sabato 20 dicembre 2025

Uzb 6 - Il tramonto sulle mura di Khiva

Il Kalta Minor - Khiva - Uzbekistan - ottobre 2025 (foto T.Sofi)
 

Siamo appena arrivati ma prendiamo possesso delle camere velocemente e poi, visto che è ancora abbastanza chiaro, corriamo nella città che sta proprio davanti a noi, per approfittare delle ore che ci rimangono prima di notte e per goderci le luci del tramonto e della sera. Intanto il biglietto di ingresso è valido per due giorni e quindi ci consentirà anche di fare il giro completo di domani. Non ci sono dubbi che questa è la perla assoluta del paese, che ti prende non appena arrivi sotto l'imponente cerchia di mura che circonda la città vecchia. Non per nulla è stata la prima ad essere nominata come patrimonio Unesco del paese. Una cinta alta più di dieci metri, perfettamente conservata di mattone crudo, il sistema costruttivo proprio di tutta l'Asia Centrale, che forma una linea giallo ocra che si perde all'orizzonte; un bastione mostruoso che con le sue torri panciute e debordanti, scandisce lo spazio, spaventando qualunque invasore si presenti davanti alle sue porte. Che senso di potenza e di invincibilità. Certo qui prima della loro erezione alla fine del 1500 erano passati Gengis Khan che l'aveva rasa al suolo la città, per non parlar di Tamerlano che certamente non faceva prigionieri, ma camminare davanti a questa esibizione di massiccia potenza non lascia indifferenti. Entriamo con quel senso di rispetto che forse provava proprio la carovana dei mercanti in arrivo da est o da ovest dopo aver attraversato i deserti circostanti per giorni o settimane. 

Dentro, uno dopo l'altro scorrono i palazzi del potere locale e le costruzioni religiose di straordinaria bellezza stanno lì proprio a bella posta per stupire il visitatore, per avvolgerlo nel bazar continuo e colorato che si appresta in ogni sua via, vicolo, piazza, tutti trasformati in zone di scambio delle merci in arrivo da quello che allora era il mondo conosciuto, oggi solamente esposizione di materiali per turisti in cerca di esotico, che racconti la loro esperienza una volta ritornati a casa. Oltre a questo, la luce dorata della sera, colora tutto di un arancione pallido che accende i muri, aumenta i chiaroscuri e fa splendere ancor più le prime luci che vengono accese. Sugli sfondi, le splendide maioliche delle cupole e dei minareti colorano le quinte di bagliori verdi e azzurri. Qui forse il primo impatto non è quello della raffinatezza estrema delle costruzioni di Samarcanda o delle città sacre iraniane, quanto piuttosto una bellezza ruvida e all'apparenza barbara. propria delle marche di confine, eppure straordinariamente potente e fascinosa. D'altra parte Khiva sorge a poco più di una ventina di chilometri dal vicino Turkmenistan, stato ancora oggi chiuso su se stesso ed isolato anche psicologicamente dal resto del mondo che lo circonda. Camminiamo in mezzo ad un sacco di gente e non potrebbe essere diversamente visto che il paese sta diventando meta turistica piuttosto di moda. Mentre passeggi senti parlare solo italiano e francese, a parte gli orientali, che ormai sono dappertutto e in quantità. 

Proprio perché la visita mirata vera e propria la faremo domani, adesso possiamo girare qua e là senza una meta precisa, godendoci l'ambiente ed i colpi d'occhio improvvisi che ti si pongono davanti ad ogni girata di angolo. Intanto la luce diventa sempre più bella, quella che viene detta la golden hour del fotografo, quella in cui ogni cosa, ogni particolare riluce di riflessi nitidissimi ed i colori sembrano più densi e ritoccati da Photoshop e saliamo dentro la fortezza interna che ha costruzioni più alte di tutte quelle che si levano all'intorno e ci dovrebbe consentire, una volta arrivati in cima di dare un bel colpo d'occhio sulla città che si allarga ai nostri piedi. Pagato quindi il biglietto supplementare, capirà, bisogna sfruttare tutto quanto è sfruttabile ce lo avete insegnato proprio voi, percorriamo il dedalo di cortiletti interni ed infine saliamo verso gli edifici che costituiscono la parte alta della fortezza, attraverso erte fatte di scalini dalla montata di quasi 40 cm, roba non così agevole e anzi diciamo pure piuttosto faticosa. Una specie di scalata verso il paradiso. Comunque, dopo una serie di salite a chiocciola attraverso torri e pareti interne, eccoci arrivati alle terrazze superiori e finalmente al punto più elevato, da cui effettivamente si domina la città dall'alto. 

