sabato 12 aprile 2025

Sudamerica 47 - A Montevideo

Panorama di Montevideo dalla terrazza del Municipio - Uruguay - novembre 2024
 

Montevideo dal municipio

Sveglia. Alle 8 si parte per la la colazione super che in questo hotel davvero ottimo, ci offre un saluto mattutino dell'Uruguay che davvero ti apre il cuore e naturalmente lo stomaco visto che oggi sarà giornata assolutamente piena, da sfruttare al massimo per poter vedere il più possibile di Montevideo, secondo la regola una città al giorno, ormai pretenziosamente inaugurata dal cosiddetto viaggiator veloce. Ho capito che così ti godi meno e rischi poi di dimenticarti tutto un momento dopo averlo visto e che ad ogni luogo andrebbe dedicata almeno una settimana, ma che vi devo dire, è già un mese che siamo in giro e alla fine siamo solo poveri turisti, mica viaggiatori veri! Dunque ora che con la sfilata di torte e briochine leggere come angeli, abbiamo fatto il pieno di calorie per almeno un paio di giorni, è ora di prendere gli zaini e partire alla scoperta della città, con la guida delle due carissime Alicia e Anabel che si alterneranno prendendoci sotto la loro ala protettiva, per raccontarci la loro capitale. Certo che girare con le persone che il posto lo vivono in prima persona e da tutta la vita, non è cosa da poco e devo proprio dire che non riusciremo mai a ringraziarle abbastanza, per l'esperienza che abbiamo avuto il privilegio di avere. 

Un portale

Così partiamo subito dalla scalata, in ascensore naturalmente, della torre del palazzo del Comune, dalla quale, al 22 piano si apre una vasta terrazza che consente una vista a 360 gradi di tutta la città. Qui ci sono già diverse scolaresche mattiniere che hanno invaso il Belvedere di prima mattina, così posso seguire anche io tutta la lezione del professore di storia che illustra con una certa minuziosità al suo gruppo di ragazzini, sorprendentemente attenti, i vari palazzi della città, la cui vista da quassù si domina benissimo. Beh, se devo rimarcare un particolare, non c'è neppure un cellulare in vista, cosa non da poco. La città si stende tutta intorno a noi, per lo meno si possono vedere bene, tutti i quartieri centrali, fino alla linea del mare. Devo dire che per noi che la vediamo per la prima volta, non si riesce da quassù a percepire le differenze sostanziali con la vicina Buenos Aires, anche perché in fondo l'ossatura visibile oggi dell'urbanistica delle due capitali è assolutamente coeva, visto che si sono sviluppate tra la fine dell'800 e l'inizio del '900, massimamente a cura degli stessi architetti. Quindi questa rassomiglianza ha una sua logica, basti pensare ad esempio al palazzo Barolo, che qui ha il suo gemello chiamato Palacio Salvo in Plaza Indipendencia, dove infatti ci dirigiamo subito dopo. 

Teatro Solis

E' una bella piazza ariosa con giardini e tanto di monumento equestre dedicato al Generale Artigas al centro, che ne ospita anche il mausoleo nel sotterraneo, a cui si accede attraverso due scale laterali. La piazza dà respiro alla zona progettata ispirandosi, con le sue vie laterali al modello francese di Rue de Rivoli, che era il modello imperante di eleganza all'epoca ed è circondata da una serie di palme che ne confermano il carattere distintivo. Il Palacio Salvo sull'angolo del fondo giganteggia con la sua torre di cento metri. Attorno gli altri palazzi importanti dell'ufficialità del paese, come il Cabildo e tutti gli altri dell'epoca dello sviluppo maggiore della città. Poco vicino c'è anche il più importante teatro della capitale il Salìs, una delle tappe fondamentali di tutti gli artisti europei più famosi che cominciavano proprio da qui il loro tour del Sudamerica, osannati dalle folle ansiose di poter finalmente ascoltare i cantanti più in voga allora nel mondo dello spettacolo mondiale. Noi intanto ci facciamo una passeggiata che uscendo dalla Porta della Cittadella, che attraverso una serie di vie pedonali di cui puoi apprezzare i bei palazzi che le circondano, fino alla Plaza de la Costitucion dove si affaccia la facciata della imponente cattedrale, con i suoi pesanti pilastri di accesso al portico che conduce all'ingresso. 

