venerdì 2 aprile 2010

Il Milione 7: L'olio di Gerusalemme.

Cap 10
… Li due frategli istettero a Vinegia due anni e quando videro che il papa non si facea, mossersi per tornare al Grande Kane e menarno con loro il figliolo Marco, ma prima voleano mantener la sua parola d'andare a Gerusalem per portare de l'olio de la lampada e il legato gliene diede loro, quindi si partirono da Acri e giunsero a Laias.

Certo due anni ad aspettare son tanti, specie per un mercante per cui il tempo è denaro, ma intanto Marco è cresciuto e quando decidono comunque di ripartire, i due fratelli se lo portano dietro, l'occasione che cambierà la sua vita. Chissà quanto insistere o forse a quel tempo diciassette anni erano sufficienti per affrontare il mondo sconosciuto. Ma per tornare in Catai devono cambiare strada per ottemperare alla promessa. Prendono quindi la cosiddetta via della seta del Sud, quella che parte dalla Terrasanta. Le crociate erano finite e Gerusalemme era in mano ai Mussulmani, ma era in effetti terra libera dove i pellegrini ed i mercanti si muovevano senza vincoli. La città era aperta alle diverse religioni certamente molto più di oggi. La strada classica del mercante era via mare, più rapida e sicura da Negroponte (Eubea) dove i Veneziani avevano una base, Laias (Alessandretta) quindi Acri, ultimo avamposto rimasto ai Templari cristiani in cui risiedeva il Legato del Papa, prima di arrivare alla città santa. Questa doveva essere non molto dissimile ad oggi, un brulicare di genti, un melting pot straordinario convivente in un equilibrio precario a cui la storia ha dato di volta in volta la supremazia sulle altre. La differenza sta solo nel fatto che alcune si sono comportate in modo più tollerante di altre. I nostri tre di certo hanno girato per la città con le stesse curiosità e sentimenti di chi oggi visita i luoghi santi, avranno lasciato una preghiera nella chiesa crociata di Santa Anna, hanno percorso la spianata delle moschee di certo come me, stupiti dallo splendore delle cupole dorate e dalla vista sul monte degli ulivi, hanno camminato per la città vecchia calpestando le strade strette del decumano romano e le stesse pietre antiche; hanno percorso la Via Dolorosa che è poi la strada principale del bazar affollata di negozi e di gente vociante, se pur inframmezzata qua e là dai luoghi della Passione, dove gli inni sacri si confondono con le musichedella danza del ventre. Quando cammini tra i muri antichi di questa città, senti un fervore ed un' ansia di vita non comune, che ti infonde una sensazione unica di essere in un posto speciale, segnato dal destino e condannato ad essere una città di pace senza pace, dove storia, religione, affari, potere, voglia di trascendenza e sfruttamento della credulità e della superstizione, trasformano ogni pietra in occasione, per taluno di avvicinamento al divino, per altri di business, per altri ancora di momento per fomentare tensione. Sempre a metà strada tra terra e cielo, in costante disequilibrio tra serenità e violenza. Un alternarsi continuo di pellegrini e di mercanti, di gente comune che vive e di altra gente comune in cerca di trascendenza, gli uni che vivono grazie agli altri, destino simile a tutti i luoghi del mistero religioso. E' il fato millenario di questa città folle, crogiuolo di santità e di violenza, sempre pronta ad accendersi per una piccola scintilla così come l'olio della Lampada Sacra a cui attinsero i Polo prima di riprendere la via. Ma appena ripartiti ecco che arriva la notizia che il nuovo Papa è stato eletto ed è proprio quel Legato che è ancora ad Agri, dove subito ritornano e che, entusiasta dell'idea di evangelizzare il Catai, manda con loro ben due frati pronti ed ansiosi di martirio nelle terre dei selvaggi (invece dei cento richiesti, non si può avere tutto dalla vita e la Chiesa è sempre stata nota per la sua proverbiale prudenza).
Cap. 12
Data la benedizione a tutti questi cinque partirsi d'Acri e vennero a Laias, ma li due frati ebbero paura d'andare più innanzi e diedero le carte e li privilegi a li frategli e no andaro più oltra ma tornaronsine a lo Signore del Tempio.
Eh sì, dopo pochi chilometri al di là della giurisdizione dei Templari, i due bravi monaci terrorizzati, scappano e se ne tornano ad Acri, mentre la nostra carovana risale verso nord per andare ad Oriente. Non dimenticate di dare un' occhiata domani da Acquaviva, la vivandiera della carovana che ha preparato per noi una delle golosità che a quel tempo si potevano gustare nelle Terresante e fate anche voi assieme a me e ai Polo, un giro per la città vecchia fino al Santo Sepolcro in questo video che ho fatto laggiù lo scorso anno.





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5 commenti:

acquaviva ha detto...

il carro delle vettovaglie vi ha raggiunto, anche se questa volta, visti luoghi e tempi, non si tratta proprio di un banchetto...

Angelo azzurro ha detto...

Mi scuso per la latitanza, ma sono un pò presa in questi giorni
Ti faccio i miei auguri per una serena Pasqua,ciao

giovanna ha detto...

Enri,
ho avuto (sto avendo ..) un periodaccio. Ho i tuoi preziosi post in arretrato ma ben in cantiere..
Ti faccio i miei cari auguri di Buona Pasqua,
a te, i tuoi cari e chi ti legge..
g

Annarita ha detto...

Caro Enrico, anche se non commento spesso sai che ti seguo vero?
Tanti affettuosi auguri di Buona Pasqua a te, i tuoi cari, e i tuoi lettori.

Un abbraccio
annarita

Enrico Bo ha detto...

@Angy- Grazie degli auguri sono rientrato solo ora.
@Gio- Grazie ricambio, vai tranquilla che se no si schiatta
@Annarita - Lo so grazie, e auguri anche a te

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