Che tristezza il mogio pratone verde pisello sempre più ammosciato. Neanche più fanno effetto le pillole azzurre. Ormai manca anche il coraggio di mostrare a TV e giornalisti trote e altri pesci. Ci si rifugia celticodemocristianamente in un folklore che soffochi i mugugni dei fedeli con le corna, legati alle operazioni operettistiche della prima ora, sognatori di marce su Roma e birrerie di secoli passati. Grandi tuoni ingobbiti dunque dal palco, ma niente tempesta, neanche pioggerellina e non poteva essere altrimenti, ma come sempre alti ministri e responsabili di governo che accusano lo stesso governo di improvvida incapacità, anche se questo sembrerebbe incredibile a raccontarlo a qualcuno. Ma come, tu sei al governo da un ventennio, un po' con gli uni e un po' con gli altri e ti lamenti che il governo non è capace di combinare nulla? Nemmeno nell'Atellana più sganasciona e volgare si farebbero battute simili. Ma qui è la norma, bisogna dare un contentino alla base che rumoreggia con i mantra del passato, quindi lenzuolata di richiestone (a sé stessi?), ma se le leggi tra le righe sempre sfumate e interpretabili a soggetto, con lo stile classico di quei decretoni ruggenti di obblighi a cui però, per apparente dimenticanza, si scorda di scrivere il comma delle sanzioni da comminare in caso di non ottemperanza.
Parole che possono valera per la bionda e per la brunetta, nani e ballerine della compagnia di giro, ma che alla fine l'imperatore accoglie con un sospiro liberatorio, appena capito che sotto c'è il nulla, solo un avviso a Giulio che è stato prescelto il capro da sacrificare, l'unico forse che non mangerà il panettone, ma tanto ormai c'è abituato. Intanto accoglie con un risolino sghembo le richieste opposte che gli arrivano da tutte le parti e rimane lì nella speranza che si annullino l'una con l'altra, ma i numeri sono numeri e non chiacchiere e se da tutte le parti si chiede di diminuire le tasse, e chi non è d'accordo, dalla parte dei numeri e della logica nessuno può fare quello che solo un governo di unità nazionale potrebbe fare senza timore di inimicarsi i votanti, la cura da cavallo che tutti conoscono e che solo se si paga in 60 milioni e tutto quello che serve fino all'ultimo euro, puoi tirare fuori il paese dal baratro. Qui a fianco, c'è un contatore; dategli un'occhiata, è il debito pubblico italiano; non si ferma mai, neppure di notte. E' un debito che abbiamo a carico noi, non qualcun altro; non conta chi l'ha fatto, l'unica cosa certa è che siamo tutti noi che lo dobbiamo pagare.
Certo tutti protesteranno che loro hanno già pagato e caro, ognuno dirà che è quello che ha già pagato di più e per molti è anche vero, ma questo non serve più, non esistono altre soluzioni per tirare fuori 130 miliardi di euro in tre anni, altro che diminuire le entrate. Tutti quelli che hanno fatto aritmetica alle elementari sanno bene che non si cavano queste cifre colpendo solo uno o l'altro dei gruppetti che hanno sempre pagato di striscio o sono stati furbamente fuori dal tiro. Troppi ne servono di soldi; solo con lacrime e sangue per tutti puoi tamponare gli squarci nella chiglia e rimanere a galla. E quindi solo un governo in cui ci siano tutti, indifferenti alle ire dell'elettorato, può aumentare le tasse (altro che diminuirle), reintroducendo quelle improvvidamente tolte, menare fendenti dolorosi e strutturali su sanità, pensioni e spesa pubblica, alleggerendo tuttalpiù per chi crea occupazione, ma reale e stabile, non certo truffaldinamente precaria come è stato concesso per due decenni, per aumentare i problemi futuri e facendo ponti d'oro per chi vuole arrischiarsi ad investire in questo disgraziato paese.
Certo bisognerà accompagnare l'amarissima medicina con qualche provvedimento di manifesto morale, che pur avendo poca valenza in termini di cassa, rappresenti un esempio che tutti piangono davvero, poveri e ricchi e soprattutto politici, come abolire immediatamente province, parlamentari, emolumenti di giada, tanto per placare un poco la piazza, ma intanto non fatevi illusioni, sarà sempre la parte più debole e numerosa che deve pagare il resto (che è la maggior parte) del conto salato che ci ha preparato il craxismo andreottiano della Milano da bere e che l'ultimo Ventennio, che come i precedenti sta volgendo al termine, ha lasciato lì a marcire sperando che si pagasse da solo. L'alternativa è il precipizio, lo sprofondo all'Argentina o alla Weimar, dove con la pensione o lo stipendio non si riesce più a comprare un chilo di pane e dove poi la massa acefala si governa con facilità e allora si comincia davvero a spaccare tutto e come sempre si chiede sangue, ma sangue vero stavolta fino a quando arriva un uomo forte che lo beva. Perché quando i Maroni sono pieni, non serve scorrazzare sui prati sbiaditi o mitragliare i barconi, bisogna ragionare con i numeri.
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Staccare la spina.
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4 commenti:
Purtroppo hai ragione da vendere. Su tutto. Un'analisi esatta che si sente comunque sofferta, quella di un italiano consapevole del disastro nazionale.
Hai il tocco dello scrittore di razza, perché io mi sarei limitato a contumelie contro i legisti!
Non posso aggiungere altro alla spietata e lucida analisi fatta se non che il verde pisello delle camicie dei leghisti creduloni si è tramutato in verde bile delle anime dei più lungimiranti che però nulla possono contro un capo assoluto che nessuno ha mai osato mettere in discussione e che, completamente delirante,ormai solo biascicando promette spostamenti di ministeri e pallottole ai migranti.L'individuo però è talmente immanicato col potere e con i soldi che ne derivano da non poter staccare la spina e non riesce , questo è il colmo,ad ammettere di essere caduto anche lui nella rete di Roma ladrona.Come finirà? A presto ..
Paola
@Ambra - Il problema è che o staremo per due anni a gettare soldi per contentare questo o quello, o staccano la spina per lasciare fare ad altri l'intervento lacrime e sangue da 40 mld
@Adri - Ormai le contumelie servono a poco, quando sei suull'orlo del burrone e fan di tutto per spingerti dentro non hai neanche più la forza di gridare aiuto.
@Paola - Sì credo che molti militanti siano incazzati anche loro a forza di vedere trote a 18000 euro al mese
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