Porta e palazzo Salvo

Ma lungo la pedonale calle Sarandi, c'è un luogo storico molto interessante, la libreria Puro Verso, mitico luogo di incontro dall'inizio del secolo scorso di tutti gli intellettuali della città. Qui, come dice qualcuno senti davvero l'odore dei libri e secondo quanto ho trovato in rete, dice uno dei visitatori "è una nave alla deriva il cui carico di libri vale quanto tutto l'oro del galeone affondato nelle acque al largo di Colonia del Sacramento, proprio lì nel mar del Plata". Non ci sono dubbi che qui tu senta questa particolare atmosfera che ha fatto di questo luogo, con i suoi scaffali infiniti e le sue vetrate art nouveau, quasi un santuario di amatori e di cultori della conoscenza. La Cattedrale invece è imponente nella sua classica grandiosità che si impone alle costruzioni di questo tipo, con la sua massiccia facciata squadrata coronata dalle torri laterali ed il nartece che ti fa accedere all'ordinato e pulito assetto neoclassico dell'interno, fino all'abside più ricca e piena di dorature come meglio si confà al sentire latino americano, dedicata all'Immacolata Concezione. Nelle varie cappelle laterali, molte tombe di personaggi locali importanti per la storia della città. Tutte le vie intorno alla piazza sono molto belle e piene di edifici antichi. 

Con Alicia e Anabel

Siamo nel cosiddetto quartiere Viejo e l'aspetto di case, vie e piazzette alberate ti fa tornare indietro nel tempo, fino a quello che doveva essere nella prima metà del secolo scorso, questo porto sudamericano, ricco punto di arrivo per tanti che arrivavano da un'Italia ancora piena di problemi e di povertà, in cerca di opportunità che con il loro lavoro e l'ingegno imprenditoriale, hanno dato loro la possibilità di conquistare una posizione ancora oggi importante e costitutiva della crescita di questa nazione. Qui i locali storici abbondano, ci fermiamo allora nella Ituzaingo, nel un famoso Cafè Brasilero, aperto dal 1877, anch'esso punto di incontro di intellettuali, giornalisti letterati, con le sue pareti ricoperte di belle fotografie d'epoca dove le gentilissime cameriere, non si fanno pregare per fare una foto a tutta la compagnia mentre si gode il meritatissimo caffè tra vecchie modanature e tavoli di legno. Poco vicino l'altrettanto famosa Farmacia antica, anch'essa trasformata in caffè libreria. Insomma un quartiere dove è davvero piacevole passeggiare, respirando un'aria che ti sembra, non so se è solamente una mia sensazione, più serena e tranquilla di quella che si respira solo a pochi chilometri di distanza al di là di quel mar del Plata che separa questo piccolo paese da quella immensa e più travagliata terra argentina. Ma può essere che sia solamente un mio immaginario che andrebbe supportato da dati più concreti  e sicuramente da un soggiorno più lungo e approfondito. 

Costumi del Museo Carnaval

Intanto siamo arrivati ad un'altra bella piazzetta col monumento a Garibaldi, tanto per cambiare e usciamo sulla Rambla, al porto, quella lunghissima arteria, più di venti chilometri che percorre tutta la costa della città. Anche questa è una zona decisamente turistica e in poche quadras siamo al Museo del Carnaval, a cui vale decisamente la pena dare un'occhiata, visto che contiene una ricchissima serie di costumi, di maschere e tutto quanto riguarda le ricchissime sfilate carnevalesche, rito collettivo che è uno dei più importanti del Sudamerica, inclusa una interessante sezione iconografica. Appena di fianco siamo nel Marcato del porto, molto simile ai tanti che si trovano nelle città di cultura spagnola, piene di offerte di cibi di strada e specialità locali, tra gigantesche griglie fumanti e carni e salcicce che sfrigolano spandendo nell'aria aromi invitanti. Ci facciamo un paio di empanadas, tanto per toglierci la più grossa, seduti ad un bancone affollato, segno che qui le fanno bene, ed in effetti bisogna segnalare che sono tra le migliori che abbiamo gradito. E' davvero un piacere dell'occhio girare tra i banchi, valutare le offerte e soprattutto l'esposizione di tutte queste merci mangerecce coloratissime e presentate con un ordine ed una varietà che da sole raccontano bellezza e gioia, oltre che suggerire bontà e gusto. Insomma c'è da rimanere incantati. Nella piazzetta esterna poi, una serie di tavolini, gelaterie e negozi di artigiani per contentare la fame di souvenir dei turisti, che oltretutto calano qui a frotte dal vicino porto dove ormeggiano anche le navi da crociera. Il posto giusto per sedersi e mangiarsi un ottimo gelato di tradizione italiana naturalmente, in attesa di riprendere il giro. 

