mercoledì 8 febbraio 2017

Ma santa polenta!


L'ho già detto più volte, se sei un povero vecchietto, fatti portare al ricovero e rimani lì, diversamente fai solo dei danni. Ma no, non bisogna arrendersi, ecco dunque che ieri, di buon mattino, oberato di compiti istituzionali, gravato di una cassa di scomode dimensioni, ancorché leggera, scendevo festoso le scale di casa per raggiungere il cortile e caricare l'aggeggio in macchina. Ma le trappole sono ormai in agguato dappertutto e l'ultimo gradino, mefitico e ribaldo, messo lì chiaramente in più, posizionato diciamolo pure dove non doveva stare, si è mascherato da pavimento ed io poverino con la visuale obnubilata dal pacco, ho posato il piede in fallo, sullo spigolo estremo, mentre il peso del corpaccio informe traslava ormai debordando verso l'esterno. Come un marine che sente istantaneamente di essere caduto nella trappola vietcong e avverte la terra che gli manca ormai da sotto i piedi, mentre la trappola è scattata irreversibilmente e gli rimane solo il tempo di gridare verso il suo capitano mettendolo in guardia, ho avvertito il mio quintale lordo di muscolo possente anche se lardellato, scendere inevitabilmente verso il basso, anzi più che scendere, precipitare in maniera scomposta, mancando ormai di solida base di appoggio. 

Sfortunatamente tutto il peso si è accumulato sul mio povero pollicione destro che casualmente aveva tentato di opporsi alla caduta. Salvo tutto il resto, meno l'orgoglio, mi sono sollevato alla meglio cercando di non esternare a voce i dolori lancinanti che arrivavano dalle zone sottostanti e rassettatomi come era possibile ed ho proseguito stoicamente  i miei doveri per il resto della giornata, cercando di non manifestare (troppo) a chi mi era vicino, il mio disappunto e la mia sofferenza, accasciandomi solo a tarda sera. Non avendo dunque chiuso occhio tutta la notte, questa mattina la mia povera estremità aveva l'aspetto di una melanzana matura e la mia badante amorevole ha provveduto a trasportarmi al pronto soccorso, dove sono stato accudito con amore e rimandato a casa in stato di pesante prostrazione psicologica. 

In soldoni anche se non ci sono fratture, la distorsione tra alluce e metatarso mi farà soffrire ancora a lungo, sperando solo non ci siano conseguenze fastidiose, perché il biglietto aereo ce l'ho già in tasca e la metà di marzo si avvicina a grandi passi (lei che può). Diciamo che anche stavolta dovrei farcela a passare la notte e poi è noto che gli uomininhanno una percezione del dolore diversa dalle femmine della stessa specie, che tra l'altro li devono anche accudire. Adesso vado che devo cambiare il ghiaccio, magari mi faccio anche un aperitivo con quello che rimane per consolarmi. Comunque dopo un paio d'ore al pronto soccorso, devo ribadire che se uno si lamenta della sanità pubblica italiana (cortesia, competenza e totale gratuità anche a chi se la potrebbe permettere), è un mentecatto che non ha idea di come sia la sanità nel resto del mondo.


5 commenti:

Pierangelo ha detto...

Mi dispiace per la tua disavventura e ti auguro una veloce guarigione, comunque se ti dovessero servire trasporti ricordati che sono sia al Trasporto Amico di Alessandria ed alla CRI di S. Salvatore.
Tanti auguri.

Simona ha detto...

Mannaggia mannaggia!

Unknown ha detto...

Che l'allucione si scordi un po' di te

chicchina ha detto...

Mi spiace,ma riesci a sdrammatizzare bene.

Enrico Bo ha detto...

@Simo - dei dolori!!!!!!!!!!!!!!!

@Tent - ma io non mai di lui purtroppo...

@Pier - Nonsono ancora abbastanza invalidoper chiedere l'accompagnamento, ma in futuro non si sa mai. Grazie.

@Chic - Grazie, ma penso che sopravviverò anche a questo dramma. Oggi va già meglio.

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