lunedì 24 ottobre 2011

Manuale di economia politica: 1. Dal baratto alla fattura.

Mi è venuta voglia di fare una analisi seria, quindi se avete voglia di ridere, girate pagina. Anzi, la cosa è così ponderosa che ho deciso di farle prendere almeno un paio di puntate. Dunque, esaminiamo prima i fatti su cui discutere. L'economia del mondo in cui viviamo può essere variamente definita, da economia di tipo capitalistico ad economia di mercato. Tuttavia, tra le molte sfumature di copertina, ha una caratteristica comune, quella di essere basata sulla computazione del valore di beni e servizi materiali ed immateriali tramite una unità di conto detta denaro. Questo sistema ha preso vita nel momento approssimativo in cui l'uomo è diventato allevatore-agricoltore, dopo aver abbandonato la fase del cacciatore-raccoglitore, con l'avvento necessario delle primitive forme di baratto. Questo sviluppo della specie umana, ragione prima del suo successo evoluzionistico, se da un lato è stato l'humus su cui è cresciuto il benessere fisico e materiale, dall'altro è la primigenia fonte dell'infelicità umana, tanto che di fronte ai problemi che periodicamente si ripresentano nella storia, alcune persone si chiedono se non sia possibile ripensare un altro tipo di sviluppo, differente e non basato sullo sviluppo infinito. 

Una delle ragioni che conducono a questo pensiero, particolarmente forte nei momenti più acuti delle crisi economiche, come quella attuale, con i problemi che inevitabilmente ne derivano, proviene anche, oltre che dalla ricerca di una qualche soluzione alternativa e fideistica, dalla osservazione di quelle poche tribù, rimaste isolate nell'Est Africa, in Amazzonia o in Nuova Guinea, che hanno mantenuto una qualche specie di cultura primordiale che non prevede l'uso del denaro. Gli antropologi ne rilevano diversi vantaggi, quali la soluzione interna e veloce dei contrasti tra persone, un ridottissimo tempo della giornata dedicato al lavoro, parte del quale svolto comunque a titolo, diremmo volontario e a beneficio di altri componenti della comunità, la quasi totalità della giornata tipo dedicata ad attività ludiche o di relazioni interpersonali e un tipo di vita che, in generale potremmo definire "felice/sereno" e privo di ansie, si potrebbe dire, il fine ideale dell'uomo. Probabilmente questa disamina è assolutamente corretta e reale, tuttavia, ritengo che la quasi totalità delle persone viventi non sarebbe ormai capace di rinunciare al nostro stile di vita, pur riconoscendo che la maggior parte delle cose di cui ci circondiamo sono assolutamente inutili ed alla possibilità di dedicare al lavoro per vivere non più di un'ora al giorno e anche quelli disponibili a provare in nome di un newagismo anche di moda,  uscirebbero devastati dall'esperienza, tentando vie di mezzo che purtroppo non sono percorribili, perché o accetti il patto col diavolo e allora devi sopportarne tutte le conseguenze o devi rinunciare davvero a tutto. 

Io penso che questa strada sia tecnicamente impossibile da percorrere, se non in caso accada qualche cosa di traumaticamente globale che per un paio di generazioni spazzi via tutto, anche la memoria del denaro. La ripresa potrebbe, almeno per un certo periodo ripercorrere la via antica, una specie di età dell'oro, priva dell'egoismo e dell'avidità causata dalla presenza del danaro. Anche l'ecosistema planetario se ne gioverebbe, in quanto grazie alla scomparsa della medicina moderna delle odiose multinazionali e della vituperata agricoltura "industriale", attraverso l'auspicato ritorno alle medicine ed ai saperi tradizionali ed antichi, che ci condurrebbe ad un bello e rapido sfoltimento della popolazione, che tra fame, epidemie e accidenti vari si ridurrebbe velocemente ad un numero tale che il potere tampone del pianeta potrebbe sopportare con facilità. Al di là di questa soluzione, direi drastica, bisogna concludere che il sistema dell'economia di "mercato", unito al cosiddetto sistema politico "democratico" è comunque quello che nella sua totale imperfezione riesce a rendere l'uomo meno "infelice" che tutti gli altri.

