martedì 15 settembre 2009
All organic!
Non ho dubbi su cosa farei se dovessi cominciare un business. Una delle poche cose che credo di aver imparato è che nel commercio bisogna seguire la corrente, non devi sprecare preziose energie per convincere la gente di qualcosa di cui è già convinta, quello che è talmente evidente a tutti da non aver bisogno di prove o conferme. Qualcuno ha detto che questo secolo sarà il tempo delle religioni, perchè emerge prepotente quella parte del pensiero che vuol credere a tutti i costi anche nell'incredibile, che vuol lasciarsi andare alla tranquillità di chi ti da assicurazioni senza bisogno di cercare conferme. E' difficile e faticoso accettare la debolezza e l'insicurezza della realtà, mentre è così facile individuare il male e abbandonarsi a chi ti dice: credi in me che ci penso io, rilassati e consuma. I grandi gruppi lo hanno capito da tempo e si sono buttati nell'affare, non vogliono certo sprecare energie ad andare contro corrente. Io mi metterei senz'altro nel biologico-organico-natural-eco-comesistavabeneuntempo. I consumatori apprezzano entusiasticamente questa linea, aumentano con ritmi cinesi di anno in anno e accettano qualunque proposta, disponibili a pagare di più e certi di fare la cosa giusta specie per i bambini e le future generazioni. Qualche giorno fa, una mia amica inglese nutriva amorevolmente il nipotino in fase di postsvezzamento con delle strane cose, tipo quelle che si trovano nei sacchetti colorati a base di patata cosparsa di spezie varie, che normalmente noi chiamiamo le schifezze. Mentre il bimbo se le succhiava di gusto, rispose alla mia meraviglia con un: -All organic- mostrandomi il sacchettino che riportava una serie di dati impressionati. Oltre ad assicurare la mamma compratrice che il contenuto era totally organic, snocciolava una serie di cose buone contenute, una certificazione che tutte quelle kattive e kimiche(?) tipo glutine o colesterolo, non c'erano o se c'erano erano in percentuali assolutamente accettabili (quasi buone) ma comunque naturali (colori, grassi, ecc.) quindi facevano anche bene, assicurava la totale assenza di cose allergiche (adesso tutti pensano di essere allegici a qualche cosa, mi raccomando è un punto importante su cui spingere) e infine conteneva una vera perla che certo copierei per la mia linea di prodotti. Nell'elenco dei contenuti, brillava in ultima posizione : Junk food, 0%. Capito, la legge inglese evidentemente consente di scrivere che il tuo prodotto contiene lo zero per cento di schifezza, assieme al 12% di proteine e al 25% di carboidrati e la gente lo compera felice di aver protetto il proprio pargoletto (pagandolo il quadruplo). Mi piacerebbe sapere cosa ne pensa l'amico Bressanini. Comunque la forma delle crocchette o quello che sembravano era in tutto e per tutto simile, bitorzoli giallastri cosparsi di puntini rossi tipo salse piccanti (but they are organic carrots!), alle normali schifezze, forse per cominciare ad abituare l'occhio dell'infante ai futuri consumi, un po' come le sigarette di cioccolato che c'erano quando io ero piccino. Potenza del marketing, c'è sempre da imparare.
Etichette:
business,
cibo biologico,
junk food,
naturale,
organic food,
Religione
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 116 (a seconda dei calcoli) su 250!
Create your own visited countries map or check out the JavaScript Charts.
9 commenti:
Senz'altro hai ragione tu Enrico. La conversione al biologico sarebbe in questo momento l'unico indirizzo produttivo che potrebbe dare speranze di redditività in agricoltura. Nella mia microscopica realtà dovrei farlo anch'io.
Ma non ce la faccio. Mi tormenta l'esigenza professionale di fare bene il mio lavoro. Odio il pensiero di dover gettare il mio cervello nell'ammasso ideologico del biologico. Sono troppo presuntuoso? Che invece proprio il mio lavoro sia quello fatto male? Eppure sono convinto di no.
Proprio in questi giorni, il ricordo di Norman Borlaug mi dice che dovrei tener duro. Pensi che avrò speranze?
Ogni tempo ha i suoi deliri. In medicina ci sono le "linee-guida" cui sono "allergica" quanto ai cibi organici (quando vedo scritto "organico" compro qualcos'altro...). Passerà, come tutte le mode, e si riscoprirà che è meglio dare gli antibiotici alle mucche quando sono malate che lasciarle morire in nome del latte organico.
