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| Sede dell'amministrazione islamica - Tashkent - ottobre 2025 - (Foto T.Sofi) |
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| La grande moschea a Tashkent |
Il volo interno verso Urgench dura meno di due ore, in pratica ti fa attraversare tutto il paese da un capo all'altro, visto che la strada che bisognerà percorrere nel prossimi giorni e che collega tutte le città storiche del paese è grosso modo rettilinea per oltre mille chilometri. Per la verità c'è un'altra città con lo stesso nome nel vicino Turkmenistan sulle rive dell'Amu Darya, il grande fiume che traversa questi deserti estremi, ma che proprio a causa dei cambiamenti di corso del suddetto fiume, è scivolata in decadenza dopo lo scioglimento dell'URSS. Questa invece è diventata un nodo logistico di una certa importanza per la sua posizione che la rende un po' la porta occidentale del paese, tanto che al momento, c'è addirittura un volo diretto dall'Italia e molti turisti cominciano il giro proprio arrivando qui. Sono solo le 15, dopo che abbiamo recuperato le valigie quindi abbiamo tutto il tempo per percorrere la breve strada, circa una quarantina di chilometri che ci separa da Khiva, la nostra meta finale di oggi. L'esterno dell'aeroporto e la strada successiva è tutta imbandierata, forse qualche festa nazionale recente e brillano al vento i colori del vessillo, il bianco della pace, l'azzurro del cielo, il verde la natura e l'Islam, il rosso dei fiori, le dodici stelle a rappresentare le provincie (o lo Zodiaco), la luna per l'indipendenza.
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| Sala di preghiera |
Sembra che questo senso di nazionalismo, sia molto cresciuto dall'indipendenza in poi, quantomeno da quando l'URSS si è dissolta e questo abbia dato fiato a spinte a lungo sopite sotto la pesante coltre precedente che lo soffocava del tutto, così almeno ci racconta il nostro Eldor, che dispiega la sua inclinazione intellettuale per ingannare il tempo del trasferimento. In effetti Eldor che sarà con noi per tutto il tempo del nostro itinerario uzbeko, è uomo di profonda cultura. Si è laureato in lingua francese, traduttore di diversi libri, scrive egli stesso, durante il tempo dell'inverno, quando il turismo è fermo, e ha imparato l'italiano da autodidatta. Un italiano tra l'altro grammaticalmente perfetto e con molte sfumature lessicali. Profondamente religioso, appartiene come mentalità a quell'Islam gentile e tollerante, come quello sufico che tanto apprezzava l'arte e la poesia ed è anche grande conoscitore della storia dell'Asia centrale, come avremo modo di constatare nei prossimi giorni. Come tutte le persone sagge, ha una continua voglia di conoscenza e ci farà lui per primo molte domande sul nostro mondo e sui suoi aspetti, che cerca di capire con interesse. Vive con la famiglia ed i suoi tre figli a Shahrisabz, la città di Tamerlano, che visiteremo verso la fine del nostro giro. La più grande vorrebbe seguire la sua strada e dedicarsi al turismo, mentre il ragazzino ha il sogno del football, sport che ha ormai contagiato il paese, per inciso ricordo che l'Uzbekistan parteciperà ai prossimi mondiali di calco, mentre la nostra nazionale, con nostra grande vergogna, è ancora ben lontana dalla qualificazione.
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| La tomba di Hazrati |
Certo per lui che non è mai potuto andare all'estero, molte cose sono più difficili da interpretare e valutare, ma la sua curiosità e al tempo stesso la sua cultura, ne fanno davvero uno straordinario compagno di viaggio, che consiglierei a tutti. Dalle sue parole lo capisci sognatore e poeta al tempo stesso e quando gli ho chiesto cosa desidererebbe di più, ci ha pensato un po', poi con gli occhi leggermente socchiusi, mi ha risposto: "Mi piacerebbe tanto vedere il mare". Un pensiero importante, che soprattutto formulato da qui, al centro dell'Asia, uno dei punti del mondo più lontani dal mare, esprime un senso di tenerezza che un poco scalda anche i nostri cuori induriti e coriacei. Intanto la nostra strada prosegue diritta circondata dai campi di cotone, che dobbiamo ricordare è la prima coltura del paese, l'oro bianco per cui era noto nell'Unione Sovietica e del quale è sempre stato tra i primi produttori al mondo. Adesso con circa 4 mln di tonnellate, è ancora il sesto, ma mentre un tempo la maggior parte veniva esportato come pura materia prima, adesso l'80% viene lavorato nel paese contribuendo di molto alla crescita del valore aggiunto. Certamente questo del cotone è un discorso molto complicato e da discutere che presenta molte problematiche e che vale la pena di investigare almeno superficialmente.
