venerdì 28 maggio 2021

Erba sfalciata


Ieri di nuovo odore di erba appena sfalciata. E' difficile da definire questo profumo erbaceo, fresco, di natura viva. Riempie le narici di elementi positivi, senso di di vita e al tempo stesso di purezza che non ha voglia di discutere, semplicemente di lasciarsi andare a godere del momento, di respirare a pieni polmoni, di ascoltare quella atarassia priva di pulsioni a cui tende il saggio quando riesce a liberarsi delle passioni, così almeno sostenevano scettici ed epicurei. Chissà se lo scrivevano solamente sostenendolo in linea teorica e poi si sfondavano nei simposi in compagnia di giovani etere ed efebi dai riccioli dorati. Che poi tra il dire e il fare come sempre c'è di mezzo il mare e si sa la carne è debole. Mica roba solo di oggi, è sempre stato così, la teoria da una parte, la realtà dall'altra, predicare bene e razzolare male. Vale per l'aborrito politico e per lo specchiato religioso, per l'uomo integerrimo nel giudicare gli altri e che poi rubacchia sugli scontrini delle diarie. Che volete, sarà una delle altre caratteristiche di questa specie che è insita nei geni maturati nei millenni evolutivi, magari proprio una delle tante che hanno contribuito all'affermazione della specie stessa. 

Più sono contorti ed infidi, meglio si adattano all'ambiente e meglio sopravvivono e soprattutto si riproducono trasmettendo gli stessi malvagi geni. E' che dopo un po' non se ne può più di ascoltare le contorsioni della politica, che tuttavia rimane pur sempre la più alta delle attività, quella che consente il governo delle genti, la possibilità di sopravvivenza della specie. E' un lavoro sporco ma altissimo e qualcuno lo dovrà pur fare, no? Andartene fuori a respirare aria pura. Già, e sentire quel profumo di erba appena tagliata e lasciata lì sul campo, sotto i raggi del sole che la asciugano a poco a poco dando spazio a quel profumo di fieno secco, così dolce e mielato che aspetta solamente di essere masticato, triturato ed inghiottito da mandrie di vacche pezzate. E poi con calma ruminato a lungo. Chissà a cosa pensano le vacche mentre rigurgitano il loro bolo di fieno semi digerito, rimasticandolo per ore prima di reinghiottirlo e trasformarlo finalmente in morbido letame semiliquido che ritorna a quello stesso ambiente per rigenerarlo, sapido nutrimento per altra vita e base per reiniziarla. Ho cominciato questa sbrodolata e sinceramente non so dove andare a parare per finirla lì. Diciamo che bisogna meditarci su, penserebbe un monaco tibetano. 


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