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sabato 30 marzo 2013
venerdì 29 marzo 2013
Cronache di Surakhis 54: Il potere al Popolo.
Paularius se ne stava seduto nella penombra buia dell'ufficietto antistante le sale di tortura del campo di gioia e rieducazione, che ormai occupava tutta l'area di quella che prima era stata la capitale. Da quando il Popolo era diventato il vero sovrano di Surakhis, lui, che era riuscito, grazie al suo colpo di genio di aver consegnato tutti i capi dei Morigeratores nelle mani della falange dei Servitori, aveva ottenuto la carica di Servo dei servi di Cricket, il Servo assoluto, il Santo che aveva dato al Popolo tutto il potere del pianeta. Si era rivelato subito utilissimo ala Congrega imponendo, grazie alle sue aziende di hardsoftware un sistema globale che aveva streamizzato ogni abitante di Surakhis, con l'impianto di un chip di registrazione audiovideo e pensiero, direttamente dentro ai crani, con una piccola anche se un po' dolorosa operazione. In questo modo tutto poteva essere conosciuto da tutti pubblicamente e non potevano essere fatti inciuci vecchia maniera, come ad esempio, pensare con la propria testa e non secondo il decalogo santo di Cricket, ormai base unica del pensiero del Popolo sovrano. Non appena il segnalatore di dissenso rivelava in automatico un'insorgenza di pensiero autonomo in qualche Zucca (così erano denominati e numerati ii cittadini), le Locuste Guardiane della Fede del Movimento, prelevavano il cittadino stesso per condurlo al Centro Benessere del Campo, dove, previa applicazione di elettrodi genitali, si provvedeva a far rinsavire il deviato. Anche il vecchissimo Imperatore dei boccoli d'oro, era stato confinato in un tempio di Fellatrices Macrotettute che, dopo un impianto artificiale di cinque peni accessori, lo tenevano occupato per tutto il giorno, in attività diverse dalla politica attiva ed era felice, anche se le sue fans più accanite lo avevano dimenticato.
Tutti i suoi Capitani Mirmillones e Retiari, erano subito passati alla Guardia delle Locuste, dopo ampia professione di fede e il controllo accurato che davvero, come garantivano sull'onore, nelle loro teste non ci fosse davvero traccia di pensiero autonomo ed erano velocemente riusciti a conquistare posti di preminenza tra i Servi del Popolo. Tuttavia Paularius, che si era fatto crescere i capelli grigi fin sulle spalle ed aveva adottato un paio di occhialetti rotondi per avere un'aria maggiormente carismatica, rimaneva sempre vigile e preoccupato. Vero era che molte vecchie leggi, avendone anche Cricket riconosciuto la saggezza, erano state mantenute, ma il sistema mostrava sinistri scricchiolii. Ad esempio la Lex Libertatis, imposta a forza ai Morigeratores dal vecchio Imperatore, che aveva concesso a tutti gli schiavi la libertà assoluta di lavorare a tempio pieno senza riposi e senza dormire (ognuno aveva impiantato uno stimolatore di attenzione che lo teneva sveglio con piccole ma fastidiose scosse elettriche appena si abbassavano le palpebre, fino al decesso, un altro brevetto di Paularius) e come ulteriore benefit forniva ad ogni schiavo l'opportunità di dare liberamente un'offerta, in denaro o in organi del proprio corpo, che erano esportati in tutta la galassia, al proprietario della miniera in cui lavorava, era stata mantenuta e rafforzata, essendo stato riconosciuto il suo contenuto di libertà vera. Il cittadino infatti poteva decidere da solo quale organo donare, suo o della sua progenie naturalmente.
Il pianeta ormai osservava in pieno l'andamento della decrescita felice che i Sacerdoti, scelti con cura dopo una decerebrazione parziale, che mantenesse però in piena efficienza i centri dell'arroganza spocchiosa e della volgarità, propagandavano nelle conferenze Verdi, che venivano inviate attraverso la Grande Rete Globale che avvolgeva il pianeta, in modo che nessuno potesse sfuggire. Era una decrescita soprattutto fisica.
