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mercoledì 13 settembre 2023

Il tempo si è fermato

La battigia
 

Il tempo è immobile qui, sono sicuro che se avessi un orologio, ma l’ho lasciato da tempo in un cassetto, con la scusa che mi dava fastidio al polso, continuerei a guardarlo con il solo risultato di vedere sempre la stessa ora, lancette ferme, forse anche perché non lo ricarico da anni ormai, il mio cronometro Poliot, reperito su una bancarelle dell’Arbat tanti anni fa assieme all’amico Gianni. Davanti al mare anch’esso immobile, neppure l’onda si muove; è quel momento magico dell’anno durante (ma che senso c’è a usare avverbi di tempo) il quale leggo, io che di norma leggo pochissimo purtroppo, con la scusa che non ho tempo e invece sono solamente pigro. Di solito riesco appena a scartabellare i libri che durante l’anno mi regalano e qualcosa che in determinate occasioni mi incuriosisce particolarmente, meno di venti libri all’anno insomma, un cosiddetto lettore stitico. Ma quest’anno, complice la Fiera del libro di Fenestrelle, mi sono caricato un po’ di più e riconfermo che non c’è nulla di più piacevole di leggiucchiare libri di consumo, roba non troppo complicato, per me insomma, sotto l’ombrellone, l’occhio bovinamente semichiuso che ogni tanto si solleva per perdersi nell’infinito, la temperatura perfetta, gli addominali al contrario fieramente esposti e debitamente unti, ai raggi settembrini quelli che scottano meno e carezzano di più.

Mi sono portato dietro roba davvero poco impegnativa ed in tre giorni ne ho già sorbiti un paio, con piacevole soddisfazione e di cui vi darò conto nel corso dei prossimi giorni. A questo serve anche la spiaggia, dove ormai i vicini sono doverosamente lontani senza pericolo quindi che cerchino di attaccare bottone, a destra sullo sfondo un gruppetto di locali sfuggiti al campetto della petanque, tutte facce da Le Pen, che qui sulla Côte allignano in grande maggioranza; sulla sinistra gli ultimi residuati bellici italici, abbandonati qui dai figli e soprattutto dai nipoti ormai tornati a scuola che aspettano di svernare. Nell’acqua oggi piacevolmente meno fredda di ieri, scorre orizzontalmente parallelo alla battigia, un piccolo cormorano nero, emergendo solo di quando in quando col lungo collo, che volge al cielo il becco che ingordamente trangugia le arborelle che zigzagano nell’acqua bassa cercando vanamente di sfuggirgli. Traversa tutto il tratto di spiaggia senza incontrare un bagnante, che sia uno e poi si dirige versi gli scogli forse sperando di incontrare un nero in fuga da Ventimiglia per becchettarlo e ricacciarlo giustamente verso gli italici lidi. Nel cielo azzurro, solo piccole nuvolette bianche che, ordinatamente schierate, traversano dal monte verso il largo, neanche uno dei droni antimigrante promessi da Macron per difendere la verginità di questo dipartimento, bastano i gendarmi schierati alla frontiera. Ma come si sta bene! La montagna sarà pur bella, ma al mare, diciamola tutta, c’è il mare e non vi paia una banale ovvietà.




martedì 12 settembre 2023

Otium marinum

Jonathan 

Ed eccomi di nuovo qui ad inaugurare, come vi avevo preannunciato l’inizio della mia vacanza autunnale, composita e piena di stimoli interessanti come non mai, cosa di cui sono naturalmente molto contento, anche se tutto sommato impegnativa, ma questo sarà argomento futuro. Intano, dopo qualche indispensabile giorno per tentare, con grande fatica, cosa che mi ha quasi annullato il beneficio della vacanza estiva, di sistemare gli inevitabili strascichi che la burocrazia ti butta tra le gambe per farti inciampare e sbattere il muso per terra e che per tanto faccia continui a portarti dietro come la bava di una lumaca che cerca di scappare in un campo di lattuga. Così me li sono portati dietro anche qui sulla Côte, che è diventato un altro dei miei luoghi elettivi che, come pochi altri, riesce a darmi un piacevole senso di tranquillità davvero unico e che, per troppo poco tempo purtroppo, riesco a frequentare per aggiungere riposo a riposo, momentaneo ed episodico certo, ma sempre meglio che eterno. A quello ci penseremo spero, unitamente ad un gesto apotropaico, più avanti. Anche qui risolti facilmente alcuni piccoli problemi, ma bisogna dire che l’amministrazione francese, al contrario della nostra, anche se assai più rapace ed esosa, è sempre molto collaborativa e ti aiuta al massimo se si tratta di farti pagare, contrariamente alla nostra che nel succhiarti via il grano ti impone anche di subire sofferenza, perché pensa che comunque te la meriti. 

Comunque, risolto tutto in pochi minuti eccomi nuovamente disteso su questa ineguagliabile battigia sassosa, mentre il mare ne lambisce il bordo con cura delicata, come la mano carezzevole di un amante delicato e dolcissimo. E’ davvero una situazione impagabile, di certo il momento migliore per delibarne le caratteristiche più piacevoli. Giugno come settembre sono i momenti topici per questo tratto di costa, lontani dal bailamme estivo e parimenti dai rigori invernali, che il mare d’inverno sarà pure suggestivo, ma a me pare triste, col vento che ti sferza il viso e il freddo diventa fastidio, quando in montagna è piacere. Invece adesso la temperatura è perfetta, il sole tiepido ma non fastidioso, sulla spiaggia ci si conta, inutili pensionati in attesa della fine, ma non domi e pronti a sfruttare fino all’ultimo il sostegno dell’INPS, resistendo dispettosamente alle onde del Covid e di ogni altra peste che il cielo ci vorrà mandare. Come si sta bene, gli occhi socchiusi, un libro, leggero, anzi leggerissimo, in mano, il sentore di iodio da inalare che arriva da sud, sommo beneficio per me che ho lasciato a maggio l’ennesimo importante organo di questo mio corpaccio inutile e magagnoso nella pattumiera di una sala chirurgica, carne morta da smaltire come trippa per gatti. 

Un gabbiamo vola radendo il confine tra mare e terra, mi sfiora e poi plana via verso lidi lontani, quasi a volermi segnare la via; vai Jonathan, goditi la libertà che ti compete, vai verso l’infinito, per le strade del mondo, vai a scagazzare lontano da qui, dove invece tutto è pulito, la spiaggia pulita, l’acqua pulita, la passeggiata pulita, quasi mi sento a disagio io, che ieri non mi sono lavato i capelli. Certo, dove tutto è in ordine e pulito si sta bene, si sta meglio e addirittura cerchi di capire le motivazioni per quei blocchi all’uscita dell’autostrada che porta in paese, con stanchi gendarmi che ti fermano per controllare che non porti qualche nero in fuga sul sedile posteriore, miserevole dimostrazione di fermezza senza se e senza ma, esaltazione muscolare di facciata anche se totalmente inutile, di fronte ad una opinione pubblica disturbata e che comunque non servirà, né ad evitare che l’acqua continui a fare il suo naturale corso, da dove si sta male a dove si spera di stare bene, né a bloccare l’ascesa al potere delle orrende ideologie che si pensavano affondate nelle fogne della storia ed invece ogni tanto, con malevola periodicità riaffiorano, perché comunque sia non muoiono mai, qualunque cosa sia mai stata fatta. 

