mercoledì 24 aprile 2019

Central India 16 - A casa di Uttal

L'orma di Sher Khan

Cighiale
Accidenti che bagnata ieri, peggio dei pulcini sotto le secchiellate di acqua. Comunque dopo la notte di tregenda, imbaccuccati sotto le coperte con la roba stesa intorno ad asciugare e la stufetta ad un metro dal naso, timorosi di doppie polmoniti o quantomeno di febbri micidiali, ci svegliamo al mattino ancora vivi e vegeti, anzi, per la verità stiamo benissimo! Pronti per la colazione ed in attesa di decidere sul come organizzare la giornata. Certo ci aspetterebbe l'ultimo giro mattutino nel parco, ma pioverà di nuovo? Il nostro amico, conscio di bruciarsi la mancia è già fuori dal cancello dalle 5, gli inservienti stanno lì con viveri e thermos caldi per la colazione del safarista ed una pila di coperte con le quali imbozzolare il turista in modo che se ne stia appollaiato sui sedili della jeep senza morire, ma rimanendo in quello stato di semiincoscienza che prelude all'imbalsamazione crioscopica. Insomma si decide alla fine di partire comunque, un occhio al cielo nero, ma sono solo le sei, un altro al bosco scuro come la foresta di Harry Potter, succeda quel che deve succedere, tanto questa volta la capotte di protezione ce l'abbiamo pronta sotto il sedile. Così, per la felicità del nostro Dino che intanto per sicurezza decide di installare l'aggeggio, visto che ci vuole almeno una decina di minuti a completare l'operazione, lasciando quindi il tempo di una lavata completa in caso di apertura delle danze del dio della pioggia, si parte ben protetti anche dall'aria gelata.

Chital
Il parco però appare mogio con questo tempo. Gli animali, anche se non piove ancora, sembra che se la stiano aspettando e se ne stanno ben rintanati tra i cespugli più fitti. Anche i grandi cacciatori evidentememnte non amano andarsene in giro sotto l'acqua. Alla fine vedi solo qualche ombra scura tra gli alberi, mentre le radure e gli specchi d'acqua sono desolantemente vuoti. Solo un grande cinghiale, nero come la notte, grufola vicino alla strada scavando nella terra fresca per cercare qualche tubero selvatico. Poi da dietro un enorme tronco, compare un grande mascho di chital con un trofeo di corna davvero magnifiche. Si guarda intorno quasi per voler mostrare la sua bellezza altera temperata solo dalle tenere froge umide e poi si china di nuovo a brucare. L'atmosfera però è limpida come sempre dopo la pioggia e nell'aria senti quella specie di magia, da bosco incantato che ti accende la speranza di trovare davanti a quanche tronco secolare un dio dalla pelle azzuzza che medita davanti ai loti o il re delle scimmie che prepara il suo esercito per invadere Ceylon dove lo aspetta il gran palazzo del demone Ravana. Invece no, non vedi nulla e anche un quell'isola lontana, adesso hanno altro a cui pensare tra bombe ed odio che si sparge sempre di più, come un torbido veleno ad ottenebrare le menti, uccidendo la com-passione. Intanto, come previsto comincia a piovere a tratti. Fortunatamente siamo ben protetti ed il rammarico rimane solo rivolto agli animali che non si mostrano più. 

Gaur
In fondo alla radura, solo l'imponente mole di un Gaur, il bovino selvatico dalle calze bianche, che mostra la groppa poderosa mentre si dirige verso il bosco per ripararsi. Così, mestamente ci dirigiamo verso l'uscita, dopo le tre ore canoniche, ma proprio quasi davanti al cancello ecco l'ultima sorpresa, infrattata ta i cespugli l'ultima tigre, anzi addirittura una coppia di felini, fanno capolino forse per salutare gli ospiti che se ne vanno e non lasciarli delusi per questo giro che si sono incaponiti a fare comunque. E' solo un attimo fugace, ma quel guizzo di striscie nere e gialle rimane sempre una grande emozione. Anche qui Sher Khan non ha paura di mostrarsi a Mowgli, anche se ha capito che comunque gli sfuggirà sempre alla fine, per tornarsene al suo mondo di plastica. Rimaniamo ancora un poco lì fermi, speranzosi che gli animali tornino fuori dal folto per mostrarsi in tutta la loro potenza, ma la speranza rimane appesa al desiderio che è destinato a rimanere inappagato. Solo una grande orma sul bordo della strada sta lì, muto testimone che non si è trattatodi un sogno. Si torna, si distribuiscono le dovute mance regolamentari previste e quindi è già ora dipartire. Uttal è già impalato sull'attenti davanti al portellone della macchiana aperta, nella sua giaccchetta/divisa da autista professionista, con la testa eretta e lo sguardo nel vuoto, il baffo teso, mentre aspetta i suoi trasportandi. Per Jabalpur ci sono ancora 150 km, ma circa a metà strada, c'è proprio il suo villaggio, in mezzo alla campagna verde. Lui ce la racconta mentre i campi sfilano attorno a noi. E' evidente che ama la sua terra, di cui magnifica la fertilità che la rende ricca di messi e che consente agli agricoltori una vita abbastanza serena e tranquilla.

