giovedì 5 agosto 2010

Verde acquamarina.


Forse è proprio vero che l’erba del vicino è sempre più verde. Certo che piacere, però, scendere lungo la strada da Briançon verso Embrun, mentre la valle si allarga a poco a poco ed i fianchi delle montagne cominciano a distendersi, quasi a subire gli spazi più vasti e il respiro meno concitato della campagna francese. Il corso della Durance è a tratti nascosto dal verde dei piccoli boschi lungo le rive; così lo straordinario colore delle sue acque, un misto di acquamarina verdeazzurro impreziosito dalla spuma bianca, quando si inarca sulle rocce, compare solo di tanto in tanto, come per rendersi più prezioso e farti desiderare di fermarti a goderne almeno per po’, a sentire il rumore di quello scorrere verso il piano, dopo aver superato forre antiche e gole scoscese per lasciarsi andare verso la calma della pianura.

A valle della rocca di Embrun, il lago mantiene lo stesso colore splendente ed i boschi delle valli laterali, più fitti e solitari, diventano sempre più verdi. Risali un po’ alla tua sinistra, in una valle all’apparenza nascosta e solitaria e dopo poco arrivi all’abbazia di Boscodon, piccola e antica. Una delicata gemma di pietra rosa, nella luce del mattino, con i suoi sereni archi romanici, con la sua costruzione calcolata sulla perfezione del rapporto aureo, in ogni suo punto, angolo, incrocio di linee. D’accordo, non una gran cosa, ma che piacere constatare la capacità di valorizzare quello che si ha a disposizione, curando, abbellendo, dando dimostrazione di interesse verso quello che è un bene comune di cui in molti possono avere il piacere della fruizione. E la gente apprezza, ci viene, guarda e paga anche per vedere, perché alla fine tutti sono disponibili a pagare per avere a portata di mano la bellezza.

Certo bisogna avere quanto meno la capacità di far sapere le cose in giro; come diceva un guru del marketing: la gallina fa sapere a tutti che ha fatto l’uovo, invece la tacchina lo fa molto più grosso, ma non lo sa nessuno. Soltanto un poco più in là, basta girare tra le vie antiche di Embrun, dopo avere naturalmente sostato estatici davanti al rosone della sua splendida cattedrale, per sentire un’aria di festa, di vacanza gioiosa, in un movimento di mercati, di piccoli negozi artigiani, di spettacoli improvvisati, complice magari un’ottima fondue savoyarde. Ti dà l’idea che da queste parti ci sia più ottimismo, non quello fasullo, basato sulle balle e imposto dall’alto, ma di partecipazione convinta in cui tutti cercano di fare qualche cosa di bello e di utile. Tornare a casa e vedere tanti musi lunghi e poca gente in giro, magari con le facce stanche, ti intristisce ulteriormente.

Forse la gente è stanca anche di sentir valutare la morale come un optional, di non veder considerati in nessun modo i problemi reali; forse ha un disagio sempre più forte verso chi considera un tradimento volersi chiamare fuori dalla corruzione o non rispettare un patto con chi considera normali i principi del malaffare. Chissà, negli orti ordinati della piccola abbazia, corre un’aria serena, forse ingannevole, ma tanto tanto piacevole.


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2 commenti:

cristiana ha detto...

Sei un poeta che riesce a dare l'idea della purezza cristallina senza infierire contro la nostra società corrotta.
Cristiana

Enrico Bo ha detto...

Grazie Cri (ma non esageriamo).

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