Bisogna lasciare passare i decenni, poi la storia ridarà le carte e i nostri ripoti, come già abbiamo fatto noi, si chiederanno come poteva la gente non sapere o fare finta di non sapere e ignorare questa volta, la gente che muore, che viene uccisa, torturata, violata, solo perché è nata nel posto sbagliato. Il mare invece, rimane qui di fronte a me, quasi immobile, culla e liquido amniotico allo stesso tempo; come immaginarlo onda violenta e distruttiva, assassino ed insensibile giustiziere allo stesso tempo, livella impietosa che spezza i fili della vita a caso, natura leopardiana priva di sensibilità verso quel genere estraneo ai suoi ritmi. Va bene, adesso basta, io sono nato dalla parte giusta e posso godermi questo otium impagabile e meraviglioso, dove altri vorrebbero invece aggrapparsi alle rocce con le mani sanguinanti. Chissà se prima o poi, magari in un’altra vita, ci toccherà pagare il conto.


sabato 9 settembre 2023

E' la fine

dal web


 Insomma è finita. Facciamocene una ragione, è davvero finita. l'estate ha chiuso, e, definitivamente, le vacanze estive sono terminate. Tutto il resto sono chiacchiere. Il temporalone che segnala il termine del caldo anche in montagna è già passato, come vi ho diligentemente segnalato a suo tempo e ha lasciato il posto a quelle belle giornate di sole e sereno azzurro nelle quali senti però il soffio fresco dell'aria che arriva dal monte già segnato dai primi spruzzi di neve. Abbiamo così opportunamente fatto armi e bagagli e siamo discesi a valle come le schiere, ogni volta sconfitte, di un esercito di pretenziosi conquistatori ogni volta discacciati e divelti dai resistenti valligiani, che pretenderebbero che restassimo solo pochi giorni, meglio poche ore, spendendo tutto quello che ci possiamo permettere e poi togliessimo rapidamente il disturbo fino al prossimo anno senza più rompere i cabbasisi; la storia si ripete ma l'uomo non la sa leggere mai. Così l'orda sconfitta e spolpata torna ai luoghi natii conscia della inevitabilità di questa alternanza, pronta a ripetersi nel futuro anno, posto che ancora non sia stata portata via da questa valle di lacrime in via definitiva e salvifica. E qui, nella piana soffocante e insana, pur sua amata terra d'origine, mesopotamia trista di nebbie, afa e zanzare, cricevia di eserciti razziatori che con gli stupri ed i diritti di guuerra hanno lasciato malevoli se pur persistenti residui di DNA lontani e maligni, rimasti nel cuore e nell'anima degli autoctoni, trova il suo desolato mondo ancora accaldato e sudaticcio, che subito sembra un viatico positivo, rispetto al freddo porco patito nelle ultime giornate nel paradiso supposto, ma che immediatamente si gira in cadenzato lamento di incontentabile meteoropatia. 

Tale è la nostra anima malcontenta, dei nati in questa terra di mezzo.,Ma fa ancora un caldo porco e che umidità! E in più è finita l'estate, già irrimediabilmente finita e la vacanza estiva va in dimenticatoio, superata dalle incombenze inevitabili che ti trovi sul tavolo all'arrivo. Pacchi di posta ripiena di ingiunzioni e di obblighi di entro e non oltre, da espletare subito, mi raccomando che se no arrivano penali, casini, carcere e sofferenze. E ancora perdite varie, braghe del cesso purulente e cedimenti e necessità tra le più strane eppure tutte urgenti e inderogabili, inclusi appuntamenti importantissimi fissati a suo tempo e ormai dimenticati. Un tritamento di marroni che in poche ore ti annullano tutto il beneficio della tiepida vacanza estiva, cancellata dal duro ritorno alla realtà. E poi pagare, pagare, pagare, quasi fosse un dantesco contrappasso punitivo a cui è impossibile sottrarsi. Hai goduto e allora cristianamente devi essere punito, maledetto peccatore. E sia, e allora parte la gimkana, tra uffici, negozi, scadenze, banche, agenzie, incontri vari e perché no internet, perché tutto adesso si può risolvere in rete e invece è una favola messa in giro da streghe maligne che ti fa stare ore in attesa su linee telefoniche immaginarie, premi uno, premi due, premi tre, le rispondiamo dall'Italia, sei il decimo in coda e non perdere la priorità acquisita e clic cade la linea e devi ricominciare la corsa senza passare dal via. Un delirio. E il tempo per fare le cose invece necessarie a te e alle tue necessità vere spirituali e materiali, invece, non c'è, devi rimandare, aspettare risposte che chissà quando e se arriveranno invece quelle richieste a te, le devi dare subito senza por tempo in mezzo. Insomma le vacanze estive, lo ribadisco, sono finite. Per fortuna lunedì, almeno per me cominciano quelle autunnali. Un sereno abbraccio. 




martedì 25 luglio 2023

L'incontenibile pesantezza dell'essere

 

Ospite a colazione

Preso da insanabile e irresponsabile pigrizia, mi sono completamente adagiato in un dolce far nulla, che se non conduce a nulla di positivo, contribuisce tuttavia a sanare le ferite del mio animo di anziano che non vuole accettare il fatto che il tempo comunque passi al di là del suo volere. l'amico che ogni mattina viene a scroccarmi la colazione, continua a becchettare sul tavolino della Rosa, anche se non lo invito. Non se ne dà per inteso,, stavolta ha detto che domani offre lui ma non ci credo molto ormai. Per il resto, non scrivo più niente di decente sul bog, cosa del quale peraltro non fregherà nulla a nessuno; non mi attardo a preparare le due serate che stanno intanto per arrivare e le date che leggo ogni giorno che vado al bar sulla locandina che riporta il mio nome si avvicinano sempre di più; non ho  più ripreso in mano il lavoro di ricerca per il viaggio che ormai mi sono comunque impegnato a fare, visto che i biglietti sono ormai stati acquistati. Insomma fancazzismo totale e ingiustificato. Procedo solo, ma di conserva, visto che la connessione qui tra i monti è quello che è, al lavoro di traduzione di uno dei miei libri, perché voglio un po' vedere a cosa mi condurrà alla fine questa comunque faticosa ed impegnativa operazione.

