sabato 29 ottobre 2011

Il milione 57: Racconti attorno al fuoco.

Samara - Il Volga ghiacciato.



Siberia - Mercanti di pelli.
Marco Polo è ormai arrivato al Mediterraneo, ormai anziano, secondo i canoni dell'epoca e reso ricco dalle esperienze di una vita unica e straordinaria. Siamo nel 1295 e mentre il secolo sta finendo in una sorta di globalizzazione piena di navi che vanno e vengono per i mari, di carovane che trasportano beni preziosi, di mercanti che gioiscono per il periodo relativamente calmo che da libertà ai commerci, per l'assenza di frontiere che permettono gli scambi dalle terre più lontane, questo mare è ormai piccolo e da ogni parte si sente aria di casa. Rimane ancora un tratto di Turchia da traversare perché ormai le terre sono meno pericolose dei mari dove la natura può sempre giocare brutti scherzi. Una Turchia che nella parte orientale, quella devastata dal recente terremoto, era chiamata Grande Armenia, mentre la parte occidentale Grande Turchia, entrambe sotto il controllo del Gran Khan, terre quindi assolutamente sicure per chi come Marco viaggiava con i salvacondotti e e le lettere imperiali. Terra di contatto tra i due mondi un tempo esattamente come oggi, dove due modi di vivere, di pregare e di pensare, che già allora gli uomini di intelligenza capivano essere una grande opportunità di arricchimento scambievole. Io la percorsi in lungo ed in largo per più di due mesi negli anni 80 e vi trovai una accoglienza ed una disponibilità rara e spesso commovente. Proprio sulle rive del lago Van un ragazzo ci accolse nella sua tenda di pastore, ci offrì lo yogourth delle sue bestie e ci precisò con orgoglio che quella terra era Kurdistan, dicendoci di andare tranquilli che dovunque avremmo avuto ospitalità. Lì vicino mangiammo i pesci del lago, in piccole polpettine (vedi la ricetta da Acquaviva) , specchio azzurro con la gemma della piccola isola dova anche dalla riva vedevi il cono ottagonale della piccola chiesa armena che si alzava al centro. Un paese bellissimo i cui contrasti tra gli uomini sono sempre stati forti così come quelli contenuti nelle viscere della sua terra, pronti a scatenarsi all'improvviso, senza avvertire, con una violenza che lascia senza fiato. Anche Marco Polo la percorre tutta e mentre la carovana si muove raccoglie notizie di terre lontane, a nord, informazioni che si scambiano i mercanti nei caravanserragli come quello splendido ancora oggi di Sultanhani, dove mi fermai a dormire anch'io tra suggestioni antiche.
Mosca - San Basilio.

Cap. 204
Dalle parti di verso  tramontana della grande Turchia sì à un re chiamato Conci, della schiatta di Ginghis Kane. E sono Tartari e sono genti molto bestiali. Questa gente non à città ne castella ma sempre istanno in piani e in tende. Sono grande gente e vivono di latte di bestie e di carne, biade non ànno. Non fanno mai guerra altri e stanno in grande pace. Anno orsi che son tutti bianchi e lunghi 20 palmi e volpi e asini salvatichi assai. Ancora ànno giambelline (zibellini)  donde si fanno le care pelli che una per uomo vale ben mille bisanti; vài (rat musqué) ànno assai. In questa contrada i cavagli non possono andare, perciò che v'à grandi laghi e fontane e sonvi ghiacci sì grandi e fango la state che non si puote menare cavallo. E alle poste v'ànno cani per portare li messaggi da una posta a l'altra.Egli sì ànno ordinate tregge sanza ruote (slitte), perciò ch'elle si ficcarebbero nel fango e per lo ghiaccio scivolarebbero. Su questa treggia si pongono uno cuoio d'orsa e vannovi menati da 6 di questi cani che sanno bene la via infino all'altra posta. Li uomini sono cacciatori di molte buone bestiole e ne fanno molto guadagno sì come sono giambellini e vài e ermellini e coccolini (scoiattoli) e volpi e altre care pegli.

Chi può resistere all'offerta dei colbacchi caldi e gonfi dei mercati siberiani. Io a Ekaterinburg lasciai il cuore per un cappello di zibellino nero che faceva parere Putin nella sua dacia di campagna. Ma di questa terra selvaggia ed infinita sono pieni i racconti vicino al fuoco, tra i mercanti di lungo corso che hanno visto ghiacci gelati e deserti infuocati.

Cap. 205
L'antica cattedrale a Trabzon (Trebisonda)
Andando più innanzi a tramontana trovamo una contrada chiamata Iscurità (la Siberia)e certo sì à lo nome bene a ragione, ch'ella è sempre iscura e qui non v'apare mai il sole. La gente che v'è vi vive come bestie e sono gente pallida e di malo colore. Anno pelli molto care perché sono maravigliosi cacciatori. E Rossia è grandissima provincia verso tramontana e son cristiani a la manera dei Greci e rendono trebuto a' tartari. La gente è molto bella e le femmine alte e bionde. Quivi si à molte argentiere e confina a mezzodì con la provincia di Lacca (Daghestan) che son cristiani e saracini, mentre più a settentrione si à grandissimo freddo che a pena si puote campare  e dura insino al mare Ozeano e ad Orbeche  (Norvegia) e no v'à grande via che per lo grande freddo non si può bene andare.
Istambul - La cupola di santa Sofia.

Come si vede non solo le pelli colpivano Marco, ma la proverbiale bellezza delle donne russe, anche a quei tempi doveva essere registrata.  Ma la strada corre lungo la costa del Mar Nero allora ben tenuto dalle varie Repubbliche Marinare e il nostro si trova ormai in terra amica a due passi da casa. 

...e se ne vennero quindi a Trapisonda e poscia a Costantinopoli e poscia a Negroponte prima di arrivare a Vinegia.

Istambul - Il ponte di Galata 


Refoli spiranti da: Marco Polo - Milione - Ed.Garzanti S.p.A. 1982
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2 commenti:

Adriano Maini ha detto...

Hai ricostruito in modo ineffabile un'altra tappa dell'affascinante viaggio di Marco Polo. Ma come posso dimenticare una bella storia di Corto Maltese ambientata introrno al lago di Van? O la Trebisonda a lungo genovese, quella Genova che non ha mai saputo farsi amare neanche in Liguria?

Enrico Bo ha detto...

@Adri - Sono i luoghi che sono indimenticabili, e i genovesi , poi non se li facevano certo mancare!

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 119 (a seconda dei calcoli) su 250!