sabato 27 novembre 2021

Luoghi del cuore 116: Sacrifici nell'Arunachal Pradesh

Donna Apatani della valle di Ziro


Le manifestazioni di alcune culture rimaste isolate possono essere solo per stomaci forti e la valle di Ziro nell'Arunachal Pradesh, è una di queste, lontana da raggiungere e lontana dal nostro sentire. Tuttavia quel giorno mi è rimasto impresso nella testa come se me ne avessero inchiodato le immagini a viva forza. Guddi trotterella sulle sue gambe grassocce fasciate nei jeans troppo stretti; si ferma a parlottare con un gruppetto di donne che sembrano tornare dai campi anche se siamo solo a metà giornata, la gerla piena sulla schiena, poi, convinta, cambia direzione di marcia. Seguiamo le donne che vanno veloci verso Dutta, un piccolo gruppetto di case, di poco fuori della strada al limitare del bosco. Il sentiero sterrato sale appena verso il centro del paesino; a fianco, le case di legno hanno quasi tutte una bandierina azzurra con le insegne del sole e della luna, il segnale che contraddistingue gli animisti. Molte, appena fuori della veranda hanno i piccoli altarini di bambù che segnalano sacrifici recenti. Contrariamente agli altri abitati, qui sta circolando molta gente che si dirige verso il centro del paese, uno spazio triangolare più aperto presieduto da un'alta piattaforma in legno, riparata dalla solita copertura di lamiera ondulata arrugginita. Gli anziani sono già tutti radunati lì. Nella case intorno, intanto si stanno assiepando molte donne e ragazze, con il vestito tradizionale della festa, sopra una sorta di sarong rosso con una larga fascia blu e una blusa bianca con una sciarpa blu elettrico ricamata di mille colori che finisce sulla schiena. Ma la cosa che più colpisce sono i fasci di collane di perline, all'apparenza piuttosto pesanti, di turchesi e altre pietre che pendono dal collo ricoprendo la veste fino alla vita.


Lo sciamano
I ragazzi invece hanno attraverso il corpo un grande scialle bianco che li avvolge completamente, con i bordi oro e blu. A tracolla portano solo un lungo filo di grandi pietre bianche rotonde, quasi una specie di rosario. E' subito chiaro che una festa è in pieno svolgimento. Una famiglia importante della comunità ha deciso di ingraziarsi gli spiriti della natura per avere un anno particolarmente prospero e fortunato, per cui ha pagato una grande festa per tutto il paese, che avrà il suo culmine nel sacrificio propiziatorio di due animali, a cui seguirà un grande banchetto comunitario e grandi bevute per tutta la notte. E' stato convocato lo sciamano che da ore sta infatti salmodiando sulla piattaforma, seduto tra gli anziani che lo ascoltano. La presenza nostra non sembra turbare affatto la cerimonia, anzi veniamo subito invitati a prenderne parte. Lo stesso sciamano, mentre continua a cantare, fa cenno di avvicinarci. Ripete da ore una serie di mantra in una lingua che lui solo conosce, diversa dal dialetto del paese, per cui nessuno lo segue nel canto, anche se tutti sembrano ascoltarlo, mentre vengono fatte altre cose, comunque riguardanti lo svolgersi del rito. Le donne della famiglia officiante che si fa carico della cerimonia, continuano a girare intorno offrendo al resto del paese dolcetti, involtini di riso e altre cose mangerecce. Anche le soglie delle case vengono per così dire benedette con farina di riso sparsa a terra. 

