sabato 13 dicembre 2025

Uzb 3 - Approccio al paese

Hotel Uzbekistan - Tashkent - (fotio T. Sofi)
 

Monumento aTamerlano

Satolli per una colazione pantagruelica, le migliori patate fritte degli ultimi anni, delle quali non troveremo più uguali, usciamo, come si direbbe a riveder le stelle, che ormai sono andate a nanna anche loro, mentre un bel sole si è dispiegato in quello che ormai è giorno pieno. Tashkent è lì che ci aspetta, vogliosa di essere conosciuta, abbracciata, compresa. Aspetta soprattutto me, visto che con lei avevo avuto un larvato approccio nell'ormai lontano 2003, diciamo pure una simpatia, ma senza troppe conseguenze, visto che il lavoro mi aveva impegnato, senza lasciarmi troppo tempo da trascorrere in un garbato tête a tête, città esotica e lontana dagli schemi, in un mondo, quello dell'Asia Centrale, di cui non sapevo assolutamente nulla, in uno stato che, sebbene ormai indipendente da un decennio, assimilavo sempre a quella Unione Sovietica ormai scomparsa nei meandri della storia, ma presente comunque nella vita di tutti i giorni. Allora appariva come una città un po' spenta, che stava cercando di affrancarsi in qualche modo da un passato sopportato, pur senza troppi fastidi, per trovare un suo spazio nel mondo nuovo a cui si era affacciata. Tuttavia manteneva un aspetto ancora grezzo e tutto da plasmare. La Tashkent che ritrovo oggi invece, appare subito come una città del tutto nuova, che sta marciando in avanti con velocità costante. Di passi ne sono stati fatti tanti evidentemente da allora e si vedono bene, nelle costruzioni, nuove o ben sistemate, nelle strade che attraversano la città, nei parchi e nei giardini, molto curati e nello stesso parco macchine che gira, apparentemente molto aggiornato che già comincia a creare problemi di sovraffollamento segno inequivocabile di un certo benessere diffuso.

Nel giardino

Questa è una sensazione che comincia a diventare piuttosto comune in quasi tutti i paesi dell'Asia che sto visitando negli ultimi anni, quelli che un tempo si potevano considerare tranquillamente paesi del terzo mondo e che oggi invece, dopo solamente un paio di decenni, ci sono visivamente al pari, hanno fatto un balzo in avanti ragguardevole e in molte cose, sul lato della disponibilità dei beni materiali, hanno poco da invidiarci. Questo significa evidentemente che siamo noi ad esserci fermati, una frenata decisa, di cui se non si va in giro a vedere, non ci si rende conto ed ha un preciso significato. Continuando così, saremo noi a rimanere irrimediabilmente indietro, a farci sorpassare e tutto questo anche abbastanza velocemente. Ma al di là di queste considerazioni, già il passeggiare negli spazi aperti di questa città, dà sensazioni piacevoli. Eldor, era già lì ad aspettarci per cominciare quello che giocoforza sarà un veloce giro in giornata, prima di andare all'aeroporto per il trasferimento nell'ovest del paese. Sembra proprio una brava persona, gentilissimo e garbato, parla un italiano perfetto e poi ci chiama Ragazzi, il suo intercalare preferito, e per l'anziano questo è sempre un piacere. Ma vi parlerò ancora di lui, che starà con noi per tutta una settimana, non appena lo avremo conosciuto meglio. Intanto partiamo dall'Hotel Uzbekistan, il falansterio sovietico, dove ero stato allora, posto in posizione strategica al centro della città. Un quattro stelle, che pure sembra sia stato rinnovato, ma che mantiene quelle vecchie caratteristiche. Mi trascino lungo la maestosa scalinata di accesso per godere della vista sopraelevata del parco antistante. 

Il parlamento

Si può dire certo che, come allora, la sua presenza monumentale, mantiene una sua importanza psicologica e cominciare da qui il giro cittadino, ha un suo senso emozionale più che storico. Ma bisogna pur rimarcare che certe espressioni anche costruttive, certamente non possiamo dire artistiche, hanno rilevanza, appunto se vuoi cercare di capire la storia di un luogo. Noto infatti che anche altri turisti arrivano fin qui per cominciare la loro giornata. Ma a due passi ecco che, attraversando il parco, si arriva subito alla Piazza dell'indipendenza scandita dalla maestosa presenza della statua di Tamerlano a cavallo, il personaggio che comunque a torto o a ragione è il simbolo del paese. E direi che in questo caso bisogna ben spendere due parole, visto che stiamo parlando della figura di riferimento di tutta la storia uzbeka. Timur lo Zoppo, così almeno veniva chiamato a causa di una ferita per una freccia al ginocchio presa in gioventù, che lo obbligava a trascinare la gamba, è uno di quei condottieri dell'Asia centrale, che riuscì a costruire un immenso impero, sull'esempio del predecessore mongolo Gengis Khan, da cui vantava una lontana parentela laterale. Dopo la suddivisione di quel mondo in quattro parti e il suo successivo sfaldamento, per tutto il XIV secolo, proprio partendo da Kesh (oggi Shahrisabz) dove nacque, affascinato dalle imprese di questo illustre predecessore, ebbe una vita segnata dalle continue battaglie, quasi tutte vittoriose, al fine di sottomettere nuovamente tutto quel mondo o quantomeno in parte, arrivando a costruire il suo impero cha andava dalla Turchia, al nord del Caucaso, al mare arabico, fino in India e al confine Cinese. 

