 |
Il mercato - Tashkent - Uzbekistan - ottobre 2025 (foto T. Sofi)
|
 |
| Stazione del cotone |
Le stazioni della metropolitana, sono in tante città dell'ex impero sovietico, una attrazione non così scontata. L'ho già verificato nel Caucaso e anche qui a Tashkent devo confermare che non sono da meno. Secondo qualcuno addirittura le più belle dell'Asia. Era evidentemente una delle caratteristiche del regime, quella di fare di queste stazioni un qualche cosa di monumentale che contribuisse in qualche modo al fasto della realizzazione. Lo stile certo è sempre stato quello della pomposità di regime, con profluvio di marmi e di argomentazioni encomiastiche delle opere governative, ma di certo il tentativo è sempre apprezzabile ed è comunque sempre meglio di una squallida distesa di pareti di cemento sporco a vista. Anche qui è tutto un profluvio di marmi colorati, colonne maestose e ambienti spaziosi che ricordano gli ingressi teatrali, anche se sono state costruite in tempi più recenti. Alla fine ne vediamo tre, tutte piacevoli ed interessanti a partire da questa di piazza dell'indipendenza, la Mustaqillik Maidoni, con un seguito di colonne marmoree imponente e poi quella di Pakhtakor, dedicata al cotone, la grande ricchezza per cui il paese è conosciuto nel mondo, peraltro molto contestata per vari motivi di cui magari parleremo più avanti. Tutto l'ambiente è ricoperto da mosaici e piastrellature blu, bianche e dorate, una fantastica decorazione che concede all'intero ambiente, una atmosfera quasi religiosa.
Probabilmente se ci fosse il tempo varrebbe la pena di percorrere le varie linee, ce ne sono ormai quattro l'ultima aperta da poco, per vederne ed apprezzarne anche qualcun'altra, ma noi siamo qui solo di sfuggita e quindi ci facciamo bastare quanto concede l'itinerario per spostarci fino al gran Bazar. Adesso potete trovare senza problemi le immagini di tutte le stazioni sul web e pensare che solo fino a pochissimi anni fa, era tassativamente vietato fare fotografie, in quanto la metro veniva considerata luogo di interesse strategico. Non stupiamoci troppo perché anche da noi c'era una legge specifica che vietava di fare fotografie nelle nostre stazioni e non vorrei che, benché desueta, fosse ancora in vigore! Noi però ritorniamo all'esterno per arrivare al Bazar di Chorsu. Si dice che sia uno dei più interessanti dell'Asia centrale, di certo è assolutamente immenso, a partire dalla sua cupola centrale ricoperta di piastrelle del tipico azzurro blu uzbeko, ornamento di tanti altri edifici religiosi. Sembra che questo bazar risalga addirittura al XVI secolo, sorto nella stessa area dove si commerciava da sempre. Non per nulla il suo nome significa Crocevia, luogo tipico dove si formano i mercati e figuriamoci qui nel passaggio chiave della via della seta. Pare che qui si trovi di tutto e benché interessante anche per i turisti, c'è anche qualche bancarella dedicata a loro con le solite coserelle, è frequentato soprattutto dai locali.
Ci sono larghi spazi dedicati all'abbigliamento, in fondo il paese ha una tradizione millenaria di tessitura e di produzione di cotone, nonché di annodatura di tappeti. Poi abbiamo un vastissimo spazio per tutti quegli oggetti casalinghi e attrezzature di ogni tipo ed infine la parte da padrone la fa il reparto alimentare, con enormi spazi dedicati alla frutta e verdura e a tutto quanto sia edibile, con ogni tipo di carne ed altri prodotti lavorati. Tutta la zona drogheria è raggruppata sotto l'enorme cupola di cui vi ho detto. Una serie di banchi infinita con cataste di prodotti, spezie, insaccati, formaggi, bevande, pasticceria e chi più ne ha più ne metta. Lo spazio delle uova è impressionante, file infinite di banchi ricolmi di contenitori sovrapposti pieni di centinaia e centinaia di uova. Ti chiedi come quelle sottostanti facciano a reggere il peso. E ancora lo spazio destinato alla vendita del sale in cristalli, sembrano quasi banchi per collezionisti di mineralogia. Di certo lo spazio maggiore è dedicato alla frutta secca, che qui trova la sua espressione più esagerata. Evidentemente ogni cosa si può essiccare per la sua conservazione, ma ad osservare queste distese di uvetta sultanina, di decine di varietà differenti, ordinatamente esposte in riquadri separati, è un grande spettacolo, per non dire di albicocche, pesche, cachi, fette di melone, prugne, nespole, giuggiole, fichi, mele, pere, banane, manghi e non so quante altre tipologie di frutta.
 |
| Melagrane |
Di certo qui ci sono tutte. Uno spazio a parte hanno le melagrane, enormi e invitanti ammucchiate in cumuli ordinati, su cui spiccano gli esemplari più grandi, spaccati in due per mostrarne il ricco interno, la rossa cascata di granelle che perdono succo solo a guardarle, mentre al fianco l'apposita macchinetta spremitrice è sempre in funzione per placare le richieste degli avventori che aspettano in fila di essere serviti con bicchieri di carta ripieni di liquido spesso e sanguigno, che bevono di gusto. E davvero delizioso questo succo, gradevolmente dolce, con un ché di asprigno e di terroso che ti ricorda terre assolate, case di mattoni crudi, paesi arroccati tra montagne di roccia aspra e scavata dal vento. Forse era questo il frutto proibito del giardino mesopotamico dell'Eden? Ci sono tante leggende in proposito, ma forse non ci sono altri frutti che più di questo ci parlano dell'Asia centrale, del suo clima duro e dei suoi spazi infiniti e del suo popolo nomade. Passiamo tra i banchi, difficile resistere alla tentazione tra gli assaggi che i vari venditori ti propongono e la bellezza delle ghiottonerie esposte. Qualche cosa alla fine compri sempre, oltretutto la roba secca e leggera e si porta via semplicemente. Al fianco della grande cupola c'è una zona dove si producono pani in grande quantità. E' il tipico pane di queste parti, una sorta di ciambella spessa un dito e di diversi diametri che si cuoce nei forni tandoor, tradizionali.