Sacrificio di un uccellino
Non si sa bene quando verrà il momento del sacrificio. Il canto dello sciamano che può durare ore ed ore, deve richiamare gli spiriti dalla foresta. Solo quando lui li sentirà presenti e disponibili ad accettare l'offerta delle due vite, darà il via alle operazioni. Per cui, da qualche ora, tutto il paese continua ad aggirarsi lì intorno in una attesa compunta, anche se a volte distratta; non sono pochi, infatti i gruppetti di giovani o di ragazze che ingannano il tempo giocherellando col telefonino. Ai piedi della piattaforma intanto, legati con due corde intrecciate, una piccola vacca marrone e un colossale mythun pezzato dall'alta gobba e dalle tozze corna coniche, cercano di brucare i pochi rimasugli di vegetazione che ancora cresce attorno. Ogni tanto qualcuno passa loro al fianco, li guarda con palese approvazione, qualcuno li accarezza e le donne della famiglia vanno a benedire anche loro con la farina di riso, tanto che le corna degli animali sono ormai completamente bianche. I grandi occhi dei due bovini guardano intorno, ruminando, come stupiti di tanta attenzione, non ancora consci del loro destino. Le cose sembrano andare per le lunghe, pare che gli spiriti amino farsi pregare a lungo, ma Guddi assicura che tra non molto si arriverà al dunque. Intanto sulla piattaforma avvengono attività strane, mentre continua una generosa distribuzione di alcool di riso. 

Con le padrone di casa
Uno dei partecipanti è ormai talmente ubriaco che cerca di alzarsi e dare movimento alla cerimonia stessa, ma due ragazzi lo prendono di peso e lo portano verso la sua capanna, non ritenendolo evidentemente idoneo a continuare. Lui cerca di uscire un paio di volte, ma viene sempre riacchiappato e nell'ultimo caso, almeno, convinto con metodi alquanto bruschi ad andare a riposare. Uno dei più anziani accanto allo sciamano, un vecchietto dall'aria buona e dagli occhi dolcissimi è arrivato con un uccellino tra le mani e lo accarezza con amore, poi comincia a strappargli le piume mormorando preghiere prive di pietà e le lascia andare nel vento, mentre i pigolii si fanno sempre più disperati. Un altro ha un gallo nero tra le mani, gli torce il collo con un movimento brusco, poi estrae il coltello che, come tutti gli uomini, porta appeso al fianco e gli estrae il fegato che viene esaminato con cura da un aruspice incaricato della bisogna. Tutti fanno cenno di approvazione, evidentemente gli auspici sono favorevoli. Qualcun altro porta sulla piattaforma generi di conforto, un pentolone con brodi e trippe varie. Solo lo sciamano si astiene, continuando la monodia ritmata che nessuno sembra capire, anche se si guarda intorno con occhio svagato. Tuttavia qualche cosa si muove. Il suo tono cambia e si fa più rapido e affannato. 

Una famigliola di partecipanti

Intanto la piccola folla comincia a dirigersi verso la casa dei festeggiamenti. Andiamo anche noi, che evidentemente considerati ospiti di riguardo, veniamo prima ricevuti nella camera centrale dai padroni di casa e poi sul grande terrazzo interno in muratura che dà sul cortile, a segnale della agiatezza della famiglia. Qui è già stata preparata una incastellatura di bambù che oltre ai pennoni alti ed agli ornamenti obbligatori, ha anche una specie di giogo all'altezza del terreno. Intanto i giochi si stanno compiendo, la processione percorre le strade del paese e arriva alla casa, preceduta dal gruppetto dei giovani che fanno festa. Lo sciamano prende posto sul balcone prospiciente il cortile; intanto davanti al corteo arriva la mucca che si guarda attorno con occhi impauriti, forse già conscia del suo destino. Viene trascinata verso l'altarino e la corda è assicurata al giogo basso, in modo che quasi non riesca a muovere il muso. La padrona di casa, la cui veste bianca contrasta con il rutilare di colore che gira intorno, si avvicina all'animale con un secchiellino argenteo ed un mestolo rituale e le sparge farina di riso e burro fuso sulla testa e poi si ritira, mentre da dietro, acquattato e quasi senza farsi notare, arriva un uomo robusto con una grande ascia. 