Le fontane

Costruì questa serie di conquiste, ottenute grazie ad una straordinaria capacità strategica militare, basandosi soprattutto sulla spietata ferocia di comportamento verso le popolazioni via via sottomesse. Tutti i suoi nemici lo ricordavano e lo temevano massimamente per le pile di teste mozzate che venivano erette sulle piazze delle città conquistate e nella maggior parte dei casi, rase completamente al suolo. Sembra da calcoli fatti, che le sue imprese siano costate la vita a oltre 17 milioni di persone tra militari e civili senza distinzioni tra soldati, donne e bambini, uno più uno meno, tutti passati singolarmente a fil di spada, numero che allora rappresentava circa il 5% della popolazione mondiale; stragi assimilabili nella storia solo a quelle compiute nel periodo di Gengis Khan. Fu anche cercato come alleato dall'occidente dei re spagnoli e francesi, in chiave antiottomana, che inviarono osservatori anche nella famosa battaglia di Angora (Ankara) dove l'esercito turco fu completamente sbaragliato, con tattiche e forza militare che destarono la meraviglia del mondo occidentale. Addirittura fu allora inviato come ambasciatore alla sua corte di Samarcanda, il nobile Ruy Gonzales de Clavijo, dalle cui memorie abbiamo oggi la più lucida descrizione del suo regno e dle suo personaggio. Tuttavia il frutto più consistente e duraturo di tutto questo furono le costruzioni e le bellezze che per suo merito, crebbero nelle sue città, diventate i centri più spettacolari della via della seta e che ancora oggi sono lì a ricordare la sua grandezza. Morì settantenne nel 1405, mentre stava per intraprendere una grande campagna verso la ricchissima Cina, oggetto delle sue brame di razzia, dove si era appena affermata la nascente dinastia Ming, che aveva sostituito la ormai esangue dinastia mongola degli Yuan. 

L'Opera

Colpito dalla morte di figli e nipoti sui quali puntava per costruire la dinastia dei Timuridi, il suo impero si disfece in pochi decenni, sottoposto alle pressioni ed alle rivolte dei popoli conquistati con la forza e tenuti insieme solamente dal terrore. Quello che ci rimane oggi è tuttavia un marchio indelebile che caratterizza le città uzbeke, che dopo 600 anni mantengono inalterato il suo imprinting artistico e architettonico. Quindi si deve concordare assolutamente sul fatto che questa sia la figura più rappresentativa e caratterizzante del paese, quando per mezzo secolo era in assoluto il centro del mondo orientale e dei commerci tra est ed ovest. Ci sono tre statue colossali di Tamerlano nel paese, una per ognuna delle sue grandi città. Una che lo raffigura seduto, un'altra in piedi e questa equestre di Tashkent, che è forse la più imponente. Il grande giardino che la circonda è forse la parte più bella della città con le sue straordinarie fontane e porta ai palazzi del governo e nella sua parte centrale alla fila di sedici colonne che sostengono un lungo ponte sormontato da figure di cicogne che rappresentano la pace. Un lungo viale che attraversa il giardino conduce poi al monumento all'indipendenza che sorregge un grande mappamondo, davanti all'altro monumento alla madre della patria. Al fianco, i palazzi del potere col Parlamento ed il gabinetto dei Ministri. E poi ancora verde e monumenti sparsi e stiamo parlando di una piazza se così si può definire che occupa dodici ettari al centro della città, il luogo dove convengono i cittadini nei giorni di festa per trascorrere la giornata, tra musica e manifestazioni tradizionali. Poi, per proseguire in questa toccata e fuga della città, conviene andare a prendere la metropolitana, la cui stazione è proprio in mezzo al parco per trasferirci nella zona del famoso bazar.

Una stazione della metro

SURVIVAL KIT

Ik mappamondo

Da vedere a Tashkent - La capitale non è certo la città artisticamente più interessante dell'Uzbekistan, tanto che molti tour più sbrigativi la saltano direttamente, mentre a mio parere è assolutamente utile per avere un rimo colpo d'occhio sul paese. Le cose più interessanti che si possono esaurire tranquillamente in una giornata piena sono: Partendo dall'Hotel Uzbekistan, simbolo della presenza sovietica del secolo scorso, si arriva nella piazza Amir Timur con la statua equestre di Tamerlano (con Museo, Università, Torre dell'orologio) e la seguente piazza dell'indipendenza, coi suoi monumenti e i palazzi del potere e il luna park; il Bazar di Chorsu, uno dei più ricchi dell'Asia Centrale con le sue opzioni gastronomiche ed i banchetti di souvenir; il complesso di Khast.Imam, uno dei pochi monumenti antichi rimasti in piedi dopo il devastante terremoto del 1966, che contiene un antico corano dell'VIII secolo; La Madrasa di Kukekdash e se vi fermate di più molti interessanti musei come quello della Storia o quello delle Arti applicate, ricordando che questa è una delle terre dei tappeti più famose. Non dimenticate, visto che la potete utilizzare per gli spostamenti di vedere qualche stazione della metropolitana che, pur non raggiungendo i fasti di quella moscovita, rappresenta bene lo stile fastoso e ornamentale di questi luoghi che tanto piaceva ai sovietici. Se avete occasione ritagliatevi una serata al Teatro dell'Opera Navoi, altro edificio notevole della città, ospitato sempre nel parco centrale. Tra gli edifici religiosi la nuova ma interessante Moschea Minor eretta nel 2014, la Chiesa ortodossa dell'Assunzione con le cupole a cipolla e la Chiesa cattolica del Sacro Cuore dell'inizio del XX secolo. Intorno alla città, per chi si ferma di più, diversi parchi tematici ed il Centro del Plov, il piatto fondamentale dell'Asia Centrale.

Le cicogne


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