Libreria Puro Verso

SURVIVAL KIT

La Cattedrale

Cosa vedere a Montevideo. - I punti più notevoli della città che riuscirete a fare, se non potete di più, anche in un solo giorno, sono moltissimi, in quanto la città storica è abbastanza raggruppata nel centro. Dal Mirador de la Intendencia, al Municipio, intanto, potrete vedere tutta la città dall'alto, poi potrete percorrere l'Av. 18 de Julio in bus fino a Plaza Indipendencia (Teatro Salìs, Palazzo Salvio, porta della città), seguire la Sarandi fino a Plaza Costitucion (Cattedrale e locali storici circostanti); poi lungo la Ituzaingò fino al Porto (Garibaldi, museo Carnevale, Mercato del Porto dove mangiare un boccone e Quartiere turistico circostante). Poi suggerisco il Museo del Gaucho e della Moneda appena inaugurato. Infine trasferitevi al Parlamento, nel Palacio legislativo dove è possibile fare una visita guidata di Camera, Senato  e Biblioteca (ore 11 o 15, ingresso 3$ contanti). Imperdibile. Poi potrete, passando per il quartiere Pochitos, il più eleante della città, girare per i parchi sulla Rambla, fino al famoso monumento della Carretta del Gaucho e alla scritta Montevideo dalla quale si vede il panorama della costa della città e del tramonto. Naturalmente nella peregrinazione non dovreste dimenticare lo stadio del Centenario che ha visto il famoso trionfo dell'Uruguay sul Brasile nella prima coppa del mondo e che patrimonio dell'Unesco.

Murale

Mercato del porto
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Piazzetta del centro






giovedì 10 aprile 2025

Sudamerica 46 - Addio Argentina

Murales a La Boca - Buenos Aires - Argentina - novembre 2024
 


Plaza de Mayo
Lasciamo Plaza de Mayo, che è poi il cuore vero della città e ne esprime l'anima, anche per tutti i suoi risvolti storici. Sul pavimento della piazza, ci sono i loghi dei fazzoletti delle Abuelas, che mi risulta si ritrovino ancora qui di tanto in tanto, ma non so se con il nuovo corso la cosa verrà ancora permessa, che si stanno sbiadendo a  poco a poco. In fondo la bella piazza ha comunque un senso di vaga tristezza, anche se è pur vero che non si vedono i segni della povertà assoluta che pare regni nei quartieri più periferici. Passeggiamo ancora un po' per le belle vie circostanti tra bei palazzi e antiche librerie, segno della importante vita culturale che ha sempre regnato in città. Facciamo il giro largo per passare anche nella Recoleta, il quartiere più elegante della capitale, che è anche quello che enumera la serie di palazzi architettonicamente più interessanti. Per la verità la vera attrattiva della Recoleta sarebbe il cimitero dove sono tumulati i nomi storici  più importanti dell'Argentina, in un famedio molto visitato anche dai turisti. Ricordo che quando ci andai, alla tomba di Evita, c'era un vero e proprio pellegrinaggio. Il personaggio è stato talmente idealizzato che il culto resiste ancora a così tanti anni dalla morte. 

