domenica 17 luglio 2011

Il milione 50:Terre d'acqua e monsoni.

Costa del Malabar vicino a Trivandrum.

Cap. 170
Sadhu in un tempio del Kerala.
Quando l'uomo si parte dall'isola di Sella (Ceylon) e va per ponente 60 miglia, truova la grande provincia di Maabar, ch'è chiamate l'India magiore e questa è la miglior India che ci sia ed è de la terra ferma. E v'à sì grande caldo ch'è maraviglia e vanno ignudi salvo lor natura; e no vi piove se no tre mesi a l'anno, giugno, luglio e agosto e se no fosse questa acqua che renfresca, vi sarebbe tanto caldo che veruno vi potrebbe campare. Lo corpo di santo Tomaso apostolo è nella provincia di Maabar e vengono molti cristiani e saracini in pellegrinaggio.

Casa inondata dal monsone.
Ormai ci sentiamo anche noi sulla nave di Marco Polo che torna verso casa e lasciata l'isola di Ceylon risale la costa indiana del Malabar, ripercorrendo proprio la strada che io stesso feci tanti anni fa per concludere la vicenda che si è rivelata la più importante della mia vita e per questo mi è tanto cara. Ci fui in agosto quando davvero aspettavi ogni giorno l'acqua che rinfresca, quella razione di monsone che rende possibile la vita e ne fa una terra di acque come nessuna altra; dove ci si può spostare nelle backwaters su lunghe barche come un tempo vedendo la vita che scorre lenta attorno a te sui bordi dei canali, nelle capanne dai tetti di palma popolate da una umanità nuda con un piccolo straccio bianco attorno ai fianchi e ci fui in aprile, quando il caldo diventa davvero insopportabile e la gente è triste, bagnandosi nelle pozze fangose e nei fiumi quasi in secca, mentre, guardando le nuvole gonfie che passa nel cielo senza fermarsi, aspetta l'arrivo vivificante del primo temporale che segnerà l'inizio della stagione delle piogge. Anche oggi, questa terra che corrisponde grosso modo allo stato indiano del Kerala, è zona ad alta densità cristiana sia per l'arrivo su queste spiagge dei portoghesi che per la venuta storica di San Tommaso che vi portò la predicazione fin dal primo secolo. Allo stesso tempo è sempre la zona indiana più ricca ed evoluta e l'ultima volta in cui ci sono stato, sei anni fa, si nota di certo un benessere ed una qualità di vita superiore a quella del resto del subcontimente, certamente dovuta allo scambio commerciale incessante che, nei secoli, è avvenuto con il vicino oriente e che oggi è rappresentato dalle fortissime rimesse degli emigranti nel mondo arabo. 

Cap. 176-177
Racemi di pepe.
Qui à sì grande caldo ch'a pena si puote sofferire , che se toglieste un  uovo e metesselo in alcuno fiume, non andresti quasi niente che sarebbe cotto. Egli ànno grande mercato d'ogni cosa e spezia chè si à pepe e giongiove e canella e turbitti e garofano e spigo e il bucherame (cotone) più bello del mondo. Non ànno biada né grano, ma molto riso. Questo reame dura fino a una contrada che si chiama Comacci (cap Comorin) che sì è in India  e da la quale contrada si può ancora vedere alcuna cosa della tramontana e questo luogo non è molto domestico ma sente del salvatico.

Stampa a mano su cotone.
Una terra, il Kerala, straordinariamente verde di risaie e di canali segnati da file di palme da cocco, dagli odori e dai sapori forti, talmente forti che anche mangiare non è facile se siete di bocca dolce come me che disperatamente chiedevo di non mettere spezia alcuna nei piatti che si ordinavano, privilegiando ove offerto, il pollo arrosto. Ma bastava avvicinare alla bocca una cucchiaiata delle invitanti melanzane del contorno ed il fuoco vivo ti infiammava le mucose rendendole a lungo insensibili, anche se si tentava di allungare con grandi quantità di riso pilaf. Il cameriere allargava le braccia alle rimostranze, ribadendo che ne erano state messe solo un po' perché diversamente non sapevano di nulla. Una terra che finisce nel mare, una punta di roccia che è l'estremo sud dell'India, dove a stento la notte, riesci a scorgere la stella polare alle tue spalle, bassissima sull'orizzonte. Un promontorio, Cap Comorin o come lo chiamano laggiù, Kanya Kumari, davvero selvaggio e icastico allo stesso tempo, dove le acque dei tre mari si fondono assieme in un matrimonio mistico a rappresentare le tante anime indiane con i suoi estremismi e la sua sensualità trattenuta, la sua violenza a contrasto della sua natura mite, dove gruppi colorati di ragazze vanno a guardare l'infinito e a pregare per un matrimonio felice. Ramesh, il nostro autista, se le guardava compiaciuto e ridacchiava pensando ai suoi due figli maschi e a quel disgraziato di suo fratello che, avendo tre femmine, per sposarle decentemente, dando loro la dote adeguata, si sarebbe completamente rovinato.

Cap Comorin - Kanya Kumari

Refoli spiranti da: Marco Polo - Milione - Ed.Garzanti S.p.A. 1982


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6 commenti:

Bruno ha detto...

Ciao Enrico
caspita..adesso che mi dici cosi ti ho visto in piu' foto che ho pubblicato per la notte bianca .....potevi farti riconoscere....cmq grazie mille davvero ..!!!

Enrico Bo ha detto...

@Bruno - Ero l'anziano in polo rossa in prima fila. Eravate troppo presi lnella performance e poi mai disturbare i metallica-rock in azione!

Anonimo ha detto...

In India ci sono stata a marzo, nello stato di Andhra Pradesh, con un'organizzazione umanitaria che opera anche in Kerala, e le suore che ci hanno ospitato provengono tutte dal Kerala.
Nel mezzo di temperature a 50 gradi con il 100% di umidita' c'è scappato anche un monsone del tutto fuori programma.
Il nostro autista si chiamava Chako.
Il resto l'ho raccontato sul mio blog tempo fa'.
Ma ho rivissuto l'esperienza anche attraverso questo post, grazie!
Dony

Enrico Bo ha detto...

@Dony - Dove nel Kerala?

Anonimo ha detto...

Distretto di Kottayam.

Enrico Bo ha detto...

@Dony - Capito. La vita delle missioni in India è davvero interessante ed è una esperienza che lascia il segno a tutti coloro che la provano.

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