A casa di Uttal
Prendiamo una stradina laterale che lascia la nazionale e si dirige sollevata su un terrapieno verso i campi, poi subito un gruppo di case, attorno ad un'area scoperta, il centro del paese. Sono tutte case in muratura piuttosto grandi e posizionate attorno ad un cortiletto al centro su cui danno le varie stanze. Una scaletta laterale porta sul tetto, costituito da un grande terrazzo dal quale si domina la campagna circostante, un piccolo orto e altre costruzioni, una stalla per un paio di vacche magre ed un pollaio. Tutto quanto consente una vita da agricoltori. Il nostro Uttal, che il contadino lo fa soltanto a tempo perso, dispone anche dello stipendio da autista e forse per questo la sua casa è un po' più ben messa delle altre. Lo capisci subito dall'aria soddisfatta con cui parcheggia la "sua" auto sulla soglia e il piglio padronale con cui ti fa strada verso l'ingresso dove ci aspetta la moglie ed il resto della famiglia. Il suo atteggiamento è decisamente diverso, qui lo senti padrone di casa, probabilmente invidiato dai vicini, cosa che lo rende orgoglioso del suo status, di certo è l'unico del paese che ha l'occasione di ricevere stranieri. Thé e biscotti portati dalla bella figlia, da poco sposata in una grande stanza dipinta di fresco. Alle pareti manifesti e quadri di divinità. La moglie non parla, un poco intimidita, ma cosciente di avere un marito importante, di cui certo si vanterà coi vicini. Il figlio più grande, sposato, vive invece in città e si occupa di un distributore dibenzina.

Le torte di sterco
In casa c'è ancorail terzo figlio, il più piccolo, che ha diciassette anni, ma studia, questo, Uttal ci tiene a rimarcarlo, perché qui l'istruzione è ancora considerarata la possibilità principale per prendere l'ascensore sociale e lasciare la campagna, per avere una vita migliore. Poi, accompagnato dal figlio, ci vuole accompagnare a visitare la scuola. E' di certo un avvenimento a giudicare da come ci accolgono i maestri. Subito tuttii ragazzi vengono richiamati dalla ricreazione e posizionati in bell'ordine nelle classi, dove si fa lezione seduti per terra. Le più brave, anche qui sono sempre le ragazze oramai, vengono chiamate a cantare una canzone patriottica. Facciamo le foto di rito, è tutto un brandire telefonini, e di certo siamo subito finiti su Facebook come visitatori di riguardo. Uttal gongola e poi ci riporta verso la macchina, quasi una parata davanti ai vicini delle case circostanti la sua. Sul bordo della strada davanti ad ogni casa file interminabili di torte regolari di cacche di vacca, seccano al sole, ottimo carburante per le cucine che scaldano il dal negli angoli di ogni cortile. Le ragazze che ci hanno cantato le canzoni nella scuola le avranno certo raccolte diligentemente al mattino presto e posizionate per bene dopo averle impastate con cura. Questo è uno dei loro compiti, adesso non devono neppurepiù andare al pozzo a prendere l'acqua visto che ormai arriva direttamente nel cortile di ogni casa. Sono usciti fuori anche i parenti di Uttal e mentre ce ne andiamo, tutti ci salutano. Lui annuisce soddisfatto, la sua bella figura l'ha fatta anche oggi.

Ricreazione

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