venerdì 3 aprile 2009

Lo zen e la pressa ad iniezione.

L'altro giorno, per trovare i vecchi amici che mi allietavano le ore lavorative un secolo fa, sono andato alla fiera delle macchine per la lavorazione della plastica. Un rutilante mondo fatto di presse, stampi, soffiatrici, estrusori e compagnia cantando, che voi umani non potete neanche immaginare. Giovani studenti e compratori da tutto il mondo si aggiravano tra gli stand ammirando con occhi incantati, gigantesche macchine che sfornavano pezzi come fossero cioccolatini. Forse non lo sapete, ma l'Italia se la lotta con la Germania per il primo posto al mondo nella tecnologia di questi balocchi e qua e là si sentivano parlare tutte le lingue, arabo, cinese, russo e chi più ne ha più ne metta. D'altra parte chi può non rimanere incantato davanti ad una pressa ad iniezione? La macchina che è, essa stessa, l'essenza zen della creazione, il tao fatto meccanica. Per chi non ne conoscesse il funzionamento, voglio qui riassumerlo in pochi tratti, per farvene meraviglia e stupore. Tutto ha inizio dall' alimentatore che con un leggero fruscio fornisce il granulo di polietilene alla vite, la cui coclea, con un lento ma costante girare lo fa avanzare dentro sè stessa, mentre le resistenze lo scaldano dolcemente, fino a che il granulo si fonde e si confonde con i suoi vicini in una comunione spirituale in cui i molti diventano uno solo, con un solo intento: avanzare come uno spermatozoo verso l'ovulo per creare nuova vita. Quando finalmente il punto critico è raggiunto, una perfetta e sempre uguale quantità di magma bollente esce dall'ugello per essere iniettata nello stampo, che la pressa, deus in machina, tiene ermeticamente chiuso con una pressione di 400 tonnellate. E chi la apre! La plastica liquida scorre in mille rivoli lungo i canali dello stampo che, mantenuti caldi dalle resistenze, si suddividono in passaggi sempre più piccoli, ma sempre in totale armonia con tutti i parametri della creazione. Forza, calore, movimento, volume. E finalmente il liquido viene iniettato nelle 64 femmine, disposte armoniosamente ad accoglierlo, che penetrate da altrettanti maschi generano la forma magica del tappo di una bottiglia di acqua minerale. Quanto studio, quanta tecnologia attorno ad una capsuletta che tutti voi, con noncuranza, svitate e gettate nella spazzatura (senza riciclarla come sarebbe facile fare, ma questa è un'altra storia di cui magari un giorno parleremo)! Ecco, le cavità sono piene e attraverso altri canaletti, senza confusione ma con precisione costante, un flusso di acqua gelata avvolge l'esterno e l'interno delle cavità, passa, raffredda, scambia, porta via il calore e la plastica, questo materiale magico, a poco a poco si rapprende, si condensa, si solidifica ed i tappi consolidano la loro forma definitiva. Quando è avvenuta la magia, la pressa lo sente e i suoi muscoli oleodinamici fanno cessare come per incanto la mostruosa pressione, la ginocchiera si muove, lo stampo si apre, gli espulsori effettuano un piccolo ma calcolato movimento, un leggero soffio vitale di aria ed avviene il miracolo. Come una piccola cascata di montagna in una notte lunare del Tien Shan, come una pioggia leggera all'inizio di primavera sul monte Fuji, 64 tappi, cadono all'unisono verso il basso, ontologicamente perfetti nel loro essere tappo, predestinati nel loro destino di tappare, psigologicamente pronti ad eseguire la loro missione tappologica. Come il ticchettio dell'orologio appena carico, pigolano come pulcini appena schiusi, percuotendo il nastro trasportatore che li porta verso lo scatolone, verso lo svolgersi del loro ciclo di esistenza appena sbocciato. L'olio si comprime, la ginocchiera si muove, lo stampo si richiude ed il ciclo ricomincia, tutto questo in 4,2 secondi, 14, 28 volte al minuto, 857,1 volte all'ora, 20.571,4 volte al giorno, 7.405.714 volte all'anno, all'infinito. Un movimento sempre identico a sè stesso, perfetto nella sua essenza, preciso nelle sue finalità. Non c'è niente di più zen della pressa ad iniezione, nulla che concentri di più in sè i princìpi del Tao. Shui, l'acqua che percorre i suoi canali per raffreddare e controllare Huǒ, il fuoco che dentro le sue viscere costituite da Jīn, il metallo, l' acciaio temprato forma e produce tutto quello che si identifica e sostituisce Mù, il moderno legno rinnovabile all'infinito per poi lasciarlo al suo uso, a Tǔ, la terra. Non pensa la pressa, non è turbata dai problemi dell'esistenza, dalle passioni che travolgono la mente compresa com'è nella perfetta sfera di equilibrio dello Yin delle 64 femmine e nello Yang dei 64 maschi. Ha forse raggiunto l'illuminazione?

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Si', ma che fatica venderli questi aggeggi......
FEROX

Enrico Bo ha detto...

lo so bene mio caro, anche questo fa parte del Tao, la via suprema per raggiungere la pace interiore tra bianche colline. E non aggiungo altro

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