Eccoci alla seconda puntata dell’oggetto misterioso. L’ambiente è costituito dalla sconfinata piana di terra rossa del Rajastan occidentale. Avevamo lasciato alle nostre spalle la solitudine del deserto del Tar, popolato di rari dromedari e le mura dorate di Jaisalmer, la città delle splendide haveli, le case dalle ricche facciate traforate a formare pizzi di pietra e la nostra Ambassador bianca percorreva pigramente una strada diritta che sembrava non finire mai, in direzione sud nell’attesa di veder comparire all’orizzonte Jodpur, la città blu, con le sue piccole case dipinte di color indaco. Mentre noi due sonnecchiavamo sul sedile posteriore, gettando di tanto in tanto un’occhiata al paesaggio monocorde, Abu, il nostro autista, preso da un attacco di logorrea irrefrenabile, chiacchierava con un tizio a cui stavamo dando un passaggio e che avevamo raccolto ad una malandata stazione di servizio. I due avevano cominciato una animatissima discussione in Hindi frammisto a molte parole inglesi, a sottolineare una necessità di ricercare terreni comuni che evidentemente sono obbligatori in un paese dalle circa settecento lingue e dialetti. I due proseguivano imperterriti utilizzando, per meglio capirsi, anche una mimica prepotente che richiedeva un frequente ed animato gesticolare, cosa divertente a vedersi per il passeggero, ma un po’ più preoccupante quando la foga contaminava il nostro autista che, per meglio farsi intendere, abbandonava il volante con entrambe le mani, mimando i concetti troppo complessi per essere espressi dalle sole parole. Fortunatamente la strada era diritta e il traffico scarso, così si proseguiva senza grandi problemi, anche se per meglio approfondire i concetti, Abu aveva addirittura spento la radio, che teneva di solito fissa su una stazione di musica bolliwoodiana che, su cui amava canticchiare, ridendo allegro. Dopo un tempo indefinibile, arrivammo ad un gruppo di case, anzi di capanne, lungo la strada. Non si poteva neppure dire un villaggio, poche costruzioni di fango e paglia pressata con tetti di paglia e un pozzo poco lontano. Davanti alle case, qualche animale da cortile ed un gregge di capre che tentava di strappare dalla terra rossa i pochi steli secchi che aveva lasciato la calura estiva. Il nostro passeggero era arrivato e dopo esssersi profuso in mille ringraziamenti scomparve dietro un basso muricciolo. Scendemmo anche noi, guardati con una certa curiosità da un gruppetto di bambini eccitati dalla novità. Mentre mi aggiravo tra le capanne curiosando, ma senza riuscire a buttare un occhio oltre le aperture scure, sentii un tintinnio che proveniva da quella a me più vicina, come un fremito delicato di campanellini, ritmato e quasi ipnotico. Mi fermai per un momento, cercando di capire cosa stava accadendo, per indovinare qual’era la pratica in corso. Dopo un po’, i rumori cessarono e mentre Abu veniva a cercarmi, dalla capanna uscì una donna, piccola e di età indefinita con un sari verde, povero, ma drappeggiato con eleganza naturale, con cui si copriva, certo per timidezza, una parte del volto. Rimanemmo così in piedi ad osservarci, lei mi guardava come per capire cosa mi portasse in quel luogo, io cercando di capire cosa stesse facendo e cosa fosse quella cosa che teneva stretta nella mano destra. Lo guardavo così intensamente, quel piccolo oggetto in cui si indovinava la forma di un animale mitico con una spessa base in cui certo erano nascosti i campanellini che avevo udito, che Abu, l’intuitivo, senza che io chiedessi, lo prese dalle mani un po’ ossute della donna e me ne spiegò brevemente l’interessante uso e significato. Non ci sarei arrivato da solo, pur vivendo il momento ed il contesto in prima persona. Chissà se qualcuno dei miei attenti lettori riesce ad interpretarlo. E’ di ottone e lungo circa una decina di cm. ed ha un uso pratico. Attendo commenti esplicativi. Premi consueti.
lunedì 11 gennaio 2010
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19 commenti:
il Rajastan è stato sempre fra una delle mie mete possibili... sono un amante dei felini e prima o poi vorrei andare a vedere le tigri ....
Fermaporta?
@ Bruno - di tigri in Rajastan non ne vedi e anche in nessuna parte dell'India , zoo a parte.
@ Pop - Acqua . acqua ;)
Stampo per le tigelle?
per cacciare di casa eventuali serpenti?
forse per deformazione a causa di blog mangereccio.....potrebbe essere un batticarne? ;-))
Ci giriamo intorno e cominciamo ad avvicinarci.
Barni , siamo vicino , ma niente serpenti
Astro, niente cibo, ma la carne c'entra.
Trappola per topi dei 10 piccoli indiani?
(che ridere la parola di verifica anglo-napoletana: readamme > leggimi!)
mah...!Non ne ho proprio idea...
"le case dalle ricche facciate traforate a formare pizzi di pietra "
per inciderlo sul cemento fresco...raja
Che bell'oggetto!
ma non ho idea! ihih:-)
ciao Enri
g
Qual è la religione che impone di non uccidere nessun vivente, per cui portano campanellini ai calzari per non pestare le formiche? Il giainismo? Ho letto "Kim" di Kipling, ma troppo tempo fa.
Potrebbe entrarci?
era lebbrosa...?
Nel parco di Rantambore ,tre anni fa, la tigre e' stata vista (da un nostalgico inglese dopo quattro giorni di appostamenti !)Io ,purtroppo non sono stata cosi' fortunata ! Ho visto delle orme...o cosi' mi hanno detto. Merita il viaggio !
gianna
Ragazzi vedo che non fate progressi, domani metteremo la soluzione.
@Gianna, credo che programmando 4 mesi di appostamenti ci siano delle possibilità per vedere la tigre.
All'inglese sono servite quattro uscite......ma questo non c'entra nulla con l'oggetto misterioso.
Ne ho visto uno uguale ma di terracotta e serviva per massaggiare e levigare la pelle
Terrificante..ma ricco di promesse......
Siamo paurosamente vicini, a domani!
Vediamo, Enrì. Giuro che non ho letto la soluzione. Dopo avere espresso la mia ipotesi, andrò a controllare(naso lungo alla pinocchio!)
Cogliendo l'input di gianna...si tratta di una specie di spazzola?
Adesso, vado a controllare.
praticamente anche Annarita c'è quasi arrivata. Vedere soluzione
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