Insomma non so come giustificarmi , ma le cose vanno così, in Val Chisone, il riposo prima di tutto come direbbe il mio amico Zhenya. Domani, costretto dalla forzatura dei miei compari di merende e complice il fatto che ora sono in possesso di una nuova e fiammante carta di identità, mi è stata organizzata una scampagnata nella vicina e amata douce France, in una valle sperduta e solitaria ai piedi di  un ghiacciaio che forse si è già ritirato quanto basta per poter far gridare allo scandalo anche i nostri vicini francesi. Non che questo smuova le acque più di tanto, ma il tutto sarà una piacevole scusa per provare un delizioso ristorantino, che è già stato individuato grazie alle puntuali relazioni di amici viaggiatori, che battono il territorio e sempre relazionano sulle cose importanti e del quale vi darò conto al mio felice ritorno. Quindi aspettate quantomeno fino a dopodomani. Adesso che, dopo una notte di tempeste e, lampi fulmini e saette, è tornato un raggio di sole, ma ho capito che anche a valle le temperature sono tornate quasi normali, mi chiudo nella felpina e mi trascino fino al bar a bere qualche cosa che riscaldi le mie vecchie ossa cigolanti. E ciò detto per oggi è più che abbastanza.



martedì 28 settembre 2021

Gabbiani e sacerdoti

foto dal web

Adesso che la spiaggia è quasi deserta, sono tornati a ripopolarla in massa i gabbiani. Stanno lì, muti, lanciando solo di tanto in tanto un stridio rauco e si guardano intorno con sguardo corrucciato. Ce ne sono di due tipi. La taglia è molto simile, ma quelli bianchi sono candidissimi e hanno solo le ali sfumate di grigio con le penne così fitte da sembrare un mantello di pelliccia. I grigi invece sono quasi marmorizzati, uno sbuffo bianco sul collo tozzo, con le penne picchiettate di nero che si notano subito per la loro irregolarità. I primi hanno i  becchi e le ampie zampe palmate di un giallo vivo, i secondi invece, becco nero e zampe quasi vermiglie. E' chiaro che appartengono a specie diverse, tuttavia sono mescolati a caso e non si danno fastidio l'un l'altro, sulla riva in fila con l'occhio rivolto verso il mare, forse aspettando di scorgere il guizzo di qualche pesciolino o forse, più comodamente, riposandosi, come i vecchi pensionati che stanno a guardare il mare senza parlare; per il mangiare faranno poi un volo tutti assieme verso una vicina discarica, dove è molto più facile reperire cibo che non tuffandosi in mare. Le strida si alternano ma sono assolutamente uguali, saranno pure di specie o di etnie diverse, ma la lingua è la stessa, i bisogni gli stessi. Non sembra che i bianchi ce l'abbiano con i neri, né che li odino o vogliano cacciarli da dove sono venuti. Stessa lingua, una faza, una raza, si potrebbe dire. 

Si sopportano, ma si accettano vicendevolmente, forse, oso ipotizzare, perché nella loro fase evolutiva non si sono ancora inventati una loro religione, magari naturalistica, chissà, il Sole, il Mare, la Pioggia? L'uomo invece è andato oltre, di religioni ne ha inventate un sacco e il potere gli ha subito dato corda, afferrando al volo come fosse facile, tramite questo mezzo, ottenere una obbedienza totale. D'altra parte come non capire subito come sia molto più semplice, per un re sacerdote, che i suoi sudditi ubbidiscano ad un precetto tipo, non rubare o non ammazzare, se lo dice Dio, piuttosto che se lo dice lui con una legge. La legge si discute immediatamente, io sono libero, chi dice che la legge sia giusta, ma come si permette chi la promulga di pretendere la mia obbedienza e poi chissà quali interessi ci sono dietro, non ce lo dice il re, chi ci guadagna e chi lo paga e così via e chissà cosa ci hanno messo dentro per controllarci, microchip e scie chimiche! Se invece è la divinità a dirlo è tutto più semplice, scatta il tab§ e se uno ruba o uccide al limite gli si taglia la testa. Tutti i regimi totalitari alla fine sono stati favorevoli alla religione anche se all'inizio di dichiaravano atei; lo stesso governo cinese, ha detto che è bene che il popolo creda in una religione (purché sia controllata dallo stato naturalmente). Poi se si devono fare guerre di qualunque tipo (che poi è sempre uno, quello economico) basta farlo in nome della religione e via, si ammazza che è un piacere in nome di Dio.Deus vult! Got mit uns! e avanti Savoia. 

E va già bene che il mondo occidentale è un po' più freddino rispetto alla predominanza della religione nella vita di tutti i giorni, grazie all'Illuminismo che gli ha aperto gli occhi, gli altri ci devono ancora passare e sono un po' più rigidi, ma anche nel nostro mondo ci sono dei bei rigurgiti di massimalismo religioso, salvo poi tagliarsi la gola l'un l'altro in famiglia, ancor più che tra credi diversi. Famose le guerre sanguinosissime tra i pacifici buddhisti. A tal proposito vi cito una storia che ho letto qualche giorno fa e che mi pare illuminante della mentalità religiosa in generale. C'era un uomo su un ponte che stava per buttarsi giù, gridando - Nessuno mi ama -. - Non farlo, gli disse un uno che passava di lì, Dio ti ama, non credi in Dio?-. - Certo sono Mussulmano -. -Vedi, anche io, Sunnita o Sciita? -. - Sunnita -. - Anche io! Deobandi o Barlevi? -. - Barlevi -. - Vedi, anch'io! Tanzeehi o Tafkeeri? -.  -  Tanzeehi -. - Anch'io! Ma Tanzeehi Azmati o Farhati? -. - Farhati naturalmente -. - Ecco anch'io! Ma Tanzeehi Farhati Jamia ul Uloom Ajmer o Tanzeehi Farhati Jamia ul Noor Mawat?-. - Tanzeehi Farhati Jamia ul Noor Mawat. - - Ah, maledetto cane infedele, devi morire!!!. - e lo spinse di sotto. Bella è! badate che si attaglia a qualunque religione, la mentalità è la stessa, sembra di stare all'interno della sinistra italiana. Chissà, se non avessimo inventato la religione, se saremmo come i gabbiani, immobili sulla riva ad aspettare il mistral per levarci in volo verso le discariche delle città vicine, senza cercare di ammazzarci l'un l'altro.