Il Popolo Sovrano aveva ormai raggiunto una altezza media di 50 centimetri, riducendo in proporzione i consumi di cibo ed energia. Vivevano ormai tutti nelle caverne delle montagne di immondizia che ricoprivano Surakhis di uno strato di molti metri, da quando erano stati fermati tutti gli inquinantissimi inceneritori e anche le centrali a merda funzionavano in maniera discontinua a causa della mancanza cronica di materia prima. Però l'aria era molto più pulita, al massimo un leggero odore di carne grigliata che si spandeva nelle caverne quando settimanalmente venivano messi al rogo quanti venivano proposti per la carica onorifica di presidenti di Surakhis. Come ovvio appena se ne pronunciava il nome, il candidato era "bruciato" su una graticola rituale, tra il tripudio della folla assembrata e questo tipo di divertimento era molto apprezzato da tutti i Cittadini. Anche l'economia, in generale, fortunatamente languiva seguendo il piano quinquennale di decrescita, in particolare da quando Surakhis era stato bandito da tutti i consessi ed espulso dal sistema monetario dei Crediti Galattici, ma questo non era poi così grave ed ogni ambasciatore che si presentava veniva vaffanculato agli ingressi doganali dello spazioporto dai Macropenici Rigeliani che si occupavano a pieno titolo, avendone i messi fisici più idonei, di questa funzione sacra ed utile.
Il Vaffanculamento era stato istituzionalizzato come pratica indispensabile e al tempo stesso consolatoria dal Movimento e vi venivano sottoposti preventivamente tutti coloro che volevano arrivare ad un'udienza diretta con Cricket in persona, che spesso provvedeva all'operazione personalmente e con una certa soddisfazione, altre volte la faceva svolgere dai Rigeliani che la rendevano più gustosa e convincente, grazie alla loro migliore attitudine fisica. All'aspirante al colloquio, non riuscendo neanche più a sedersi, rimaneva quindi poco tempo e voglia di procedere in lamentele o suppliche varie e veniva congedato rapidamente con una serie di onorificenze e titoli vari come Stronzus Benedictus, Caput Mentulae o l'ambitissima Medaglia Merdea, che veniva mostrata come un trofeo a tutto il Popolo osannante. Sì, il pianeta aveva trovato un suo equilibrio sociale, il Popolo padrone imperava, i Servi del Popolo muniti di storditori elettrici giravano per le strade mantenendo la felicità viva e attenta, Cricket, Servitore dei Servitori, si occupava del benessere universale in prima persona e lui, Paularius, dalla sua stanzetta dietro le camere della gioiosa tortura, pensava al futuro. Un futuro roseo di un Nuovo Reich destinato a durare mille anni. La vera democrazia del Popolo Sovrano aveva trionfato. Poteva addormentarsi tranquillo, cullato dalle urla dei rieducandi, che si alternavano allo sfrigolare delle scosse elettriche sui testicoli tumefatti
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giovedì 28 marzo 2013
Stiamo esagerando
E' pur vero che quando cominci a precipitare giù per una china scivolsa è difficile fermarsi, ma questa volta sembra che il percorso non abbia più fine e come detto nel titolo, si finisca per esagerare. Comunque per dovere di cronaca, nonché per il fatto che sono gonfio come un pavone, dopo pochi giorni dalla presentazione del mio libro Lettere dall'Indocina alla sala Ambra nell'ambito dell'UNI3 alessandrina, mi compare sul Piccolo (grande giornale della città, una delle poche cose rimaste) questa intervista densa di amarcord baletiani. Abbiate pazienza, fatevene una ragione, ma non potevo fare a meno di riportare.
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martedì 26 marzo 2013
Incontri.
Piccolo fiore esotico,
fragile stelo da rendere forte,
ti ho visto in una calda mattina
ventisei anni fa
e mi hai riempito il cuore per sempre.
lunedì 25 marzo 2013
Ma quanto si mangia!