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| Il volo |
Questa coltura infatti è stata in passato di così grande importanza, da muovere idee grandiose e immaginifiche soprattutto nel passato sovietico, in tempi in cui l'uomo si considerava come un titano destinato a piegare una natura avversa e nemica, pensate a come è cambiato il pensiero in meno di un secolo. A questo riguardo furono studiati progetti epocali per modificare il corso dei grandi fiumi asiatici, volti proprio a consentire l'irrigazione delle immense superfici semidesertiche dell'Asia centrale, essendo da sempre il fabbisogno di acqua aspetto fondamentale; modifiche destinate a cambiare e anche notevolmente l'impatto ambientale umano in questi territori. Uno degli esempi più eclatanti di queste operazioni e dei disastri ecologici che ne sono seguiti, è stato il quasi totale prosciugamento del mare di Aral, il grande lago che nel 1960 aveva una superficie di circa 70.000 km2, quasi quanto la pianura padana, e adesso è quasi completamente prosciugato e ridotto a meno di 6.000 km2, con la perdita di circa il 95% dell'acqua contenuta. Una catastrofe ambientale che ha lasciato una superficie desertica, cimitero costellato dalle carcasse delle navi che lo percorrevano e che rimangono affondate nella sabbia come cadaveri arrugginiti, monito della superbia umana. Belle parole certo, ma è difficile pensare a cose che in un'epoca lontana erano completamente al di fuori del comune sentire e venivano spinte da altre pulsioni e da altri interessi.
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| Sulla pista |
Comunque questo è lo stato di cose attuale. Così adesso l'Amu Darya, spolpato delle sue acque coi canali che la depredano e la portano in mezzo ai campi, si perde poi nelle sabbia e non arriva più agli antichi bordi del lago del quale era il principale immissario. Ha creato un altro più piccolo specchio di acqua, il Sarigamish al confine col Turkmenistan e il nuovo deserto di Aralkum che occupa ora il vecchio spazio del lago è diventato meta di un turismo oscuro in cerca di città fantasma abbandonate dai loro abitanti e di cimiteri di navi. Tutto ciò non fa che dare aggio al ragionamento ed all'attenzione che si dovrebbe fare sull'argomento acqua e sua disponibilità ed utilizzo che potrebbe diventare nel prossimo futuro una delle maggiori problematiche e cause di contrasti mondiali riferito al costante aumento della popolazione, come del resto anche se in tono minore lo è sempre stata in passato. Detto questo passiamo ad esaminare il discorso di questa coltura dal punto di vista del sociale che, nel passato anche recente ha dato vita a parecchie discussioni. Sembra infatti che da sempre la fase della produzione e della raccolta di questa fibra tessile, abbia avuto luogo attraverso una sorta di pesantissime coercizioni, anche senza andare agli estremi del problema nel sud degli Stati Uniti; insomma qui sembra che fosse una sorta di lavoro imposto quasi a livello schiavistico e minorile che arrivava appunto ad esempio, a chiudere le scuole durante la raccolta.
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| Campo di cotone |
Questo stato di fatto è stato più volte denunciato da enti mondiali come l'ILO (Organizzazione internazionale del lavoro) che poneva appunto l'accento sullo sfruttamento minorile e le condizioni di totale sottomissione dei lavoratori impiegati, promuovendo vari tipi di boicottaggi. Tutto questo sembra ormai appartenere al passato e dal 2022, col definitivo passaggio dalla completa statalizzazione precedente delle colture ad un modello di cluster integrati che gestiscono l'intera catena produttiva, con riforme modernizzatrici che hanno ridotto il controllo statale a favore di un andamento più vicino al mercato, le forme criticate sembrano quasi completamente scomparse ed i boicottaggi sono stati definitivamente sospesi. Grazie a queste riforme ed ai miglioramenti tecnici introdotti, al momento la produzione del paese è arrivata al suo massimo storico pur non essendo più la coltura preminente che ha lasciato via via spazio ai cereali e alla frutticoltura e alle altre che il clima consente. Tanto per capire meglio il problema ci fermiamo vicino ad un grande campo di cotone dove è in corso l'ultima parte della raccolta, dove una fila di donne avanzano tra gli arbusti quasi completamente secchi che si innalzano da terra poco più in su della vita, raccogliendo i batuffoli bianchi con gesti veloci e poi mettendoli nelle grandi borse che si vanno riempiendo a poco a poco.
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| Cotona |
Il movimento delle mani è velocissimo ed i contenitori si riempiono in fretta. Al momento sembra che il prezzo di raccolta a mano, sia attorno ai 2000 Sum per Kg (circa 0,15 €) per una media di raccolta attorno ai 70 Kg/al giorno, ma con una variabilità tra i 20 e i 100 a seconda del periodo di raccolta e della forza e l'abilità del raccoglitore. Certo prenderà piede sempre di più la raccolta meccanica, visto che, finita fortunatamente la schiavitù si presenta anche un problema di carenza di manodopera, ma al momento siamo ancora la 70% di attività manuale. Insomma vedete voi se per caso volete provare, perché sembra facile, ma il cotone è davvero leggero e farne su un chilo è mica così semplice. Le donne salutano con la mano mentre con l'altra continuano nel movimento veloce dalle piante alla sacca, per non perdere tempo. Nel campo vicino invece, dove il terreno è già stato arato, si comincia con le semine del frumento. Cerco di intavolare un discorso al riguardo con i molto ragazzi che stanno lì attorno e che hanno versato i sacchetti nelle apposite tramogge, mentre il piccolo trattore con la seminatrice meccanica se ne va sul terreno scuro appena erpicato, ma la difficoltà di comunicazione stronca sul nascere le mie curiosità di agronomo sul campo. Alla fine riprendiamo la strada verso Khiva, ci sarà ancora tempo per vedere cotone e camminare sulla terra nuda ed avara. Noi intanto arrivammo al nostro albergo proprio sotto le mura di terra cruda della città antica mentre cominciano a scendere le prime luci della sera.
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| Le mura di Khiva |
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