Tigre del Bengala |
Alba |
La mattina è ancora più fredda della sera. Sarà una sensazione, sarà perché alle sei è ancora buio, ma ci raggomitoliamo sulle panche del cassone scoperto del fuoristrada come come dei gattini cisposi, avvoltolati completamente nelle coperte. Siamo di nuovo davanti al cancello aspettando che apra, poi appena raccolto il nostro ranger, ci buttiamo a tutta birra su una pista appena segnata diversa da quella di ieri sera. Attraversiamo prima una grande palude poi ci si butta nel fitto del bosco mentre comincia a schiarirsi il cielo e la palla rossa ovaleggiante sbuca tra i rami più bassi colorandoli di arancio. L'umidità dell'aria forma come una leggera nebbiolina azzurra sugli stagni e soprattutto sulla pelle dandoti quella piacevole sensazione di umidiccio gelato che ti rincuora le ossa. Tuttavia bisogna dire che a quest'ora tutti gli spazi appena aperti sono pieni di animali che evidentemente a quest'ora escono per abbeverarsi e cominciare a brucare l'erba ancora coperta di rugiada. I chital appaiono di frequente di fianco o sul sentiero stesso e si spostano appena al nostro passaggio. Solo se ti fermi decisamente per fare qualche foto si spostano lentamente nel fitto del cespugli. Anche i sambar più grandi e più timidi rimangono a lungo a guardarti. Alzano appena il capo e ti seguono con i grandi occhi tumidi e neri, quasi accompagnandoti mentre passi. Sono così vicini che noti bene le corna che stanno ricrescendo dopo la caduta, ancora ben coperte dal velluto della peluria morbida e marroncina.
Chital |
Sono animali davvero belli ed eleganti, in particolare i grandi maschi esibiscono orgogliosi le grandi corna ramificate. I muscoli delle zampe posteriori lucidi e scattanti, pronti al balzo ed alla fuga in caso di pericolo. Percorriamo una pista rettilinea, notando che adesso tutto il bosco è silenzioso, solo, di tanto in tanto, alti stridii vengono dal fitto dei rami più fronzuti. Sono forse segnali di pericolo, il nostro driver aguzza gli occhi e si guarda intorno allungando il collo a destra ed a sinistra. Poi all'improvviso una specie di schianto nel folto dei cespugli alla destra e una massa scura precipita d'improvviso allo scoperto. E' una tigre gigantesca che con un salto ulteriore attraversa di botto il sentiero e riscompare nel fitto del bosco dall'altra parte, perdendosi di nuovo alla vista. E' stato un attivo, così veloce da non poter neppure decidere il da farsi, men che meno alzare l'obiettivo della macchina fotografica. Un fulmine immediatamente spentosi davanti a te, non sai neppure se essere ancora emozionato o deluso per la brevità della comparsa. Il nostro driver è però agitato, inverte subito la marcia e torna indietro ripercorrendo il lungo giro che la pista aveva fatto attorno ad uno stagno nascosto, poi si ferma in un punto leggermente sollevato che offre un ampia visuale sullo specchio d'acqua. Evidentemente conosce bene le abitudini del felino.
Cormorani |
Passano solo pochi minuti ed eccola là, la tigre ricompare sulla sponda opposta e percorre il lungo terrapieno con lentezza esasperante, guardandosi intorno, come alla ricerca di qualcosa, di qualche potenziale preda distratta che non l'abbia sentita arrivare. Ha un incedere potente e maestoso, procede con una sensazione di tranquilla e morbida sicurezza, da padrona assoluta del territorio che la circonda. E' una femmina che sta esplorando il territorio, mentre ogni altra forma di vita è scomparsa dalle vicinanze, procede ancora un poco, poi si ferma ancora un attimo prima di infilarsi nuovamente nel sottobosco dove scompare definitivamente. Insomma è vero che era lontana una cinquantina di metri, ma questo animale ha una forza psicologica rara e anche se in fondo non abbiamo potuto godercelo in posizione molto fotogenica, che importa, l'emozione è stata tuttavia grande. Possiamo dichiararci soddisfatti. La strada prosegue tranquilla, tra gruppi di ungulati che brucano sotto gli alberi, cinghiali che scavano a terra, scimmie che rimangono appollaiate sui rami alti. Ci si ferma verso le nove in una grande radura recintata e qui all'improvviso compaiono un'altra decina di auto col loro carico di umanità infreddolita coi lunghi teleobiettivi appesi al collo, mascherati da esagerati teli mimetici, quasi che la tigre si curasse di queste cose.
