavoro di due giorni)
(comunque, se sapevano "di poco", è anche perché non tutto riesce bene la prima volta. Provando e riprovando... :p)
io e Nella ne abbiamo fatti 334 !!
li ho mangiati (appena scolati) nella scodella col vinoe poi una seconda dose col sugo di brasato.
non è natale senza gnolotti!
Le tue descrizioni sono sempre preziose.
Fino ad un certo punto le ho potute condividere perfettamente, ma verso la fine, la rotta dei miei ricordi ha deviato. Qui da noi non agnolotti per Natale ma tortellini, per cui il procedimento finale cambia (e io non saprei proprio descrivere la giravolta della sfoglia per fare un tortellino) :)
Ciao Enrico!
Lara
@Alive - pensa io!
@Erika - Grazie e altrettanto!
@Gamy - Grazie a te. Per fortuna le cose belle non si dimenticano mai.
@juhan - Maledizione mi sono tradito e così mi hai scoperto. I nostri genitori hanno sempre preferito me, che ero il più bello, mi hanno lasciato le tre ville, i conti a Montecarlo, i titoli e la barca. Speravo che tu non lo saresti mai venuto a sapere, ma tant'è ormai la frittata è fatta.
@Parka - gli agnolotti vanno a dozzine. E in Cina, non me lo sono mai chiesto? Come si contano lì i chao zi?
@Lara - il tortellino credo che abbia una genesi diversa. Sfoglia più sottile, poi si fanno dei tondini col bicchiere, dove si depone il ripieno, si fa la mezzaluna e poi si gira attorno al dito.
Sono della corrente di pensiero di Diego: prima un piatto col vino (ma l'agnolotto deve essere di primiera), anche solo per dare una ragione di esistere a quei vinacci di quindici gradi che vanno di moda oggi, poi un assaggio con sugo di arrosto.
E ti boccio la tomatica...
Dottordivago
@Doc - La tomatica è un incidente geografico.
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