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lunedì 27 settembre 2021

Autunno, andiamo, è tempo di tornare

Menton - la spiaggia verso le 10:30


Non ci sono più discussioni, siamo, inevitabilmente, improrogabilmente, inequivocabilmente in autunno. In pratica sono tre giorni che piovischia, giusto dal 23, data ufficiale del levatevi dai piedi; il mare è mosso e la temperatura è precipitata. Oddio non si è fatta un gran male perché sarà scesa al massimo di un paio di gradi, già non faceva più caldo prima, ma la spiaggia, come potete vedere, non richiama più quella gran folla, direi. Finito il periodo delle otarie e dei trichechi, i gabbiani grigi anche loro, hanno ripreso il dominio che gli spettava. Si sente solamente più il loro stridente ululato, un chioccio gloglottare che vorrebbe scacciare anche i pochissimi rimasti. Sembrano galline giganti, ma imperiose e antipatiche, che sembrano dire, più il tempo è brutto e più stiamo bene, ti guardano storto col loro beccaccio giallo e adunco, poi vanno a farsi un voletto in giro per segnare ancor più territorio coi loro lasciti. Questa mattina avevo quasi il magone, poi per fortuna il cielo si è leggermente sgrigito e un solicello malato ha fatto finta di fare capolino. Tuttavia il mare è rimasto quella grigia superficie che ti ispira il freddo inverno in arrivo. Sparito il verde, l'azzurro, la gioiosa attrazione di buttarsi tra i flutti e farsi cullare, qui al più hai voglia di non bagnarti neanche i piedi. Vero è che in questa situazione sulla spiaggia non corri certo il rischio di beccarti il Coviddi, ma la voglia di andarsene definitivamente a casa, è tanta. Cercherò di resistere, tanto per farvi piacere fino a giovedì mattina, poi toccherà tornare in tutti i casi. Vacanze estive finite. Pronto tuttavia a cominciare quelle invernali. 

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mercoledì 22 settembre 2021

Sogni di una notte di mezza estate/autunno

 
Menton - sett. 21

Ieri vi ho illustrato con dovizia di particolari quale sia la mia fervida e impegnativa attività che occupa le mie giornate in questa località vacanziera. In realtà non dovete pensare che quando la mente è in stato, come si può dire, di totale inerzia, di coma vigile, di assenza di segnale, sia completamente bloccata e nullopensante. In realtà essa rimane libera di vagare nell'iperuranio e di norma può sognare e spesso lo fa. La mia in particolare in questo periodo di forzata inattività, sogna molto, complice il fatto che in pratica da un paio d'anni sono fermo al palo, cosa che mi infastidisce moltissimo, anche se non lo faccio trapelare troppo in quanto è una lamentela, tra le tante, inadatta a questi tempi, in cui per i più, i problemi sono molto, molto più gravi. Ovvio quindi che il sogno vaghi soprattutto nello spazio e si costruisca tutta una serie di itinerari del desiderio, che nella maggior parte dei casi rimarranno sulla carta, anzi nella testa, causa, in primis, il Covid che non sembra dare tregue definitive, in secundis l'età che purtroppo non si riesce a fermare e quindi li impedirà, vuoi a causa della salute sempre più malferma dell'anziano, sia del fattore tempo che si restringe giorno dopo giorno. Tuttavia a titolo puramente onanistico, volevo farvi un piccolo elenco dei viaggi che ambirei fare in un prossimo possibile futuro (non nella prossima vita però), prima di ricongiungermi al Grande Spirito o come meglio volete nominarlo. Partiamo da quelli che erano già stati impostati e che quindi sarebbero in teoria fattibili tra i primi.

  1. Sao Tomé e Principe - del quale avevo già pagato il volo, per fortuna in parte recuperato, anche se l'albergo da me ieri interpellato mi segnala che c'è di nuovo una recrudescenza di virus
  2. Georgia, Armenia, Adzerbajgian (con possibilità di Nagorno Karabagh e magari puntata in Abkazia) con tutti i contatti e gli itinerari già segnati, posto che la guerra (finita?) lo consenta.
  3. Argentina (con puntata di un paio di gg. a Montevideo, Concordia e cascate Iguassu e messa del piede in territorio del Paraguay) parte Patagonica con risalita della Patagonia Cilena (contatti già avviati)
  4. Seychelles - di facile preparazione
  5. Polinesia Francese - magari in coincidenza con i 50 anni di matrimonio
  6. Mongolia - in concomitanza di qualche festival importante, tra luglio e agosto
Non pensate poi che io disdegni il sistema crociera, in particolare ho già esaminato se venissero fattibili a buon prezzo:
  1. Isole del Caribe che ti consentirebbe di vedere una decina di paesi in un sol colpo e solo in questo modo es. questa: British islands, Antigua, S. Kitts, Guadalupa, Martinica, Dominica, Barbados, Trinidad, Grenada, S. Vincent, S.Lucia
  2. Nord estremo, con stop in Groenlandia e isole Svalbard, oltre ovviamente ai fiordi norvegesi
  3. Sud estremo - Crociera antartica, tuttavia impossibile per il costo proibitivo
C'è poi una serie di viaggi, almeno una ventina, che mi piacerebbero moltissimo ma sono tutti da preparare, lunghi:
  1. Da Seattle, Vancouver risalendo la costa fino ad Ankorage in Alaska
  2. Da S. Diego in Messico lungo la Baja California, risalendo poi il Messico del nord (barranca del cobre) in itinerario circolare
  3. Costarica coi suoi parchi, Panama e il canale e le isole S. Blas
  4. Bolivia (Salares e Titicaca) e Peru completo
  5. Equador con Galapagos
  6. Colombia completa
  7. Nuova Zelanda con estensioni possibili (Tonga, Fiji, Samoa)
  8. Tajikistan, Kirghizistan, puntata in Kazakistan e prosecuzione nella Cina del nord da Urumchi a Pechino. Eventuale escursione di 3/5 gg in Corea del Nord
  9. Corea almeno una 15ina di gg
  10. Giappone classico per la fioritura dei ciliegi
  11. Iran completo con estensione nel golfo (Bahrein o Qatar)
  12. Tutto Pakistan da Karachi fino alla valle del  Chitral
  13. Sumatra (lago Toba e isole Mentaway/Siberut), Sumba, Sumbawa, Komodo, Flores e Timor est
  14. Valle del Mustang in Nepal a patto che si possa fare con mulo o asino o cavallo, perché a piedi non ce la faccio più
  15. Mauritania e il suo deserto
  16. Togo, Benin e Ghana
  17. Parchi dello Zambia e Zimbabwe
  18. Uganda, Ruanda e Burundi con i gorilla di montagna
  19. Molte isole dell'Egeo sacco in spalla coi traghetti
  20. Tour australiano con Tasmania
Poi ci sarebbero una serie di viaggi brevi:
  1. Sudan e la zona archeologica di Meroe
  2. Mauritius e/o Reunion
  3. Isola di Madera
  4. Giamaica
  5. Nord dell'Angola con le sue tribù poco conosciute
  6. Punjab per la festa ad Amristar eventualmente con puntata in Ladakh nelle valli dove ancora non sono stato
  7. West Irian per il festival delle tribù
  8. Arabia Saudita archeologica
  9. Capo Verde, diverse isole

    Poi ci sono grandi raid in macchina da fare se qualcuno mi pagasse per farli e parlarne o scriverne