Femmina di Sambar |
Ognuno sbocconcella con cura le proprie uova sode, i pakora e le cosce di pollo fritto, poi è già ora di tornare sotto un sole più coraggioso che ormai è salito alto nel cielo. Ce ne torniamo all'albergo che la mattina non è ancora terminata. Il nostro Uttal ci aspetta con la macchina già carica, presto che è tardi, la vita del turista è tutto un rincorrersi per arrivare a tempo alla tappa successiva, che in questo caso è il parco di Bandhavgarh, altra opportunità per vedere il felino che tanto ci affascina. Sono quasi sei ore di strada, tra curve e controcurve, colline basse e campi coltivati, piccoli paesi dai mercati sulla strada come sempre affollati e ricchi di colori. Più o meno a mezza via, una curiosità, talmente poco visibile che bisogna andare a cercare con una certa fatica, la signora che è incaricata di strappare i biglietti da un blocchetto polveroso, abbandonato sul bancone di un gabbiotto arrugginito. Il parco della foresta fossile di Ghughwa, appena segnalato sul bordo della strada. Anche il piccolo museo sta lì con la porta aperta a chiunque voglia entrare, apparentemente incustodito. In questa area, lungo una piccola scarpata pietrosa che scende verso uno stagno, sono affiorati e evidentemente continuano a farlo, grandi tronchi pietrificati di una foresta del giuriassico, evidentemente sepolta da milioni di anni che ha trasformato il legno in pietra dai colori iridescenti.
Legno fossilizzato |
Ce ne sono dappertutto a mucchi raccolti sopra delle piazzole isolate, oppure in grandi pezzi lasciati lì a segnalare il sentiero, oppure in tronchi colossali, alcuni spezzati altri interi e solo sbocconcellati alle estremità a testimoniare le dimensioni degli alberi originari. All'interno del museo, ci sono i pezzi più belli, assieme a blocchi di quarzi che sono cristallizzati in forme curiose e brillanti. Metto una firma sull'immancabile registro. L'ultimo passaggio è di una settima prima, una famiglia di Calcutta. Intanto ci si ferma anche ad un albergo sulla strada, piuttosto nuovo ma anche questo desolantemente deserto, per un thé biscottato, c'è pure il wifi, cosa questa ormai diventata indispensabile all'uomo moderno. Chissà come mai ma da qualche anno il rimanere in contatto, connesso come si dice, col resto del mondo è diventato quasi indispensabile, il non esserlo è ormai sentito come una penosa deprivazione da risolvere al più presto. Siamo fatti così, bisogna farsene una ragione. Intanto raggiungiamo Bandhavgarh che è quasi buio. L'albergo è molto accogliente, bisogna quindi approfittare per rassettarsi al meglio e prepararsi alle fatiche di domani. La jungla rumorosa, anche qui ci circonda, assieme al paesello che si è formato all'ingresso del parco, con i vari negozietti di immancabili gadget tigreschi.
Mercato |
SURVIVAL KIT
Una camera |
Nature Heritage Resort - Situato a pochi minuti dall'ingresso Tala, del parco. Da qui vengono organizzate le visite (una all'alba, l'altra nel tardo pomeriggio con appositi mezzi, 5500 rupie per macchina per tour di 3 ore con lunch box). Bungalow molto belli e moderni, con bagni nuovissimi e ben forniti. Pulito. TV, AC, stufette, frigo, free wifi alla reception. Cena a buffet discreta. Personale gentilissimo. Grande piscina con bar all'aperto. Una delle sistemazioni migliori del tour. Camere doppie sulle 7000 Rupie per pensione completa.
Ghughwa fossil and park - A metà strada circa tra Khana e Bandhavghar. Ingresso 55 rupie. Potete farci una sosta di una mezz'oretta tanto per sgranchirvi le gambe lungo i sentieri dove potrete vedere mucchi di tronchi fossilizzati. Piccolo museo con spiegazioni geologiche e minerali. Tutto piuttosto fatiscente. Interesse limitato.
Vulturide |
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