domenica 10 gennaio 2010

Che casino!

Un anziano ex collega del mio suocero 93enne, mi ha preso in grande simpatia, così, oltre ad avere il privilegio di essere stato omaggiato del favoloso mirto che produce con passione, ho potuto avere tra le mani una serie di suoi raccontini d’epoca di grande spasso. Era insomma un blogger ante litteram anche lui. Ieri poi mi ha inviato un tariffario di prestazioni di una famosa Casa torinese del 1927 che mi consiglia di appendere tra due foto della stessa epoca, che ha avuto modo di apprezzare in casa mia, rappresentanti il lato A ed il lato B di una gentile ospite di una delle case in questione. L’esame del preziario evidenzia e conferma un fatto classico, che qualunque bene se offerto in condizioni consentite e non irregolari, è assolutamente calmierato ed i prezzi sono molto più accessibili che in condizioni di maggiore irregolarità. Infatti si può vedere che il prezzo della prestazione semplice è di 1,50 Lire, che stando alla tabella ISTAT della svalutazione della moneta a partire dal 1886 corrisponde a poco più di un Euro del giorno d'oggi, in linea con le fomose mille lire al mese, stipendio da impiegato dell'epoca, apparentemente sproporzionato, diremmo oggi al costo di utilizzo di asciugamano e sapone che arrivano addirittura ad un terzo della prestazione medesima e, se vogliamo decisamente economico come divertimento di massa, sembra che equivalesse più o meno ad un biglietto del cinema. Certo doveva essere un consumo piuttosto rapido, se il cosiddetto quarto d'ora costava più del doppio della prestazione semplice. In ogni caso dovevano essere ambienti tutt'affatto particolari e, credo, dei quali si è completamente perduto il senso. Ricordo che un mio anziano collega veterinario, raccontava che il suo primo lavoro era stato quello di essere chiamato in una di queste case per visitare e tagliare la coda a sette gattini appena nati. Ci andò di mattina, quando le signorine erano appena svegliate e particolarmente inclini a vezzeggiare il giovane neo-professionista di bell'aspetto. Il compenso fu pattuito appunto in sette mezz'ore, in modo proporzionato all'intervento. Nella divertente lettera di accompagnamento, poi mi informa anche del fatto che, documentazione alla mano (leggi altro cartello originale) nel 1942, beninteso per casa di pari qualità, la tariffa era salita a Lire 10 compresa I.G.E (che usando le stesse tabelle valutative corrispondevano a circa 5 Euro odierni, ma si sa, in periodo di guerra i prezzi salgono). Io non ho informazioni dirette di questi ambienti, in quanto benché abbia una certa età, ricordo soltanto, quando, bambino, ingenuo ma già piuttosto curioso, in famiglia sentivo nominare una certa senatrice Merlin che stava incomprensibilmente, almeno per me, chiudendo della case, peraltro già chiuse. Però ho ancora un chiaro ricordo dell’I.G.E., tassa antenata dell’IVA, in vigore quando cominciai il mio percorso di lavoro al Consorzio Agrario, che il Rag. Filiberto detto Penna Bianca mi incaricò di calcolare su tutto il listino, fornendomi di carta, penna e una vecchia Brunsviga a manovella, un vero cimelio storico che ho invano cercato di recuperare in seguito. Non conoscevo invece la storia di questa tassa che, come mi racconta per conoscenza diretta l’ex-militare, era stata ideata dallo zio di un suo compagno di Accademia e vicino di letto in camerata, certo Guarino finanziere torinese, caduto in disgrazia durante il fascismo, che però Mussolini, che ne aveva grande fiducia, consultava in segreto. All’epoca, la prova del pagamento della tassa, il corrispondente dell’attuale scontrino fiscale, era costituita da apposita marchetta che si applicava materialmente su ogni merce scambiata, ad esempio sul cartoccio di prosciutto dal salumiere. Ora, pare che nelle case suddette, alla sua introduzione, la marchetta venisse per gioco, applicata dalle prestatrici d’opera direttamente sull’attrezzo interessato, trattandosi, più che mai, come mi ricorda l’amico, di una imposta sull’entrata. Da allora in poi la marchetta ha assunto una valenza quanto mai simbolica, potremmo dire una categoria kantiana. Certo beati i periodi in cui i prezzi possono venire stampati su targhe metalliche, tanto raramente cambiano. Oggi, in cui ci raccontano che l’inflazione è al minimo storico, in due anni, il ticket dell’autostrada è aumentata del 30%, ma sarà senz’altro solo un compenso pagato per l’operazione Alitalia. Sempre di casino si tratta, insomma.

4 commenti:

Annarita ha detto...

La categoria Kantiana della "marchetta" è assolutamente in linea con il casino in cui viviamo oggi.

Salutoni, Enrì:)
annarita

Marco Fulvio Barozzi ha detto...

Interessante e divertente. Lo specchio dei tempi è dato dal fatto che nel tariffario non è inclusa la cocaina, oggi bene di consumo di massa. :(

Enrico Bo ha detto...

Carissimi vedo che avete compreso perfettamente lo spirito del post.

Gamblar ha detto...

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