lunedì 8 aprile 2013

Uova rotte.

dal web

Stamattina, mi sono di nuovo svegliato con un po' di amaro in bocca. Beh, capita a tutti ogni tanto, ma da un po' di tempo in qua, un po' più di sovente del solito. Capita quando vedi qualcuno che, l'unica cosa seria che sa fare, è mandare a 'ffanculo tutti, mentre è l'unico che dovrebbe andarci davvero, invece di stare sul trespolo a cricchettare scemenze. Oppure quando senti un politico a caso che dice che bisogna cambiare la legge elettorale. Ma basta! Sono io che devo dire che bisogna cambiare la legge elettorale, non proprio chi l'ha fatta o chi ha avuto anni di tempo per cambiarla e invece se l'è tenuta ben stretta! Certo, una volta, quando avevo questo gusto amaro in bocca, lo dicevo a mia mamma e, se eravamo dopo aprile, lei mi guardava inclinando  un po' la testa di lato: "Aspetta un momento", andava alla vecchia credenza, apriva lo sportellino in alto a sinistra e tirava fuori un pacchettino di carta bianca un po' stropicciata avvolta con un elastico verde. Dopo averlo scartocciato, prendeva un pezzo di uovo di Pasqua rotto; se era troppo grosso, lo spezzava in due e me lo porgeva sorridendo. "Non masticarlo subito tutto, lascialo sciogliere piano che ti fa buona la bocca". Io lo prendevo goloso e me lo mordicchiavo a pezzi ancora più piccoli per farmelo durare un po' di più. E intanto si spargeva per tutto il palato quel gusto pieno e caldo del cioccolato, morbido e denso al tempo stesso, che ti metteva allegria e buon umore. 

Così potevo prendermi la sedia piccola e stare lì tranquillo e contento ad incollare le figurine degli animali sull'album. Non si compravano mai uova di Pasqua a casa mia. Però appena la festa era passata, la mia mamma andava a far la spesa in Via del Mercato e lì c'era un bel negozio, l'Oriental, dove una anziana signora piccola e grigia con gli occhi furbi, vendeva a peso le uova rotte. Ce n'era sempre in gran quantità e per diversi mesi ancora. Allora non avevo cognizione dei meccanismi dell'economia di mercato, se no avrei cominciato a chiedermi come mai ogni anno, i produttori di uova sbagliassero sempre così clamorosamente le previsioni di vendita  o se invece ci fosse una apposita produzione. Ma che goduria quando ti metteva nel pacchetto tutti quei bei pezzettoni, alcuni così spessi da fare pensare a uova dalle dimensioni gigantesche, che forse avevano contenuto sorprese preziose ed inimmaginabili. E che fine avranno fatto le sorprese? La avranno date ai bambini poveri? Quelli che non avevano la befana dei Ferrovieri, dove mi portava il mio papà il 6 gennaio a scegliere il regalo di spettanza al figlio del Deviatore capo? C'erano anche allora i Bambini Poveri, come mi facevano sempre notare i miei quando avanzavo pretese non raccoglibili. Però facevano allegria tutti quei frammenti ellittici di diverse dimensioni e di vari colori. Si sarebbe potuto dire cinquanta sfumature di marrone. 

Dal cioccolato più chiaro e dolce a quello quasi nero, leggermente amarognolo, ma che dava le stesse identiche e piacevolissime sensazioni dopaminiche, che già cominciavano quando ne aspiravi il profumo che aleggiava nella via, fuori dal negozio. Adesso l'Oriental lo hanno chiuso, come tanti altri negozi della Via del Mercato, ogni giorno più spoglia e deserta, dove noti di più le saracinesche abbassate che quelle delle rade vetrine delle jeanserie che aprono e tirano giù la saracinesca ogni paio di mesi. Più nessun profumo di cioccolato che faccia sorridere un po' grandi e piccoli. Solo gente incattivita che vuole pagare meno tasse e che cerca qualcuno a cui dare la colpa perché nessuno fa un governo, ma guai a chi si mette d'accordo col partito avversario che sarebbe un inciucio. O peggio un governicchio, come sottolinea o insinua qualche giornalista dall'occhio servile. Già, qui ad Alessandria giornalista è quello che vende i giornali, come il fiorista, che è quello che vende i fiori, consequenziale no?. Ma sì, stiamo qui a stare a sentire l'ennesimo politico che ci racconta che bisogna cambiare la legge elettorale o che bisogna mandare tutti a 'ffanculo. Intanto io mi devo tenere questo gustaccio di amaro in bocca, come sempre più spesso mi capita, svegliandomi la mattina. Può darsi anche che siano i peperoni con le acciughe di ieri sera. Chissà se qualcuno le vende ancora le uova rotte di cioccolata.


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4 commenti:

Anonimo ha detto...

Sicuramente sono una nostalgica ed i tuoi ricordi mi provocano sempre un sorriso ed una stretta al cuore. Grazie ancora una volta!!


A presto


Paola

Sandra M. ha detto...

Il ricordo delle uova a pezzi appartiene anche a me: nella "drogheria" sotto casa le vendevano. E anche una cioccolata in "panetti" che si acquistava a fette...ma era costosa.
E anche la befana, non dei ferrovieri ma della Fiat; purtroppo non per me ma per mio cugino per il quale provavo un'invidia livida.
Quanto al resto...altro che le uova di cioccolata abbiamo, rotte.

Anonimo ha detto...

Le uova rotte di Oriental mi hanno fatto venire in mente i biscotti rotti che vendevano da Maggiora, in corso Roma. Te li ricordi? Credo che l'assaggiarli mi scatenerebbe un effetto madeleine simile al tuo.
Ciao
Luciana

Enrico Bo ha detto...

@Paola - Dillo a me!

@Sandra - Certo la cioccolata bianca e nera che si tagliava a fette, ma era un surrogato da dopoguerra...eppure ch ebuona.

@Lucy - Cetto i biscotti rotti e i mitici finocchini di Maggiora, ci farò un post dedicato prossimamente, grazie!

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