Le facciate di Parigi |
La cupola dei Printemps |
I tetti di Parigi sono grigi, come gli occhi delle belle donne misteriose e fatali che fanno innamorare semplicemente con lo sguardo e di Parigi ti innamori semplicemente guardandola, camminando per gli ampi boulevard, mentre ai tuoi lati sfilano le facciate omogenee e ben conservate che parlano di una città ricca, colta, senza paure delle diversità o provincialismo come tutte le grandi capitali mondiali. Nell'aria fresca del mattino passeggiare per le strade del XV, ti fa apprezzare la grandezza della civiltà di occidente e di quello che ha saputo costruire, per carità, pur succhiando risorse al resto del mondo, colpa che pagherà ancora per chissà quanto. Le insegne parlano chiaro nel mostrare un internazionalismo marcato, perché qui, come negli altri centri focali del mondo, devi trovare tutto, sia che si tratti di cibo o di griffes o di religione. D'altra parte proprio questo ultimo aspetto è un gran motore economico, lo sapevate che il turismo religioso, fa ancora oggi la parte del leone nei flussi di viaggio in tutto il mondo? I grandi santuari ne sono un esempio inoppugnabile. Anche qui, se vai alla Cappella della Madonna della Medaglia Miracolosa, ritrovi gli stessi stilemi che colorano Loudes, i templi di Tiruchirapalli, Medjugorje e i suoi veggenti, i grandi monasteri tibetani o le statue dorate del Myanmar, i muri dei pianti, le moschee più sacre o la Madonna di Guadalupe. Schiere di fedeli che si accalcano perseguire l'offizio e poi la fila per la benedizione delle medagliette che daranno di certo la grazia richiesta.
Chèz Hermes |
Sono i miracoli della fede, argomento che non si può discutere con la ragione e che effettivamente muove le montagne. Tra l'altro, ironia del caso, la nostra richiesta (banale, eh), sembra che stia per essere esaudita. Ssssst... Seguo la folla, morbosamente affascinato come sempre dalla potenza che emana da questi luoghi, sfilando lungo il passaggio con un infinito muro dove sono appese le piastrelle che recano il ringraziamento per le varie grazie ricevute, ma modeste qui, solo iniziali e data, rispetto ai colorati ex-voto di altri luoghi, spesso vere opere d'arte, basta fare un salto nel Santuario dei Centauri, proprio vicino a me, a Castellazzo Bormida, per vederne di meravigliosi. Ma poi è di nuovo la strada, dopo essere passato davanti all'imponente edificio dell'Hotel Lutezia, sfoggio di lusso di altri tempi, quando a Parigi arrivava tutta la nobiltà russa o coloro che, avevano creato ricchezze consistenti dopo una vita nelle colonie d'oltremare per soggiornarvi magari a vita, a condurmi lungo la sfilata di negozi di gran classe, molti aperti da poco o di recente ristrutturati da architetti famosi. Puoi entrare, dare un occhiata ale invenzioni stilistiche, come da Hermes, che espone le sue creazioni racchiuse in giganteschi tralicci di legni sagomati, poi uscire commentando i prezzi che comprendi bene dedicati soltanto ad un mondo molto particolare che tuttavia esiste e riveste una notevole importanza sotto l'aspetto economico.
Il sacrario della santa |
E' un mondo dorato che tuttavia fa spettacolo come molte altre cose e va considerato comunque, è un giro di grano che in ogni caso scende a cascata creando benefici secondari sempre utili. Se esiste un mercato di persone disposte a pagare cifre anche molto consistenti per l'esclusivo e distintivo surplus di un marchio, non bisogna farsele scappare, anzi è utile in ogni modo intercettarne i bisogni, soddisfarli e succhiare loro quanto più soldi possibile. Alla fine tutti contenti, chi compra, che ha dimostrato il suo potere e benessere economico, chi produce, chi lavora a cascata e lo stato che succhia tasse grasse, uno dei pochi modi per incamerarle consistentemente e senza troppe proteste o tentativi di fuga. Insomma grasso per tutti. Così ragionando tra me e me, saltiamo su un autobus, che parte dalla Port Maillot, davanti al palazzo dei congressi, per raggiungere il Bois, il gigantesco polmone verde proprio ai bordi del cuore della città, che ricopre quasi la metà della grande ansa che compie la Senna per uscire dalla città. Appena terminate le ultime case, entri in un'area che ti appare come aperta campagna. Accidenti, come non tornare a più di trenta anni fa, quando ci dormii, in un piccolo campeggio, col mio primo camper, quando navigavo per l'Europa in lungo e in largo e camminare tutto il giorno su e giù per i viali non mi sembrava così faticoso.
