Il lacabòn di S. Lucia |
Non è malevolenza tignosa propria dell'anziano accidioso che si crogiuola della altrui disgrazia, ma è come un senso di sollievo che ti fa considerare come, in fondo le tue rogne, meno gravi, le devi ponderare con giusta misura e quindi valutare come non siano poi meritevoli di troppe grida di sconforto. In fondo poteva sempre capitarti di peggio. Così ho adempiuto al mio dovere di cittadino e poi mi sono accinto a fare un giro tra i banchetti che popolano il centro, in verità anche troppo affollato, ma si sa che il cittadino, l'alessandrino in particolare, se gli dai da mangiare, anche solo in esposizione, lo attiri con facilità. Dunque eccoper le vie principali dellacittà, tutto un pullulare di banchi grevi di forme d'ogni qualità e dimensioni, dai grati profumi di capro e di bovina, alcune intere, altre già tagliate in spicchi golosi per allettar l'acquirente alla vista di tanto ben di dio. Marezzature di blu nei formaggi più affinati, candide tome d'alpeggio, golori e rari Montebore e caci di Murazzano e poi al loro fianco serti gioiosi di salumi lunghi, corti, sottili o panciuti, esposti in cascate golose o messi lì, puntati verso il cielo in pose offensive come misirizzi oscenamente offerti alla gola ingorda delle passanti. Banchi, piccoli questi ultimi come si merita perimpreziosiremaggiormente ilprodotto, che esponevano rari ebitorzoluti tartufi, un po' asfittici per la veritàseppure odorosi a prezzi di assoluta affezione, capià, quest'anno con la siccità e il cambiamento climatico, bisogna pagare di più, se no anche Greta si incazza. Se poi son patate vietnamite punturate di essenza, ce ne si farà una ragione.
Tanto il tartufo è un'idea più che una sostanza avrebbe detto Don Ferrante. Profumi forti e delicati dunque che si alternavano a quelli di montagne di funghi secchi e cioccolati e torroni e il proverbiale lacabòn di S. Lucia che mi stimola sempre ricordi di bimbo goloso e inappagato. Insomma passeggiare tra i banchi di queste feste rionali mangerecce mi allegra sempre e poi S. Baudolino, con la sua valenza di Santo del tutto particolare, vuol la sua parte. Insomma basta poco per far felici vecchie e bambini. Tuttavia il tocco finale che mi ha aggiustato definitivamente la giornata, c'è stato mentre prendevo stancamente la via di casa. Devo dire che ogni anno che passa faccio sempre più fatica a ripercorrere il cammino del rientro, sembra che ogni volta la mia casa si sia spostata un poco più lontano, anche se sono quasi certo che non è così, deve essere la memoria che comincia a perdere colpi come dice quel signore tedesco. Dunque, dicevo, mentre stavo meditando sulla caducità delle vita e sulle sue miserie, arrivo in via Trotti e vedo una signora più o meno mia coetanea che, aggrappata nervosamente ad un trolley da spesa al supermercato, si guarda attorno stranita, mentre le macchine svoltavano stretto nella via cercando di evitarla. Mentre le passo accanto, con una vocina flebile mi fa: - Scusi giovanotto, mi aiuterebbe ad attraversare la strada che non vorrei inciampare nelle pietre e andare sotto ad una macchina - Mi si è allargato il cuore. - Signora - le ho detto - se mi chiama di nuovo giovanotto, la porto fino a casa in braccio. - Ha riso e mi ha preso il braccio e, tenedoci stretti, abbiamo attraversato quel torrente impetuoso, metafora della nostra vita.
Nessun commento:
Posta un commento