    1. Da Alessandria a Pechino (Austria, Ungheria Russia, Caspio, Turkmenistan Uzbekistan, Irkusk, Mongolia, Pechino)
    2. L'anno dopo, da Pechino a Delhi, traversando tutta la Cina interna, Tibet, Nepal e India
    3. L'anno dopo, Da Delhi ad Alessandria (via Pakistan, Iran, Turchia, Bulgaria, Serbia, Zagabria)
    4. Da Alessandria a Camerun lungo l'Atlantico per 22 paesi (Italia, Francia, Monaco , Andorra, Spagna, Gibilterra, Ceuta, Marocco, Sahara spagnolo, Mauritania, Senegal, Gambia,  Guinea Bissau, Guinea, Sierra Leone, Liberia, Costa d'Avorio, Ghana, Togo, Benin , Nigeria, Camerun) Ebola permettendo
    5. Da Nairobi a Città del Capo
    6. Da Ankorage in Alaska a Ushuaia 
    Infine ci sono i viaggi ad oggivimpossibili,vche non abbiamo fatto quando si potevano fare
    1. Afganistan fino al corridoio del Waziristan
    2. Libia col deserto del Fezzan fino al lago Ciad
    3. Eritrea con le isole fino a Gibuti
    4. Aden e valle dell'Hadramaut (Yemen) con Socotra
    5. Mali e la falaise di Badjangara fino a Tibuctu
    E poi ce ne sono un sacco di altri che a questo punto non elenco neanche visto che oggi ho sognato anche troppo. A domani

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    martedì 21 settembre 2021

    Trichechi e otarie

    Battigia - Menton - sett. 21

    Ohibo! Ho fatto un piccolo conto in un attimo di lucidità. In questi giorni dormo più o meno dalle 10 di sera alle 9 di mattina, circa 11 ore, a cui vanno aggiunte un paio d'ore di pennichella al pomeriggio, un paio d'ore tra operazioni nutritive, di cura del corpo e di esigenze fisiologiche varie, durante le quali opero in totale automatismo, in una sorta di totale annebbiamento mentale. A queste vanno aggiunte un paio d'ore di dormiveglia sulla spiaggia, cullato dal dolce suono della risacca e infine un'oretta (suddivisa in due mezz'ore, prima e dopo il dormiveglia) a mollo nell'acqua alla quale accedo strisciando come un tricheco spiaggiato senza curarmi dell'harem di tricheche che mi circonda, obnubilato ormai come sono. L'acqua è il mio elemento vitale, ci starei dal mattino alla sera, anche se in effetti non so neanche nuotare, ma rimanere cullato dall'onda con l'apparente sensazione di essere senza peso come quando l'aereo stratosferico, dopo aver raggiunti la quota di massima parabola, si lascia andare alla discesa e tu rimani lì a galleggiare senza peso per una decina di minuti (tutti avranno provato questa magica sensazione, almeno credo) non ha prezzo, così almeno dice Elon Musk. In effetti per me rimanere per un'oretta con questa sensazione di essere con una trentina di chili in meno di peso, così mi assicura Archimede, è così piacevole, da farmi rimanere appunto in uno status di assenza di pensiero, una pace mentale, una sorta di atarassia prospettica, dalla quale non mi smuovono né i bagnanti festosi, pochi in questa stagione, né le onde più violente provocate dalle barche di passaggio. 

    Insomma, se avete fatto la somma siamo a circa 18 ore di totale stand by mentale, senza neanche la lucina rossa accesa, non mi serve. Rimangono solo sei ore giornaliere per pensare e di questi tempi direi sono già fin troppe. Qualcuno dirà che mi sto preparando al sonno eterno e sto allenandomi al momento in cui diventerò cliente di Bagliano. Ma se ci pensate bene, in fondo sei ore per pensare non sono poche. Quando prestavo la mia opera al mondo, obbligo necessario per procurarmi da vivere, cosa che ho sempre considerato una punizione biblica, benché abbia avuto la fortuna di fare un lavoro di grande piacevolezza, ma chi lavora come dipendente ha questo destino purtroppo, d'altra parte non ho avuto la voglia e la capacità di mettermi in proprio, per tentare soddisfazioni diverse, dovevo forzatamente dedicare dalle otto alle dieci ore al giorno, molti sabati inclusi a utilizzare la mia attitudine mentale (le braccia no, quelle non ho mai saputo o dovuto adoperarle, essendo nato con due mani sinistre e inadatte a qualunque lavoro fisico-pratico, unico muscolo usato nella vita, la lingua, pur senza aver mai fatto l'attore porno, non avevo le fisique du rol), per fare cose che esulavano completamente dai miei interessi e quindi il mio lavoro mentale era completamente avulso dalla mia vita personale. 

    Unite alle otto ore di sonno e poco altro ecco che anche qui non rimanevano che sei ore scarse per le mie elucubrazioni e meditazioni filosofiche, più o meno quanto adesso. Quindi non accetto nessuna critica in merito e continuerò a rotolarmi ancora per un po' di giorni tra battigia e acqua da buon tricheco anche se non dispongo di uno strato di sugna paragonabile, anche se mi ci metto d'impegno per incrementare lo spessore e difendermi dal freddo artico, che mi consenta di rimanere immerso di più senza sentire la morsa del gelo quasi autunnale dell'acqua della côte, siamo sui 25°C esterni, non so l'acqua che mi avvolge, dove i branchi di otarie che mi circondano, sguazzano felici occupando il mio spazio vitale. Vuol dire che questa sera cercherò di incrementare lo stato con qualche ostrica e un bel fritto misto, poi vi dirò.


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    giovedì 9 settembre 2021

    Settembre andiamo...



     Se le cose stanno così, adesso che è appena iniziato settembre , non oso pensare cosa saranno le vie del mio paesello verso metà novembre, con la bruma che cala dai fianchi più scoscesi del monte e le muraglie del Forte che si perdono alla vista tra le nuvole alte. Neppure il bramito del cervo che si annida nei boschi tra i pini più alti ed i larici resi ormai gialli dall'incombente inverno, con l'odore metallico della neve che ha una disperata voglia di scendere, ma non ne ha ancora la forza, smuoverà voglie di esploratori incalliti e gitanti di gamba buona. Sarà il tempo della furia della tormenta e del gelo che faceva dire al Cardinal Pacca, prigioniero di lusso tra le antiche mura: - Se vuoi conoscer l'inferno vieni a Fenestrelle d'inverno - e va bene che non c'erano i vetri nelle celle e che ormai è tempo di global warming, ma parole come queste avranno voluto pur dire qualcosa. Rimarrà così solo la gran via che attraversa il paese completamente deserta, i pochi vecchi rimasti, rintanati in casa ad accendere le stufe a pellet, che costa meno della legna del monte, a sbucciare qualche patata bitorzoluta, che qui in queste terre avare anche le famigerate Agria, la varietà che va per la maggiore in pianura, perché rende tantissimo, producono pochi tuberelli duri come il ferro che se li tiri in testa a uno lo ammazzi, pietre vere e proprie che si confondono con i ciotoli della montagna, ma che i rari contadini del luogo si ostinano a piantare nella speranza di gabbare qualche gitante. Neanche gli gnocchi vengon mangiabili con questa varietà, buona solo da fare patatine da busta, cariche di olio fino a farti scoppiare il fegato grasso, che ce l'abbiamo tutti ormai il fegato grasso, anche peggio delle oche da fois gras. 