La forza del populismo è incredibile e difficilmente si riesce ad avere un resoconto della realtà storica ed economica reale; chi scrive di storia non riesce mai ad avere la corretta distanza e l'imparzialità, per raccontare i fatti senza influenzare i giudizi o le tendenze pregresse del lettore e se il tempo che è passato dai fatti è troppo, diventa quasi impossibile separare la realtà dalla leggenda, perché alla fine anche il ricercatore più attento deve andare ad attingere a fonti di cui non può facilmente verificare quanto le tendenze non abbiano inficiato il racconto pedissequo dei fatti, oltre al problema che col passare degli anni è impossibile ricostruire il sentire del momento, il calore delle passioni, l'alito caldo della folla che acclama nelle piazze. Difficile il mestiere dello storico vero e scientifico. Noi intanto che siamo solo dei tritacarta poco profondi, percorriamo il lungomare ed il porto per arrivare alla Boca, il quartiere certamente più turistico della capitale. E' davvero un insieme molto caratteristico di case coloratissime e locali dove viene offerta in blocco tutta la paccottiglia classica, calcio, tango e pampas insomma. Le strade sono piene di gente in costume e un sacco di persone vestono ancora la maglietta a strisce del Racing, visto che evidentemente non sono ancora terminati i festeggiamenti per il trionfo nella Coppa appena vinta. 

In giro poi ci sono un sacco di aspiranti sosia adi Maradona e di Messi, gli idoli ormai immortali del pallone, anche se il primo in effetti è già morto, che inoltre campeggiano a statura gigante in diversi  murales che fano capolino sui muri delle case. Ci inoltriamo nel dedalo delle viuzze e dei vari negozietti. Di affari veri non ce ne sono, ma non possiamo esimerci dal lasciare comunque il nostro obolo. Io, in barba alla glicemia montante, mi lascio convincere da un paio di barattoli (giganti) di dulce de leche, la vera manna per i diabetici, visto che se bisogna peccare meglio farlo in grande e poi rimango a guardare l'orda dei visitatori calati dai pullman disposti ad acquistare qualunque cosa che si aggirano tra banchetti e negozi riempiendosi le borse di barattoli e calamite da frigo. Questo è certamente il dolce più famoso dell'Argentina, una crema spalmabile densa e dolcissima, una sorta di mou caramellato che si usa tal quale o in combinazione nella farcitura di ogni tipo di dolce. Te la trovi sempre a colazione, come la Nutella, o a fine pranzo nei vari postres che i ristoratori propongono. E' come una droga, una volta cominciato non riesci più a smettere, per noi dolciofili, poi, si rischia subito l'astinenza 

Non sia mai, meglio averne una buona scorta per quando si sarà ritornati a casa. Certo qui non senti povertà, d'altra parte di Porteñi veri, da queste parti non ne vedi di certo e quindi il giudizio rimane decisamente snaturato, tuttavia questo quartiere rimane un piacevole e gioioso intermezzo in una città, che mi ha dato comunque un senso di dimessa tristezza, in contrasto con l'immagine gioiosa e festaiola che avevo degli argentini in generale, come se da anni ci fosse in corso una lunga notte che non passa mai e della  quale non si scorge l'alba. Uscendo dalla Boca si fa una bella passeggiata sul lungo porto, per fortuna la giornata è bella e piacevole. Ritorniamo nel centro e ci fermiamo ancora a San Telmo, visto che anche se non è domenica, in una zona della piazza ci sono sempre delle bancarelle di giargiattole e per le signore il momento delle collanine e dei braccialetti mette sempre tutto in stand-by. A fianco ci sono dei bei negozi di antiquari ed all'interno scorgi pezzi molto interessanti. Tuttavia molte saracinesche sono abbassate e alla vista forse per sempre. C'è un po' in giro un senso di disarmo, che vedi serpeggiare nelle città quando le cose non vanno molto bene e il commercio minuto è il primo a risentirne. 

