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martedì 18 maggio 2010
Lettere dalla Kampuchea 14: Pesci pulitori.
Il grande circuito si dipana attraverso una serie di templi disposti attorno all' East Baray, una colossale piscina di ben 8 chilometri quadrati, scavata a forza di braccia oltre 1000 anni fa. Le conoscenze idrauliche di quel periodo sono impressionanti e tutte messe al servizio del riso, l'unica ricchezza di questo paese, che ne ha garantito per secoli lo sviluppo. Solo alcuni secoli dopo nella pianura Padana si arrivò a conclusioni simili, irregimentando le acque sempre a beneficio del riso. I templi sono lontani tra di loro, nascosti nel bosco fitto e uniti da un lungo e malandato nastro di asfalto. Colossali anch'essi, piantonano la pianura con la loro presenza segreta, come sentinelle di un passato remoto a guardia di una fortezza Bastiani ormai scomparsa e che nessuno più ricorda. Così sfilano il Preah Khan, immenso monastero in rovina con le sue fughe di cortiletti e le basse colonne in pietra; il Neak Pean, un tempio indù, che sorge come un isola nel centro di cinque grandi piscine quadrate che isolano il suo stupa centrale come un fiore di loto in uno specchio d'acqua tra gli alberi alti; il Ta Som, anch'esso con i grandi volti dello stile Bayon, immoti ed incuranti che ogni pietra sembri sul punto di crollare definitivamente; l'East Mebon, un altro tempio montagna di mattoni rossi, creato come una gigantesca isola al centro del Baray, che domina tutto lo spazio circostante e infine il Pre Rup, molto simile e ancor più imponente e ben conservato, con le sue bellissime sculture, vicino a alle quali, godersi la vista della selva che lo circonda, dall'alto, mentre il calore meridiano leva un tremolio soffuso che impedisce all'occhio di spingersi più lontano, che lo costringe solo ad immaginare spazi più vasti ed infiniti. Il resto del pomeriggio deve esser forzatamente dedicato al riposo, ad aspettare l'ombra della sera, la tregua nella lotta quotidiana contro il caldo. Così dopo, diventa piacevole passeggiare nei quartieri più popolati del centro di Siem Reap, questa cittadina che sta crescendo a dismisura attorno ai grandi alberghi e alle centinaia di piccole ed economiche guest houses che ogni giorno spuntano come funghi. Il turismo dà una grande chance di lavoro a migliaia di persone, naturalmente con le sue luci e le sue ombre. A questo proposito van dette due parole su uno dei problemi di cui spesso si parla riferendosi a questi luoghi. Il turismo sessuale è di certo una piaga forte del sud-est asiatico. Per la verità qui mi è parso assai meno aggressivo che in altri luoghi analoghi, Thailandia in testa. Io, che ho usato molta cautela, essendo nella tipica condizione dell'anziano bavoso che viaggia da solo con scopi inconfessabili, quindi ben individuabile e catalogato facilmente come probabile cliente, non sono mai stato, in verità oggetto di proposte dirette e non ho visto signorine all'assalto, nelle strade dove alligna il turista. Se si esclude qualche mototassista che portandoti a casa, ti chiede con discrezione se sei interessato ad uno special massage, direi che non ho neanche avvertito la cosa. Quindi concluderei che certe situazioni, senza parlare poi della prostituzione dei minori, se la vuoi, devi proprio andartela a cercare, magari andando un un apposito locale, che nella pubblicità dei depliant, segnala la dicitura Friendly girls. Ci sono è vero miriadi di saloni di massaggio sospetti, ma diciamo che questa arte è una peculiarità del luogo e sicuramente molti di questi sono assolutamente seri, anche perchè il lavoro viene svolto spesso su poltrone e lettini direttamente sulla strada. Grandi cartelli campeggiano vicino ai negozi: total massage, head massage, feet massage, four hands massage e così via. Sono molto tentato, ma un cartello che recita "Fish massage", mi attrae e respinge allo stesso tempo. A quale parte del corpo si riferirà? Sono sospettose e malfidato, ma un ragazzotto e una gentile signorina insistono molto per avermi come cliente, mostrandomi con cortesia il luogo dove avviene l'operazione, il marciapiede pochi metri più avanti. La cosa mi convince, unita al costo moderato di 2 dollari e mezzo inclusa birra. In effetti il passaggio è sbarrato da una grande vasca, circondata da un papapetto che funge da sedile, una sorta di piscinetta per bambini, sul bordo della quale ci si siede immergendo i piedi nell'acqua illuminata da potenti faretti. All'istante centinaia di pesciolini non più grandi di qualche centimetro accorrono attorno alle vostre estremità e cominciano la loro opera indefessa, con un' inarrestabile serie di piccoli morsi intesi a divorare le pelli secche e morte dei vostri stanchi piedi. Una sensazione bizzarra di un lieve solletichìo a cui ci si vorrebbe sottrarre ed allo stesso tempo resistere. Una piacevolezza senza pari che dura un quarto d'ora, giusto il tempo per finire la birra. Poi, leggero come una piuma, via, verso un Lok Lak di pollo di cui, nei commenti di ieri, l'amica Jakie vi ha lasciato la ricetta.
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2 commenti:
qualche link alle foto non risponde.
per quelle più grandi, strano, non so spiegare.
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