@Bacillus - capisco molto bene i principi e li apprezzo. E' bello poter tenere una linea e guardare in faccia il mondo dicendo sono coerente. Ma fare agricoltura, se non è solo un hobby, deve comunque essere considerato un lavoro, un impresa che deve dare un reddito onorevole. Io credo che questo sia assolutamente etico. Solo un demente può sognare e rimpiangere il vecchio contadino con le mani callose rotto dalla fatica e dalle intemperie che gli rifilava delle abominevoli schifezze. Quindi la parte dell'azienda che riguarda la collocazione e la vendta del prodotto possono appassionare di meno ma devono essere prese con l'importanza che hanno, a volte decisiva sul buon andamento dell'impresa. Se il marketing del buon senso dice che bisogna strizzare l'occhio ai credenti, sempre senza ingannare nessuno, perchè non farlo? Non mi sembra criticabile il fatto in sé. Se il tuo vino lo chiami per modo di dire, "il cabernet di Nonno Nanni" prodotto con le attenzioni di un tempo, non inganni nessuno perchè è vero che lo fai così, ma così facendo non vendi solo un prodotto ma anche una storia, una nostalgia languida e desiderata, che molti sono disposti a pagare qualcosa in più. E allora facciamoglieli tossire questi soldi. E' un esempio stupido ma in un settore povero come l'agricoltura, è meglio non sottovalutare niente. Con simpatia, e prima o poi lo assaggerò il tuo vino!
@Laura - per la verità credo che a tutt'oggi di antibiotici in zootecnia se ne usino un po' troppi, ma visto che adesso sta andando di moda il lattecrudo dagli appositi spillatori, in fondo in fondo....
Per i miscredenti che avevano posto dubbi che il sottoscritto sia a Mosca (a lavorare mulum equalibus) eccovi la dimostrazione. Assieme al commento dovrebbe comparire anche la foto, fatta con l' autoscatto (per risparmiare, con sullo sfondo la Piazza Rossa. Se non viene vuol dire che ho inciuccato tutto, scusate.... per sempre vostro
FEROX
Oh!!! finalmente carta canta. Ferox si è scoperto e anche se la Krasnaya ploshad si intravede appena nessuno oserà più mettere in dubbio l'esistenza di un grande ufo-sino-slavologo. Deprimis elatos, elevat orientalis ventus stratos.
Beh, con il nick "Ferox" mi aspettavo un viso alla Walker Texas Ranger, se non alla Rambo. Meglio così.
Bacillus: fai tesoro della saggezza di Enrico. Sull'etichetta metterei anche l'avviso "Per produrre questo vino nessuna ape è stata danneggiata o uccisa", che può servire.
Enrico, checcentra Demetrio Stratos?
“sempre senza ingannare nessuno”... eh, caro Enrico, ti poni subito su un piano assai traballante. Come fare per dimostrare che “io non sto ingannando nessuno”? Mica facile. Ti faccio un esempio. Decido di fare del frumento biologico primaverile. Lavoro la terra in autunno, oppure non la lavoro affatto. Due giorni prima della semina distribuisco del glufosinate ammonio oppure addirittura del gliphosate, poi semino. Il mio frumento germoglia, cresce, accestisce su un terreno su cui ha già un evidente vantaggio competitivo sulle malerbe. Mi viene bene, faccio quintali. Ma a posteriori come è possibile il controllo su quello che avrei potuto usare? Non troverai mai sul prodotto finale segnali che ho usato quegli erbicidi. Stesso discorso se decido di fare una concimazione azotata in copertura...
Che senso ha tutto questo? Dài, lo sai anche tu. Il discorso è semplice. Decido di fare biologico, cerco di fare il bravo, ma nei momenti di difficoltà (quando le condizioni ambientali sono sfavorevoli, quando le condizioni economiche sono problematiche) posso sempre adottare qualche strategia “non bio” per restare a galla (o magari per speculare).
Altra considerazione. Il Cabernet “prodotto con le attenzioni di un tempo”. No, no, Enrico, lasciamo perdere. Io so cosa si faceva “un tempo”. Perlamordiddio. Se facessimo oggi quello che si faceva un tempo saremmo da tempo allo sfascio totale. Per fortuna abbiamo migliorato molto quello che si faceva “un tempo”. Ecco perché io non ho voglia di raccontare balle alla gente.
Io, comunque, per quanto mi riguarda di argomenti ne ho a bizzeffe. E sull'importanza di trasmettere alla gente delle emozioni, ne ho di esperienza... Solo che se devo scontrarmi con chi si vanta di fare le cose in modo “naturale”, credo di trovarmi subito in svantaggio. E' questo che non va bene.
@Pop - il latinismo è un vecchio scherzo a cui io e il vecchio Ferox siamo usi (tra l'altro c'è anche un refuso - deprimit). Questo è traslato dal motto dell'urbe di Alessandria (non d'Egitto). quindi alea jacta est e ad usum delphini
@Bac - Ma è certo che sono completamente d'accordo con te, figurati se non sono convinto che il vino che si faceva "con le attenzioni di un tempo" era una solenne schifezza, rimane il fatto che mi piace fare piccole provocazioni per assurdo e comunque non sarebbe un inganno grave dire queste mezze verità che la gente ama tanto sentirsi propinare. Quella delle api poi è magnifica e anche sostenibile!
Io sono un ranger cammuffato. sparo raffiche di contratti giu' Italia. Anzi, piu' che sparo, spero di sparare. Satanicamente
FEROX
Posta un commento