Paularius stava coricato su di una sedia di riposo in pelo vulvare di Rigel, il più pregiato della galassia naturalmente, ormai che stava diventando vecchio voleva solo il meglio per se stesso e per i suoi seguaci. Pensava, ragionava, la sua mente vagava tra il vuoto della meditazione trascendentale e la ricerca del senso dlela vita, ormai queste erano le cose che lo interessavano di più; finito il tempo dei desideri folli, della pretesa del potere, quando voleva il mondo ai suoi piedi e anche quando aveva capito che bastava poterlo guidare da dietro le quinte lasciando davanti al popolo le marionette osannate da manovrare con cura e divertimento. Così la morte dell'ultimo grande imperatore, Silvanus Bruscus I, anche se da un po' aveva lasciato il palcoscenico principale della recita, gli aveva lasciato l'amaro in bocca e la voglia di fare dei bilanci; in fondo era lui che con attento lavoro lo aveva scelto e ne aveva fatto quello che era diventato. Così, come gli piaceva fare in questi casi, solo coi suoi pensieri, si guardava sullo schermo olografico uno dei lavori di quello Scuotilancia, l'antico poeta di un passato così lontano di cui si erano quasi completamente perdute le tracce, ma ancora famoso per le verità universali che aveva sottolineato: "Io vengo a seppellire Cesare, non a lodarlo. Il male che l’uomo fa vive oltre di lui. Il bene sovente, rimane sepolto con le sue ossa… e sia così di Cesare". Le parole immortali scorrevano fluendo attraverso il recitare di un grande attore di secoli successivi e sempre più vivo era il pensiero nella sua mente, di fronte alla morte tutto prende sfumature diverse, l'avversione di chi lo aveva avuto nemico, l'adorazione dei clienti che aveva beneficato, l'ammirazione di chi ne vedeva capacità presunte, le speranze di chi credeva nei suoi proclami, un bailamme di sentimenti contrastanti che la grande livella come sempre aveva provveduto ad azzerare.
Certamente il personaggio era stato una delle sue creazioni migliori, splendido, munifico, buon parlatore, gaffeur quanto necessario per poter meglio far parlare di lui, aveva conquistato una popolarità rara per un regnante, pur circondandosi di una canea abbastanza indecente di mestatori, faccendieri, nani e ballerine che tanto male avevano fatto all'impero, conducendolo fino all'orlo del precipizio, cosa che ne avev;, il tempo poi, è galantuomo e riesce a far dimenticare tante cose, anzi rimestandole, a cambiarne senso e apparenza, così che figure di merda per le quali tutto l'universo conosciuto dalle Magellaniche minori, fino alle galassie più lontane si prendevano gioco del pianeta Surakhis mettendolo nelle barzellette più salaci, erano diventate addirittura lustro e credibilità date al pianeta. Certo le porcherie più grosse, in tutti i campi, da quelle fiscali, alle corruzioni, per non parlare di quel difettuccio, erano state bloccate nelle maniere più fantasiose e anche per quello che era arrivato alla fine si poteva edulcorare e cambiare la vergogna in orgoglio, per chi comunque lo avrebbero osannato. Il popolo è anche questo più porcherie fa l'imperatore e più, volendole fare anche lui, si sentirà giustificato a farle. Ma certo, in fondo, quanti altri imperatori anche meno grandi e importanti ne avevano fatte pure di peggio, in fondo è una debolezza dei governanti, approfittare, subornare, corrompere, indulgere al sesso facile, ma di norma questo si cerca di nascondorlo. Qui forse stava il difetto fondamentale, che in questo caso, vergogna e insabbiamento al contrario, era diventato orgoglio e certezza del giusto anzi del divino, che alla divinità tutto è concesso e pazienza, il fatto che ogni suddito si immedesima e ne diventa convinto che sia giusto farlo, così anche al suo infimo livello di schiavo era stato considerato giusto anzi un diritto evadere le tasse, trovare le scorciatoie per schivare i giudizi della legge, farsi leggi personali per autocancellarsi i delitti e così via.
Insomma il male dell'imperatore non era stato quello che aveva fatto (come tanti altri del resto), ma l'avere convinto il popolo che era giusto farlo, anzi che era un bene farlo. Per fortuna, ragionò Paularius, tutto questo si dimentica con facilità, basta una bella canonizzazione definitiva, d'altra parte non è un imperatore esso stesso un Dio, sotto ogni aspetto e civiltà, a cui tutto è concesso, dalle pulsioni postribolari, che anzi possono appositamente essere santificate, chi non ricorda i templi dedicati a Venus Fellatrix, al controllo delle leggi e dei tribunali, da bypassare con semplicità, il modo si è sempre trovato. E quindi aveva fatto bene in ultima analisi a trasformare le esequie dell'imperatore in un grande colossale spettacolo, uno show che sarebbe durato settimane, con l'esibizione dei suoi artisti, dei suoi atleti, altro campo dove lo si sarebbe ricordato a lungo e un anno completo di lutto planetario, mentre si sarebbe provveduto alla imbalsamazione in una speciale guaina di oro zecchino che lo avrebbe eternamente reso rigido soprattutto in quella parte del corpo, largamente usata e mitizzata e forse più volte sostituita con trapianti continui di organi che gli avevano consentito di ritenersi immortale, ahimé quasi. Dunque avanti coi festeggiamenti, tutti si univano al festoso cordoglio generale, arrivavano messaggi da tutte le galassie, anche le più lontane, mentre le maestranze aveva cominciato la costruzione della gigantesca piramide alta più di mille cubiti, che avrebbe ospitato l'urna delle ceneri, mentre il simulacro degli organi mummificati sarebbero rimasti alla publica adorazione nel tempo. Gli stuoli delle femmine che lo avevano allietato per decenni, dalle multivulvate di Arcturus, alle succhiatrici di Deneb IV, alle plurimammate di Aldebaran, quelle da lui preferite, intonavano cori di ogni tipo dai fescennini scatenati ai severi funus publici, per accompagnare il passaggio del feretro e tutto era puntualmente ripreso da ogni punto di vista affinchè ogni cosa rimanesse agli atti. Ma sì, concluse tra sé e sé Paularius, va bene così, adesso che aveva messo tutto il potere in mano ad Angurioni e alle sue Ciornie rubachki, l'importante era che si creasse un mito positivo, i danni si potevano tranquillamente far pagare al paese, le colpe si potevano distribuire a tanti altri padri che comunque le loro le avevano a prescindere. Spense lo schermo e chiamò un paio di Allietatrici, di quelle appena arrivate da Capella VI, delle quali lo stesso imperatore diceva un gran bene e si sa che di queste cose Lui se ne intendeva.
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1 commento:
Sic transit....
Jac.
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