Prati - Fenestrelle Val Chisone |
Un'altra giornata che più piacevole non si può. Dopo i 34°C alessandrini trascorsi in attesa della soluzione di tutta una serie di magagne che non ho nessuna voglia di star lì a raccontare, essere qui sul mio terrazzino col cielo azzurro sopra Berlino e una brezza leggera che stimola il pensiero non ha prezzo, anche se qualche nuvola bianca si addensa per il piagnucolio serale. Neanche sento lo stridore della mola abrasiva che taglia le pietre che dovrebbero servire a completare il mio tetto o la sega elettrica che spunta le travi messe lì allo stesso scopo, quello di evitare che nuovamente, appena ripioverà forte e accadrà presto, lo so, mi si riempirà nuovamente la casa di acqua rovinando il parquet appena risistemato. Nemmeno il martello che picchia inferocito sui lunghi chiodi delle perline che completeranno il tutto e che si confondono con la sparachiodi automatica che pare una pistola impazzita da autodifesa legaiola, mi danno fastidio, basta non stare a sentirle in fondo, se non mi turbano i centootto colpi della campana grande che suona alle otto del mattino a pochi metri dalla mia testa, che fastidio volete che siano un po' di colpi bene assestati che oltretutto ti stanno rifacendo casa nuova! Non importa nulla, conta solo il garrulo chiocciare di due uccellacci sopra il grande albero al di là del muro, quello che mi inonda ogni giorno di foglie secche e rami spezzati, che chiacchierano tra di loro come due comari che non hanno mai abbastanza maldicenze da proporsi. Mi consolo pensando che in tre pasti mi sono già scofanato mezza anguria da 11,5 kg, ma un pezzettino, piccolo, lo ha mangiato anche mia moglie. Gli altri 6 chili li comincio stasera, anche se comincio ad avvertire una certa acidità di stomaco, ma di certo non è per l'anguria.
Piaceva tanto al mio papà, l'anguria e quando se ne portava a casa una, camalandosela a piedi per tutti e tre i piani della scala, correva subito in cucina, dove aveva uno speciale coltello apposito che si era fatto da solo unendo un trincetto da ciabattino ad un vecchio manico, per provvedere a tassellarla e constatare se il venditore che gli aveva garantito una dolcezza senza pari, lo avesse fregato. Poi assaggiava il tassello e concludeva: - E' buona -. Se la mangiava poi a tocchetti con gran gusto e la buccia la tagliava con cura maniacale in pezzetti minuti con lo stesso coltello per occupare meno spazio nel sacchetto della spazzatura. Chissà se là dove è adesso ci saranno angurie e ciliegie, altra sua grande passione, mi piacerebbe saperlo, dato che piacciono anche a me e il traguardo di fine corsa non sarà poi così lontano. Forse mi basterebbe così, ne sarei contento come di certo lo è lui. Qualche bella fetta ghiacciata di anguria dalla buccia verde scuro, rossa e dolce e un poco di quelle belle ciliegie quasi nere, grosse e dure, come quelle che l'amico Dionigi mi permetteva di raccogliere quando si andava alla sua cascina a certificare il grano da seme. Faceva sempre un gran caldo come adesso, ma non mi sembrava così gravoso e le cicale avevano un frinire amico. Mi sembrava di avere ancora tutta la vita davanti ed invece era solo un attimo fa.
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1 commento:
L'estate è uno stato mentale... e la vita pure! ;-)
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