lunedì 31 luglio 2017

Malaysia 44 - Sulle palafitte di Semporna


Le isole davanti a Semporna - Foto T. Sofi



Il mar di Celebes - Foto T. Sofi

Un altro balzo, un altro piccolo spostamento verso sud, sulla mappa di questa isola gigantesca. Dall'alto non distingui strade o tracce umane, solo il verde assoluto della foresta e le righe tortuose dei fiumi che la percorrono; acque marroni, colorate della terra delle montagne da cui sono nate, che scendono lentamente, come affannate anch'esse per il caldo umido e appiccicoso. L'aeroportino di Tawau è  come una stazione di campagna, dove il turboelica si posa con calma essendo una delle poche attività della giornata. Un'altra oretta di macchina e arrivi a Semporna, una pigra distesa di palafitte davanti al mar di Celebes, sulla punta estrema dello stato di Sabah. Qui senti l'aria calda del mare aperto, non sei più ad Oriente, ma più in là, molto più in là, dove si respira la cultura di quell'oceano così vasto da non poter essere immaginato, l'odore di Oceania, di barche spinte da grandi vele che sanno solcare le onde verso terre perdute nelle acque, solo isole lontane e senza nome, rifugio di pirati o fuggitivi un tempo, angoli di paradiso sognati, forse piccoli inferni da cui fuggire per chi ci rimane imprigionato, tuttavia solo lontani da tutti e da tutto, così alieni dal tuo mondo da non riuscire a riconoscerne la simiglianza. A duecento chilometri a sud o poco più, proprio quell'isola di Celebes che oltre vent'anni fa mi colpì così profondamente con le sue tribù interne, i Toraja con i loro riti di morte, che in fondo sono rimasti come files rouges comuni, assieme alle grandi barche dalle alte prore arcuate, coperte di disegni, a tutte queste terre "esterne" al nostro mondo. 

L'esercito del selfie
Più o meno alla stessa distanza, ad est, le Filippine, dove i soli nomi esotici, Minadanao, Palawan, evocano storie lontane e anche qui negli stessi anni, ho risalito fiumi, ho respirato raggi di sole rabbioso, calpestando sabbie bianche, farine di coralli morti, acque di cristallo, con un desiderio inespresso di esotico e di lontano da me, che mi avrebbe poi sempre spinto a cercare di vedere e rivedere ancora questo altrove sconosciuto e letterario. qui sei al centro di un mondo dove incombe il mare, con la sua vita ricca e colorata, ma estranea a noi terragni, abituati a calpestare terra solida che già alla vista di quella sconfinata superficie trasparente, provano subito un moto di vago timore che li ricaccia indietro per ritrovare il contatto di un terreno fermo e sicuro, che sappia dare certezze, in luogo di quella mobilità trasparente che attira melliflua, forse per abbracciarti in una stretta dalla quale non potrai più tornare indietro. Qui non senti neppure più la sicurezza della presenza organizzata dei simili a te, che ti danno cose a cui sei abituato, dove ti puoi sedere, nutrirti, vivere insomma, ma, se solo ti lascia andare un poco, senti solo la selvaticità dell'elemento naturale, dell'isola, forse deserta, delle palme e del bosco, selvatico a sua volta e forse nemico. Insomma arrivare da queste parti non è come essere sull'Adriatico, anche se il Vate, ai suoi tempi, lo diceva "selvaggio come i pascoli dei monti". 

Mari da bandiera blu
Semporna, il punto di arrivo, rimane comunque uno di quei piccoli insediamenti di mare dove vivevano le tribù dei Dayaki dell'oceano, a cui il mondo moderno e la globalizzazione hanno aggiunto una manciata di costruzioni di terra per farla somigliare il più possibile ad una città, ma che rimane comunque un insieme di palafitte che occupano una grande insenatura, davanti al mare verde e popolato di isole e di isolotti, dove vedi pulsare la vita vera di sciami di imbarcazioni di ogni dimensione, che si incrociano in lungo e in largo sulla baia, mentre sulle strade antistanti circola solo qualche macchina, dal motore scoppiettante ad ammorbare l'aria. Ma il centro vero è sull'acqua, il porto attorno al quale si spalmano le varie attività commerciali ed il mercato e l'insieme di palafitte che contengono tutta una serie di commerci legati alla vita della città, compresi un albergo, ristoranti, negozi ed agenzie. Non bisogna spaventarsi guardando in basso, in quell'acqua scura che sciaborda contro i pali corrosi dall'acqua salsa e dalle conchiglie. Certo lì galleggia di tutto, d'altra parte come meravigliarsi del fatto che questa gente butti in acqua ogni tipo di rifiuto, dagli scarti alimentari a quelli corporali che cascano direttamente tra i flutti dalle latrine poste dietro alle costruzioni. 