    Certo nessuno le mette più le famose piattelline o le mitiche patate del burro, quelle che doravano in padella, sciogliendosi poi in bocca e che qualche astuto contadino, che le ha, spaccia ancora come oro colato su qualche banco di squisitezze a 8 eurini al kilo, ma son comunque così poche che qualcuno, cagamaretto con la bocca a cul di gallina per far vedere quanto è gourmet, se le compra lo stesso. Avessero almeno il buon senso di mettere le Bintje, che ne facevano pur poche ma in maniera accettabile, ma che avevano una pasta gialla deliziosa e le caiétte della tradizione venivano benissimo e le patate salà an t'la brunsa ancora meglio, specialmente se arricchite da cotiche e salamino, ma grasso mi raccomando che il rimasuglio croccante sul fondo della pentola venisse via solo se lo grattavi bene. Robe da inverno insomma, che piace ricordare solo agli occitani doc appunto, che ancora infestano queste valli e che si emozionano solo al suono di Se chanto, specialmente se la ghironda di accompagnamento è quella dei Lou Delfin. Noi, i Davalìn, come ci chiamavano una volta o i vilegiant, che anche se siamo gli unici a portar su qualche soldo in queste valli disperate, siamo un po' mal sopportati e lo sappiamo che alla fine, i quattro residenti del paese, aspettano soltanto che ce ne andiamo e che non ci facciamo più vedere fino ad un altro anno, posto che siamo ancora vivi, in modo da lasciare finalmente libere le vie del paese, dove se incontreranno un altro loro simile che sale dal fondo, gli sembrerà sempre che ci sia già troppa confusione. 

    In fondo è sempre stato così, anche quando il paese, anzi la Città come si chiamava allora, brulicava di gente, c'erano undici locali pubblici, tre macellerie e decine di esercizi commerciali. I militari a centinaia scendevano dal forte in libera uscita ed invadevano il paesello e le sue taverne in cerca forse di ragazze compiacenti, adesso dopo neanche più un secolo nessuno sa più dove fossero le case di tolleranza, ce ne saranno pur state di certo con più di tremila soldati senza contar gli ufficiali, ma son cose che non fanno storia, mentre è perfettamente noto dove stava il medico, la distilleria, i panettieri o i negozi di stoffe per confezionare le divise. Ogni giorno arrivavano coi muli a caricare le ceste di pane per la guarnigione affamata e chissà che straordinario profumo di pane fragrante usciva nelle strade, mentre le vacche salivano all'alpeggio, mentre adesso anche quello arriva da giù e sembra fatto di plastica (anche questo è un commento classico di chi non ha neanche l'idea di che porcherie si mangiassero una volta, di che vinaccio più acetoso che spunto, girava per i borghi, ma va bene così, tutto fa parte della vulgata per consolare i vecchi che rimpiangono soltanto la loro gioventù perduta). Domani ce ne andiamo anche noi e il paesello rimarrà qui, immobile e solitario ad aspettare la neve a coprire definitivamente come un sudario le impalcature dei lavori, orgogliosamente iniziati a maggio, che dovevano essere ultimati a luglio e che forse, come i tormenti di questi monti, non finiranno mai.


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    domenica 29 agosto 2021

    La temperatura scende.



    Ci godiamo questi scampoli di fine estate come il sibarita che tira su con la cannuccia le ultime sorsate del cocktail con l'ombrellino sullo sdraio imbottito del villaggio vacanze. E' pur sempre vero che dopo il primo temporale d'agosto si scivola via, velocemente purtroppo, verso quell'autunno malagevole che precede l'inverno. E' una metafora della vita naturalmente, molto fastidiosa in verità, perché se è vero che stiamo qui ormai da quasi tre mesi a guardare il cantiere da veri nullafacenti (e che altro dovrebbero fare i maledetti pensionati succhia risorse di questo povero stato in miserie croniche) la vita scorre via veloce di giorno in giorno, ogni volta uno de mas y uno de meno. Questo Covid maledetto che ha rubato a tanti la vita e a moltissimi lavoro e risorse, a me ha rubato il tempo, ormai quasi due anni coi piedi inchiodati a terra come oche da fois gras, adesso a malapena mi lascia muovere nella mia aia sempre che munito di crin gras o come meglio dir si voglia, mettendo in ridicolo il mio spleen di andare a vedere cosa ci sia dietro la collina, certificandomi che tra non molto a fare quella strada che automaticamente diviene sempre più erta, non ce la farò più fisicamente o peggio mentalmente, che già le cose bene non vanno, se è vero che l'altro giorno mi dannavo perché non trovavo più il telefono, mentre stavo telefonando al mio amico, che pur quasi inchiodato su una seggiola a rotelle, è sempre pieno di entusiasmo e progetti. Tuttavia questa è la nostra condanna, invidiare chi sta meglio di noi e non girarci neppure un attimo a guardare quello che sta dietro alle nostre spalle, neanche fossimo a Kabul a distinguere tra talebani e qaedisti, per scegliere da quali farci segare il collo. In fondo noi apparteniamo a quel mondo che gli abitanti di quelle terre disgraziate, prima seduce e poi manda direttamente affanculo, fregandosi allegramente della loro sorte, tradendoli di volta in volta senza pietà. Dovrebbero averlo capoto da un po' credo, eppure ogni volta che andiamo ad esportare i nostri McDonald, ci aspettano come salvatori, meravigliandosi di quando li abbandoniamo in brache di tela ai primi tagliagole di passaggio, non appena abbiamo finito di vendergli le armi che ci avanzavano, le immondizie che non sapevamo più dove mettere, di depredargli quel poco che hanno, magari lasciando ad altri molto più furbi la roba più fine e ricercata, litio, terre rare e quant'altro, ma tranquilli, c'è chi ci pensa. 

