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Andando a far legna |
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Mandrie |
Soltanto un centinaio di chilometri in questa India rurale apparentemente poco popolata per raggiungere il parco nazionale di Kanha. Abbiamo lasciato lo stato di Chhattisgarh, costituitosi in tempi recenti da una costola del Madya Pradesh per entrare definitivamente in questo grande stato che è il vero cuore geografico del paese, grande come l'Italia e più o meno con lo stesso numero di abitanti, uno dei più carichi di storia e di vestigia storiche che i diversi imperi che di volta in volta si sono succeduti in questo territorio hanno lasciato come eredità artistica. Lo percorreremo in lungo ed in largo cercando di vederne tutti i luoghi più importanti, a partire dalle città più popolose. Tutto il territorio è situato sull'altipiano centrale e la mancanza di rilievi importanti, assieme ad un monsone più temperato di quello che colpisce di solito le coste, ne hanno incentivato la sua valenza agricola. Qui crescono piuttosto bene le più importanti colture utili, dai cereali, alla canna da zucchero, al cotone di cui siamo giusto in fase di raccolta. Difficilmente, scorrendo lungo le strade vedi zone di più diffusa aridità ed i magri pascoli consueti in vaste aree del nordovest del paese, ma di più si notano, fuori dei paesi stessi, assembramenti di tende che segnalano la presenza di gruppi numerosi di manovalanza agricola seminomade che si sposta nelle diverse aree geografiche in concomitanza con le campagne ed il ritmo delle stagioni.
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Tribù Gond |
Sono presenze anche qui forse ingombranti e confinate ai margini delle comunità stanziali, in tendopoli fatte di teli di plastica gialla e blu, sdrucita, che sopravvivono in stato di estremo disagio, dell'acqua dei fossi e di quanto riescono a mettere insieme nelle giornate di lavoro, prestate ad una agricoltura di grandi dimensioni. Qui gli appezzamenti sono vasti e gestiti in modo che potremmo definire moderno, spesso parzialmente meccanizzato. D'altro canto l'India ha raggiunto da decenni, grazie a quella insanamente vituperata rivoluzione verde che ha allontanato il ricordo di quelle devastanti carestie che l'affliggevano periodicamente, l'autosufficienza alimentare, riuscendo a produrre per intero le derrate necessarie ad alimentare in modo più o meno soddisfacente oltre un miliardo di persone, cosa non così secondaria per giudicarla in modo equilibrato. Oltre a questo aspetto rurale, non si può dimenticare la rilevanza economica di una industria piuttosto vivace istallatasi attorno alle grandi città come Bhopal, Indore, Jabalpur e Gwalior. Rimangono poi ancora grandi spazi boschivi di cosiddetta jungla che occupano parte delle aree a sud dello stato. Ed è proprio qui che ci stiamo dirigendo di buona lena, anche se in queste strade pur volenterosamente chiamate autostrade, lungo le quali è molto difficile mantenere medie superiori ai 50 km l'ora.
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Lungo il sentiero |
Bisogna dire che la nazione, che pure era partita con un certo ritardo grazie al lascito inglese di una rete ferroviaria molto capillare, sta facendo uno sforzo notevole per dotarsi di un reticolo di autostrade che uniscano le varie città principali, ma tutto ciò si scontra con le obiettive difficoltà di svolgere lavori logisticamente attuabili in presenza di un traffico soprattutto commerciale davvero imponente e caotico, che rende spesso le opere già dimensionalmente superate prima ancora della loro conclusione. Percorrere tratti di strada in perenne rifacimento, congestionate oltre che da teorie infinite di camion sovraccarichi che procedono a ritmo di lumaca tra lunghi sbuffi neri, anche da mezzi di movimento terra che sbancano, spianano, asfaltano tratti già pieni di buche maestose ancora prima che l'opera sia completata, è fatica penosissima. A questo si aggiunge la presenza esagerata di mezzi locali, carretti, sistemi a trazione di animale, tricicli, motorette di ogni specie ed infine un immenso traffico di pedoni e di greggi e mandrie che ovviamente provano molto più comodo procedere su tratti spianati ancorché non pronti per la viabilità normale, piuttosto che traversare per i campi ed i sentieri tra le risaie. Insomma il nuovo cresce ad un ritmo inferiore alla crescita tumultuosa della necessità di spostamento di una popolazione che si moltiplica a ritmi serrati, che nessuna politica di pianificazione familiare pur tentata da tutti i governi del dopoguerra, è riuscita minimamente a frenare.
