giovedì 20 luglio 2017

Malaysia 42 - Kinabatangan river






Coccodrillo



Il Kinabatangan
Il fiume Kinabatangan è lungo più o meno come il Po ed è anche l'unica via per penetrare la grande pianura coperta di foreste che forma il bacino che va dalla catena dell'interno al mar di Sulu. Certo la foresta non è più quella dell'800, qua e là ci sono degli intarsi di palma da olio, bisogna farsene una ragione, la gente in qualche modo deve sopravvivere, vuole andare avanti, avere telefonino e motorino e non può neppure eticamente accettare di rimanere a sopravvivere nella foresta nutrendosi di topi e radici per accontentare il fighetto europeo ecologista col culo degli altri. I buoni selvaggi hanno sempre devastato la foresta con l'agricoltura del taglia e brucia, solo che erano in pochissimi e ci pensavano malattie e incidenti vari a farli rimanere tali. Adesso che antibiotici e miglioramento generale delle condizioni di vita li ha fatti moltiplicare rapidamente, desiderano le stesse cose che abbiamo noi e guarda caso si danno da fare per averle. Fatevene una ragione, le multinazionali non c'entrano un fico secco. E' l'uomo che è così; per stare bene deve crescere e purtroppo vive in un sistema chiuso a risorse limitate che deve consumare senza sosta fino a che non le avrà esaurite completamente; è la sindrome dell'isola di Pasqua. E' un problema da risolvere, ma non lo si può fare partendo dall'idea che i maggiori dissipatori predendano che siano gli altri a limitarsi. 

Nuvole
Comunque questa foresta rimane ancora stupendamente selvatica, impenetrabile e ricca di vita animale, bisogna passarci qualche giorno all'interno per poterla apprezzare completamente. Puoi dormire in uno dei diversi raggruppamenti di bungalow che trovi lungo le rive del fiume. Poi non ti rimane altro che stare sotto una tettoia, alta sulla riva a bere una bibita assaporando l'immobilità del fiume stesso, sentire il respiro del bosco, i suoi fruscii, lo sbattere d'ali degli aironi tra i canneti, il chiocciare dei buceri che sbattono il becco esagerato che ne mette in forse l'equilibrio, spiando tra le cime degli alberi stormir di foglie che segnalano famiglie di scimmie in cerca di cibo. Non  c'è altro da fare se non navigare il fiume su piccole barche che lo risalgono, spiando il movimento tra la massa verde, i rami pesanti che cascano giù fino a toccare l'acqua. Vicino alla riva l'acqua è quasi ferma, è scura e marrone come miele di castagno, l'onda della corrente dal centro del fiume arriva debole e senza nerbo, non dà fastidio alla vita del bassofondo fangoso, non riesce neppure a coprire col suo saliscendi gli occhi gialli di un coccodrillo che spuntano fuori. Tutto il resto del lungo muso non emerge ma, solo la punta delle narici di tanto in tanto, il resto e le dure scaglie della schiena neppure si indovinano, tanto è scura la superficie. Rimane immobile, in attesa di non si sa cosa, preda o altro, oppure rimane così a riposare ad occhi aperti in attesa che arrivi la sera. 

Bucero
E' bello stare lì, sull'imbarcadero, gli occhi socchiusi a respirare l'aria calda e spessa del pomeriggio. Una ragazzotta dal velo a fiori che ha voglia di calare da tutte le parti, attacca bottone. Viene da Kuala Lumpur e manifesta una ingenuità esagerata per essere credibile. Crede di vedere leoni e invece sono bufali, chiede informazioni e fa domande che dovrei essere io a fare. E' chiaramente annoiata, svagata, consulta il cellulare compulsivamente, forse si chiede cosa ci fa in quel posto, troppo selvatico, troppo antico per lei abituata alla città, forse preferirebbe stare nella colorata sera di Bangkok o in qualche resort maldiviano. Questo, di foresta umida, non mi sembra un ambiente adatto alle sue esigenze; se ne va ancheggiando verso un bungalow dove pare stia riposando una amica. La sera cala di colpo, nuvole gonfie di pioggia che si colorano per un attimo di rosso porpora su un lato, qualche raggio è riuscito a penetrare la coltre più spessa e a regalare una pennellata di gioia al resto del cielo. Il pollo allo zenzero è un po' moscio, ma ormai il buio è calato, dal basso solo qualche gracidar di ranocchie, è l'ora di scendere alla barca che aspetta per il giro notturno. Il fondo piatto scivola lento sull'acqua, ci spostiamo sulla riva di fronte risalendo piano la corrente. A quest'ora gli animali dormono e non si può vedere molto anche se con un faro acceso si cerca di fendere l'oscurità scandagliando tra gli alberi. 