Sembra proprio di essere in certe vie della mia città, piena di negozi chiusi e di vetrine impolverate, che non è degrado, ma solamente abbandono causato da una resa, speriamo non definitiva, alla crisi economica, al venir meno della speranza che il commercio riesce a dare quando tutto gira e le luci sono accese. La nostra purtroppo è una città di vecchi senza idee e priva di iniziative e quindi in una certa parte questo si può anche comprendere, ma qui è pieno di gioventù e tutto questo non è bello. Alla fine, trotta di qua e trotta di là siamo anche un po' stanchi, ma è anche arrivata l'ora per andare al traghetto. che poi è una vera e propria nave che fa due vote al giorno la tratta Buenos Aires - Montevideo e ritorno. Ci sarebbe anche la possibilità di traghettare a Colonia, sempre in Uruguay e subito di fronte in un terzo del tempo, ma poi bisognerebbe prendere un pullman che ti porti fino alla capitale, per cui abbiamo optato per questa più comoda anche se più onerosa opzione. Così imbarchiamo i bagagli, dopo aver salutato l'amico tassista che ci ha scarrozzato egregiamente per tutta la giornata e ci apprestiamo a rendere posto sul grande catamarano che effettua la tratta, operazione che si rivela un po' lunghetta. 

Mentre si aspetta, per la prima volta nei trasporti argentini dobbiamo constatare un po' di ritardo, si mangiucchia qualche cosa al bar e devo dire che la capacità delle ragazze alla cassa a calcolare il resto accoppiato alla complicazione del cambio dollaro-peso, disarma veramente. Anche calcolatrice alla mano vedi fronti aggrottate e occhi dubitosi della precisione di un calcolo che non appare a prima vista così complesso, così che alla fine dello scambio di banconote, rimane negli occhioni sbarrati della ragazza quel senso di dubbio che cerco invano e senza risultato di tranquillizzare. Alla fine comunque riusciamo a procedere e a penetrare nei grandi saloni della nave, capace di molte centinaia di passeggeri, che nella realtà è poi semivuota e cominciamo la traversata che durerà alla fine quasi tre ore. Per la verità il panorama al di là dei grandi finestroni non ha grande interesse; le due linee dell'orizzonte sono piatte e senza significato e talmente lontane dall'essere quasi invisibili, mentre la superficie del Mar del Plata liscia come l'olio, per cui aspettiamo solo il momento di sbarcare. Così ecco che abbiamo messo piede anche in Uruguay, il quinto paese che tocchiamo in questa scorribanda latino-americana. Un altro dei paesi fatto crescere quasi completamente dagli Italiani con il loro lavoro ed il loro sacrificio di emigranti. 

Ed infatti ecco la sorpresa, ad aspettarci all'arrivo la famigli al completo dei parenti dei nostri due compagni di viaggio, che sono arrivati a Montevideo a metà del secolo scorso e qui hanno vissuto con i loro figli e nipoti per tutta la vita e che hanno accolto anche noi come amici di lunga data. Questi incontri sono alla fine davvero commoventi, perché c'è sempre molto di più che un semplice rivedersi di parenti che non si incontrano da tempo. Qui si mescolano tutta una serie di sentimenti profondi, che certamente hanno alla base il piacere di un ricongiungersi di famigliari che arrivano da lontano, ma anche certamente quel sentimento di nostalgia per quella che rimane comunque la tua terra di origine che è comunque per sempre parte di te e che l'incontro tra parenti lontani, ravviva per il senso di appartenenza ad una comunità di cui conservi per sempre l'orgoglio anche a distanza di generazioni. Devo dire che questa parte del viaggio ha rappresentato anche per noi, un piacere e un'esperienza unica, soprattutto per come ci siamo sentiti circondati dal senso di affetto e di benvenuto che ti fanno sentire davvero a casa. Così dopo un rapido passaggio in albergo, la cena di famiglia in un bellissimo ristorante a base di specialità uruguayane, dove la carne ha ovviamente fatto la parte del leone, ci ha fatto trascorrere una bellissima serata, chiacchierando con i nuovi amici della nostra esperienza e degli aspetti della loro vita attuale. Domani poi, ci è stata addirittura organizzata una giornata completa per visitare in dettaglio la città. Più di così, non saprei cosa dire.

Suonatore di Bandoneon

SURVIVAL KIT

Traghetto per Montevideo - Prenotato dall'Italia con Direct Ferries portale da cui puoi prenotare qualunque traghetto nel mondo, ma ho visto che teoricamente si può prendere anche lì direttamente perché è pieno sempre a metà, quindi forse risparmiando qualcosa.. Più comodo dell'opzione via Colonia + bus che consentirebbe però se prendete quello del mattino di dare un'occhiata anche alla città coloniale storica. Partenza alle 16 arrivo alle 19 circa. E' costato 119 € a testa. Bisogna presentarsi all'imbarcadero a Puerto Madero almeno due ore prima per l'imbarco dei bagagli e il chech-in.