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Uccellino |
Intanto che sto ragionando su questi argomenti, sugli stessi problemi che mi perplimevano trenta anni fa durante le mie prime visite in questo paese e che mi sembra rimangano per il momento senza soluzione, arriviamo alla riserva di Kanha, un parco di mille chilometri quadrati circondato da una altrettanto vasta area di rispetto, costituito già nel 1955, per proteggere le ultime tigri del Bengala, presenti ancora oggi qui in buon numero. Ormai è chiaro a tutti che questo è un business piuttosto fiorente, opulento e generatore di un gran numero di posti di lavoro diretti ed indiretti, per cui si può dire che tutti spingano nella direzione di una protezione abbastanza efficace. Pare infatti che contrariamente a quanto accade in altre aree protettive nelle quali la presenza degli animali in questione è più teorica che reale, qui e nel vicino parco di Bandhavgarh, sia in aumento costante. Al limitare del parco stesso lungo il fiume che lo attraversa, c'è un vecchio albergo governativo, nato assieme al parco stesso. Le costruzioni sono circondate dal bosco fitto e anche se siamo piuttosto provati dalle ore di macchina, non si può resistere dalla voglia di fare un lungo giro nei sentieri che circondano le costruzioni. Difficilmente si potranno incontrare lungo la strada animali pericolosi, almeno sembra che siano stati avvertiti di non disturbare i turisti più di tanto e vista la caciara che fanno i gruppi di ragazzi più numerosi, si devono essere rifugiati nel folto e difficilmente si fanno vedere anche solo di lontano.
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Nel bosco |
Basta insomma non andare a fare proprio il bagno nel fiume, per non disturbare i coccodrilli che se ne staranno acquattati nelle ansa limacciose per non avere grane. D'altra parte le acque piuttosto fangose non invitano più di tanto. Nel frattempo bisogna far arrivare almeno le tre, che nella parte centrale della giornata gli animali se ne stanno tranquilli a riposare tra le frasche e aspettano che si appresti la sera per pascolare o andare a caccia a secondo se prede o predatori. Tuttavia l'atmosfera è molto piacevole. I boschi si sentono vivi e pieni di suoni, di cinguettar di uccelli, di rami smossi dalle scimmie, di scricchiolar di rami spezzati da qualche bestiola di passaggio. E' il senso del selvatico in salsa
masala che puoi assaporare mentre butti giù qualche cucchiaiata di riso, sulla terrazza dell'albergo tanto per ambientarti col sottobosco. Odore di muschio e foglie secche che si mescola al coriandolo e alla curcuma del curry ed al cardammomo del thé, profumo di Oriente che infiamma le mucose e addolcisce i pensieri, forse gli stessi che provava Kipling assieme ai suoi epigoni prima di cominciare una delle tante cacce alla tigre, la desiderata, sfuggente e misteriosa regina di questi luoghi e dove con ogni probabilità è nata l'idea del suo Libro della jungla. Forza, proviamo ad andare a cercarla.
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Il fiume |
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Aree umide |
Kanha Safari Lodge - Area di Mukki - Vicino all'ingresso del parco, con posizione molto comoda, costruzioni nel bosco. E' un vecchio Hotel governativo, rimodernato. Camere molto grandi ragionevolmente pulite, con terrazzo sul bosco. La doppia tra i 3000 e le 4000 rupie a seconda dei periodi. Acqua calda, docce, frigo, TV, no wifi. Il ristorante offre pasti di buona qualità e non troppo speziati. Personale gentilissimo. Di qui partono i giri nel parco con i fuoristrada che avrete precedentemente prenotato (ogni uscita di tre ore, al mattino presto o alla sera, 25 Euro). Le uscite prevedono lunchbox per colazione o pranzo pick nick in apposite aree. Attorno all'albergo è ben segnato un percorso a piedi nel bosco, su un facile sentiero, che potrete percorrere in un'oretta anche da soli, lungo il fiume.
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Scimmie |
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