Fontanella |
Intanto sul vialone principale che lo attraversa, oggi come allora è pieno di filles de joie che si imbellettano tra i cespugli in attesa di clientela. Anzi no, guardando bene, sono cambiati alcuni parametri, evidentemente e mi sembra proprio che al momento la presenza sia costituita per lo più da trans piuttosto vistosi. Ci fermiamo al terzo stop e dopo una breve passeggiata si arriva alla Fondazione Louis Vuitton, le cui fantasiose forme emergono tra le cime degli alberi radi su una strada laterale. Anche senza saperlo individui subito l'opera dell'architetto americano Gehry, lo stesso evidentemente del Museo Guggenheim di Bilbao, stesse masse argentee curve e incastonate le une nelle altre, una sorta di grande nave dalle vele spiegate, circondata dalle acque di un piccolo lago, opera d'arte usata essa stessa per contenerne altre, la cui modernità identifica immediatamente un manifesto di contenuti. Al di là della raccolta stabile di opere contemporanee che occupa i cinque piani del museo e che necessitano a mio parere di un po' di studio e informazione per poter essere apprezzate anche dagli zotici, che arrivano dalla campagna come me, in questo giorni e fino al 17 giugno, avrete la possibilità impagabile, anzi pagabile con 16 Euro, di vedere un centinaio di spettacolari capolavori, di tutti i grandi maestri dell'impressionismo della collezione Courtauld, (date un'occhiata al sito) un ricco mercante inglese di rayon.
Hotel Lutetia |
Negli anni '20, costui mise insieme uno spettacolare gruppo di lavori di questi artisti (oltre 500 dipinti e decine di migliaia di disegni, fino ai post-impressionisti), donandoli poi alla fondazione che porta il suo nome e che li custodisce nella Somerset House di Londra. Interessante il libro che riporta l'elenco delle opere possedute con i prezzi pagati per l'acquisto, tipo 8.000 sterline per un Van Gogh o 12.000 per dei Gauguin del periodo tahitiano. Va bene che anche allora erano bei soldi, tuttavia, si può dire che aveva buon naso l'amico. A parte il fatto che a maggior parte delle opere esposte sono di un tale splendore da abbacinare chiunque, eppure, pensate che, solo una trentina di anni prima, l'autoritratto di Van Gogh con l'orecchio tagliato, non se lo filava nessuno. Quindi anche per questo non voglio sparare giudizi sui contemporanei dei piani superiori. Chissà tra cento anni. Poi, con gli occhi ancora pieni di bellezza, si può salire e dare un'occhiata all'esterno, dal tetto, sul magnifico panorama che circonda il vascello d'argento che naviga i prati del Bois a vele spiegate. Poi se vuoi c'è la navetta che va fino all'Etoile, se no te ne torni a Neuilly, a mangiarti una spettacolare entrecote. Intanto il sole se ne è andato e ha lasciato il posto alla notte con il suo vestito nero imbrillantato, quel sole che fin dal mattino l'aveva violata come dice Prévert nella sua bellissima Encore une fois sur le fleuve:
Le grand soleil paillard bon enfant et souriant
Plonge sa grande main chaude dans le décolleté de la nuit
Et d’un coup lui arrache sa belle robe du soir.
La Tour |
E l'ultimo coup de foudre della notte ce l'hai dal Trocadero dove siamo scesi un ultima volta a godere lo spettacolo della Tour Eiffel che ad ogni ora si imbrillanta tutta di mille luci sbarbaglianti. Fattici largo tra la folla in attesa, prendi posizione sui gradini tra coreani, americani, cinesi e venditori neri di piccole torri luccicanti di ogni dimensione, stese su un telo, da far su in un attimo se per caso arriva la Police. Poi allo scoccar dell'ora ecco che la struttura di ferro nero si accende di colpo di mille lucine tremolanti che ne disegnano la sagoma sul cielo nero. Chissà cosa avrebbe detto Prévert e chissà se avevano fatto il computo costi benefici, prima della contestatissima costruzione, tanto che mi sembra che abbiano rinunciato all'abbattimento solo per una ragione di ulteriori spese. Comunque ce ne torniamo a casa sfilandole vetrate delle banche ricoperte di compensato. Domattina è sabato e i Gilet Jaunes hanno preannunciato un altra giornata calda. Noi invece ce la filiamo la mattina presto, alle 6.00 siamo già alla Gare de Lion. Caffè e croissant per tenerci svegli il tempo di salire sul TGV. Il tassista dice che a quest'ora i casseurs dormono ancora. Au revoir Paris et un grand merci à Ivana e Jean Maurice per la loro amicizia.
L'Opéra |
SURVIVALKIT
Crevettes |
Le relais de Venise - 271 Boulevar de Pereire, Port Maillot a 900 m. dall'Arc de triomphe. Ad onta del nome è un classico Restaurant de l'entrecote. Menu fisso che prevede un'insalata con le noci, una entrecote tagliata, di porzioni generose con una salsina speciale segreta assolutamente deliziosa e una montagna di frites. Col vino della casa e acqua spenderete circa 30 Euro, 35 con un eventuale dolce, che per Parigi è assolutamente ragionevole vista la qualità della carne. Attenzione non accetta prenotazioni ed è sempre affollatissimo. Due turni alle 7 e alle 9, in cui conviene arrivare e mettersi in coda una mezz'oretta prima. Servizio velocissimo e molto gentile. La solita pecca dei ristoranti francesi, lo spazio assolutamente misurato su tavoli strettissimi. Bagnetto unico microscopico. L'importante è sapere prima che non c'è scelta e che c'è sempre un sacco di gente. Se vi dà fastidio cercate altro. Per il resto assolutamente da consigliare.
Coquillage |
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