    D'altra parte è sempre stato così, quando le varie potenze europee si spartivano l'Africa depredando tutto il possibile, noi abbiamo preso uno scatolone di sabbia, mollandolo non appena ci si è accorti che galleggiava sul petrolio e abbiamo tentato di occupare l'unica terra che tutti gli altri avevano scartato, forse perché era l'unica nazione africana con un vero esercito, che infatti ce le ha suonate sonoramente, come del resto aveva fatto a tutti quelli che avevano tentati di prenderseli prima. Forse in queste cose non ci sappiamo fare. Rimane solo da guardare in TV la carneficina dei corpi tritati, magari spegnendo l'audio per non sentire commenti che interpretano le vicende secondo gli interessi delle nostre camarille locali, che le elezioni sono sempre alle porte. Ognuno pensa solo a razzolar qualche voto, è normale, il puzzo dei cadaveri tanto non arriva fin qui e si possono comunque usare a seconda degli interessi, anzi bisogna portarne a casa qualcuno per far vedere quanto siamo umani, meglio donne angariate e burqate da liberare e lasciare affogare gli altri che in questo momento non sono in copertina, anzi ci vuole il blocco navale. Vero che siamo ancora ad agosto e i cortei di quattro antivax non bastano a riempire le pagine dei giornali, già sottilissimi, ma per fortuna è ricominciato il campionato e Bebe Vio riesce a farci sognare comunque.


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    venerdì 2 luglio 2021

    Tricolori

    dal web


    Un terrazzino, l'ombra del muro di sassi, la brezza del monte piena di sentore della resina dei pini verde scuro. Peperoncini rossi ripieni di capperi e tonno, acciughe al verde e tomini bianchi spruzzati di bagnetto verde e rosso, un delizioso pizzicore, i gusti li sentiamo ancora in barba al Covid; insomma ci stiamo preparando per la partita, coi colori del cuore. Il cielo poi è azzurro carico senza una nube, ci sono i presupposti per una bella serata e che importa se si perderà, con un avversario degno, non è mai una sconfitta. Poi basta vedere come rosicano quelli che erano dati per favoriti ed è già una bella soddisfazione. Qui l'estate è scoppiata appieno, la gente è ancora poca ma già si stanno preparando le polveri, il clima è già perfetto e siamo pronti per arroventare le griglie. Avrete notato che faccio di tutto per allontanare da me l'amaro calice della aborrita ristrutturazione che tuttavia procede tra ostacoli generici fissi ed imprevisti previsti, con una rogna nuova tutti i giorni, telefono in una mano per contattare i fornitori ritardatari e l'altra al portafoglio perché, capirà, tutto aumenta, le materie prime, il tecnezio e i microchip, no, non si possono fare sconti, i cinesi, le materie prime, la soia brasiliana, poi meglio finire prima che parta la terza ondata. Insomma tutto regolare, direte voi, secondo i canoni previsti dall'andamento generale dell'economia. Però mi sembra che sulla valle spiri una sorta di energia creativa, tutti si agitano e corrono a destra e a sinistra, cantieri e gru da ogni parte, camion che vanno e vengono. 

    Chissà, d'altra parte dopo il diluvio viene sempre il sole e quindi mi sento anche io positivo, d'altra parte il cardiologo, dopo avermi esaminato pochi giorni fa, mi ha detto che ho il cuoricino come quello di un bimbo, quindi c'è di che essere ottimisti. Inoltre oggi è anche la giornata mondiale degli UFO, anzi degli UAP come si chiamano adesso, visto che è l'anniversario dell'incidente di Roswell, e il mio amico ufologo è in fibrillazione, mentre a tutti gli altri non può fregare di meno, anche se ormai il Pentagono ne ha ammesso l'esistenza non terrestre. Questo disinteresse generale di un evento che dovrebbe essere epocale per tutta l'umanità, lo fa imbestialire, ma ci sta, in fondo stasera c'è la partita, cosa molto più coinvolgente, quindi alleluia su tutta la linea. L'unica cosa che mi sta stretta, ma non lo dico come lamentela, perché se mi lamento io, sarei da bastonare, è che mi sono mangiato due anni di viaggi e speriamo siano solo due, e questa, per me che vedo lo striscione del traguardo ad occhio nudo, ormai troppo vicino, è  cosa estremante fastidiosa, perché si tratta di una condizione che non si  risolve ne con soldi, né con volontà, ma che come dicevano i nostri padri, è in grembo a Giove. Vado giù a comprare le trote per lunedì, le salcicce, quelle, all'ultimo momento. 


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    mercoledì 29 luglio 2020

    Teologia dello gnocco


    La panchina di Balboutet
    Ieri ho mangiato dei deliziosi gnocchi alla fonduta. Devo dire davvero notevoli. Bisogna rimarcarlo, ma i piatti semplici spesso sono i più difficili da fare in maniera magistrale. Qui si partiva da patate coltivate a 1650 metri, che si sa con la montagna il gusto ci guadagna e la fonduta era fatta di toma locale. Ora lo gnocco, non è così facile da fare bene. O si sente troppo la farina, o il gusto della patata è poco avvertibile o la sua consistenza è troppo sfatta e si sfilaccia in coltura o al contrario ti ritrovi delle palline di gomma che potrebbero rimbalzare a lungo sbattendole per terra. Perla fonduta poi, si sa che può risultare troppo allungata o non bene sciolta coi fastidiosi pezzetti di formaggio che rimangono seminascosti nella crema, per non parlare poi se diventa filosa o se il formaggio di partenza non è saporito al punto giusto. Ben nel nostro caso le deliziose palline erano proprio della corretta morbidezza e non sentivi affatto affiorare il sapore farinoso, al contrario emergeva netto il saporoso gusto di patata gialla di buona consistenza, chi sa se si trattava di Bintje, una delle varietà migliori per gli gnocchi, anche se ormai caduta in disuso per la bassa produzione o chissà mai se non fossero addirittura le mitiche Piattelline, mito patatoso ormai scomparso tra queste valli. E la fonduta era correttamente densa, saporosa anche se delicata. Una abbondante pioggia di parmigiano appena grattato ha ricoperto le tondeggianti rugosità del piatto fino a formate una armonia davvero rara. Sì, devi dire che li ho mangiati di gusto ed il fatto che fossi con cari amici all'aperto nel giardino di questo gradevolissimo agriturismo di montagna, con lo spettacolo della valle verdissima sotto di noi e le montagne di fronte, ha dato una mano ulteriore. Non perdo ulteriore tempo a raccontarvi della polenta con civet di cinghiale e del bonet fatto in casa. Già non si vive di solo pane.

    Pian dell'Alpe

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    domenica 30 giugno 2019

    Ritorno ai monti sorgenti


    Il forte di Fenestrelle

    Ohibò, avrete notato che da qualche giorno latito, ma tranquilli, anche se so che ve ne siete fatti una ragione, come l’assassino, ritorno sempre sul luogo del delitto, intanto per ratificare che nonostante il caldo torrido non sono ancora morto, seccato al sole direbbe qualcuno, in questa Alessandria mesopotamica trasformata in una umida serra con 43°C fissi. La realtà è che mi sono allontanato, scegliendo appunto i giorni migliori per vagare nella pianura Padana, con una tappa, dapprima nei pressi di Parma, zona alla quale sono ormai aduso per motivazioni familiari, ma ancora per poco, e una in quella collinosa Romagna al confine delle Marche, dallo splendido paesaggio del quale vi parlerò magari domani, a trovare amici. Tornato quindi nella fornace, mi sono trattenuto giocoforza per una ulteriore giornata per non perdermi la presentazione del libro Sulle spalle di Umberto, una gustosa miscellanea di inediti ed episodi cittadini di Eco, edita specificamente per gli ammiratori del nostro concittadino più illustre, alla quale, indegnamente ho dato anche io un piccolissimo contributo, per cui non potevo mancare. 