Hotel Europa  - Colonia 1341- Montevideo Centro - Bell' Hotel 3 stelle in buona posizione centrale. moderno e pulito. Camere spaziose, bagno ottimo e fornito, letto queen. TV, AC, free wifi, frigo minibar, bella hall. Colazione inclusa, sontuosa. Probabilmente l'hotel migliore dell'intero giro, consigliatissimo. Camera doppia 54 €.



A San Telmo
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mercoledì 9 aprile 2025

Sudamerica 45 - Visitare la città

Casa Rosada - Plaza de Mayo - Buenos Aires - Argentina - novembre 2024
 

Plaza de Mayo

Vero è che il nostro albergo ha un'aria un po' depassé di una casa condominiale un po' in disarmo, che ha visto tempi migliori, il nome stesso: La Barca, non deporrebbe per il meglio, però considerando anche il costo minimo, la colazione in camera con i toast e la marmellata, ha comunque un sapore di famiglia che rasserena non poco. E poi la cortesia di chi ti serve conta più del 50% sul giudizio finale e qui in Argentina, in generale sotto questo aspetto andiamo davvero bene. E chiudiamo un occhio se durante la notte lo abbiamo chiuso poco (l'occhio, ahahah), visto gli schiamazzi che c'erano, ma so' ragazzi, che ci volete fare e l'anziano quando si tratta di giovani, ha sempre da recriminare, sarà l'invidia generazionale. Comunque sia, alle 8 in punto il tassista che avevo contattato dall'Italia su suggerimento di un amico, ah, il passaparola!, è davanti alla porta, puntuale come un orologio svizzero e così, caricati tutti i bagagli che qui non torneremo più per guadagnare tempo, sempre di corsa, presto che tardi accidenti, possiamo partire per il nostro giro della città che dovremo terminare tassativamente alle 14 per prendere il traghetto per Montevideo, nostra ultima tappa in terra sudamericana. Sei ore piene per vedere il più possibile. 

Teatro Colòn

Lo so bene che un giorno solo a cavallo di due, poi, è poco per una città come Buenos Aires, ma che volete che vi dica, stiamo in giro già quattro settimane e aggiungere un altro giorno, avrebbe fatto troppo brontolare le nostre signore che già sentono la nostalgia di casa e patiscono la distanza dalle figlie. Per la verità io sono un po' infingardo e non ho assolutamente insistito per allungare i giorni nella capitale, visto che c'ero già stato e qualche cosa avevo già visto. Ma la soluzione di una macchina tutta per noi che ci fa saltabeccare da un punto all'altro velocemente e senza perdere di tempo si rivelerà, come avevo previsto la soluzione ideale per vedere il massimo. Oltretutto divisa in quattro rappresenta un costo del tutto accettabile. Prima tappa dunque è al Puerto Maduro con la vista eccezionale del ponte nuovo di Calatrava, detto il Puente de la mujèr, il più grande rotazionale del mondo con la sua impressionante freccia ardita che punta verso il cielo, per fare velocemente il check-in per il passaggio del pomeriggio e poi via per la città. Lasciamo la logistica del giro al nostro auriga, che si dirige subito verso Costanegra, dove il monumento principe è lo stadio dove si è appena conclusa la Copa del Libertador, vinta dalla squadra argentina del Racing, contro l'odiata compagina brasiliana, di cui abbiamo visto a Trelew gli interminabili corei e festeggiamenti. 

Qui bisogna considerare che il calcio ha una importanza vitale, ancor più che in Italia e d'altra parte come sempre lo sport funge da droga dell'oblio per un popolo che di problemi a cui pensare ne ha talmente tanti che se può trascorrere qualche ora tifando per la squadra del cuore e sognando la gloria almeno non piange sul resto, poi nel derby più classico del Sudamerica, bisogna avere comprensione e poi alla fin fine meglio così, che almeno si sedano un poco i rigurgiti e le proteste sociali. Magra consolazione direte voi, ma per lo meno si evitano sommosse e disordini che qui sfociano quasi sempre con il morto. Comunque se avessi avuto più tempo non mi sarebbe affatto dispiaciuto andare a veder una partita di qualche squadra importante, che qui siamo al più alto livello del calcio mondiale, mica si scherza. Comunque, reso omaggio quantomeno allo stadio, che tra l'altro dispone di tutta una serie di attività collaterali, sportive e non solo, al servizio della cittadinanza, con una vasta superficie attorno che comprende aree di impianti sportivi per i giovani del quartiere e molte altre funzioni sociali, pieghiamo verso il centro attraversando Palermo, il quartiere più fighetto e ricco della capitale, dove stavo al tempo della mia prima venuta. 

