Si sa che non bisogna solo mangiare per vivere. Tutto quello che è nato intorno all’arte della cucina ed alla culinaria dimostra che c’è ben di più. Noi usiamo questa parola generica “cucinare” che non distingue in verità la necessità di assumere cibo dal piacere di renderlo gradevole, dell’accentuare sapori odori, finanche la soddisfazione della vista nella sua presentazione, dei colori, della disposizione sul piatto. Stimolare cioè tutti i sensi per accentuare il piacere del cibo trasformando quella che potrebbe essere una sgradevole necessità in una soddisfazione completa in cui impegnare tempo e interessi, facendone infine anche cultura. Noi italiani lo sappiamo bene e per questo la nostra è una delle cucine più famose del mondo, ma anche i cinesi ne tengono grande conto nella loro altrettanto famosa cucina, anzi cucine, come sarebbe più corretto dire, in quanto, come per l’Italia, esistono una infinità di cucine cinesi regionali che si differenziano tra di loro moltissimo, dando la possibilità di provare piatti diversi all’infinito. Come sempre i cinesi traducono questo aspetto anche nella lingua. Ecco dunque che la parola “cucinare”, pēng tiáo (烹调), costituita da due caratteri, come molte parole bisillabiche moderne (per evitare come ormai sapete i troppi bisensi) di cui il primo pēng significa Cuocere, la volgare funzione del rendere i cibi più commestibili, l’operazione che distingue l’uomo dagli animali. Se lo osservate bene il carattere è costituito da una parte inferiore (i 4 puntini) che sono una stilizzazione del segno Huo – fuoco, presente in quasi tutti gli ideogrammi che hanno a che fare con la cucina, e da una parte superiore Heng che significa “con successo, con risultato soddisfacente” (carattere che addirittura è sormontato da un segno che significa Coperchio, come dire finito e chiuso). Il secondo ideogramma invece, tiáo significa “armonico, che si combina bene”. Anche questo ovviamente e' un ideogramma composto, sulla parte sinistra c'è la chiave "parola", e sulla parte destra si nota l' ideogramma Zhou, che vuol dire cerchio, giro, ma anche "attento", "oculato". Pesare le parole con oculatezza significa fare le cose in modo misurato, armonioso. Quindi il tutto combacia perfettamente nell' arte di saper cucinare con le dovute proporzioni armoniche, che nella cottura a puntino, con le dovute proporzioni di ingredienti, trovano la risultante di un piatto prelibato, che non soddisfi solo palato (nella parte iniziale che attiene al piacere della gola) e intestino (nella parte finale che riguarda l’aspetto della salute), ma anche occhio, gusto e parola, che il saggio misurerà nell' espressione della frase che riassumerà in toto i significati di cui sopra, suggellando la materia e lo spirito in un'espressione di soddisfazione, che suonerà più o meno così: "Ciurbis, sa l'e' bun susì!" (grazie Ferox). Quindi in sintesi Pēng tiáo significa : Cuocere i cibi in modo armonioso. Ecco il senso di cucinare, non solo per nutrirsi ma per creare cultura e piacevolezza. Questa cosa dell’armonia è davvero una fissa per i Cinesi che la ricercano in ogni aspetto della vita, ecco perché è considerato scortesia, il contraddire, il chiedere insistentemente spiegazioni, il fare le cose in fretta e disordinatamente. La malattia è disarmonia, la contestazione è disturbo del corretto fluire dello Yin e dello Yang. Anche in cucina deve esserci armonia, se no il cibo non fa bene. Molte portate armonicamente presentate a gruppi di tre, numero assai armonico, con alternanza tra carne pesce e verdure. Sapori a loro volta ben mescolati, agro e dolce, sapido e amaro, umami (il glutammato, da noi il parmigiano, tanto per capirci), caldo e freddo. Tutto mai esagerato o troppo contrastante, ma armonioso. A tavola non si grida, non si parla di cose sgradevoli e in particolare di politica, si mescola il piacere del buon e bel cibo al piacere di stare insieme. Cari i miei ghiottoni e con questo siete anche filosoficamente e moralmente giustificati.
sabato 17 aprile 2010
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2 commenti:
Bravo! Vedo che gli insegnamenti del Maestro danno i loro frutti.... perche' come disse una volta il sempiterno Astolfo Crivaciuccoli alla sua amata Cesira, in odore di gelosia (perche' morbosamente attratta dall' altrettanto immortale Vate Ormeo Scacciaporcelli...)- "Studia, cara, gli Ideogrammi... Studia, studia, con gran cura... Che chi a Musca... Se lavura....!!"
Non so chi tu sia, mio signore,
ma da Mosca manda un languore,
non cattivo ma strano,
che pacifichi il vulcano,
se no o mio diletto,
piu' non torno nel mio letto.
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