Raganella
Ogni tanto scorgi una raganella dalle forme inusuali, le zampine con le ventose aperte in precario equilibrio tra due giunchi. Ha occhi grandi spalancati ma resta immobile non si sa se agghiacciata dalla luce o se dorma ad occhi aperti. Su un ramo secco e privo di foglie, un batuffolo tondo di stoffa colorata sta immobile. Solo un lieve dondolio causato dal suo peso sul ramo sottile. E' un martin pescatore che dorme il sonno del giusto già appostato per il giorno dopo, quando si sveglierà pronto a cacciare quello che il suo occhio perfetto riuscirà a scorgere nell'acqua scura, un guizzo argenteo, un tremore sulla superficie e si lascierà cadere di peso come una freccia che si tuffa nel liquido per uscirne con la piccola preda guizzante nel becco ingordo. Non c'è molto altro da vedere nella notte, ma è l'atmosfera che scivola intorno a te che ti fa vivere la fascinazione di questo ambiente, di una natura non certo amica dell'uomo, che tenta di opporsi a lui in ogni modo, che non vorrebbe lasciarsi ammaliare dalla sua forza bruta, di non lasciarsi vincere e alla fine penetrare, abbandonandosi alla sua maschia e violenta furia conquistatrice, ma che alla fine inevitabilmente è destinata a cedere e a perdere la sua ancestrale verginità. Destino non leggero, vittoria triste del macho che vuole mettere all'attivo un'altra conquista facile. Ma la natura ragiona su tempi lunghi, l'uomo in fondo è soltanto un piccolo incidente secondario, forse destinato ad annullarsi tra pochi istanti, calcolando il suo ritmo temporale che si misura in milioni di anni, una sorta di minimo fastidio, un foruncolo sulla ruvida pelle della superficie terrestre destinato a non comparire neppure nella memoria del tempo.

Martin pescatore

SURVIVAL KIT

La camera - foto T. Sofi
Parco del Kinabatangan - Zona molto vasta che consente di conoscere questo ambiente di foresta fluviale dove vedere molti aspetti della vita selvatica del Borneo e che ospita quasi tutte le specie animali del paese. Il modo più comodo per visitarla è utilizzare pacchetti acquistabili in tutte le agenzie che offrono il passaggio in macchina da Sandakan (circa tre ore,comprendendo magari la visita di Sepilok), fino ad una delle diverse sistemazioni sulle rive del fiume, dove si ha la pensione completa e si possono trascorrere alcuni giorni facendo escursioni accompagnate a piedi nella jungla o in barca sul fiume. Il pacchetto più utilizzato è il tre giorni/due notti, che prevede, la permanenza in bungalow, i pasti, uno o due giri a piedi nel bosco e due o tre giri al giorno in barca lungo le rive del fime o dei suoi rami secondari. Una esperienza assolutamente imperdibile. Io ho utilizzato, con grande soddisfazione, la solita Ooo Haa Tour & Travel di David Lin.

Sukau Green View B&B - Gruppo di bungalow abbastanza belli e spaziosi vicino al villaggio di Sukau. Circa 16€ a notte. Basici ma puliti e con tuttele dotazioni standard. Docce calde, AC, free wifi nell'area comune dove vengono distribuiti i pasti, da cui non dovete aspettarvi molto, d'altra parte siamo nella jungla. Barche e guide a disposizione. Personale gentilissimo. All'arrivo viene fatto un piccolo briefing dove vengono spiegate le regole e gli eventuali pericoli del parco stesso, assieme agli orari delle escursioni previste.


Hornbill



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