Avenida 9 de Julio
Qui si dimostra che anche nelle città più povere ci sono quartieri in cui se hai il grano. è comunque piacevole vivere, ci sono bei parchi, come il Rosedal con le sue 18.000 varietà di rose, il Planetario e il giardino giapponese. Qui trovate i ristoranti ed i locali più lussuosi oltre che una congrua serie di hotel a 5 stelle. Ma noi procediamo verso il cuore della città, sfilando lungo l'Avenida 9 di luglio, di ben 35 km di lunghezza, che con le sue 18 corsie e i suoi 140 metri di larghezza aspira con buona ragione, ad essere il corso più largo del pianeta, che ha il suo culmine nella grande rotonda attorno all'imponente obelisco di 68 metri, eretto per i 400 anni dalle fondazione e vero centro pulsante della città. Qui il flusso del traffico è continuo e inarrestabile, come una arteria sanguigna che alimenta la vita della metropoli. Sfiliamo di fianco all'imponente Teatro Colòn dalla pesante impostazione ottocentesca, dove certo sarebbe bello avere il tempo per assistere ad uno spettacolo o quantomeno fare la visita degli splendidi, così dicono, ambienti interni. Passando nel vicino quartiere di Monserrat, è d'obbligo  invece dare un'occhiata al famoso palazzo Barolo, voluto dall'imprenditore tessile biellese di cui porta il nome e che qui fece fortuna. 

Mausoleo di Josè de San Martin

Come il suo gemello costruito a Montevideo, il palazzo è davvero un esempio particolare di quello stile eclettico ed esoterico che era molto di moda all'inizio del secolo, ma il suo interesse deriva anche dai molti richiami danteschi che contiene il suo progetto a partire dalla torre che svetta a 100 metri esatti di altezza (come il numero dei canti), la sua divisione in tre parti ed infine ad infinito numero di richiami che si possono vedere visitandone l'interno, dove l'architetto Palanti, grande ammiratore del poeta ha lasciato innumerevoli riferimenti, progettando con minuzia e precisione tutti i più minuti particolari fino alle maniglie delle porte. Tra l'altro fino al '35 questo era annoverato come il più alto edificio del Sudamerica. Indubbiamente, ognuna di queste cose meriterebbe di una visita più specifica, entrarci dentro, avere spiegazioni ed apprezzarne le sfaccettature, ma come si fa, per ogni luogo non basterebbe una vita. Allora cosa dobbiamo concludere, che è sbagliato tutto questo correre disperatamente per vedere il più possibile oppure che bisogna alla fine accontentarsi senza farsi prendere da questa angoscia di lasciare comunque indietro cose che non avrai mai più occasione di vedere? Tanto vale allora starsene a casa e studiarsele sui libri le cose o con tutti gli stupendi ausili audiovisivi che ci sono oggi? Mah, è un bel busillis, l'uomo alla fine non è mai contento delle sue scelte, alla fine prevale sempre quel piccolo tarlo di delusione per quanto complete siano le scelte fatte. 