    Oltre a ciò, dulcis in fundo, questo andirivieni affannoso è stato condito da una serie di disgrazie domestiche, dai bloccaggi di serrature; alle infiltrazioni d’acqua da sistemare sotto il sole cocente, che mi hanno fatto stare male al solo guardare chi doveva svolgere il lavoro con la fiamma ossidrica in mano; al crollo di pesantissimi pensili gravidi di servizi preziosi di bicchieri, alcuni addirittura doni di matrimonio, il mio, eh, di quasi 48 anni fa, con relativo spargimento di vetri per tutta la casa; al disfacimento di vecchi armadi gremiti di vestiti su cui operare scelte, sparsi maldestramente sul pavimento. Il tutto nella fretta angosciosa della preparazione del solito vagone di masserizie da stivare in macchina e fuggire il più velocemente possibile, magari prima delle otto di mattina, verso il mio buen retiro montano, dove attenderò tempi migliori, per un lasso di tempo ragionevole, magari in attesa che mi paghino la pensione in minibot. Comunque non ci crederete fa caldo anche qui tra i monti del re Cozio, anche se ai suoi tempi, forse il caldo era ancora maggiore se, come raccontano, il buon Annibale, invece divenire coi barconi, se la fece tutta in groppa agli elefanti. Beh, il paese ormai è in modalità estiva, con i vari esercizi aperti e ansiosi di servire la masnada accaldata dei davalìn (quelli che salgono dal fondovalle) benignamente disposti a spendere qualche soldo. 

    Insomma tutto il villaggio, che in inverno conta a malapena due centinaia di residenti, nella maggior parte over 70, è ormai attivo, con tutte le sue varie manifestazioni programmate, anzi devo sbrigarmi domani ad andare alla Proloco per concordare le mie due solite chiacchierate serali. Passeggi in su e in giù, salutando i vari abitué che, complice la temperatura sono ormai arrivati quasi tutti, ci si riconosce da anni, bundì monsü, cuma va madamìn, e la diabete? e il polistirolo, che l’autr’ani a l’avìa un po’ aut? Insomma discorsi da pensionati che non hanno cantieri da presidiare e possono solo dibattere al bar ad tüti sti moru, ch’as na pël pü e che brau ‘l capitano ch’a dev bütela ‘n galera e tra’ via la ciau, cula lì. Insomma ordinaria amministrazione in cui spero di rimanere per il tempo necessario per continuare i vari lavori che ho messo in cantiere e che mi terranno occupato per tutta l’estate, senza dimenticare che devo cominciare a programmare anche il viaggetto autunnale, posto che riesca ancora a farcela e posto anche che tutte le altre nazioni non ci abbiano ancora dichiarato guerra. Dunque presto che è tardi, dumsi da fè fioi. Intanto continuate a seguirmi che vi terrò comunque aggiornati e terminerò anche il racconto, troncato a metà, del viaggio primaverile indiano. Dai che il caldo passa presto, anche se il danno provocato nelle teste di molti (oltre una certa temperatura le cellule cerebrali e le sinapsi friggono, specie se sono poche) ormai è fatto.



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    lunedì 22 agosto 2016

    All'ombra tra i monti

    dal web



    Sarà che questo paesino di mezza montagna, che sonnecchia in una valle secondaria della Alpi Cozie, già di per se stesse minori, invita ad un sopore dei sensi assolutamente delizioso, complice anche la mia natura di pigro apprezzatore dell'ozio in generale, ma in questo mese di agosto mi sono proprio goduto l'arte di battere la fiacca, con una soddisfazione senza uguali. Una inattività degna di scelte precise, un poltrire senza cercar giustificazioni di sorta, orgoglioso della propria categoria mentale e in palese sfida concettuale con i dannati dell'attività fisica, che poi qui tra i monti trova la sua espressione più perversa e talebana. Gruppi di ciclisti inperfetta tenuta debitamente pubblicizzata, si alternano a file di camminatori che si inerpicano sui sentieri più scoscesi, più si soffre e più ci si diverte. E' il festival della pedula tecnica, della maglietta in tessuto assorbisudore, del bastoncino telescopico in fibra di carbonio per il nordic walking. E' già una fatica improba stare seduti al bar, sorbendo un marocchino, che qui chiamano Collino, e vederli partire entusiasti. Insomma diciamolo pure, una vera pacchia vacanziera di dolce far niente. La grana è che tutto questo sta per finire. Ancora qualche giorno e dovrò ridiscendere a valle dove un'orda di impegni mi attendono e peggio una serie inferocita di fornitori mi aspettano con fasci di fatture da regolare in mano. Quindi lasciatemi stare ancora un po' che poi mi rifaccio vivo con maggiore sollecitudine.


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    sabato 18 luglio 2015

    Mal di montagna

    Fenestrelle - Fort Moutin
    Ragazzi,  ieri è stata la classica giornata di trasferimento, come accade nei più importanti giri ciclistici, quindi, niente da segnalare, ho appena avuto il tempo di arrivare, scaricare il "camion" e cadere stramazzato sulla sedia del mio bar La Rosa Rossa che finalmente, dopo un anno di purgatorio ha riaperto i battenti e spero, mi darà asilo almeno fino alla fine di agosto. Quindi ieri niente post, sono stato occupato a tirare il fiato e a recuperare le forze, mentre la mia GS (Gentile Signora) provvedeva a sistemare la casa abbandonata dall'estate scorsa, pulire, spazzare, tirare fuori, insomma tutte quelle piacevolissime cose che le donne che hanno avuto la sventura di avere accanto dei nullafacenti assoluti, si ritrovano tra le mani. 

    Sì, qualche volta prese dalla disperazione cercano di ottenere un coinvolgimento,  ma poi, quando capiscono che è una malattia genetica che i disgraziati come me, si portano addosso dalla nascita, abbozzano e lasciano perdere, tanto in generale è peggio il danno del guadagno. Comunque,  dopo aver tirato il fiato anche questa mattina, vedo che sto riprendendomi abbastanza bene, per cui nei prossimi giorni cercherò di produrre qualche cosa di più, oggi devo provvedere già a salutare tutti i vari amici, parenti e conoscenti, felici quantomeno apparentemente di ritrovarmi di persona e non sulle pagine dei necrologi. Allora a domani o giù di lì, perché noto che l'ambiente montano mi induce sempre un po' troppo alla pigrizia.



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    Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 121 (a seconda dei calcoli) su 250!