martedì 12 novembre 2013

Giocare al pallone in cortile.

Sono passato l'altro giorno davanti alla casa dove abitavo quando ero piccolo e dove sono nato. Nato in casa, come capitava a quei tempi; era da poco finita la guerra e si vociferava che andando all'ospedale ti cambiassero i bambini con quelli nati grazie alla presenza delle truppe occupanti (di colore naturalmente, forse già c'era la paura dell'uomo nero). E poi lì, sul pianerottolo c'era la vicina che dava una mano in caso di bisogno. Era un pianerottolo grande con quattro porte. Forse allora c'era più comunità tra vicini, almeno così si dice. Però mio papà, la bicicletta se la portava in casa tutte le sere per paura che gliela fregassero come era già successo a quella della mia mamma, una Maino nuova che le aveva regalato il nonno quando si era sposata. Mah, non so mica se erano tutte rose e fiori. Però quello che mi ha colpito è stato il constatare quanto fosse piccolo quel cortile tra le case. Un po' tutto rifatto, certo, forse lo avranno ristretto. Ma allora mi pareva enorme al confronto. Per lo meno visto dalla finestra attraverso le persiane di legno verde, dove buttavo l'occhio di tanto in tanto, desideroso di scendere a giocare con la folla degli altri bambini dei caseggiati vicini. 

Voglia continuamente vanificata. Mia mamma non mi lasciava scendere in cortile, non gli piaceva evidentemente che stessi con quel gruppo. Piuttosto, tutti i giorni mi portava a giocare, sotto il suo controllo, ai giardinetti di piazza Genova o allo stadio, dove evidentemente riteneva l'ambiente più adatto. Istinto di protezione esagerato, scelta sociale di promozione, preoccupazione materna e ansia di un futuro migliore, chissà? Certo in quel grande cortile col fondo di terra, dove l'erba non faceva a tempo a crescere tra la ghiaietta trituratrice di tenere ginocchia infantili, ce n'era una bella squadra che correva vociando e mi sembra che nessuno protestasse perché si disturbava facendo troppo rumore o giocando al pallone, il mitico n.5 che non ho mai posseduto, in quell'enorme cortile tra le case con tanti fili che vi correvano attraverso, tra ogni finestra e quella di fronte, con la biancheria stesa. Adesso pare così piccolo, così ben lastricato di pietra con le macchine parcheggiate, che occupano tutto lo spazio. Neanche un bambino in giro. Tanto non sono mai stato capace di giocare al pallone.


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2 commenti:

Unknown ha detto...

Sì, i luoghi
La misura bambina mai infingarda, che non t'inganna perché non t'inganni; ti rapporta e lo dice, quanto sei
Cresci, e ti s'impigrisce

Enrico Bo ha detto...

@Tent - Piccolaquanto basta, memoria ti riscalda, accarezza, guida.

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 119 (a seconda dei calcoli) su 250!