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Se invece potrete di tanto in tanto fermarvi in qualche mercato di strada, un locale indigeno (hoteli) o alberghetto con ristorantino frequentato da abitanti del posto, potrete avventurarvi alla scoperta della cucina tanzaniana. Nei locali meno lussuosi, il menù è generalmente scritto in swahili su una lavagnetta, per cui farete bene a ricordare almeno alcune parole ricorrenti per non prendere cantonate. Intanto quello che troverete sempre è l'ugali, praticamente una polenta di mais bianco alla bergamasca, soda e piuttosto collosa, usata come contorno universale, accompagnata da salse variamente piccanti e fagioli o verdure, incluse le banane cotte (ndizi) o le onnipresenti frites (chipsy). Il piatto forte più comune è costituito dalla carne alla griglia (nyama choma) di vario tipo anche sotto forma di spiedini (mishikaki) di pollo (kuku) o di manzo (ngombe). Spesso si trovano per gli amatori i noodles alla cinese, fritti o in zuppa; quasi sempre disponibili riso come contorno (wali) e fagioli (maharagwe). Una soluzione accettabile da fast food, sono le frittatone come la chipsy mayai (di patate). Potendo comprate sempre frutta nei vari banchetti dei mercati, in quanto non frequentissima a tavola, come manghi, papaye, ananas e banane ovviamente, quelle rosse che trovate solo nella zona di Karatu, sono le più buone al mondo in assoluto, provare per credere. Le arance sono deludenti e difficili da sbucciare, specialmente in viaggio, vi sbrodoleranno sempre e invariabilmente quando tenterete di aprirle, dopo aver inutilmente trafficato con l'indispensabile coltellino svizzero.
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sabato 23 marzo 2013
Un paio di considerazioni sull'Africa.
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La spiaggia di Jambjiani - Zanzibar |
Mi riesce faticoso abbandonare l'Africa ed i suoi temi. Anche perché non appena ritorno a guardarmi intorno e ad ascoltare volti cupi che parlano di aria fritta o indecenti maleducati, tronfi e spocchiosi che pontificano su cose di cui non hanno nemmeno una lontana idea, mi viene il magone e la voglia di ripartire. Avete notato infatti che sono più di due mesi che mi tengo piuttosto lontano dalla cronaca nostra. D'altra parte l'Africa mi ha intrigato molto in questi ultimi tempi, ci sono stato due volte in meno di un anno e mezzo e mi sembra che sia una situazione ben poco conosciuta, quando non percepita in modo del tutto sorpassato e non realistico. Quando si parla di Africa con qualcuno, emergono soprattutto delle convinzioni generalistiche e stereotipi assolutamente antiquati. Qualcuno non ci vede altro che un inferno senza speranze o soluzioni di malattie, fame e guerre, che in breve spopolerà il continente. Altri avvertono soltanto la pressione di un'orda di poveri che si affaccia sulla sponda del benessere, nel tentativo di invaderla e sopraffarla, imponendo nuove tradizioni e cancellando l'ormai debole e senescente Europa. Infine i più la considerano come una terra selvaggia, al più un enorme parco naturale da lasciare a se stessa in quanto priva di ogni possibilità di sviluppo futuro, un po' della serie, inutile interessarsene, tanto non ce la faranno mai.
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Questa visione a lungo termine darebbe una risposta anche a chi paventa unicamente l'invasione di nuove orde barbariche. Naturalmente i problemi sono enormi e non volerli riconoscere fa parte della stessa miopia di chi ritiene il continente fermo nel tempo al 1800. Sono però i problemi classici di tutti popoli alla vigilia dei grandi cambiamenti. La corruzione prevaricatrice e le insanabili violente rivalità di una terra che fa delle tribalità la sua debolezza ed allo stesso tempo la sua forza, possono essere freni potenti. La superstizione e l'ignoranza che impregna potentemente ogni strato della società è in contrasto con una crescente scolarizzazione che sforna schiere di laureati sinceramente vogliosi di lavorare per un paese nuovo e moderno. Un altro aspetto che differenzia la gente d'Africa in generale dagli altri mondi, è una centralità assoluta della famiglia e degli aspetti mutualistici disinteressati tra simili. Questo potrebbe, a mio parere, avere molta importanza anche al fine di dare una direzione diversa e più umana a questa inevitabile crescita, forse un aspetto nuovo, tutto da valutare e passibile di soluzioni ancora non investigate. L'unico errore che possiamo fare, noi "occidentali" è ignorare tutto questo relegandolo a problema periferico e marginale, limitandosi a vederne le punte negative e magari fastidiose, l'immigrazione, la crescita degli estremismi, le sacche di miseria su cui scaricare le coscienze con aiuti a volte fasulli, altre malamente interessati, altre ancora improduttivi e controproducenti, nella maggior parte dei casi in contrasto con i bisogni reali o forniti secondo vie sgradite a coloro a cui sono diretti nei fini o nei modi.