Il simbolo delle Abuelas a Plaza de MAyo

E certo che poi ci vorrebbe anche il tempo di qualche sosta premiata nei locali classici, come il famoso Caffè Tortoni, proprio lì a due passi, punto di incontro dell'intellighenzia porteña. Noi proseguiamo allora ed eccoci al quartiere di San Telmo dove alla domenica si tiene un famoso mercatino con bancarelle di ogni tipo, ma che negli altri giorni non rappresenta molto di specifico e allora raggiungiamo finalmente a famosa Plaza de Mayo, il luogo iconico della città, luogo d'incontro dei raduni di piazza più epocali da Evita fino ai tempi attuali dove ancora periodicamente si ritrovano le Abuelas, di cui vi ho già parlato in cerca di riempire mancanze che temo non potranno mai più essere sanate. Quando la storia compie i suoi orrori, le conseguenze si allungano per decenni ed hanno fine solo quando i protagonisti ed i loro epigoni scompaiono anch'essi e le brutture rimangono solo righe scolorite sui libri di storia, sempre che i massacratori siano stati sconfitti a loro volta, altrimenti, non si ritrovano neppure più quelle. Qui a terra sulla piazza ci sono sempre le scritte che ricordano questo problema, questa ferita ancora aperta nella società, anche se i nuovi venti politici vorrebbero cancellarle. Riusciamo a parcheggiare in una via vicina così possiamo passeggiare tra i palazzi d'epoca di cui il quartiere è ricco. La Piazza è molto bella, col suo giardino di palme ed i bei palazzi che la bordeggiano. 

La Catedral

Obbligatorio entrare nella imponente Cattedrale dalla facciata neoclassica con la sua dozzina di colonne imponenti ed il lunghissimo frontone che attraversa quasi tutto il lato finale della piazza, anche se poi la chiesa è tutta un insieme di stili sovrapposti, visto che è stata iniziata addirittura alla fine del '500 e continuamente rimaneggiata soprattutto nel periodo barocco e sicuramente l'interno merita una sosta tra le colossali navate non foss'altro che per ammirare il mausoleo di Josè de S. Martin, uno degli eroi della indipendenza argentina, oggetto di continua venerazione popolare anche oggi. Poi ancora nella piazza si affaccia il bel palazzo neoclassico del Banco Nacion e quello del Cabildo, edifico storico, ricostruito dopo un incendio e che oggi ospita un museo. Infine a chiudere la piazza ecco il punto attrattivo principale, quella Casa Rosada, dal caratteristico colore del laterizio, dal cui balcone si sono via via affacciati tutti i leader del populismo argentino che, uno dopo l'altro, da Peron a Evita, fino a quello con la motosega sono stati i registi consapevoli della rovina economica di questo disgraziato paese. Il palazzo non è per la verità così appariscente come la sua notorietà farebbe supporre, tuttavia il solo nome ne racchiude il fascino dei tanti avvenimenti che proprio in questa piazza si sono succeduti e quindi non può che conservare un suo fascino attrattivo e perverso al tempo stesso. La piazza è sempre piena di gente, di visitatori e turisti, di figure e figuranti che sbarcano il lunario, dai giocolieri ai clown, ai ballerini di tango che di tanto in tango si esibiscono per racimolare qualche soldo. Insomma un must della città che non si può perdere assolutamente. Noi ci sediamo su una panchina perché le gambe alla fine non reggono. 

La metro

SURVIVAL KIT

Plaza de Mayo

Cosa vedere a Buenos Aires - Ovviamente la città meriterebbe più giorni, ma se avete solamente un giorno suggerirei. I quartieri del centro: Plaza de Mayo e la Casa Rosada e gli altri palazzi e tutta la avenida de Mayo con Palazzo Barolo e il Cafè Tortoni (fermatevi almeno per un caffè e un dolcino), Avenida 9 de Julio con obelisco e teatro Colon, Puerto Madero (quartiere moderno con locali alla moda) con vista al Ponte di Calatrava, Quartier San Telmo se siete di domenica col mercato, Quartiere Palermo coi suoi giardini, La Recoleta con il cimitero, se avete tempo, occhiata alla tomba di Evita, quartiere La Boca con i suoi mercatini e le case coloratissime, Calle Florida e le vie circostanti dello shopping e la serata allo spettacolo di tango (o in alternativa se siete ballerini in una Milonga) che vi farete indicare dal vostro hotel. Se correte e non perdete troppo tempo per fermarvi a mangiare ce la potete fare. La soluzione ideale è un taxi che chiederà attorno ai 100 $ dopo trattativa. Altra soluzione i giri organizzati coi pullman che fanno il giro circolare previsto con gli stop. Diversamente coi mezzi non riuscite a farcela in un giorno.

Il centro


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