 |
| I panettieri |
Il panettiere forma la palla di pasta, la spiana poi col mattarello fino ad ottenere una piada tonda, poi con un apposito strumento, un mazzuolo con una fitta serie di punte di metallo, esegue sulla sua superficie una serie di bucherellature dalla funzione evidentemente tecnica, ma che alla fine produrranno una decorazione mirabile sulla superficie superiore del pane. La ciambella della dimensione grosso modo di una pizza o anche molto più grande, viene incollata con movimento lesto alle pareti interne del forno introducendola dall'alto o dalla bocca anteriore per i forni più grandi e si estrae a completa cottura, croccante e dorata. Ci sono anche forme più grandi e più spesse coi bordi dal cornicione che esce gonfio e friabile, spesso ricoperti di semini, sesamo o cumino o altro. Sono tutti contenti del nostro interesse e i panettieri si esibiscono volentieri per gli scatti che proseguono senza sosta, Naturalmente bisogna assaggiare, è ovvio; è anche la bellezza di questi mercati. Ancora più difficile sottrarsi nella zona successiva dove ci sono tutte le cucine per il consumo di street food. Qua è il regno della carne, un trionfo di spiedini di ogni tipo e dimensione, polpette, teste di montone e immancabili montagne di trippe che colano sughi vischiosi e non troppo invitanti.
 |
| Plof |
La parte del leone però lo fa il plof, il piatto principe della cucina centroasiatica ed uzbeka in particolate. Quasi ogni banco ha il suo pentolone di ferro nero, che per tradizione non si lava mai, dove si rimesta continuamente questa massa informe di riso, di cui ognuno ha una sua ricetta diversa, ripieno di ogni cosa, carni, verdure, frutta secca e spezie, a partire dallo zafferano e con l'aggiunta di tutte le altre che il caleidoscopio di questa cucina propone. A parte la sezione trippe e gli scodelloni di sughi misteriosi, il resto non si può negare che sia invitante, tuttavia, benché all'esterno che gli aspetti igienici mi sembrino ben lontani da quelli che ricordo dalla mia prima visita, ancora è meglio pensare che qui siamo in quella parte del mondo da cui sono sempre partite tutte le pesti degli ultimi mille anni e la quantità di mosche che girano rimane comunque imbarazzante. In fondo è anche bello e soddisfacente limitarsi a guardare, rifiutando con cortesia gli insistenti richiami all'assaggio. Che volete, la scorsa volta già avevo rischiato grosso, con conseguenze memorabili, ma diciamo che allora i miei doveri di portare a casa lavoro per un centinaio di persone che aspettavano ansiose, erano una imposizione quasi obbligatoria. Insomma, non si può dire che questo giro al mercato non valesse comunque la pena. Ne usciamo ugualmente sazi anche se non abbiamo osato mangiare nulla, se non qualche assaggino di torroni vari, che di certo male non possono fare.
 |
| Sale |
Ci spostiamo, anche se non di molto, ma in questa città gli spazi verdi sono molto dilatati e arriviamo al complesso di Khast- Imam, situato nel cuore della città vecchia e circondato di antiche case in mattone crudo sopravvissute al terremoto del 1966. Si tratta di una serie di costuzioni cresciute recentemente, molte ancora da completare, attorno alla tomba di un famoso imam scienziato e grande studioso dei testi sacri, Hazrati, che fu anche importante poeta, morto nel X secolo. Pare fosse anche valente artigiano visto che costruiva complicatissime serrature, una, pare, che si apriva solo con una chiave del peso di un chilo e mezzo. Vicino al suo mausoleo, è sorta quindi la grande e splendida moschea, inaugurata nel 2007, sullo stile del XVI secolo, con due alti e slanciati minareti e una madrasa con annessa biblioteca. Qui si conserva un documento famoso ed importantissimo per l'Islam, il cosiddetto Corano del califfo Uthman che risale al VII secolo, 353 fogli di pergamena, con il testo originale, custodito per secoli nel tesoro dei califfi e qui giunto da Medina e poi via Damasco e Bagdad. Qui vicino c'è anche la sede dell'amministrazione spirituale Musulmana dell'Asia Centrale. Un luogo che avverti subito di grande importanza immerso in un enorme e curatissimo giardino. La moschea in effetti è imponente e le sale della preghiera immense. Passeggiamo in tutta tranquillità, la gente si disperde negli spazi così vasti. Un po' di assembramento solamente nel mausoleo del santo, dove evidentemente i fedeli si assiepano intorno alla tomba. Intanto abbiamo fatto venire il tempo per andare all'aeroporto dove ci aspetta il volo per Urgench.
 |
Spezie
|
 |
| Spiedi |
Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:
Nessun commento:
Posta un commento