In altri casi poi utili solo a mantenere in piedi strutture autoreferenziali. Certo è difficile valutare la correttezza di ogni intervento e sicuramente è illusione utopistica pensare che chi si rivolge verso questi lidi, sia nazione che organismo, lo faccia con intento nobile e disinteressato, tuttavia sarebbe bello che ci fosse almeno una direzione positiva per entrambi i contraenti. In ogni caso non ci si può illudere e nessuno fa mai le cose al posto tuo, Anche l'Africa, faticosamente, e non basteranno di certo pochi decenni, dovrà trovare la strada da sola, sbagliando spesso e scegliendo bene in pochi casi; dovrà percorrere una via piena di ostacoli successivi, posti dai nemici, dai falsi amici e anche da quelli inconsapevoli degli amici sinceri. Ci vorrà tempo. Intanto come vedete ho già fatto mia la considerazione di Biagi che diceva che quando vai in un paese nuovo per una settimana, ritorni e scrivi un libro; se ci stai un mese, scrivi un paio di articoli, se ci vivi un anno, non riesci a mettere insieme più di qualche frase. Pretendiamo di capire tutto semplicemente, con un paio di occhiate, è uno dei difetti umani; io di certo non ne sono esente. Intanto per portarmi avanti col lavoro, sto mettendo insieme un nuovo libro sulla Tanzania. Quello sul Senegal l'ho già editato da tempo.
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venerdì 22 marzo 2013
Le terrazze di Stone Town.
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giovedì 21 marzo 2013
Zanzibar: spezia e commerci.
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Stone Town - Zanzibar - Il caravanserraglio. |
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Zanghibar (Zanzibar) è una isola grande e bella e son tutti idolatri e ànno loro linguaggio. La gente è grande e grossa che son sì grossi e li uomini sì vembruti (questo particolare colpisce sempre) che paiono gioganti e vanno tutti nudi e no si ricuoprono lor natura. E sono tutti neri e sono li capelli tutti ricciuti. Elli ànno grande bocca e naso tutto rebbuffato in suso e le labre e le nari grosse ch'è maraviglie, che chi li vedesse in altri paesi parrebbero diavoli. Qui si à le più sozze femmine del mondo ch'elle ànno la bocca e il naso grosso e corto, le mani grosse quattro cotante le altre.
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Vale davvero la pena non perdersi questa realtà così particolare, questa mistura incredibile di donne africane arabizzate, di gruppi di uomini in lunghe galabeje seduti a chiacchierare, di Masai in manto rosso che passeggiano in cerca di occasioni, di questo meraviglioso sentore di garofano e cannella che profuma l'aria ed il cuore. Guardi affascinato le famose porte di legno zanzibarine, uno dei vanti dell'isola, scolpite, decorate, ricche di borchie e punte di metallo all'indiana, splendore dell'arte decorativa, impedita a riprodurre la figura umana, ma impotente davanti al desiderio di bellezza che cerca espressione e sfogo comunque. Finalmente dopo l'ennesimo angolo cieco della medina, dopo l'ultimo vicolo stretto, ecco una piazzetta bianca, una facciata araba larga con alti gradini che fungono anche da panca per il passante, l'albergo Safari Lodge. Uno stanzone con qualche carta geografica appesa alle pareti, al bancone due inservienti da strappare al torpore meridiano, due poltrone sdrucite dalle pesanti volute barocche, un sofà sfondato dai duecento chili dell'enorme proprietario, barba lunga, cute sudaticcia, manone con salcicce grasse al posto delle dita strizzate da pesanti anelli d'oro, che sonnecchia davanti ad un piccolo schermo televisivo su cui scorrono i servizi di Al-Arabija. Basta un suo cenno però, per risvegliare i dormienti che ci assegnano la camera all'ultimo piano, dove dall'arredo e dalle forme indovini subito la mano cinese ristrutturatrice. La notte è buia e non avrai cuore a perderti nell'oscurità dopo il primo angolo per ricercare un ristoro presunto. Così basteranno i biscotti e i dolcetti del piccolo negozio di fronte che ormai sta chiudendo le pesanti porte di legno e un mango maturo, prima che la nuova alba sorga sulle terrazze della città.
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