La moschea di Semporna
L'abitudine e la cultura del posto ha insegnato che il mare prima o poi spazza via tutto, mentre la varietà e la forza della vita che contiene, velocemente assimila e decompone ogni rifiuto organico, purificando ogni gesto sconsiderato, compiuto in fondo senza desiderio effettivo di deturpare alcunché. Che colpa ha questa gente se il nuovo stile di vita ha portato anche quaggiù un aumento esasperato di produttori di rifiuti che il potere tampone dell'oceano non riesce più a digerire, o se peggio, questo nuovo e dirompente mondo, con tutte le sue nuove attrattive, ha cambiato la natura dei rifiuti, che sono diventati indigeribili essi stessi, composti da altre, nuove e sconosciute materie. Qui erano abituati al fatto che la buccia di banana o la scorza dell'ananas, il giorno dopo era scomparsa, come possono abituarsi al fatto che la lattina di Coca giaccia imperturbabilmente sul fondo, come possono pensare che la plastica che avvolgeva i biscotti e la bottiglietta di acqua rimangano lì a galleggiare anche se è passato un anno da quando sono state improvvidamente buttata! Così questa massa di sporcizia che ti disturba la vista non ti deve inquietare, così come dovrai sopportare che questi residui ti intralcino il cammino sulla spiaggia. Le isole del paradiso sono così e le devi accettare nel bene e nel male. Magari riprendiamo questo discorso domani.

La palafitta del porto con l'albergo

SURVIVAL KIT

Volo Sandakan - Tawau
Da Sandakan a Semporna - Ci si arriva con l'aereo che arriva a Tawau, il capoluogo della zona in 1 ora (Air Asia 8:55 - 9:55 - 131 Myr con bagaglio in stiva). Sempre meglio l'aereo del mattino presto che vi fa guadagnare l'intera giornata. Poi dall'aeroporto di Tawau prendete un taxi (sono lì in attesa apposta a prezzo ufficiale di 90 MYR), per Semporna in un'altra ora. Questo è il posto più noto per accedere al piccolo arcipelago antistante noto per i suoi fondali straordinari, vero paradiso per lo snorkelling e per il diving. Le isole comprendono anche il parco marino di Sipadan, che si dice uno dei 5 top del mondo per l'osservazione della vita subacquea (passaggi di tartarughe, squali balena, barracuda, mante giganti e chi più ne ha più ne metta). Per andare lì, però bisogna prenotarsi per il necessario permesso obbligatorio di accesso, in quanto le escursioni sono a numero chiuso, con priorità a chi fa immersioni e di conseguenza molto costose.

Hotel Dragon Inn Floating Resort - Jalam Kastam - Semporna. Gradevole albergo, se non vi fa senso quello che galleggia sotto i vostri piedi, sulla principale palafitta del porto. Camere doppie spartane in legno con locale bagno sul retro, i cui residui vanno direttamente nell'acqua sottostante, a circa 30 € senza colazione. AC, TV, ragionevolmente pulito date le circostanze. Wifi a pagamento, ma molto debole (20 Myr al giorno, nella reception). Comodissimo perchè dallo stesso punto partono le barche per tutte le escursioni alle isole e ci sono anche gli uffici di chi organizza i giri. Nel prezzo della camera è inclusa la visita all'"acquario" antistante costituito da vasche tra i pali che contengono un certo numero di pesci di diverse dimensioni, che in alcuni casi, credo vengano serviti nel vicino ristorante a cui avrete diritto al 15% di sconto (tanto ha i prezzi più alti degli altri in città. Cucina cinese. Abbiamo mangiato in quattro, due miseri pescetti alla griglia e poco altro per 215 Myr). A fianco una sorta di discoteca vi rallegrerà il sonno, ma, tranquilli, alle 22 si spegne tutto.

Uscita da scuola - Foto T. Sofi



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