Diverse soluzioni sono state tentate nella storia e sotto tutti i cieli, tutte migliori e più efficaci dal punto di vista teorico. Alla prova dei fatti hanno tutte dimostrato di produrre non solo una "infelicità" maggiore, ma anche lacrime, sangue, povertà e morte. Proprio Pol Pot in Cambogia, aveva come prima operazione abolito il denaro, in uno dei vari tentativi di ricercare un uomo nuovo e davvero "felice". Tutte queste soluzioni, sulla carta di certo migliori ed anche eticamente superiori, sono in passato finite nel breve volgere di qualche decennio, quasi sempre in maniera traumatica, tra le sofferenze di chi li ha subite, perché, a mio parere di certo, la natura dell'uomo, quella che ha permesso l'affermarsi della nostra specie, viene naturalmente portata a corrompere con piccoli gesti e comportamenti all'apparenza non sostanziali, lo svolgersi dei rapporti e delle funzioni, difetti di sistema che in breve si accumulano con effetti moltiplicatori devastanti fino a far degenerare l'impianto teorico. Pensate a che meraviglia, il dittatore illuminato che con immediatezza decide senza contrasti ogni cosa per il bene del suo popolo. Nessuna perdita di tempo, nessun apparato da mantenere, niente corruzione ed inefficienza. 

O pensate al lato opposto, la meravigliosa anarchia, la città ideale dove ognuno sa cosa fare per il bene di tutti e lo fa, senza prendere più del necessario, senza la necessità di qualcuno che controlli, che reprima o che governi. Perfetti anche tutti i sistemi intermedi. Che noia invece questa odiosa democrazia, dove tutto deve essere discusso, controllato, approvato, dove bisogna continuamente mediare tra le idee di tutte, sbagliando molto spesso per ascoltare ognuno, con tutte le possibilità di sgusciamento, di corruzione, di interessi personali preposti all'interesse generale. E poi questo sistema economico, governato dal Dio denaro che sembra incentivare la parte oscura di ognuno, egoismo, avidità, competizione con ogni mezzo ed ogni prevaricazione possibile, appena mediata da un sistema di leggi imperfetto ed in continuo divenire. Eppure non c'è niente da fare, cari amici, questo pessimo sistema è a tutt'oggi, il migliore che abbiamo saputo inventare, quello che tra gli alti e bassi consente un grado di "felicità media" superiore agli altri, con tutte le disuguaglianze del caso, per queste specie infame. Domani vedremo di esaminare più da vicino questo sistema economico, che, purtroppo,.sta presentandoci dei conti piuttosto salati di questi tempi.

Continua.



Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

Tagli orizzontali.
l'introduzione del ticket.
Elezioni.
Moralità assoluta.
La manovra.





4 commenti:

laura ha detto...

In realtà, la "felicità" è un discorso più complicato. Mi ricordo di uno studio condotto in diverse parti del mondo sulla "felicità media" e non c'era alcuna significativa differenza tra i paesi industrializzati e quelli che, secondo il nostro modo di vedere, dovrebbero essere infelicissimi. Probabilmente è vero che noi saremmo infelici al posto loro, ma forse anche loro al posto nostro. La perfezione non è dell'uomo...

Angelo azzurro ha detto...

Probabilmente una soluzione vera al sistema economico ideale, non c'è. E' destino dell'uomo "andare oltre", non accontentarsi mai, anche quando ha tutto quello che gli serve

il monticiano ha detto...

Io voto per il baratto e l'eliminazione del denaro, tanto a me scarseggia.

Enrico Bo ha detto...

@Laura - Bisogn aproprio trasferirsi in Buthan dove calcolano il FIL (felicità interna lorda).

@Angy - Soprattutto in quel caso.

@Monty - Presto ci saremo non ti preoccupare, facciamo ancora in tempo a vederlo.

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 119 (a seconda dei calcoli) su 250!