Il sacrificio della vacca
E' un attimo, con il movimento rapido di chi è abituato a colpire i tronchi robusti nella foresta, la lama si abbatte sul collo dell'animale che piega le ginocchia, mentre una ventina di ragazzi, che da ore attendevano il momento le si gettano addosso. Chi la prende per una zampa, chi per la coda; in tre le afferrano il collo torcendolo allo spasimo e facendola stramazzare a terra con un muggito straziante. Due le spalancano le fauci, mentre un terzo le getta in gola un secchiello di farina di riso bianca, non si capisce se per benedirla ulteriormente o per farla soffocare. L'animale si dibatte furiosamente mentre un uomo le ficca una lunga asta di bambù nel costato per raggiungerle qualche organo interno. Spinge, torce, grida, il sangue schizza dappertutto, fiotti di liquidi si spargono a terra, mentre il salmodiare dello sciamano sale alto e si spande sulla folla che grida, prega, ride, in un sabba arcaico e feroce. Subito compaiono lunghi ed affilati coltelli che vanno a piantarsi nell'animale che per fortuna ormai ha terminato le sue sofferenze e viene spostato di forza in fondo al cortiletto, dove altri addetti cominciano a sezionarlo in pezzi. Le voci si calmano e una pausa irreale scende sulla scena. Ma dal vicoletto arriva la seconda processione e il canto si alza di nuovo sulla folla estasiata. 

Il mythun
Il mythun, tirato da due ragazzi arriva nel cortile seguito dal grosso della gente che ne occupa gli ultimi spazi ancora liberi. Le terrazze e i balconi che danno verso l'interno sono tutti affollati di donne festanti e di bambini che suggestionati dal momento urlano senza posa. Il grande bovino è certamente molto più faticoso da gestire della povera vacchetta che lo ha preceduto, ma anche lui, nonostante gli scrolloni del grosso testone ed i muggiti riottosi viene legato al giogo dell'altare. Ancora una volta si ripercorre il cammino della benedizione, mentre l'uomo con l'ascia gli scivola dietro furtivamente. Adesso sulla folla aleggia un silenzio irreale, un'attesa ansiosa e partecipata, neanche i bambini presenti in massa tra le gambe tre grandi, gridano più. Di nuovo il gesto rapidissimo e preciso e la pesante ascia si abbatte sul collo dell'animale. Ma questa volta la massa è molto più grande e dura da abbattere. Dalla folla sale un urlo animalesco. Il gruppo di ragazzi che gli si gettano addosso, pur determinato e feroce, fatica molto a gettarlo a terra, tra muggiti e urla selvagge. In tre cercano di torcergli il collo afferrandolo per le corte corna e gettandoglisi addosso con tutto il loro peso. Gli occhi della bestia sono rivolti al cielo, quasi una preghiera perché tutto finisca in fretta. 

Si sventra il mythun
Poi, le corde che erano state legate alle zampe, opportunamente tirate, hanno ragione della forza dell'animale e la vicenda si ripete, con furia ancor più bestiale. I coltelli compaiono quando ancora il gigantesco bovino scalcia disperatamente, mentre i muggiti si sono spenti nella gola soffocata dalla polvere bianca e cominciano a squarciare la pelle, sventrando i tessuti mentre ogni cosa fuoriesce, quando ancora il lungo palo verde viene agitato dentro e quasi sfugge di mano al lanciere determinato a colpire al cuore. Un ragazzo quasi invasato dalla furia colpisce con calci feroci i testicoli del mythun tra gli applausi della folla che ruggisce a lungo. Poi è una furia devastatrice, chi taglia gli zoccoli, chi cerca il fegato, subito separato in pezzi e dati alle personalità presenti. Un anziano se ne va soddisfatto con la sacca dei testicoli in mano. Sono passati soltanto pochi minuti, il cortile è ormai una macelleria, una piccola processione che segue lo sciamano, se ne va verso il luogo dove si terrà il banchetto. La furia orgiastica della folla si placa a onde. Le grida dei giovani a poco a poco si spengono, come quella degli ubriachi ormai ebbri di violenza e di sangue. Il cortile pian piano si svuota, rimangono solo i residui della rabbia. Gli spiriti del bosco forse se ne sono già andati.

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