Qui si è radunata un bel po' di gente, gruppi al completo che aspettano che il sole scenda dietro le mura, visitatori isolati che cerca un posticino poco frequentato dove sedersi per godere il panorama, squadre di fotografi assoldati da singoli e da coppie che mettono in piedi veri e propri set di ripresa, dove gli aspiranti attori debitamente bardati in costumi d'epoca si mettono in pose plastiche sullo sfondo dei monumenti della città, che brillano al tramonto. Alcuni sembrano classiche coppie in viaggio di nozze che completano il book con scatti scenografici, altri, in generale, ragazze singole, si lasciano andare a sguardi languidi verso l'orizzonte con movenze da principessa del castello che attende il suo cavaliere partito per la guerra, che venga finalmente a liberarla dalla cintura di castità. Comunque sia c'è in giro una bella fauna che si pressa sui bastioni per raggiungere le posizioni più ambite da cui si hanno le vedute migliori e si possono fare le inquadrature più scenografiche. Qualcuno appare seduto nelle posizioni topiche, come fosse lì da ore in attesa dello scatto iconico che sta per arrivare. Intanto il sole che sta scendendo completamente sull'orizzonte al di là delle mura, si mette finalmente in posizione perfetta nel varco appositamente lasciato dalle nubi che si sono messe quasi da parte a bella posta e il crepitio delle reflex stabiliscono ormai il rumore di fondo, mentre gli stick su cui sono issati i telefonini formano una selva di antenne tra le quali diventa difficile posizionare il proprio bramato selfie. 

Poi per carità si ride per la situazione, ma basta isolarsi un attimo dal brusio che ti circonda e il panorama appare davvero come una cartolina da mille e una notte, quantomeno fiabesca, mancano solo i quaranta ladroni, anche senza Alì Baba o una qualsiasi Sherazade in attesa di cominciare il suo racconto, mentre il sultano inquieto si interroga su come fare. Non ci sono dubbi, questo è un punto assolutamente imperdibile e ancor più, quando cala la notte, scendere di nuovo nei vicoli della città, scarnamente illuminati dalle luci fioche delle lanterne, ti trasporta in automatico nella fiaba d'oriente. Non rimane che rifugiarsi in uno dei tanti ristoranti, anche questi strapieni, per rifocillarsi con un bel plof tradizionale tra sentori di zafferano e sapori di melagrane. Torniamo lentamente verso la cinta esterna. Adesso che è venuto buio non c'è fretta, si può camminare lentamente fuori delle mura, sotto questo baluardo che da vicino sembra un argine infinito che si perde all'orizzonte, schivando le torri grasse e panciute fino ad arrivare all'albergo che ci aspetta. Niente caravanserragli spartani, questa notte, niente rumor di animali che ruminano prima di addormentarsi davanti alle nostre celle, dove di certo avremmo protetto la nostra mercanzia, da ipotetici ladroni e malfidati saracini, ma solo confortevolissime camere, colme di ogni comodità, docce calde incluse. 

SURVIVAL KIT

Cosa vedere a Khiva - Praticamente tutte le cose interessanti in città sono racchiuse all'interno delle mura dell'Ichan-Kala, ovverossia la città murata che ricopre una superficie di circa 26 ettari. Per vedere quasi tutti i monumenti importanti è necessario almeno un giorno. Un biglietto generale di ingresso (valido 2 giorni) consente di entrare e vedere la maggior parte dei monumenti, circa 10/15 Euro (200.000 Sumi), i prezzi vengono continuamente aggiornati. C'è il supplemento per salire sui minareti (100.000 S), nel castello interno (100.000 S) e per salire e fare il giro delle mura (30.000 S). Da vedere: Le mura di oltre 6 km, alte 10 metri e spesse 6, salire specialmente al tramonto e fare il giro almeno da una porta all'altra. Ci sono 4 porte principali ai punti cardinali. All'interno delle mura (Ichan.Kala) molti monumenti quasi tutti visitabili: Kalta Minor o minareto corto, l'emblema della città, Madrasa Amin Khan, la più grande, oggi albergo di lusso, coi cortili visitabili; Kunya Ark, cittadella interna con moschee, harem, palazzo; il Complesso Islam- Khoja, con madrasa e il minareto più alto della città di 56 metri; La Moschea Juma, la più grande con 213 colonne di legno del XVIII secolo, costruita su una moschea precedente di cui si conservano ancora le antiche porte; il Mausoleo Pahlavan Mahmud, un famoso e venerato artigiano; il Palazzo Tash Khauli, con cortili e saloni e poi ancora mausolei, palazzi, madrase e moschee minori da vedere anche solo esternamente passeggiando per le strade della città. Ci sono poi almeno 5 musei (Storia, regionale, arte, natura, musica) e un piccolo ma molto interessante museo privato della seta, il Korezm Silk Museum, con possibilità di esperienze pratiche. Infine due teatri, folklore e marionette. All'interno delle mura, innumerevoli negozi, banchetti di artigianato, un laboratorio di tappeti e molti locali e ottimi ristoranti, per non perdere tempo. 

Hotel Darvaza -  Khiva Koshona str, Kalta Minor Mahalla 75 - Khiva. Ottimo hotel da 45 a 70 € la doppia con colazione a buffet abbondante e variata. Buono anche l'espresso. Posizione fantastica proprio di fronte all'ingresso delle mura. Camere molto spaziose, pulitissime. Letti king, TV, AC, riscaldamento, free wifi, Bagni spaziosi moderni, in marmo, con ottime dotazioni. Assolutamente consigliabile.

  



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