lunedì 10 maggio 2021

Odore di erba

Campo di grano con corvi - da wikipedia

L'altro giorno, era appena piovuto, ho fatto un giro in campagna. Era da tempo che non camminavo, su sentieri d'erba in mezzo ai campi ancora lucidi per l'umidità di quella pioggerella leggera, che tanto ama la vegetazione al suo sbocciare. L'odore di erba bagnata che respiri a pieni polmoni camminando tra i campi, non ha uguali. E' un senso di vitalità che sta per esplodere, che mostra la piena potenza della vita che rigonfia il ventre della terra e vuole uscire, vedere la luce, crescere a dismisura, trasformare la potenzialità di un piccolo chicco qualunque, apparentemente morto e rinsecchito, in una forza mostruosa e irrefrenabile, che lo moltiplica all'infinito. Tutto il frumento è ormai in levata. I culmi spuntati da quelli che apparivano come inutili cespi di erba, che pur avendo passato il lungo inverno ad accestire e rinforzarsi, si mostravano ancora come povera copertura di verde ingiallito con le foglioline cotte dal freddo e dal gelo tardo, sono cresciuti robusti e pretenziosi, puntando decisamente verso il cielo, verso il sole, bramosi di superare i vicini ed arrivare per primi a farsi finalmente scaldare, trascinando nella corsa tutti gli altri come un esercito infinito di soldatini diritti e forti destinati a formare quell'esercito di spighe orgogliose del campo di grano. Il verde adesso è ancora vivo in attesa di trasformarsi nella sfumatura grigio azzurra che gli conferirà il velo di pruina cerosa, quando la piantina comincerà a ricercare la difesa naturale dagli agenti esterni. Il muro di spighe è ancora lontano, almeno un mese, quando la pianta comincerà a pensare a costruire e ad immagazzinare per il futuro. 

In un tempo lontano, nella mia prima vita, questo era il periodo in cui si cominciavano le visite in campo per valutare e controllare i campi di frumento da seme, quelli che sarebbero serviti ad alimentare quella macchina ben studiata della riproduzione e del miglioramento continuo. Ore passate, in giro per i campi ad individuare le spighe fuori tipo, la loro presenza percentuale, tenere o scartare per migliorare sempre. Attente osservazioni, la scelta basata sull'eliminazione degli elementi peggiorativi e l'esaltazione del miglioramento, genetico ben s'intenda, quello che da forse 10.000 anni continua a fare l'uomo, all'inizio inconsciamente, poi sempre più a ragion veduta. Un campo di grano, che straordinaria macchina costruita completamente dall'uomo attraverso i millenni, testimonianza incredibile della totale innaturalità dell'invenzione agricola, meccanismo mirabile dell'ingegno umano che molti confondono coi prodigi naturali. Certo la vulgata dell'ecologismo fasullo e spinto nella realtà da grandi interessi economici, hanno avuto modo, lavorando sottotraccia da decenni di allargare e di cercare di rendere credibile questa confusione, tra il prodigio dell'invenzione dell'agricoltura, una macchina completamente artificiale che poco o nulla ha a che vedere con la natura, e il naturalismo d'accatto che magnifica la bellezza di una natura amica dell'uomo, pronta a nutrirlo con amore ed alla quale l'uomo stesso deve chinarsi seguendo regole ancestrali, sciamaniche, che lo proteggeranno automaticamente da se stesso e dalla sua volgarità. Quanta falsità interessata in questa moda fasulla. 

La natura è totalmente neutra e non fa assolutamente nulla per aiutare l'uomo o per danneggiarlo, rileggetevi il Dialogo tra la Natura e un Islandese, lo aveva già capito Leopardi che pure di agricoltura non si è mai interessato. Bisogna comprendere ed accettare invece che la coltivazione della terra e l'allevamento del bestiame sono due procedimenti artificiali e assolutamente contro natura, che solo grazie all'inventiva umana, hanno consentito all'umanità di passare da qualche decina di milioni di individui sparsi sul pianeta a cacciare e raccogliere bacche per sopravvivere a quello che siamo oggi, quasi otto miliardi di parassiti del pianeta che ne potrebbe sostenere, grazie al suo potere tampone naturale, al più un decimo o anche meno e che per esistere devono nutrirsi, vestirsi e costruirsi ripari. Nessun campo di grano, mela o vacca lattifera esisterebbe in natura così come la conosciamo oggi. E' tutta pura e semplice costruzione dell'uomo e della sua capacità intellettiva di adattamento all'ambiente e di saper utilizzare, anche senza saperlo per millenni, le mutazioni genetiche delle specie naturali, fino a trasformarle completamente in quello che sono oggi e ancora di più se vorrà sopravvivere domani, con un agricoltura sempre più tecnologica, mirata, intensiva e ancor più "contro" natura di quanto non sia quella di oggi e che dovrà occuparsi in futuro, davvero di "nutrire" il pianeta. Soprattutto senza confonderla con l'hobby del ragioniere che stanco della settimana trascorsa dietro lo sportello della banca, sogna il piccolo orto in campagna dove far crescere stentati pomodori e zucchini stortagnoli, il cui costo economico e di reale sostenibilità ambientale non saranno sufficienti neppure a nutrire lui stesso.


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