martedì 7 aprile 2009

Lastra tombale.

Che soddisfazione sciorinare parole proprie di settori specifici, perfettamente conosciute dagli addetti ai lavori, ma misteriose, quando non fuorvianti per gli estranei. Parole come imbutire, soffiaggio della preforma, lardone, il crodo, vibratori (e non pensate subito male!). Qualche volta le esamineremo con calma. Pensate piuttosto alla lingua cinese, in cui i caratteri specifici delle varie professioni non sono quindi conosciuti se non dagli addetti ai lavori. Qui almeno le possiamo leggere queste parole (anche se non sappiamo cosa vogliono dire, però, magari possiamo intuirne il significato). Ad esempio, molta ilarità suscitò nel nostro ufficio, la fornitura di una bisellatrice, assieme ad altre macchine (incluse due spaccatrici) di una linea completa che fornimmo a Sverdlosk 44, una piccola città sovietica sugli Urali non segnata sulle carte, perchè era una città segreta, di quelle circondate dal filo spinato, da cui nessuno poteva entrare od uscire senza uno specifico permesso speciale. Non abbiamo mai saputo, perchè quella fosse una città chiusa (come le chiamavano allora), forse roba nucleare o missilistica, fatto sta, che superare i reticolati per entrarvi fu piuttosto emozionante, anche se il Sindaco ed il Presidente della fabbrica furono molto cortesi e cercarono di metterci a nostro agio il più possibile, senza lesinare sulla vodka e gli shashliky, anzi ci assicurarono che gli abitanti erano contentissimi di essere, per così dire protetti con quella barriera, dai pericoli del mondo esterno. Sostenuto nel morale anche da Ste. che tra l'altro mi fu di fondamentle sostegno per risolvere alcune situazioni imbarazzanti che non sto qui ad approfondire, ci godevamo la città, che era sul bordo di un lago con le foreste di betulle bianche che si confondevano col bianco della superficie ghiacciata in gennaio, dove pochi pescatori solitari passavano il loro pomeriggio a guardare il loro buco nel ghaccio in attesa di qualche pesce. In fabbrica ci furono grandi festeggiamenti quando, qualche mese dopo la firma del contratto arrivarono le grandi casse di legno che contenevano le macchine, tra cui appunto le spaccatrici e la modernissima bisellatrice, quella più ambita. Queste furono subito collocate all'interno del capannone, dove il tecnico appositamente giunto dall'Italia cominciò il montaggio, occupandosi sia della parte elettrica che di quella meccanica e pneumatica, tra lo stupore di tutte le maestranze locali, abituate ad una ferrea suddivisione dei compiti e meritandosi anche un articolo di elogi sul giornale locale. Grandi feste con conseguenti sbronze colossali all'inaugurazione, quando finalmente la linea sfornò i primi prodotti. C'era commozione ed il Sindaco ci abbracciò più volte calorosamente. C'era gratitudine, c'era affetto in quegli abbracci, c'era amicizia. Guardate che vendere qualcosa in Russia, non è come farlo da altre parti, c'è un coinvolgimento speciale, da parte di tutti (forse anche per la quantità di vodka che si utilizza). Ho capito, volete sapere cosa è questa cavolo di bisellatrice e a cosa serve il bisello. Calma, adesso vi accontento. Come avevano tenuto a dirci al momento della richiesta, quella zona degli Urali produceva una quantità di marmo di varietà e colori tali che a quello di Carrara gliene facevano un baffo e di conseguenza, per aderire alle richieste che dalla nuova Russia si sarebbero manifestate prepotenti, assieme col nuovo benessere, era necessario rimodernare la fabbrica per produrre dai marmi stessi, piastrelle, lastre, gradini, davanzali di ogni tipo e soprattutto tombe. Ma ogni pezzo finito di questi, prima di passare alle lucidatrici per la messa a punto finale, necessita di un leggero smusso agli spigoli, che, lasciati tal quali, facilmente sarebbero intaccati dal più leggero urto o colpo ricevuto. Ecco quindi il leggero smusso a 45° che dicesi bisello, da cui la bisellatrrice, macchina di alta tecnologia, in cui tanto per cambiare, noi italiani siamo maestri, fondamentale per la perfetta qualità finale delle piastrelle. Ecco dunque nell'immagine, la piastrella in un meraviglioso Dorato degli Urali, un marmo dalle venature delicate, recante la scritta: A Enrico Bo primo Italiano giunto a Nova Uralsk (perchè allora c'era il vezzo di cambiare nome alle città, visto che era cambiato il regime). La prima piastrella ottenuta dalla linea e relativa data. Adesso avete imparato una cosa nuova. Quello era il mio primo contratto nella Santa Madre e anch'io lì, ho imparato un sacco di cose.

5 commenti:

Mariu ha detto...

Il bisello!!!!! quanti ricordi!! e la lapidina con la scritta tutta in alto, ahah, che bello dott.Bo, mi fai tornare giovane e una lacrimuccia scende sulle guance ormai avvizzite....E che cena all'Arcimboldo, remember?
ciau!

Anonimo ha detto...

Bellissimo, il ricordino.
Però per attaccarci la foto c'è tempo...
Dottordivago

Enrico Bo ha detto...

@Mariù - era il mio primo successino e non stavo più nella pelle e l'Arcimpboldo mi piaceva assai.
@Doc - speriamo!

ska ha detto...

Ma davvero di cognome ti chiami Bo? Lo trovo meraviglioso! Fa un po' Malcolm X, no?
Un cognome monosillabico, che roba!

Enrico Bo ha detto...

Ma da queste parti Bo è un nome abbastanza comune ed in Cina era comodissimo e faceva molto simpatia in quanto è una specie di mollusco costosissimo e duro come il cuoio che non riesci a masticare, quindi ironia a non finire, in Giappone invece vuol dire legno e in quanto elemento fondamentale dell'universo , mi dava altrettanto credito. Comunque avevo un compagno di scuola Mo e un amico Ghe e anche un altro amico Gay (di cognome, intendo).

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